giovedì 17 marzo 2016

Lo scrittore che sembra aver viaggiato nel tempo: Samuel Butler in "Erewhon". Può un'utopia ottocentesca tecnofoba su un paese dalla morale curiosamente sovvertita essere lo specchio preciso dei nostri tempi? Tra delitti, ricchi, macchine astute, luddismo e crononauti fa paura dirlo ma: sì!

Una delle leggende più famose di internet è quella di John Titor, un sedicente crononauta che apparve su alcuni forum nell'anno 2000 asserendo di provenire dal 2036. 
 Il viaggiatore spaziotemporale diceva di essere giunto ai nostri tempi alla ricerca di un particolare modello IBM che avrebbe potuto risolvere una sorta di bug:
 "Io sono stato "inviato" per prendere un computer IBM denominato con la sigla 5100. È stato uno dei primi computer portatili prodotti e ha la capacità di leggere i più vecchi linguaggi di programmazione IBM in aggiunta a APL e Basic. Il sistema ci serve per "debuggare" vari programmi per computer nel 2036."

 Ovviamente, qualsiasi cosa significhi per i profani della programmazione come me.
  Il lato affascinante di questo personaggio fantascientifico è che rispondeva alle domande che gli venivano poste riguardo al futuro prossimo venturo. Egli fece una serie di predizioni alla Nostradamus, parlando di guerre civili americani, di una breve terza guerra mondiale nel 2015, ma anche di una prossima guerra in Iraq e della destabilizzazione del medio oriente. 
 Poi, un giorno, svanì (da notare che il suo andare avanti e indietro nel futuro usava il metodo di "Ritorno al futuro": macchina d'epoca lanciata verso l'eternità alla massima potenza). Ovviamente si sarà trattato di un affascinante troll con una bibliografia fantascientifica di tutto rispetto, però posso assicurarvi che leggendo "Erewhon" di Samuel Butler, vedrete la faccenda di Titor con occhi diversi.
 Perché questo denso piccolo libro che data 1872 è spaventoso nella precisione con cui parla di molti mali e ossessioni del nostro tempo.  In alcuni capitoli la sua preveggenza è tale da far sorgere il dubbio che il caro Butler sia stato una sorta di crononauta e che la mitica Erewhon (annagramma di Nowhere) non sia una terra utopica/distopica che si erge oltre enormi montagne nebbiose del nuovo mondo, ma un modo occulto per parlare di uno strano e incomprensibile, a occhi ottocenteschi, futuro.
 Pensate che stia farneticando o tentando di dare il là spettacoloso al post? Vediamo la trama.
 Il narratore è un giovane senza eccessiva arte né parte che lavora in una colonia inglese (quale non è dato sapere). Mentre lavora, anche a causa dei racconti di un bruttissimo indigeno, guarda con cupidigia le montagne circostanti, misteriose e inesplorate: è convinto che oltre le nebbie si celino terre che vale la pena di rivendicare, così un giorno parte.
  Il servo lo segue, ma poi di colpo lo abbandona terrorizzato e dopo una serie di peripezie giunge a "Erewhon", una terra rimasta isolata dal resto del mondo dove si è sviluppata una civiltà dagli usi e costumi alquanto peculiari. E questo è il punto, vediamo se capite qual è la differenza tra Swift e Butler.
 Gli abitanti di "Erewhon" sono tutti bellissimi (Butler per dire che sono splendidi continua a descriverli come magnifici italiani, grazie Samuel), in salute e relativamente giovani. Tra di loro non ci sono malati, disabili, persone eccessivamente anziane e il motivo è presto detto: ammalarsi o nascere cagionevole di salute a Erewhon è un vero e proprio reato.
Alcuni pensano che Erewhon, nell'immaginario di Butler, si
trovasse in Nuova Zelanda
 Chiunque si ammali viene processato e, in caso di conclamata e ostinata non guarigione, rinchiuso in galera (un tempo venivano giustiziati, ma poi sai...il buoncuore). 
 Altro motivo di reclusione è la povertà: i poveri sono considerati praticamente appestati, del resto di certo se un cittadino è povero ci sarà un motivo e di sicuro quel motivo è una colpa. Essere ricchi invece è un merito incredibile che scusa molte cose, truffe ladrocini compresi. Infatti chi è così stupido da farsi raggirare è colpevole, agli occhi della legge, anche più del raggiratore.
Del resto:
 "Quei potenti organismi che sono i nostri banchieri e i nostri industriali più importanti possono parlare coi i loro pari da un capo all'altro del paese nel giro di un secondo. Le anime ricche e sottili possono sfidare qualsiasi ostacolo materiale [...] Per il ricco la materia è immateriale, l'organizzazione perfezionata del suo sistema extracorporale ha liberato la sua anima. Questo è il segreto, questa è la vera ragione per cui i ricchi ricevono omaggi dai poveri;sarebbe  un errore  supporre che tale deferenza sia ispirata da motivi vergognosi; è il rispetto naturale per tutte le creature viventi hanno per gli esseri di cui riconoscono la superiorità".

