Ho già accennato alle gioie solo presunte che credo potrebbero procurarmi i libri della sezione di scienze.
Come molti umanisti, ho per chi sa di matematica/chimica/fisica/astronomia e affini una sorta di ammirazione mista a timore reverenziale (oltre che di evidente invidia lavorativa perché penso sempre che se la passino molto meglio di me al momento dell'invio del cv). Parlo di gioie presunte perché posso anche trovare incredibilmente affascinante l'ultimo trattato di Godel o le dissertazioni su Einstein, ma è certo al 1000x1000 che pur applicandomi ad esse con tutta la mia buona volontà non arriverei a nulla.
Ho deciso quindi di usare con la selezione di letture di questa sezione, lo stesso approccio che usavo per prendere la sufficienza alle superiori quantomeno in fisica: studiavo benissimo la parte teorica e mi affidavo a dio per la parte pratica.
Inizio proponendovi la graphic novel sulla vita del fisico Richard Feynman, autore dei best seller del settore "Sei pezzi facili" e "Sei pezzi meno facili". Vincitore di un premio nobel, partecipò al progetto Manhattan che portò alla costruzione della bomba atomica ed ebbe una vita sociale e personale molto movimentata, a dispetto di chi immagina gli scienziati chiusi in un mondo tutto loro.
Amava in particolar modo la divulgazione scientifica perché anche lui da piccolo si appassionò alle scienze grazie a suo padre e alle letture stimolanti che amava propinargli invitandolo ad essere continuamente curioso (un approccio che fu lo stesso di Turing e della stessa sorella di Feynman, divenuta poi importante astronoma, quindi direi un approccio di successo).
La graphic novel, edita da Bao Publishing è opera di Jim Ottaviani e Leland Myrick. I disegni piacevoli sono sostenuti da un'ottima sceneggiatura, mai pesante né didascalica, completa e comprensibile anche ai profani della materia come me. Ve lo straconsiglio, soprattutto come regalo a ragazzi delle superiori particolarmente svegli.
Altra biografia molto affascinante è quella di Bruno Pontecorvo.
La sua storia, che descrive perfettamente un'epoca in cui molti uomini e donne impostavano la propria esistenza su idee di fondo che consideravano giuste (e non venivano prese per dei pazzi, dei sognatori, degli psicopatici, come accade ora), è ben raccontata da Miriam Mafai ne "Il lungo freddo".
Giovanissimo allievo di Fermi, dopo aver girato il mondo per ricerca, nel 1950 si trasferisce di colpo in Urss assieme a tutta la sua famiglia. Riapparve cinque anni dopo parlando della sua adesione totale al comunismo reale, che nel mettere il suo talento al servizio dell'Urss trovava un suo ideale compimento. Per lunghi anni gli fu impedito di viaggiare, fu libero solo in vecchiaia, quando le idee che aveva tanto fervidamente sostenuto erano ormai scomparse assieme al blocco sovietico.
La lettura del libro di Pontecorvo scatena un effetto acino d'uva: una volta che hai iniziato a scoprire cosa combinava uno dei famosi "ragazzi di via Panisperna" devi per forza sapere che fine hanno fatto gli altri. Così incappi in Majorana scomparso e splendidamente raccontato da Sciascia, in Fermi ("Il genio obbediente" raccontato da Giuseppe Bruzzaniti per Einaudi) e anche nel pacifista e Franco Rasetti.
Misconosciuto per aver rifiutato di partecipare e cogliere "gli onori" dell'invenzione della bomba atomica a causa delle sue idee pacifiste, merita forse più di tutti una citazione per il coraggio delle sue idee, ed è ricordato in un libro edito da Bollati Boringhieri by Valeria Del Gamba, intitolato appunto "Il ragazzo di via Panisperna".
C'è un ultimo libro che voglio segnalare e riguarda l'interrogativo: possibile mai che non siamo più riusciti a produrre in Italia una generazione di scienziati di tale valore? Come mai l'università italiana non è stata più all'altezza (eppure molti dei "ragazzi" andarono poi ad insegnare in italici atenei)?
La risposta può essere forse evinta da "L'italia intelligente" di Francesco Cassata ed. Donzelli, in cui viene narrata la storia del laboratorio internazionale di genetica e biofisica di Napoli, fondato nel 1962 da Adriano Buzzati-Traverso (fratello del più noto Dino).
Nell'arco di 7 anni era diventato un centro importantissimo a livello europeo e si apprestava ad una partnership con l'università di Berkeley, ma....ovviamente i mille intrighi, maneggi, settori universitari comandati da altri baroni e insomma, tutte le solite arraffonerie, raccomandazioni e complicanze di un sistema italiano malato sin dalle sue basi, ne hanno bloccato lo sviluppo sul nascere.
Vorrei che qualcuno mi avesse rifilato questa pila di libri a 15 anni, magari sarei diventata un genietto della fisica e mi sarei unita alla folla di clienti dalla faccia sconvolta che sciamano attorno al settore (i fisici non saranno alienati, ma i clienti che si interessano alla sezione di fisica sì). O magari avrei trovato almeno un senso a studiarla, o molto molto più probabilmente avrei sdegnosamente preferito rimanere l'ignorante che sono in materia, ma in fondo chi può dirlo!.
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