Come ormai saprete, i miei post di rancore più sentito verso i clienti nascono di lunedì, essendo la domenica il magico giorno dell'apertura delle gabbie dell'umanità.
Ecco quindi per voi la terza parte del bestiario ragionato dei Clienti più Molesti. Quali orribili, chimeriche creature si aggiungono alle nostre liste di proscrizione? Quali draghi della maleducazione, lonze dell'ignoranza e calamari mostruosi dell'idiozia?
COLORO CHE VOGLIONO ESSERE SERVITI:
"Mmm, spero che il mio libro giunga presto..." |
Attendo il momento in cui mi daranno l'euro per andargli a prendere il caffè al bar.
I SEMINATORI:
Li detesto. Esistono tutta la settimana, ma la domenica raggiungono il loro acme. Prendono venti libri, trenta libri che non compreranno mai, se li caricano e spariscono. O li stanno rubando oppure sono loro, i terribili seminatori, che per tutta la libreria, seminano pile di libri a caso costringendoti ad una caccia al tesoro perpetua. Nei casi migliori trovi 37 libri sul Feng Shui nella sezione di religione, nel peggiore 15 versioni del Kamasutra in quella per bambini. Tempo perso tra il reperimento dei volumi e la risistemazione: incalcolabile.
La variante sadica prevede che il cliente non molli la pila in giro, ma inserisca i libri a caso negli scaffali. Col risultato che ti danni a cercare in antropologia, un libro che come minimo è stato ficcato nella sezione di cinema. E come diceva il mio prof di biblioteconomia "Un libro sistemato male è un libro perduto".
QUELLI CHE VOGLIONO IL FAVORE FAVORE:
Lo sguardo implorante da "Marcellino pane e vino" precede l'odio funesto per il non esaudimento del favore. |
In Italia c'è questa credenza barbara che coloro che lavorano nei servizi e/o a contatto col pubblico, non vogliono farti avere quello che ti spetta, a priori. L'unico modo per ottenere davvero ciò che vuoi è sfracassare le palle a oltranza. Insistere, insistere, insistere, chiedere favori e favori come se si fosse in un punto di morte. Arrivano queste donzelle fonate e ti chiedono un libro sul Wedding Planner. "Guardi ce n'è arrivato forse uno oggi, ma è ancora negli scatoloni, quindi niente, passi domani." "Oddio no, mi faccia questo favore, lo prenda".
Spiegami razionalmente perché dovrei passare più di mezz'ora a indovinare in quale dei 30 scatoloni arrivati un'ora prima sia questo libro, svuotare lo scatolone e portartelo.
"Non si può." Inizia allora il miagolio del favore. Favore è anche andare a prendere al posto loro un libro in una sede dall'altro capo della città, favore è provare a cercare in magazzino una cosa che NO non c'è, favore è fare un ordine che non arriverà (per poi farti insultare), favore è chiamare la casa editrice per sapere se il libro che hanno tra le mani è proprio l'ultima ultima edizione perché no, non credono al catalogo.
La cosa più bella è che se davvero per far terminare il pianto greco, passi un'ora arrampicata tra gli scatoloni e 40 minuti al telefono in attesa che una casa editrice risponda, loro non apprezzano il gesto. Anzi, dopo aver ottenuto ciò che vogliono se ne vanno altezzosi dicendo "Ah, vedi bisogna sempre insistere. In Italia le cose fanno proprio schifo!". Ergo, non si fanno favori a nessuno, manco in caso di morte certa.
I FOLLI DEL LIBRO AUTOPRODOTTO:
Cartastraccia vendonsi. |
La rivelazione ingenera il panico, si comprende di colpo che senza un minimo di pubblicità/visibilità 'sto libro rimarrà per sempre nell'etere. Eccoli quindi passare al contrattacco gli aspiranti epigoni della signora James.