 Inoltre in questo misterioso Erewhon non ci sono macchine perché durante una guerra civile avvenuta centinaia di anni prima, la popolazione, incitata da un pensatore che scrisse un fondamentale pamphlet "Il libro delle macchine", distrusse la tecnologia molto avanzata di cui erano in possesso e che stava rapidamente prendendo possesso dei loro lavori e delle loro vite.
 E' probabilmente il capitolo più famoso del libro, il più citato. 
 In principio credevo si trattasse di una satira luddista, ma in effetti i tre capitoli in cui Butler parla delle macchine sono piuttosto complicati e molto oscuri in alcuni punti come se lo scrittore volesse esprimere dei concetti che però non ha afferrato completamente (non sono rari i momenti in cui lo dice di dover saltare alcuni punti perché gli risultano incomprensibili). 
 Il concetto principale attorno a cui continua a ruotare è che l'uomo sta perfezionando così tanto le macchine che un giorno esse acquisiranno una sorta di coscienza e riusciranno persino a riprodursi, soppiantando l'uomo e rendendolo schiavo per poi eliminarlo al momento in cui sarà diventato completamente inutile. 
Cito solo uno dei pezzi, ma i capitoli andrebbero letti per intero perché sono piuttosto complessi da seguire:
 "La forza dell'abitudine è immensa, e il mutamento avverrà in modo così lento che l'uomo non sarà mai ferito troppo vivamente nel suo senso di dignità. La nostra schiavitù si avvicinerà senza rumore e a passi impercettibili; fra le aspirazioni dell'uomo e quelle delle macchine non ci sarà mai un conflitto aperto. Le macchine battaglieranno invece eternamente fra di loro e avranno sempre bisogno dell'uomo per mezzo del quale la loro lotta verrà condotta. Non vi è motivo, in realtà, di preoccuparsi per la felicità futura dell'uomo finché egli potrà essere di qualche utilità alle macchine. E quando diventerà  la razza inferiore, starà infinitamente meglio di adesso. Non è assurdo e irragionevole essere gelosi dei nostri benefattori? E non peccheremmo di completa follia se rifiutassimo i vantaggi che non possiamo ottenere altrimenti, solo perché di quei vantaggi altri profitteranno più di noi?"

 Ci sono poi due capitoli conclusivi sulle abitudini generali da leggere con moooolta attenzione. Il primo parla dell'introduzione della dieta vegana come unico regime alimentare, idea imposta da un profeta fervente animalista il quale:
 "Aveva molto tempo da perdere e, non contento di occuparsi dei diritti degli animali, volle anche fissare le regole del giusto e dell'ingiusto, esaminare i fondamenti del dovere, del bene e del male [...]La base su cui egli decise doversi unicamente fondare il dovere era tale, come è ovvio, da non lasciar posto a molti degli antichi usi del paese. Quegli usi, sostenevano erano tutti sbagliati: e non appena qualcuno si azzardava ad avere opinioni diverse, il vecchio signore si appellava al potere invisibile, con cui lui solo era in comunicazione diretta, e invariabilmente il potere invisibile gli dava ragione."

