venerdì 30 gennaio 2015

Piccole recensioni tra amici! Tre autrici (scelta completamente casuale) che non hanno niente in comune tra loro: i racconti della Ogawa, i cuori solitari della McCullers e gli orrori piccolo borghesi della Pineiro!

E' l'ora di distribuire stelle sbrilluccicanti
In questo venerdì che promette neve è il momento di rispolverare la rubrica "Piccole recensioni tra amici".
 No, essa non è morta come le sue illustri precedessrici (che comunque possono sempre tornare), ma è qui e lotta insieme a noi. 
 Questa volta non c'è nessun filo conduttore, se non il fatto, completamente casuale, che le autrici sono tutte donne.
  Io non faccio praticamente mai caso al sesso degli autori (so che alcuni, soprattutto in alcuni settori come il fantasy e la fantascienza che pare vengano considerati ancora settori in cui non è detto che tu possa fidarti di una donna), ma guardo solo le trame, perciò non vedeteci robe femministe o cose tipo "le donne leggono solo le donne" che non esistono.
 Io leggo tutto e tutti e tutte e tutt*, basta che il libro sia buono.
 E dopo questa ondata di puntualizzazioni non richieste, via al maggggico mondo delle stellette!


"TUA" di CLAUDIA PINEIRO ed. Feltrinelli:
Molti anni fa, vidi un film, il cui titolo "Sex crimes" non rendeva onore alla trama. Iniziava infatti con un'accusa di molestie sessuali da parte di una studentessa al suo professore e vedeva un ribaltamento della trama e dei colpevoli ogni cinque minuti di pellicola. Lo stesso colpevole di tutta la storia infine si scopriva solo nei titoli di coda.
 Io leggo pochi gialli e generalmente corti, anche perché, ho notato, che la lunghezza in un giallo è spesso sintomo di inutili contorsioni linguistiche. "Tua" sotto questo punto di vista è praticamente perfetto, asciutto ed essenziale, ha inoltre un altro pregio gigantesco: non ha un solo grande colpo di scena finale. Ne ha almeno una dozzina. Inizia come un dramma piccolo borghese, di una donna che scopre una nefandezza del marito e a insaputa dello stesso, costruisce una montagna di bugie per proteggerlo, e finisce in un modo inimmaginabile. 
 Descrivervi il resto della trama è impossibile perché sarebbe spoiler qualsiasi cosa. Vi basti sapere che è perfetto per un viaggio non troppo lungo: avvincente, leggero nel peso, non troppo lungo, assorbirà completamente la vostra attenzione.
 Tre stellette  (tenete presente che volo basso con le stellette).

"IL CUORE E' UN CACCIATORE SOLITARIO" di CARSON McCullers ed. Einaudi:
  Carson McCullers, lo confesso, mi era nota solo per essere stata innamorata della bellissima e difficilissima Annamarie Schwarzenbach.
 Tuttavia, dopo aver appurato che si trattava di una delle scrittrici americane più importanti del secolo scorso, ho deciso di prendere questo libro che ha scritto alla stupefacente età di 23 anni. 
 Dico stupefacente perché è incredibile non solo la padronanza della struttura e la bellissima scrittura, ma anche la profondità con cui la McCullers descrive delle situazioni terribili. Il libro, ambientato in un paesello nel sud degli Stati Uniti, negli anni '30 durante la segregazione razziale, descrive il destino di alcuni personaggi che in qualche modo cercano di non soccombere al destino che è stato stabilito per loro. C'è la ragazzina intraprendente che sogna di diventare compositrice, ma viene da una famiglia poverissima e numerosa che ha bisogno delle sue braccia, il sordo che ripara orologi vivendo nel ricordo del suo migliore amico, sordo anch'esso, rinchiuso in un manicomio da anni, il proprietario di un locale dove tutti vanno a bere, che lavora come un mulo, ma cerca di vedere sempre il meglio nel prossimo, e, infine, la storia più straziante: quella del medico di colore, che ha studiato come un pazzo per anni cercando di crescere i suoi quattro figli (a cui ha dato nomi altisonanti, come Marx e Portia) perché riuscissero ad elevarsi dalla miseria e dall'inciviltà, fallendo miseramente.
 Tutti questi personaggi si incrociano tra di loro non in modo artificioso, come succede spesso, ma come le classiche persone che si conoscono di vista in un paese. Sanno tutto gli uni degli altri, ma non possono e non vogliono interferire. Il loro punto di raccordo è l'uomo sordo, in cui tutti credono di trovare una muta comprensione che, in realtà, non esiste.
 Saranno due tragedie tanto terribili, quanto evitabili, a indurre all'obbedienza del mondo, queste quattro anime timidamente ribelli.
 4 Stellette piene piene.

