venerdì 22 aprile 2016

Non di sola Scandinavia vive la sezione dei romanzi gialli. Quattro titoli per avventurarsi tra i misteri del Mali, polizieschi medievali arabi, Sherlock cinesi e dare una possibilità ad un ormai celebre Botswana.

Questo è il post che stavo scrivendo due giorni fa, prima di partire per incontrare i miei genitori un paio di giornate (distruttive, visto quanto ho camminato, speriamo almeno di essere dimagrite) a Firenze.
 Nel frattempo, in treno, luogo che concilia straordinariamente la lettura, ho iniziato il BELLISSIMO "Americanah" di Cimamanda Ngozi Adichie, scrittrice nigeriana neanche quarantenne a dir poco bravissima. 
 Perciò ho terminato questo post con rinnovata gioia visto che lo scopo era far conoscere storie gialle ambientate in luoghi (e tempi) per noi inconsueti e anche un po' impensabili.
 Sistemando la sezione dei romanzi gialli, di tanto in tanto, mi capitano tra le mani perle ingiustamente ignorate, un po' perché non provengono da grandi nomi, un po' perché non possono apporre la fascetta GIALLO NORDICO in copertina.
 Forza, non c'è solo il freddo e inquietante nord a questo mondo (anche se un tempo, sapevate che il Nord era considerato il punto cardinale delle tenebre?), tutto il mondo ha i suoi investigatori e le sue indagini.

 Siete curiosi? Non vi resta che leggere!

COMMISSARIO HABIB di Konaté Moussa  Del Vecchio editore:


 Il Mali, dov'è il Mali? Più o meno me lo ricordavo da qualche fumosa lezione di storia sul colonialismo.  
Mi era rimasto particolarmente impresso perché ha dei confini che per loro natura in geografia non possono esistere (magari in geometria sì). Dritti, palesemente tracciati da qualcuno a mano, contengono una distesa per la maggior parte desertica a scarsissima densità. La capitale, Bamako, la rammentavo da un esame di geografia in cui fui costretta a imparare tutte le capitali del mondo a memoria (giuro), fine delle mie nozioni.
 Fortunatamente la Del Vecchio editore ha portato in Italia i gialli dello scrittore Moussa Konaté purtroppo defunto.
 Chiariamo le due storie contenute in questo libro, pratico da portare e dal prezzo davvero contenuto, 9,90 euro, hanno un intreccio degno di questo nome, anche abbastanza faticoso da seguire vista la fitta rete di riferimenti sociali a cui si può dare una risposta solo consultando in contemporanea wikipedia.
 Perciò chi ama il giallo ha tutto il gusto dell'investigazione e del dubbio.
 Tuttavia per noi, a mio parere, il motivo di interesse più stupefacente rimane la cornice nella quale queste storie si muovono: cosa c'è in Mali?? Scoprirete un mondo abitato da polizie segrete, metodi di tortura, riti magici arcaici, antiche casate nobiliari, credenze millenarie, polvere, sole, caldo e una popolazione cittadina che vive sospesa tra il 2010 e un'indefinibile epoca arcaica. Lo dico senza giudizio, anche perché darne uno in tal senso vorrebbe dire avere a prescindere un approccio positivista.
 Perciò dov'è il Mali? Cosa succede? E come fa a investigare un commissario di polizia prossimo alla pensione in un mondo stretto tra violenze nuove e riti antichi?
 Come sapere un po' cosa succede in Africa senza sorbirsi per forza un saggio. Straconsigliato.

I GIALLI DI PRECIOUS RAMOTSWE di Alexander McCall Smith:

Voglio citarlo, malgrado siano dei gialli straconosciuti perché ci tenevo a dare una mia opinione sull'opera, almeno quella dedicata a Precious, la prima investigatrice del Botswana, da Alexander McCall Smith, autore zimbawese (bianco).
 Mi capitò di leggerne qualcuno, l'estate di quattro o cinque anni fa e trovai la novità, almeno per me, dell'ambientazione africana, una variante sul tema deliziosa. La mano era felice, si scoprivano tante cose nuove, cibi particolari, usanze lontane e ci si chiedeva dove fosse mai la trama gialla.
 Fosse per me i gialli di Precious non andrebbero neanche nei gialli (oh non li ho letti tutti, magari alcuni sono migliori): i misfatti su cui si indaga sono risibili, Jessica Fletcher sarebbe in grado di risolvere l'arcano in due pagine e anche al lettore non è che ne servano di più.
 Rimane apprezzabile, soprattutto quando non si ha voglia di niente di difficile e di nessun giallo a base di sangue, violenza, drammi e psicodrammi. Non boccio Precious e neanche la scorrevole scrittura di McCall Smith s'intenda, ma ecco, i gialli sono un'altra cosa.

