Milano è una città molto strana.
Strana perché quando ci vieni per la prima volta, guardi il Duomo, bello, guardi il castello sforzesco, bello, e poi ti pare di aver già finito di vedere il resto (sì, capatina alla Scala e al massimo se qualcuno te ne ha svelato l'esistenza, ai Navigli e Brera).
Quando vaghi per Roma hai quella sensazione di bulimia di splendore che ti fa passare sopra tutto il resto, mezzi pubblici ballerini e folli in primis.
Se sei un turista ed è bel tempo sei quasi felice di doverti fare a piedi i chilometri di scarpinata tra piazza della Repubblica, Colosseo, Altare della Patria, Trastevere, Pincio, Campidoglio...
Più cammini più non sai dove andare e cosa fare per perderti meno cose possibile.
Milano no. Non ha nulla di così splendidamente evidente e ti chiedi, vista la storia, anche un po' come sia possibile. Dopo un po' che ci vivi lo scopri: i motivi sono due.
Il primo è che i milanesi, da brave persone pragmatiche, hanno sempre avuto la mania di buttare giù le vestigia del passato. "Oh, questa chiesa in mezzo ad un papabile snodo stradale impiccia, buttiamola giù", "Oh, questo palazzo medievale sorge proprio dove vorrei costruire un nuovo teatro, buttiamolo giù" e via dicendo. Butta oggi e butta domani, ovvio che rimane ben poco.
Il secondo è che in realtà a Milano le cose ci sono solo che non le vedi e, soprattutto, non le puoi vedere se qualche indigeno non te le indica. Non si capisce se sia una complicità di ufficio turistico e cittadinanza o una sorta di voluta caccia al tesoro, ma puoi vivere anni a Milano senza che molte delle sue meraviglie ti siano conosciute.
Tutto quello che puoi sperare è che un milanese di buon cuore prenda a benvolere la tua causa e ti conduca per mano alla scoperta di giardini segreti, ville liberty che amano confondersi nei quartieri, chiese con effetti ottici ben riparate da negozi grandi marche e via dicendo.
Ho deciso, fosse mai che veniste a Milano, di stilare un breve elenco di libri che potrebbero aiutarvi a scoprire il lato nascosto, anzi per la precisione il lato più fantasmagorico della città.
Si sa che tra le città italiane le più esoteriche rimangono in assoluto Torino e Napoli, ma anche Milano ha le sue leggende, misteri e fantasmi, magari sconosciuti anche a chi ci abita.
LA DAMA VELATA:
Fine '800, al posto dell'attuale Parco Sempione sorgeva un boschetto abbastanza intricato.
Verso sera cala la nebbia (all'epoca ancora calava, pare fittissima) e
ogni tanto qualche giovane si attarda per il bosco. Cammina cammina il giovane di turno incontra una donna che sembrerebbe bellissima, con un forte odore di violetta, vestita a lutto e con un velo sul volto che si avvicina seducente, invita il ragazzo nel suo palazzo e lo conduce all'interno.
La nebbia impedisce di capire che palazzo sia e dove sorga, capiscono, più o meno dal tragitto percorso, che non si sono allontanati molto. A fatto strano si aggiunge fatto strano: la dama è velata e le pareti della sua casa listate a lutto, come se fosse appena morto qualcuno.
Com'è, come non è, i due passano la notte insieme, ma la dama non si toglie mai il velo e nessuno sa cosa si nasconda sotto. Poi un giorno, un giovane, trova il coraggio di alzarlo e cosa ti trova al posto del viso? Un teschio marcescente. Ovviamente scappa, ma poi si rende conto, come tutti gli altri, di impazzire d'amore per questa donna che non riusciranno mai più a ritrovare.
Furono talmente tante le segnalazioni su questa dama velata che vennero fatte delle spedizioni notturne per capire se esistesse e dove sorgesse questo palazzo. Alcuni dicono si tratti di un palazzo in via Paleocapa che costeggia l'attuale Parco Sempione e che molti vogliono infestato e darebbero persino una spiegazione alla dama cadavere: una malattia che le avrebbe consumato i tratti del volto costringendola ad una vita falsamente sovrannaturale.