"LA CASA DELLA LUCE" di Yoko Ogawa ed. Il Saggiatore :
Yoko Ogawa è una delle rari autrici giapponesi (ora stanno aumentando, ma quando ero adolescente mi toccava fare il giro delle sette biblioteche per mettere insieme un po' di libri nipponici decenti), abbastanza tradotte in Italia. Misteriosamente fino a qualche mese fa, però non avevo mai letto di suo, trovando i suoi libri già dalle quarte di copertina al limite dell'inquietante.
 "La casa della luce" però prometteva bene: erano tre racconti, quindi al massimo, potevo abbandonare l'impresa dopo il primo. Invece l'ho trovato davvero interessante.
 Il primo racconto, che avevo già letto in un'antologia molto vecchia, "Le rose del Giappone" (era una vecchissima collana della E/O che prevedeva raccolte di racconti scritti da donne divise per paesi del mondo, molto interessante perché raggiungeva zone praticamente ignote tipo Maghreb o Israele), parla della gravidanza della sorella maggiore vista da una morbosa sorella minore. Ben lungi dal considerare la nascita di un bambino come il miracolo della vita, la protagonista descrive i mutamenti fisici e soprattutto gli altalenanti gusti gastronomici della sorella (che a un certo punto finisce per nutrirsi di chili di marmellata al melone) come un horror. Una prospettiva interessante. 
 Il terzo racconto invece descrive i sentimenti e le meschinità che nascono nel cuore di una bambina i cui genitori gestiscono una sorta di orfanotrofio. Sentendosi in qualche modo poco considerata e non sopportando più di dividere i genitori con decine di estranei sempre nuovi, finisce per compiere azioni spaventose su una bimba tenerissima. E' molto crudo, ma incredibilmente realistico e soprattutto non cede a nessun buonismo o facile spiegazione.
 Ma è il secondo racconto che è, secondo me, un piccolo capolavoro. In poche decine di pagine la Ogawa riesce a racchiudere un intero film horror: una giovane donna in procinto di trasferirsi riceve la visita di un suo lontano parente che ha deciso di studiare in città. Non avendo egli molti soldi per l'affitto, lei gli consiglia un vecchio dormitorio ormai caduto in disgrazia dopo la scomparsa di uno studente. Lo gestisce uno strano affascinante uomo, senza braccia e con una sola gamba che man mano si frappone, col passare dei mesi, tra la donna e il suo giovane parente, sempre più introvabile. 
 Se volete passare una serata inquietante e disturbante il giusto, questo è il libro giusto. Altro che film horror.
4 belle stellette

Non ho stroncature in questo caso perché boh, non è capitato, ma hai voglia a stellettare!
 E voi avete letto qualcuno di questi libri? Siete in d'accordo o disaccordo? Testimoniate!

6 commenti:

  1. Seguendo la tua recensione ho deciso di comprare il libro della Yōko Ogawa. Però dopo l'acquisto mi sono accorto che la quarta di copertina mi da un riassunto del secondo racconto un po' diverso da come l'hai raccontata tu (una teenager si invaghisce del proprio fratello adottivo ed esprime questi suoi sentimenti con gesti estremi di sadismo verso il fratello). Non vorrei che la traduzione in Italiano abbia rimestato la versone originale; non sarebbe la prima volta che mi capita.

    Mi confermi vero che la Ogawa è a livelli letterari un po' più evoluti di quelli di Banana Yoshimoto (il cui target sono le adolescenti, e non gli adulti)?

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    1. Non so...nell'edizione che ho letto io, la storia della teenager incestuosa non c'è. Anche la scheda del Saggiatore non ne parla http://www.ilsaggiatore.com/argomenti/letteratura/9788856502305/la-casa-della-luce-2/
      O.o
      Sì beh l'Ogawa è completamente diversa dalla Yoshimoto. La Yoshimoto ha un target più new age (ormai, i primi erano molto belli e soprattutto "N.P."e "Amrita" e "Kitchen" somigliano un po' alle trame della Ogawa) e sì di adolescenti, mentre la Ogawa è molto disturbante, ma ne vale la pena! ;) Fammi sapere poi come si risolve l'arcano, anche perchè il secondo racconto è di gran lunga il migliore!

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    2. Non so...nell'edizione che ho letto io, la storia della teenager incestuosa non c'è.

