Poichè come sa chi mi segue sulla pagina di fb, in questi giorni sono più o meno in vacanza (resort "genitori"), non riesco a seguire decentemente il blog.
Con tutta la mia buona volontà per scrivere codesto post ci ho messo tre giorni e sono passata da mia madre che mi riempiva di domande su quanto dove e cosa faccio alla mia sorella young adult che mette continuamente a palla mtv music pure mentre fa i compiti, impedendomi di concentrarmi, alla mia sorella di mezzo che, ad esempio, al momento, mi sta chiedendo di fare da pseudocameraman per il suo video provino per "Un posto al sole" (no, non ama le telenovele, vorrebbe solo fare l'attrice di teatro).
Insomma, tutto ciò cospira per farmi stare poco e cristianamente su internet. Tuttavia, volevo scrivere questo piccolo recensioni tra amici soprattutto per l'ultimo libro consigliato (inoltre finalmente ho ricevuto un'intervista che aspettavo da tempo e che vedrete appena sarà stata tradotta dai miei amici sfruttati per amore di codesto blog).
Pronti a distribuire stellette?? Uan, ciù, trì!
"PERFINO CATONE SCRIVEVA RICETTE" di Eva Cantarella ed. Feltrinelli:
Allora io amo moltissimo la Cantarella, la trovo favolosa, scrive in modo eccezionalmente interessante di un periodo eccezionalmente interessante e soprattutto di un popolo che ha iniziato con una fiammata la storia della civiltà occidentale (ma venata di mediorientale): gli antichi greci. Io consiglio tutti i suoi libri, sempre e indistintamente a chi vuole leggere qualcosa di saggistica senza essere molto abituato (soprattutto a chi pensa sia un'epica palla).
Ecco, però, proprio per l'amore che le porto. devo ammettere che questo "Perfino Catone scriveva ricette" non è proprio la sua opera più riuscita. Si tratta di un libro collage di articoli che sono stati raggruppati per macroargomenti, ma senza un vero pathos. Pezzetto qui, pezzetto lì, si apprendono tante cose interessanti, ma troppo spezzettate tra loro e il risultato finisce per essere quello di un puzzle che non rappresenta esattamente niente.
Il titolo, per quanto fosse verissimo che Catone scrivesse ricette, è indubbiamente una captatio benevolentiae all'ennesima potenza nei confronti della moda culinaria imperante. Peccato bis, perché l'idea (sfruttata da altri e infatti aspettatevi un post a tema) di un libro sulla cucina degli antichi e sugli usi e costumi greci e romani legati al cibo a me sembrava ottima. Vabbeh, Eva, sarà per un'altra volta.
Due stellette e mezzo.
"LE STRADE DEL MARE" di Rosi Polimeni ed. Memori:
Ho parlato di questo su LezPop, ma ne riparlo più diffusamente qui, poichè questo libro ha un grande pregio : contiene una storia lesbica SENZA essere una storia lesbica.
In Italia esiste ancora questa orrenda usanza per cui una storia gay è in tutto e per tutto una storia gay, non è mai una trama universale il cui protagonista è gay, non è mai un romanzo storico in cui c'è la variabile dell'orientamento sessuale, non è mai un horror con protagonisti dello stesso sesso. Nel caso venga immesso un elemento gayo allora è SOLO una storia gaya.
Intendiamoci, la stragrande maggioranza di ciò che esce in Italia di simile è davvero così, come se le case editrici non avessero ben chiaro che non si dovrebbe puntare a quel 10% della popolazione, ma a tutta, che insomma io mi sciroppo storie eterosessuali dalla nascita e non per questo non le trovo belle, commoventi, emozionanti o non mi immedesimo. Tanto per capire quanto sia forte il pregiudizio (come dissi in un post di parecchio tempo fa), basti pensare che fino all'avvento del filone delle 50 sfumature, lo striminzito scaffale di letteratura erotica si componeva per la massima parte di libri Lgbt che nulla avevano di erotico, per il solo fatto di essere Lgbt.
Vabbeh, fatto 'sto spiegone sappiate che questo libro, arrivato nella cinquina finalista al premio Carver, esce da questi schemi rigidi e mostra ciò che si può fare con una buona storia, quella quasi autobiografica dell'autrice, Rosi Polimeni, insegnante e attivista bresciana nata in Brasile e scappata dopo una tragedia familiare durante la dittatura.
