Premetto che stavo scrivendo un preambolo all'intervista che ho fatto ai librai della mia libreria favorita, quando mi sono accorta che tra un ricordo e l'altro ero arrivata a tipo cinquanta righe e mi sono fermata. Mi sono resa conto che ok, lavoro in libreria, ok, questo è un bookblog, ma di una cosa non avevo mai ancora parlato: le librerie favorite della mia gggggiovane vita.
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Tutte le volte che penso all'importanza dell'accesso ai libri
mi viene in mente "Il primo uomo" di Camus, da cui è tratto
codesto frame. Se non lo avete letto smettete di leggere questo
post e correte in una libreria o biblioteca. |
Tutti coloro che leggono (o passano casualmente) questo blog, a scanso di neonati prodigio, sono persone che nel bene o nel male hanno raggiunto l'età della ragione e sono quasi certamente lettori appassionati (spero almeno), perciò avranno avuto la ventura nella loro vita di incrociare librerie che per vari motivi hanno colpito il loro animo o sono state importanti nella loro esistenza.
Ci sono molti motivi per cui si può amare una specifica libreria, si va dal libraio che ci ha aperto le porte della percezione consigliandoci alcuni tra i libri più belli della nostra vita, al baluardo di cultura e speranza nel niente cosmico di lande desolate (che non tutti abitiamo o abbiamo abitato in città popolose colme di possibilità), alla fumetteria (che per me null'altro è che una libreria specializzata, fumetti rules!) dove si carovanava con gli amici nerd alla ricerca di un poster di Dragon Ball, fino al negozio gestito dall'amico con cui si passavano le ore a parlare in attesa dei clienti. Altresì si rimane legati ad una libreria solo perché un pomeriggio particolarmente significativo della nostra vita siamo entrati lì finendo per collegarla per sempre ad un momento felice, stile madeleine di Proust. Reminescenze di rimembranze.
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A prescindere dalle rimembranze ne
mangerei chili. |
Una delle obiezioni che più mi si fanno in libreria è: perché il libro non c'è? Posso averlo domattina?
Sembra che il concetto di "attesa" o di "piacere della ricerca" sia diventato obsoleto. Non parlo di volumi che per strani motivi di vita o di morte bisogna trovare prima di subito, ma di romanzi di cui si è letta la trama e si desiderano di colpo, prima di subito. Io provavo e provo gusto anche a cercarli i libri, a risalire la corrente, a girare un po' (se non mi servono immediatamente ovvio) perché le librerie, senza tante romanticherie, sono posti dove entri e puoi anche serendipitare un po', conoscere qualcuno, rischiare dieci fatali euro per un libro che magari fa schifo, ma magari è stupendo e questo senza leggere quindici miliardi di recensioni che magari vanno bene per mille persone, ma per te no. Ogni persona che legge un libro, è risaputo, in realtà ne sta leggendo una versione diversa. La propria. (Ovviamente poi ci sono quei libri che fanno schifo in modo universale, ma questa è un'altra storia).
E' per questo che mi è venuto in mente di fare un breve elenco delle librerie che ricordo e ricorderò sempre nella mia vita.
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Poichè non posso rivelare da dove provengo, la prima libreria
verrà rappresentata come quella in cui Belle va scroccare ne
"La bella e la bestia" della Disney |
La prima è quella del mio paese, gestita da una famiglia di librai bravissimi, ci andavo sempre, avevano un catalogo fantastico, sparito quando pochi anni fa l'hanno ceduta ad una tizia che non solo ha chiuso in breve, ma mi aveva fatto passare ogni voglia di entrarci.
Non potevo ordinare un libro senza che partisse la tiritera "Il sistema è contro le piccole librerie, chiuderemo tutti, maledette catene ecc ecc" che per carità era legittimo, ma magari non è che volessi sentirmelo dire mentre cercavo di scegliere in santa pace un romanzo. Il mio ricordo più significativo della gestione precedente era legato alla saga di Darkover, l'avevo comprata praticamente tutta lì (come anche il primo libro della Bradley). Durante l'università per convincermi a studiare stile bastone e carota, mi chiudevo in casa per uscire solo di sera a comprarmi un libro premio della saga (solo se avevo studiato il numero di pagine previste ovvio). Stranamente li avevano tutti e considerando che sono più di trenta posso assicurare che non è cosa da poco.
La prima è la Feltrinelli in largo di Torre Argentina.
Quando ero ggggiovane e ricca di protesta, andavo alle manifestazioni (se minorenne di nascosto dai miei che non approvavano) e alla fine mi infilavo lì dentro a parlare delle gioiose ore appena trascorse con la mia migliore amica di allora, bevevamo qualcosa al bar al secondo piano che si affaccia sulla piazza e cercavamo di rimandare il momento del ritorno , quando la foga e la magia sarebbero sparite. In genere ci compravamo un libro consigliandocelo a vicenda. Ricordo in particolare "Il passato davanti a noi" di Bruno Arpaia, che ben si mescolava al cotè mistico politico.
Ci sono poi una serie di librerie romane che ricordo con fervore per vari motivi.
La seconda è una fumetteria, "La casa del fumetto", un posto che a sedici anni mi sembrava favoloso.