GIALLI D'ORIENTE di AA VV Manni editore:

 Strano libro per tanti motivi.
1) Ha il testo arabo a fronte (ve lo dico, soprattutto ai librai, così nel caso lo ordinaste, quando qualcuno viene implorando libri col testo a fronte in arabo e libri in arabo, avete almeno un testo da proporgli.
2) Sono piccolissimi racconti scritti durante l'era abbaside, il medioevo arabo che si estende dal 750 al 1258.
3) La domanda è: scrivevano quindi davvero dei gialli durante il medioevo in medio oriente?
 Ni. Nel senso che effettivamente hanno la forma propria di un giallo (tenete presente che sono lunghi al massimo 3 o 4 pagine). Succede un fatto, generalmente un furto o un omicidio, e qualcuno viene chiamato a cercare colpevole e movente.
  Quel qualcuno è di solito o un giudice o un sultano o l'autorità massima che esercita la funzione di giudice sul luogo del misfatto.
 Qualche volta ci sono delle intuizioni raffinate, altre volte, insomma, siamo tutti bravi a scoprire il colpevole torturando la gente.
 Si tratta in generale di una serie di exempla in cui gli autori proponevano una casistica morale dell'epoca: cosa fare con ladri? Briganti? Adultere? Come scoprirle ed esercitare la legge islamica.
 Introduzione interessante, precise e non troppo complesse le note, anche la traduzione non è affatto oscura. 
Consigliato soprattutto a chi ama i classici medievali.


SHERLOCK A SHANGHAI di Chen Xiaoqind ed. O Barra O:

Non di solo Qiu Xiaolong vive il giallo cinese. L'autore, oggi in esilio, che ci racconta attraverso i suoi gialli la complessa società cinese contemporanea, ha ovviamente dei predecessori.
 Uno di questi è Chen Xiaoqing, autore cinese della prima metà del '900 che ha immerso il suo amato protagonista (una trentina i volumi a lui dedicati), il detective Huo Sang nell'affascinante Shanghai degli anni '20 e '30.
 Le storie selezionate per il libro sono sette racconti in cui in effetti Chen Xiaoqing imita in modo incredibilmente evidente lo stile di Conan Doyle: un detective intuitivo e portato a dubitare, raffinato deduttore e cortese investigatore, affiancato da una spalla, il suo assistente, ben più avventata, facile all'inganno (e indispensabile per spiegare i ragionamenti dietro alla risoluzione di casi praticamente solo deduttivi).
 Si dice elementare Bao Lang e diventa incontrollabile la voglia di trovare tutti i punti in comune nella perfetta imitazione orientale dell'inglesissimo Sherlock. Il tutto, possibilmente, mentre si divora cibo cinese in quantità.

Aggiungo, nel caso sventurato vi incappaste in biblioteca, come è capitato a me, di evitare come la peste i gialli di Tarquin Hall che hanno per protagonista Vish Puri, detective indiano. Sono ORRENDI.

Vi incuriosisce qualcosa? Avete già letto qualche perla o me ne consigliate altre? Scrivete! 

6 commenti:

  1. Carissima, sono felice che hai citato la Precious di McCall Smith! Hai ragione: i suoi non sono "gialli". Francamente, credo che McCall Smith sdogani i suoi romanzi come "gialli" per venderli di più, perchè certo anche quelli della filosofa Isabel Dalhousie sono più esercizi morali che intrighi criminosi! Però trovo intrigante al limite dello sconcertante il "trasformismo stilistico" di McCall Smith. La sua scrittura è abilissima nel ricalcare mentalità, stile di vita e "sapore" di determinate culture. Leggera, solare, ingenua e naif quando scrive del Botswana (e dimmi se non t'è venuta voglia di andarci!); più densa, raffinata e quasi onirica per Edimburgo (e farei una capatina pure lì!). Io comunque li trovo deliziosi anche se concordo con te: i gialli sono un'altra roba! P.S: che ne pensi di R.T. Raichev e di "Giallo Banana" di Costanza Durante e Giovanni Giamberardino?!?