Una delle leggende più famose di Milano.
THOMAS DE QUINCEY e DARIO ARGENTO:
Forse non tutti sanno che la trilogia delle tre madri di Dario Argento, "Suspiria", "Inferno" e "La terza madre",
trae origine da un libro dello scrittore inglese Thomas De Quincey. Costui lo scrisse dopo aver passato, a suo dire, una terribile notte sovrannaturale in una casa che si diceva stregata in Via degli Imbonati (proprio in piazzetta San Fedele dietro Palazzo Marino).
Il palazzo originale, che adesso non esiste più, distrutto dalle bombe della seconda guerra mondiale, aveva una nomea lugubre a causa di un presunto fatto di sangue avvenuto al suo interno: una giovane, murata viva per aver rifiutato di farsi suora, si era lì uccisa lanciando una maledizione sulla casa. Questo avveniva tra '500 e '600, il palazzo subì poi un incendio e venne poi restaurato del conte Imbonati diventando la sede dell'accademia dei Trasformati. Le dicerie non si diradarono con l'avvento di illustri poeti e scrittori tra le stanze, anzi aumentarono, perché molti raccontavano di suoni strani, lamenti, piccoli eventi sovrannaturali le cui notizie si sparsero per l'Europa fino a giungere a metà '800 alle orecchie di De Quincey.
Lo scrittore passò quindi una notte nel palazzo e narrò di aver sognato tre donne, la Mater Lacrimarum, nostra signora delle lacrime, la Mater Suspiriorum, nostra signora dei sospiri e infine, la più giovane e terribile, la Mater Tenebrarum, nostra signora delle tenebre. Le tre donne lo tormentarono tutta la notte con incubi e racconti.
Qualcuno dice che in parte c'entrasse il consumo abituale d'oppio da parte dello scrittore, chiunque può giudicare leggendo il libro che ne trasse: "Suspiria De Profundis".
IL DIAVOLO E LA CARLINA:
Pare che il Duomo di Milano, la terza chiesa Europea per grandezza (ovviamente San Pietro vincit omnia),
sia stata costruita per una strana richiesta del demonio.
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"Quelli che Milano" di Giancarlo Ascari e Matteo
Guarnaccia è molto molto grazioso |
La leggenda, un po' stramba, racconta che il diavolo nel 1386 apparisse a Gian Galeazzo Visconti per ordinargli di costruire una chiesa piena di immagini demoniache, pena l'inferno. Fu così che il signore di Milano si alzò e ordinò la costruzione del Duomo che durò i suoi 500 anni, alla faccia dell'efficienza nordica. In effetti molti, tra dipinti e soprattutto sculture, sarebbero i demoni, resta il dubbio delle ragioni della richiesta.
La leggenda di Carlina invece vede protagonista una giovane originaria di Schignano, un paesello vicino Como dove usava vestire le spose a lutto in nome di un antico inganno che veniva ordito ai danni del signore del luogo: volendo lui usufruire dello jus primae noctis lo si confondeva vestendo le sposine di nero (uno scemo se ci cascava davvero).
Insomma Carlina, vestita a lutto e il neosposo, vanno a fare una specie di viaggio di nozze a Milano e salgono in cima al Duomo. C'era ovviamente nebbia e le statue erano particolarmente angoscianti per Carlina che già era angosciata di suo: concessasi ad un uomo prima del matrimonio, era incinta di un bambino non del marito. Vuoi i sensi di colpa, vuoi il terrore procurato dalle statue che parevano accusarla, si lanciò giù dal Duomo, suicida. Il corpo non venne mai ritrovato e si dice che appaia nelle foto dei neosposi che hanno la felice idea di scattarsi una foto davanti alla Chiesa.
MARCHESE ACERBI:
Nel libro "Milano esoterica" di Antonio Emanuele Piedimonte molto spazio viene dato al satanismo a Milano.
C'è un caso emblematico perché rimasto talmente famoso da aver dato vita ad un detto meneghino a quanto pare un tempo in voga
"il diavolo in porta romana". Durante la peste del '600, la gente moriva e il marchese Ludovico Acerbi, nel suo ricco e sontuoso palazzo in Porta Romana, dava feste.