 Il secondo capitolo si concentra sui fruttariani! E questo senza aver parlato dei maestri dell'irragionevolezza, delle banche musicali (un modo satirico e sottile per parlare delle fissazioni beghine religiose di chi pensa di accumulare, tramite preghiere e opere di carità, bot per il paradiso, come se si potesse essere in credito con Dio), del reato di lutto e molto altro.
Il film da rivedere in proposito: la saga di "Ritorno al futuro"
 Non so, ovviamente se fossi una gombloddista penserei realmente che Samuel Butler è un crononauta o un rettiliano alieno malvagio. Siccome sono una persona razionale la penso come Peppino De Filippo sui fantasmi "Non è vero, ma ci credo".
 Perché ve lo giuro, dopo aver letto questo libro è come se molti pezzi di questo mondo incomprensibile fossero andati a posto: perché Trump sta vincendo le primarie repubblicane (perché non dovrebbe? E l'apice del sogno capitalista), perché ci si sta avviando verso il tecnobarocco, perché la povertà non è più motivo di vergogna per una società, ma solo per il singolo, il povero ecc. ecc.
 Non è che prima non le vedessi è solo che vige il "teorema dell'alieno": quando qualcuno di esterno ti mostra con stupore le tue contraddizioni, è solo allora che le metti a fuoco veramente.
 Da leggere e straleggere.

 Qualcuno lo ha già letto?? Avete avuto la mia stessa impressione o ho le allucinazioni? Commentate e confortatemi!

Ps. Non posso esimermi da un'ultima citazione che ci riguarda da vicino. Butler doveva avere un ideale estetico italiano visto che per definire la bellezza degli erewhoniani continua a dire che sembrano italiani bellissimi. Tuttavia aveva delle opinioni che purtroppo, vista l'odierna cronaca nera del nostro paese, sembrano ancora valide:

"Gli italiani poi, adoperano lo stesso termine per "delitto" e "sventura". Sentii una volta una signora italiana parlare di un suo giovane amico che, stando alle sue descrizioni, pareva dotato di ogni virtù possibile e immaginabile "Ma" esclamò "Povero disgraziato, ha ammazzato suo zio."Riferii a un amico questa frase, che avevo udito durante un viaggio in Italia fatto da ragazzo con mio padre ed egli non parve affatto sorpreso. Mi raccontò anzi che per un paio di anni, in una città italiana, aveva usato noleggiare sempre la carrozza di un cocchiere siciliano, un bel giovane che conquistava subito per i suoi modi simpatici. Un giorno però costui era scomparso. Il mio amico chiese sue notizie e apprese che si trovava in carcere perché aveva sparato al padre tentando di ucciderlo. Fortunatamente la cosa non aveva avuto serie conseguenze. Di lì a qualche anno il simpatico giovanotto riapparve e lo abbordò tutto espansivo.
"Ah caro signore", gli disse, "sono cinque anni che non la vedo: tre da militare e due di disgrazia".
I due di disgrazia erano quelli che il povero ragazzo aveva passato in carcere. Non mostrava il minimo scrupolo di coscienza. Padre e figlio andavano, ora, d'amore e d'accordo, e probabilmente così avrebbero continuato a fare per l'avvenire, a meno che uno dei due non capitasse la disgrazia di ferire mortalmente l'altro."

1 commento:

  1. Letto dopo aver visto il tuo post settimana scorsa: mi manca l ultimo capitolo ma sto ancora assimilando il libro delle macchine. Che è praticamente Io, Robot! Tecnologia futuristica a parte, il libro parla dell'Inghilterra ottocentesca, ma le riflessioni sul culto e sulle università!! potrebbero essere state scritte ieri. A momenti uno ride.. ma dopo cominci a riflettere seriamente! Adesso però vado a leggermi il capitolo sui fruttatiani..

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