Precisamente è la storia della sua famiglia attraverso gli occhi, alternati nei capitoli, di nonna, mamma e figlia, ognuna con una vita complessa, segnata da amori mancati, matrimoni sbagliati, eredità perdute e un mare attraversato durante la molto dimenticata emigrazione italiana in sudamerica, parecchie volte, per motivi sempre diversi.
Dico davvero, a me le saghe familiari generalmente stancano, ma questa è davvero ben scritta e soprattutto non è inutilmente lunga, anzi, condensa in duecento pagine una storia che avrebbe potuto occuparne il doppio. Ne esce un bel romanzo intenso, in cui il rapporto madre-figlia è presentato in modo assai profondo per niente banale, da tre stellette piene.
"TOKYO" di Sara Menetti ed. Mammaiuto:
I carnet de voyage sono un'ottima alternativa ai diari di viaggio. Per persone come me che quando leggono dei viaggi altrui, oltre a rosicare, fanno fatica a visualizzare le immagini di cui si sta parlando correndo il serio rischio di addormentarsi, sono l'ideale. Quello di Sara Menetti sul suo viaggio a Tokyo è graziosissimo per vari motivi.
Innanzitutto se mi dicesse, "Guarda domani scegli un posto a caso nel mondo da visitare" io comprerei un biglietto per il Giappone seduta stante. Anni e anni di anime, fumetti, libri e financo film nipponici, mi hanno portato a considerare gli Usa un posto bello paesaggisticamente, ma scontato e il Giappone un pianeta alieno che però si può visitare con sole 15 ore di viaggio.
Lo stesso imprinting deve averlo avuto anche l'autrice di codesto libro, non a caso più o meno mia coetanea, che per tutta la durata del suo viaggio ha vissuto momenti di pura gioia nel partecipare al matsuri (una sorta di sagra estiva) dove ha messo in atto la leggendaria "tecnica delle castagne" per catturare quanti più pesci possibile alla Ranma 1/2, nel mangiare quanto più cibo locale possibile e nel visitare un ryokan fuori città.
I disegni, intervallati da note molto dense, variano da splendidi acquarelli per descrivere gli elementi folkloristici, contemporanei (le ragazze si Shibuya) e retaggi splendidi del passato (le miko nei templi shintoisti), a disegni più comici che descrivono le situazioni in cui Sara e i suoi amici si ritrovano cercando di assorbire quanto più possibile lo spirito giapponese (come l'esilarante esperienza al karaoke).
Il libro, che meriterebbe un editore più grande e organizzato, è autoprodotto dal collettivo indipendente di fumettisti Mammaiuto ed è reperibile esclusivamente tramite acquisto dal loro sito o alle fiere del fumetto (erano presenti sia al BilBolBul a Bologna che alla fiera di Lucca).
Già che fate un salto sul loro sito date un'occhiata anche ai suoi compagni e colleghi, la qualità è molto alta!
(Ps. Il libro viene 12 euro e se volete capire se ne vale la pena, si può preleggere online!)
E voi ne avete già letto qualcuno? Vi interessa qualcosa? Buona giornata (io cerco di riprendermi dalla congestione da sushi -.-").
Ho appena realizzato che domenica scorsa, alla fiera Buk Modena, l'autrice stessa ha provato a vendermi "Le strade del mare"! O_O E io ovviamente, che ho l'idiosincrasia per gli standisti che ti si precipitano addosso per descriverti in lungo e in largo le loro cose (quando sono alle prese con libri e fumetti ho bisogno di sfogliare in silenzio e, possibilmente, senza nessuno che mi fissi insistentemente), sono stata cafonissima: l'ho guardata con sufficienza, ho masticato due parole e sono scappata a razzo. Ops!
RispondiEliminaIl collettivo Mammaiuto fa spesso cose davvero pregevoli. Grazie per il consiglio su questo libro, mi ispira molto! :)
ahahaha l'autrice è un po' irruenta, ma simpaticissima ;) Se lo ritrovi dagli un'occhiata!
