domenica 15 settembre 2013

Mysteriosi manoscritti di giochi e scacchi! Il "Libro de los juegos" e il "De ludo scachorum", quando gli antichi ne sapevano già molto più di noi.


Come ho già scritto, il mio modello di vita lavorativo fin da bambina è sempre stato il caro Indiana Jones. Costui è il principale artefice delle mie disgrazie lavorative, avendomi indotto a studiare cose che ancor oggi considero spettacolari, ma che insomma non è che ti lancino proprio nel mondo del lavoro del XXI° secolo.
 La sezione di archeologia/libri antichi, per piccina che sia, esercita perciò su di me il tipico fascino dell'ex a cui una non vorrebbe più cedere, ma che alla fine in qualche modo ti irretisce di nuovo tragicamente. 
Dalle sue splendenti nebbie è apparso questo libro fantastico  "Il labirinto dei giochi perduti. Giochi da tavolo dal mondo antico al medioevo" di Ezio Zanini ed. Il Cerchio.
  Faccio ancora parte di quella generazione che nella sua infanzia invece di trafficare con videogiochi (che comunque c'erano in abbondanza) o pc (che invece erano ancora in divenire), si lanciava in indimenticabili giochi da tavolo. Questo nobile passatempo, affonda le sue radici nella notte dei tempi e molto spesso, nelle varie culture nascondeva spesso significati simbolici e astrazioni logico-matematiche che popolavano le fantasie e i mondi di culture diverse. Il libro è ben costruito, divide i giochi in sezioni a seconda delle modalità di gioco (scacchi, dadi, su tavola ecc.) e si rifà ampiamente a quel capolavoro che è il "Libro de los Juegos".
 Per chi non lo conoscesse, trattasi di un manoscritto meraviglioso, con straordinarie miniature commissionato dal re di Spagna Alfonso X il saggio più o meno a metà del 1200. Si ritiene, sia dalle miniature che dalla completezza delle informazioni e dai giochi in esso catalogati ed esplicati, che sia frutto del lavoro di studiosi delle tre diverse religioni monoteiste, e proprio per le sue forti influenze islamiche viene considerato un particolare capolavoro.
 Nel "Libro de los juegos" non si affrontavano solo problemi matematici (soprattutto di scacchistica) particolarmente complessi, ma un'intera concezione cosmica che veniva in tal modo tripartita:


1) Giochi di dadi, considerati a prescindere inferiori agli scacchi, rappresentavano in modo allegorico la totale casualità della vita e il concetto di predestinazione.
 Insomma, "Forrest Gump" all'ennesima potenza.






2) Gli scacchi, frutto unico dell'ingegno del giocatore, rappresentava il concetto di libero arbitrio e di poter forgiare il proprio destino grazie alle capacità personali. Ovviamente era il gioco star.




3) Le tavole. Quei giochi in cui la congiunzione di casualità e ingegno veniva posta come ideale compromesso tra le parti dal buon Alfonso X, uomo che alla mediazione, anche interculturale ci teneva. Un destino era frutto del libero arbitrio e di una dose di casualità (come anche Machiavelli dixit).


Interessante il modo in cui vengono rappresentati i giocatori accaniti (Alfonso era un fan de los juegos, ma condannava duramente l'azzardo): completamente nudi. Privi di dignità e spogliati dei loro beni, sicuramente incapaci di qual che fosse allegoria.
Capolavoro manoscritto successivo e tutto italiano di tale tradizione è il "De Ludo Scachorum" del frate mito di generazioni di ragionieri, colui che inventò la partita doppia: Frà Luca Pacioli. Costui, grande matematico e appassionato di scacchi e giochi logici, scrisse un manoscritto illustrato nientepopòdimeno che dal buon Leonardo da Vinci, il "De divina proportione".
Nel suo trattato scacchistico, casualmente ritrovato solo nel 2006 (ah, la storia dei fortunosi ritrovamenti librari merita un post a sé!), forse anch'esso illustrato dal buon Leonardo, racchiuse più e più strategie logico-matematiche particolarmente complesse, (che per lui che lo definiva un iocondo tractato, non dovevano essere poi così difficili, beato...).
 Non potendo purtroppo accedere direttamente a tale meraviglia, possiamo però gettarci nella lettura e risoluzione de "I giochi matematici di Frà Luca Pacioli. Trucchi, enigmi e passatempi di fine Quattrocento" di Dario Bressanini e Toni Toniato, ed. Dedalo.  Il libro presuppone che si sia degli sfigati del '400 privi di divertimenti in una notte d'inverno. Io direi che possiamo anche essere dei nerd del XXI° sec. che molliamo Dungeons&Dragons per una serata e proviamo a capire come fare scacco al re di tre rapide mosse.

 Spero di non avervi annoiato. Personalmente trovo che poche cose al mondo siano affascinanti quanto queste opere fantastiche, ingegnose e misteriose che giungono terribilmente moderne fino a noi.

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