Ogni tot di tempo con un gruppo di amici andavamo lì alla ricerca di una serie interminabile di fumetti da scovare e che io personalmente pagavo con le paghette di mio nonno, faticosamente accumulate (ricordo un'intera estate a infilare soldi in un quaderno per potermi permettere l'intera serie di Dragon Ball). Si trattava di un posto microscopico, stipato fino all'inverosimile, in cui si scorreva in tondo per dei corridoi strettissimi e male illuminati. Si usciva da lì carichi di trofei e con gli zaini gonfi. I miei genitori, convinti probabilmente a ragione, che dovessi usare i miei soldi per cose più sane, come vestiti, non approvavano, ma la non approvazione invece di scoraggiarmi, come spesso avviene, non faceva altro che rendere più favoloso il viaggio.
L'ultimo acquisto significativo lo feci alla fine del liceo, si trattava della serie completa di "Tokyo Babylon" delle Clamp.
Le terze librerie in realtà sono (o meglio erano perché hanno chiuso entrambe) due.
La prima era la fu Libreria Rinascita in via delle Botteghe oscure. Era un pomeriggio di inizio autunno e a Roma si schiantava di caldo come fosse agosto, passavo di là, depressa dopo un colloquio di lavoro che credevo essere andato disastrosamente e mi infilai a cercare un po' di conforto. Era nel periodo della chiusura e aveva tutti i libri al 30%, mi venne in mente non so perché di cercare una graphic novel di cui avevo sentito parlare tempo prima, "Fun Home" di Alison Bechdel. La trovai e la presi. Meravigliosa, non smetterò mai di consigliarla (anche se è IMMOTIVATAMENTE fuori commercio, Rizzoli ristampala!). Ce l'ho nella libreria di casa con su scritta sulla prima pagina bianca un resoconto di quella strana giornata calda che rimane ancora misteriosamente nitida nella mia memoria.
Non le ho frequentate spesso, ma rimangono legate ai miei ricordi per quella potenza che riescono ad avere i singoli ricordi.
L'altra era la libreria Babele. Era la libreria gay di Roma e si trovava in Via dei Banchi vecchi, splendida viuzza dove ci sono anche la bella libreria Odradek e un meraviglioso negozio di the e che sfocia in Piazza Farnese (dite quello che vi pare ma per me Roma rimane la città più bella del mondo).
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Ho riesumato da google immagini
una foto dei tempi che furono. |
Ne conoscevo confusamente l'esistenza da internet e durante l'università, poco dopo la mia grande epifania lesbica, decisi di fare una grande per me allora prova di coraggio, andando a comprarci un libro. Ora mi faccio autotenerezza ma all'epoca ci misi dieci minuti a entrarci, passai circa sette o otto minuti al cardiopalma a scegliere qualcosa tra le monografie su Donatella Rettore e delle terrificanti bambole di Ken bondage, poi cedetti all'ansia e presi la sceneggiatura di "Tutto su mia madre" di Almodovar. Col libro in borsa corsi fuori e salii sul 64, felice, ma già pentita di esserci rimasta così poco.
L'ultima è la libreria del paese dove vado in vacanza sin da quando sono nata, in Sardegna.
Per molti anni sono stata presa e trapiantata lì mesi, dai miei nonni. Ora pagherei oro per stare tre mesi al mare, ma durante l'adolescenza fu una vera tragedia perché venivo tagliata fuori da tutte quelle inutili beghe che si considerano fondamentali e questioni di vita o di morte sociale. Tornavo a settembre e c'erano coppie che si erano ricomposte e sfaldate un miliardo di volte in un balletto che mi era impossibile ricomporre, amicizie infrante per sempre e nuovi gruppi . Uno dei miei conforti, in un'epoca dove per parlare con le mie migliori amiche dovevo comprare schede telefoniche che finivano troppo presto e raggiungere disperatamente la cabina telefonica in fondo alla strada, era la libreria fornitissima del paese.
Ve lo giuro, un miracolo, perché non era né la libreria di un posto di vacanza né quella di un paese di tremila anime, ma una Libreria con le elle maiuscola, un catalogo fenomenale, incomparabile con quello di qualsiasi altra libreria incontrata sul mio cammino.
C'era (e c'è ancora) in quella stanza grossa la metà di casa mia, un concentrato di meraviglie e di quel tipico odore da libro (che io associo misteriosamente alla maionese) ancora imbattuto.
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Foto by me |
Fu lì che scoprii Murakami e "L'altra Isabel", uno di quei gialli per ragazzi della Mondadori che rimane il libro preferito della mia preadolescenza, fu lì che passai tutti i pomeriggi in cui pioveva (rarissimamente devo dire) e spizzicai gratis libri che non potevo permettermi.
E' la libreria "San Teodoro" di San Teodoro, ed è alla coppia di librai che la tengono da più di vent'anni che ho fatto l'intervista che pubblicherò in settimana.
Tutte le librerie della mia vita per ora mi sono rimaste impresse per una serie di eventi concomitanti che si sono fatalmente incrociati coi libri, ma soprattutto col posto, perché anche se è sdolcinato dirlo e forse non si addice a questo blog, è quello che la libreria è prima di tutto. E' un luogo.
E questo luogo per chi ama i libri si fonde per sempre con la vita (è una cosa che la accomuna con le biblioteche, questa sì) perché il libro non è un oggetto come un altro. E', a mio parere, ciò che si avvicina davvero e senza scherzi e senza smancerie, ad un oggetto magico. Per i libri si è ucciso, con i libri si sono fatte rivoluzioni, guerre, sono stati e sono sacri, sono stati proibiti e condannati, nessun altro oggetto nella storia ha mai avuto un ruolo così fondamentale nel determinare il corso degli eventi. Io lo trovo assolutamente straordinario.
E voi? Avete una libreria favorita? E perché? Mi piacerebbe leggere anche i vostri ricordi :)