EliminaMi hai incuriosita con Eva Cantarella: che libri mi consiglieresti? Considera che preferisco storia antica a quella medioevale. Grazie ^_^
RispondiEliminaNiente ignorami, ho visto che ne hai già parlato un sacco, mi spulcio i vecchi post su di lei ^_^
EliminaTi riconsiglio comunque "Secondo natura", "L'amore è un dio" e "Dammi mille baci" (ma in generale tutti meritano, a parte, ecco, questo qui)
EliminaOk, prendo mano alla tastiera per dirti che ti capisco - il fattore "famiglia che sposta i mobili/cani abbaianti/vicini folli/carcasse crollanti di pecore e gnu" ha contribuito a farmi smettere di girare videorecensioni di libri per youtube, cosa della quale probabilmente il mondo non ha risentito affatto.
RispondiEliminaPerò posso dirti che condivido la tua adorazione per Eva Cantarella: sapere che lei reggeva la cattedra di Diritto greco della Statale di Milano, quando ho scelto di fare giurisprudenza, è stata una delle motivazioni principali che mi hanno portato a scegliere questa facoltà proprio alla Statale.
Alla fine, pur essendo l'unica sfigata delle magistrali a frequentare il corso (e avendo incassato derisioni di ogni genere da montati del Parini assortiti a ogni mio intervento in classe, tra cui quelle di un tizio con una perversione nei confronti del Rocci che puntualmente ogni volta scoppiava a ridere fragorosamente facendo commenti maligni alle mie spalle), e pur essendo il corso non più tenuto da lei, l'ho conosciuta personalmente a una lezione da lei tenuta sul ruolo della donna nelle fonti antiche (l'"Iliade", soprattutto).
E' una donna adorabile: non solo mi ha autografato con dedica la mia copia di "L'amore è un dio", ma quando la professoressa Pepe le ha accennato che avevo scritto una raccolta di racconti sulla dea Atena (uno per ogni suo epiteto), ha insistito per averli, per leggerli.
E quando poi l'ho rincontrata a una conferenza mi ha tenuto per almeno dieci minuti a darmi consigli di ogni genere a spiegarmi alcune incongruenze storiche sul loro contenuto.
Mi sono sentita come - boh - una fan dei Beatles che incontra John Lennon redivivo. Una cosa mitica.
Ah, e comunque il meglio del meglio suo, secondo me, è e resta "Secondo natura". Ma pax, pure "Dammi mille baci" non è male.
Nooooooo l'hai vista in carne ed ossa!! Io vorrei intervistarla, ma l'unica mail che ho reperito è quella dell'università e non mi pare il caso di stalkerarla lì.
EliminaMa, piuttosto, che perversione aveva il pariniano verso il Rocci??
Guarda, è una persona così cortese e gentile che credo che - se le esponessi il tuo progetto e purché vada tu da lei - non credo si sentirebbe infastidita dall'essere contattata per un'intervista. Tantopiù che, essendo in pensione, viene in università abbastanza di rado (anche se non li dimostra per niente, ha settantotto anni). Tu potresti provare a contattarla, secondo me: mal che vada declina l'invito.
EliminaComunque, il pariniano pazzo era un soggetto da commedia dell'arte, una specie di Trotzki alto, grasso e biondiccio con gli occhiali, il quale se ne usciva continuamente contestando le traduzioni dell'Iliade proposte dalla classe con argomentazioni quali: "Sul Rocci c'è scritto che [...] Il Rocci traduce con [...] Ad avviso del Rocci"; la prima volta, la professoressa l'ha gelato domandando: "Ma come?! Alle superiori avevate ancora quel mattonazzo del Rocci?".
Lui inspirò dal naso emettendo una sorta di barrito, scosse la testa e se ne uscì con un discorso da un quarto d'ora almeno che cominciava con le parole: "Il Rocci è im-pre-scin-di-bi-le!"
Com'è, come non è, questo soggetto per qualche strano motivo (evidentemente perché all'epoca ero tipo una delle uniche tre persone scarse a frequentare Diritto Greco senza aver fatto il classico) mi aveva totalmente in antipatia, sibilando commenti poco carini sui miei modi e sulle mie considerazioni in aula.
Credo che la sensazione di passargli avanti all'esame forte del mio Trenta sia stata grossomodo quella di Rocky Balboa quando ha battuto il pugile sovietico, o qualcosa del genere.