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  2. A favore della casa editrice dei romanzi di Chen Xiaoqing, devo dire che ha dopo vent'anni FINALMENTE ripubblicato tutti i romanzi appartenenti alla serie "I casi del giudice Dee", di Robert van Gulik.
    Sono dei bellissimi e avvincenti romanzi gialli ambientati durante l'epoca T'ang (forse uno dei periodi di massimi splendori culturali della Cina, tra il 700 e l'800 d.C., in cui si sono viste trasformazioni economiche, artistiche e letterarie senza precedenti), in cui un mandarino, il giudice Dee, appunto, si sposta da un lato all'altro dell'Impero di Mezzo svolgendo la sua funzione di magistrato. Nell'esercizio delle sue funzioni si trova a indagare su una serie di misteri affascinanti ed avvincenti.
    L'autore è un occidentale, ma si tratta di uno dei più grandi accademici e orientalisti del secolo scorso, Robert van Gulik, che sposò una principessa manciù e fu ambasciatore presso il Kuomintang a Pechino e a Tokyo.
    Sono bellissimi, e li consiglio a tutti: dipingono in modo vivido e affascinante un'epoca scomparsa, che noi italiani conosciamo solo per sentito dire e in maniera puramente vicaria, piena di pregiudizi.

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  3. Da un po di tempo ho " abbandonato " la Scandinavia, perché i vari Mankel, Holt, Nesser, Nesser ,Lackberg ,Marklund ,Sjowall ( e dimentico certamente qualcuno ), raccontano un mondo che potenzia di molto il mio pessimismo. Per questo mi basta leggere il giornale. McCall Smith invece, con la sua Precious, mi porta in un paese dove i problemi si possono risolvere con tolleranza saggezza. O forse è quello che mi piace pensare.
    Finora ho letto solo 3 gialli di autori cinesi ( Qiu Xiaolong, Diane Weiliang ) che però vivono fuori della Cina. Mi interessa quindi Chen Xiaoqind, che penso vivesse a Shanghai, in un periodo molto interessante.
    Ti seguo da un po di tempo e siccome amo moltissimo il giallo storico (Comastri Montanari, C. Robb, Tremayne, Doody, E. Peters, A. Perry, J. Goodwin) mi piacerebbe sentire il tuo parere su questi autori e i loro eroi.

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  4. Nel tentativo di essere concisi, spesso si scrivono coglionate. No, non credo che i problemi del Botswana si possano risolvere con la sola buona volontà. Ma con un po più di saggezza e tolleranza, sì, come in tutto il mondo, del resto. I gialli scandinavi sono stati la mia lettura preferita per molti anni, ma ho fatto il pieno di "sangue, violenza, drammi, e psicodrammi" e soprattutto di una atmosfera che non induce certo all'ottimismo. Quindi ora a piccole dosi, please.
    Ma se in un giallo c'è un detective alla Sherlock, intuitivo, cortese e magari anche affascinante, bene questo fa per me.

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    1. Ammetto che anche io preferisco di gran lunga i gialli diciamo d'atmosfera. Ossia quei gialli in cui la trama gialla è importante, ma l'ambientazione lo è allo stesso modo.
      Preferisco perdermi negli assurdi metodi polizieschi della polizia maliana o nella struttura contemporanea della distopica Cina, piuttosto che sapere per filo e per segno come sminuzzano i morti. Anche per questo gli scandinavi, bravissimi per carità, ma anche basta.

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    2. "Ma se in un giallo c'è un detective alla Sherlock, intuitivo, cortese e magari anche affascinante, bene questo fa per me".
      Chiedo scusa ma... hai mai letto i romanzi del ciclo dell'Ispettore Lynley, di Elizabeth George?
      Più Sherlock, affascinante e cortese di così... è un visconte!
      La cosa interessante è che non sono gialli truculenti, ma molto psicologici e "vecchio stile", pieni di riferimenti socioculturali che possono stare in piedi soltanto in una società tradizionalista e classista come quella della Gran Bretagna. Sono, oltretutto, scritti magnificamente.

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