      E' assai strana l'edizione del Saggiatore, e differisce in alcuni aspetti salienti rispetto all'edizione che ho io (The Diving Pool) per due motivi principali:

      1- Aya esprime chiaramente la sua infatuazione (e relativa frustrazione sessuale) per Jun, presumo quindi che nell'edizione Italiana la cosa sia stata edulcorata per ... bho, bigottismo preventivo? Nell'edizione originale la famiglia di Aya è di religione Cristiana, vuoi vedere che... :)

      2- l'ordine delle tre storie è diverso, infatti sia la raccolta originale in Giapponese (Daibingu Puru) che quella Inglese (The Diving Pool) li mette in questo preciso ordine: Daibingu puru (The Diving Pool) - Ninshin Karendā (Pregnancy Diary) - Dormitory. Quell'ordine non è casuale, infatti rappresenta il punto di vista dell'anonimo narratore delle tre storie, a differenti età: teenager, young woman, womanhood. Oltremodo la raccolta si intitola "Daibingu Puru", che è anche il titolo della prima storia, quella con Aya, Jun e l'orfanotrofio. Nell'edizione del Saggiatore invece l'ordine è: Ninshin Karenda, Domitori, Daibingu Puru, valli a capire.

      Insomma, traduzione creativa e rimestamento artistico per, presumo, differenziarsi dalla concorrenza. Peccato che così si sia perso il senso voluto dall'autrice: l'evoluzione del punto di vista dell'anonimo narratore (che non è la stessa persona) sui temi principali delle tre storie (che sono sempre le stesse: alienazione, ossessione, solitudine). Pazienza.

      Sì beh l'Ogawa è completamente diversa dalla Yoshimoto.

      Decisamente. Per ora ho letto solo le prime due storie della raccolta e mi sono piaciute molto. Classico stile dell'inquietante Nipponico che racconta in modo estremo l'ossessione e la solitudine della società Giappica. Ti ringrazio per la segnalazione, me lo sto proprio gustando questo libro; quasi sicuramente in futuro mi prenderò altre pubblicazioni di quest'autrice, peccato che gran poco del suo materiale sia stato tradotto.

      La Yoshimoto ha un target più new age (ormai, i primi erano molto belli e soprattutto "N.P."e "Amrita" e "Kitchen" somigliano un po' alle trame della Ogawa) e sì di adolescenti

      Eoni fa lessi proprio quei tre libri della Yoshimoto, ovvero quelli che tutti considerano le sue opere migliori e più affascinanti. Dove però quel tutti generalmente si riferisce a tutte le adolescenti femmine, nel senso che sono opere affascinanti per le ragazze di giovane età.

      Per carità, non sto dicendo che sono opere pesanti come i Malavoglia, anzi sono letture carine, ma hanno tutti i suoi limiti. Non oso immaginare come siano gli ultimi, dove, sempre quel tutti dice che siano gran poco entusiasmanti. Da qui il mio timore per un'altra scrittice Giappica con la fissa per il new age.

      Fammi sapere poi come si risolve l'arcano, anche perchè il secondo racconto è di gran lunga il migliore!

      Che è il terzo ed ultimo nella raccolta originale. Ottimo, se è il migliore e mi sono già piaciuti molto gli altri due, allora mi attende sicuramente un'altra inquietante lettura con magnifico colpo di scena finale che amerò ed odierò allo stesso tempo :D

      Grazie per la squisita segnalazione.

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    3. Sì beh, probabilmente parte della mia fascinazione per quei tre romanzi della Yoshimoto è dovuta al fatto che li ho letti all'età giusta: da adolescente.
      Tuttavia li rileggo sempre con piacere perché sono legati a ricordi molto importanti, "Kitchen" credo sia stato il primo libro a tematica vagamente Glbt che ho letto e mi fece un'impressione fortissima, "N.P." me lo fece leggere una mia compagna di classe che si rivelo inquietante quanto una delle protagoniste e "Amrita" in effetti rimane secondo me il libro in cui la Yoshimoto si è più sforzata di creare una trama vera e propria che frasi caramellose buttate a caso.
      Non è che voglia difenderla per forza, ma secondo me quei tre libri hanno una loro forza.
      Per la Ogawa ammetto di non essere esperta come te O.o peraltro è l'unico libro che ho letto quello che ho segnalato, non mi meraviglia comunque che l'editore italiano si sia preso libertà di qualsiasi genere -.-"

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  2. Lo stesso colpevole di tutta la storia infine si scopriva solo nei titoli di coda.
    Era il regista?

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    1. Hai presente quando nei film tu stai per andartene e poi scopri che nei titoli di cosa il regista ha infilato degli spezzoni fondamentali? Praticamente in quel caso 'sti spezzoni non preannunciati ti spiegavano parte della trama, quindi se spegnevi prima pensavi di aver visto un altro film.

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