Non molti anni fa, nella nostra stessa galassia era nato e morto l'uomo che avrebbe tormentato le mie notti di tesista di materie umanistiche con le sue astrazioni matematiche. Era strano, faceva la maglia, era un eroe di guerra, omosessuale, spiritoso e molto balzano, il cui nome, Alan Turing, dopo anni di oblio riecheggia finalmente nelle nostre stanze.
Non è secondario il fatto che fosse omosessuale, a ciò deve il suo suicidio indotto da una società incivile e puritana in cui lui ingenuamente confidò, dichiarandosi tale, convinto (in un'epoca in cui neanche la stragrande maggioranza dei gay ne erano convinti) che non ci fosse assolutamente niente di male.
Il centenario della sua nascita l'anno scorso, e le scuse molto tardive di Cameron, hanno riportato alla luce la vita di questo genio, che precedentemente era stato strappato dall'oblio e dal sonno dei mostri, solo dalla bellissima biografia di Andrew Hodges, "Alan Turing. Storia di un enigma", edita in Italia da Bollati Boringhieri.
Le biografie sono un genere che mi affascina molto, probabilmente c'è in me del voyerismo pettegolo e non me scuso. Solitamente ne traggo un effetto galvanizzante non secondario: se in un lasso di tempo tanto breve una persona è riuscita a fare questo, perché non dovrei impegnarmi molto di più anche io?
Questa biografia in particolare poi, è davvero considerevole.
L'autore è matematico prima che scrittore, ciononostante è riuscito a spiegare anche ad una profana come me i complessi passaggi tra la matematica e l'informatica che Turing si pregiò di compiere sognando macchine che lo comprendessero meglio degli uomini.
Oltre ad una ricostruzione particolareggiata della sua vita e morte (per chi non lo sapesse mangiò una mela avvelenata, Biancaneve style, dopo che un tribunale inglese lo costrinse ad una terapia ormonale per "guarire" dall'omosessualità), il libro insiste molto su un concetto che mi è caro.
Turing non fece quel che fece perché era omosessuale. Sarebbe stato un genio a prescindere. Tuttavia se non fosse stato omosessuale non avrebbe avuto quella diversa concezione del mondo che lo ha indotto a cercare nuove strade. E' qualcosa di sottile, ma è questo secondo me il vero motivo della supposta creatività gay. Dover continuamente adattare e adattarsi ad una realtà che è costruita per un altro modello dominante.
Lo consiglio, per Turing, per la scrittura e per il gusto di riuscire a capire qualcosa di scientifico anche quando non si è portati manco per sbaglio.
Da leggere in maniera complementare, aggiungerei "Enigma. La strana vita di Alan Turing" la graphic novel di Francesca Riccioni e Tuono Pettinato edita da Rizzoli Lizard.
Lo stile è quasi fiabesco, e proprio per questo lo farei leggere a mani basse già alle medie. Quando vedo i genitori della domenica alle prese con gli stessi identici libri per l'estate che gli insegnanti rifilano ai loro figli, mi chiedo sempre perché la scuola non usi un filo di inventiva in più. Se avessi letto un libro del genere a 13 anni magari avrei trovato qualcosa di affascinante nella matematica, chi lo sa.
(Ok, lo so, è una pura illusione, ma lasciatemi sognare, e il discorso rimane valido comunque).
io recentemente ho preso "L'eredità di Alan Turing. 50 anni di intelligenza artificiale" ;)
RispondiEliminaCom'è? Io conosco anche "L'uomo che sapeva troppo. Alan Turing e l'invenzione del computer" di David Leavitt, ma non me ne han parlato molto bene...
EliminaEcco due opere che vorrei leggere. Ho conosciuto Turing per l'esame di storia dell'informatica e ne sono stata letteralmente conquistata. Una mia amica arrivò persino a farci la tesi.
RispondiEliminaAnche a me hanno parlato male dell'opera di Leavitt a lui dedicata, ma siccome amo Leavitt, vorrei comunque leggerlo e farmi una mia opinione.