Sarebbe molto interessante usare "La casa impura" di Ono Fuyumi, (appena uscito per Atmosphere Libri), durante un corso sulla letteratura horror poiché si tratta di uno strano romanzo, benissimo scritto, estremamente metaletterario, che indaga, attraverso una trama meticolosa, le grandi domande alla base del genere.
La protagonista è una scrittrice di romanzi horror che per anni è stata anche curatrice di una raccolta di racconti dell'orrore.Per questo motivo, nel corso degli anni, molti fan le hanno inviato storie sovrannaturali delle quali erano protagonisti (o sostenevano di esserlo) nella vita reale.
Un giorno riceve la lettera di una sua lettrice, Kubo, che le racconta di essersi appena trasferita in un nuovo condominio, ma dopo appena pochi giorni ha iniziato a sentire in casa alcuni strani rumori. Dopo molto osservare, si era resa conto che provenivano principalmente da una stanza, dove era riuscita a intravedere il pezzo di un particolare kimono come pendere dal soffitto.
Leggendo, la scrittrice si rende conto di aver ricevuto, anni prima, una lettera con una storia simile e si capisce che si tratta dello stesso condominio. A quel punto decide di contattare Kubo e di indagare assieme a lei sui motivi cha avrebbero potuto la casa ad essere infestata dai fantasmi e se, soprattutto, si può parlare di fantasmi.Il libro infatti viaggia sempre sul sottile crinale del dubbio: ciò in cui la scrittrice e Kubo si imbattono è in effetti qualcosa di sovrannaturale o la loro è semplice suggestione?
La trama prosegue seguendo il filo di ogni bravo romanzo o film horror: per comprendere ed estinguere le cause del male bisogna arrivare all'origine.
Iniziano quindi separatamente una meticolosa opera di ricostruzione: chi abitava prima nell'appartamento? E' solo l'appartamento di Kubo a sembrare infestato o anche il resto del palazzo? E se invece fosse il terreno a contenere la radice del male?
Si procede quindi in una selva di dubbi, di suicidi pregressi, di dicerie, pettegolezzi, famiglie distrutte, malattie. E più si va avanti più sembra che l'origine del male si sposti nel tempo: forse era una famiglia disgraziata, forse un edificio in fiamme, un ragazzino malato, una spada maledetta.
Ma quanto a fondo bisogna andare per capire dove si annida il male? E perché alcuni fatti drammatici dovrebbero contenere uno specifico seme malvagio? Cosa causa il perdurare di una maledizione?
I dubbi delle due protagoniste sono gli stessi dubbi di un lettore appassionato di horror o di uno scrittore che si trova ad affrontare una trama.
Cosa determina l'insorgenza del male? E perché decidiamo che uno specifico suicidio, una morte disgraziata o un incendio doloso debbano per forza essere connessa a qualcosa accaduto molti anni prima?
Nel libro gli anni passano inesorabili. Le due donne cambiano case, chiedono aiuto, cercano testimonianze, e seppur scettiche iniziano con terrore a guardare ai malanni dai quali entrambe, in tempi diversi, sono afflitte. Normale routine o l'effetto di aver in qualche modo sfiorato il male?
Diceva un famosissimo passo di Nietzsche che se a lungo guardi l'abisso, anche l'abisso ti guarderà ed è forse la morale del libro e del fascino che la narrativa dell'orrore ha sui lettori.
La scrittrice e Kubo sono attratte e respinte allo stesso tempo dall'idea di seguire il filo rosso che dovrebbe svelare loro chi infesta la casa di Kubo.
Tuttavia, più l'indagine si fa approfondita maggiore è la sensazione che le disgrazie concatenate non siano altro che un reciproco guardarsi tra abissi.
L'idea che il male sia un contagio è alla base di altre storie. Da "The Ring" che crea un vero e proprio nesso tra un virus reale e un virus fantasma, a pellicole come "Il tocco del male" in cui un demone passa di corpo in corpo attraverso un semplice tocco.
Ed è un'idea affascinante perché, forse, è l'unica parte reale delle storie dell'orrore.
Il male arriva dalle vie più impensate, attecchisce dove trova un terreno fertile, perseguita, porta alla pazzia, rende gigantesche cose microscopiche e viceversa.
Il libro si ferma un passo prima della soluzione, proprio come un buon trattato di narrativa dell'orrore dovrebbe fare, lasciando la domanda finale al gusto del lettore: è tutto vero e il male può prendere una forma che possiamo capire e combattere, oppure è solo un'incredibile suggestione che rimane attorno a noi come una polvere, una nuvola da attraversare senza rimanere indenni?
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