C'è quello che si stampa le copie da solo e le rivende agli amici o tenta di mollartele in conto vendita, quello che istiga gli amici a comprarlo perché così, sono convinti, se vediamo che vanno via molte copie, ci decideremo a tenerlo e quello che passa al guerrilla marketing. Credendosi furbo si lancia in bravate moleste come riempirci a tradimento i libri di minifotocopie col loro slogan autoprodotto:
"Vai su stampailtuolibromeravigliosodicuisentivamolamancanza.it e cerca "Il cuore sfarfallante nel cielo blu", un libro sull'amore, la vita, il dolore e la morte".
Risultato: chili di carta buttati nel cesso, clienti irritati perché attribuiscono a noi tali subdoli mezzi di comunicazione, ulteriore caccia al tesoro per estirpare il maleficio.
Inoltre, vorrei dire a tutti costoro, non ve la tirate: avete pagato per un libro che compreranno i vostri amici, non siete Umberto Eco. Non aspettatevi che vi riconosca, nè che provi reverenziale stima per voi, anzi.
Dedico questo post alla tizia col vestito alla moda e gli accessori invernali di zara che ieri ha reso molto più molesto il mio pomeriggio chiedendomi libri comodamente seduta sulla sua poltroncina, dondolando la gambina inguainata nella calza coprente col piedino nel tacco mille, col suo sorriso stampato falso come Giuda. Tanti saluti a te.
"Guardi ce n'è arrivato forse uno oggi, ma è ancora negli scatoloni, quindi niente, passi domani." -> certo che se gli rispondi così, poi ci vuole coraggio a lamentarsi se ti chiedono di cercarlo :D
RispondiEliminaIl concetto dovrebbe essere "Se passi domani fisicamente lo trovi, ma al momento non è ancora disponibile", anche perchè se lo fosse starebbe sugli scaffali, non gelosamente custodito negli scatoloni!
EliminaAppunto, rispondi che non è disponibile e amen, sennò chiunque si sente legittimato a dirti di andarlo a prendere :D
Elimina(per caso lavori alla IBS di via nazionale? Sabato ero lì, armato di bambini, abbiamo sfidato la manifestazione per farli giocare un po' coi lego :D )
RispondiEliminaAhimè non abito più nella splendente Roma da un po', ma la Melbook è stupenda, anche se non so come abbiate fatto a sfidare il caos della manifestazione!
Eliminadiciamo che la questione del "lavoratore nel servizio pubblico che non vuole farti avere quello che vuoi" potrebbe essere veritiera se si parlasse della Posta o del Comune (so di gente che per ottenere non so che documento s'e' presa apposta un giorno di permesso dal lavoro avendo specialmente i municipi orari orribili per poi magari vedersi chiudere lo sportello in faccia perche' era ora di pranzo, quindi pensano che se ti presenti a muso duro hai speranza di ottenere qualcosa) ma Poste e Comune NON sono la LIBRERIA che diamine
RispondiEliminaMi autodenuncio per lenire un po' il senso di colpa che, giuro, ho: sono una seminatrice. Non lo faccio apposta, non è per cattiveria, so di fare una cosa sbagliatissima ma non riesco a impedirlo. Mi autoinganno, credo in buona fede che comprerò il libro, perché quel libro vuole stare con me e io con lui e non posso non PRENDERLO e portarlo con me, e così per altri libri, salvo poi rendermi conto che non ho tutti quei soldi da spendere e/o quei libri non sono poi fondamentali e/o il libro chebho trovato dopo è più fondamentale per la mia libreria, e insomma a malincuore mi vedo costretta a abbandonarli, o scegliere solo uno o due o tre titoli di una pila di dieci (una scelta che può richiedere un'ora di tribolazioni alla padre maronno). A quel punto per "la pila" scatta la pigrizia unita a un certo trauma infantile, quando in biblioteca mi intimavano di non rimettere a posto i libri consultati. Non voglio seminare ma non so come fare per smettere! Un po' perché ho bisogno di confrontare i libri tra loro (non posso certo portarmi a casa il primo che capita, per quanto interessante), un po' perché togliere un libro dallo scaffale per farlo momentaneamente mio è lo sfogo di una mania di possesso che trova nei libri la più sinistra perversione.
RispondiEliminavai dal libraio e lasciali a lui, non è difficile. Oppure cerca di ricordare dove li hai presi
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