Non solo non moriva, ma se la spassava allegramente. Usciva sulla sua carrozza trainata da grandi cavalli neri, festeggiava, sbevazzava e guardava dalle sue finestre la gente che moriva e si disperava.
Lui non si ammalava e neanche i suoi ospiti, c'era una sola soluzione possibile per il volgo: il diavolo abitava in porta Romana.
Verità? Leggenda? Pare che un curiosissimo caso di omonimia abbia visto due Ludovico Acerbi gestire lo stesso palazzo l'uno dietro l'altro (chiunque abbia giocato di ruolo a Vampiri sa che è un bell'escamotage per ereditare le proprie ricchezze) Palazzo che fu risparmiato, al contrario dei vicini, dai bombardamenti della seconda guerra mondiale.
LA FALSA MADONNA E GUGLIEMA L'ERESIARCA FEMMINISTA:
Nella Chiesa di Sant'Eustorgio, in fondo a corso di Porta Ticinese, sono conservate due cose molto particolari: le reliquie dei re Magi e uno strano affresco in cui appaiono un bambinello e una Madonna provvisti di due grosse corna da caprone.
Quest'opera che, diciamoci il vero, in epoca contemporanea sarebbe irriproducibile, si rifaceva ad una leggenda cristiana che vedeva san Pietro protagonista.
La leggenda narrava che mentre il santo era intento a celebrare la messa, il diavolo avesse assunto le sembianze della Madonna col bambinello, dimenticando però di nascondere le corna.
San Pietro si accorse non senza troppa difficoltà che qualcosa non andava e alzata l'ostia lo scacciò.
Una seconda leggenda che si interseca con la storia della santa inquisizione milanese e il periodo delle eresie, vuole il dipinto posseduto dallo spirito di una monaca: Guglielmina la Boema.
Di questa donna, condannata dall'inquisizione (e dal rogo dei documenti dell'inquisizione di Milano) ad una sorta di damnatio memoriae, non si sa molto e ciò che rimane è molto contrastante: da una parte sembra si trattasse di una donna tranquilla dalla vita particolarmente santa e le amicizie importanti che ne decretarono, post-mortem, una sorta di culto. Sepolta nell'abbazia di Chiaravalle, gli stessi monaci le avevano innalzato un altarino e molti si recavano in pellegrinaggio.
Da un'altra parte ebbe un ruolo di rilievo in un'eresia stranamente femminista.
Pare che avesse portato un'eresia assai in voga in nord Europa che prevedeva la ricerca di Dio non mediata dai sacerdoti, ma da ogni singola persona.
Inoltre diceva che Dio potesse assumere anche un'incarnazione femminile e la sua più grande innovazione risiedeva principalmente nel ruolo ecclesiastico della donna: un corpo femminile non visto solo come luogo di peccato o procreazione, ma di contatto col divino. Aggiungetevi un rifiuto dello storico ruolo di inferiorità della donna all'interno della Chiesa e la frittata è fatta.
In realtà ciò che la decretò eretica fu quello che fecero due suoi seguaci: una suora, Maifreda, e Andrea Saramita, un grande fedele di Guglielmina (da notare che i seguaci di questa eresia erano sia uomini che donne curiosamente).
Entrambi si spinsero ad affermare che Guglielmina fosse l'incarnazione dello spirito santo cose che lei, in vita, rifiutò sempre di affermare. Il climax si raggiunse quando Maifreda si spinse a celebrare, nelle vesti di sacerdote, messe con tanto di ostie consacrate: una donna che diceva messa!
Ne seguì un processo che vide Maifreda, Saramita e altri seguaci condannati al rogo e il disseppellimento della povera Guglielmina, i cui resti furono bruciati post-mortem.
Se volete saperne di più di questa strana storia esiste un libro di
Luisa Muraro, "Guglielma e Maifreda". Il libro è fuori commercio, ma potete trovare il pdf qui: "Guglielma e Maifreda".
E voi conoscete qualche altra leggenda? Ne avevate mai sentito parlare? Raccontate!