domenica 19 marzo 2017

La nobile arte del saper lasciare andare. Quando si indugia troppo al lungo in ritorni impossibili, la vita rischia di sfuggirci tra le mani: la metafore de "La seconda vita di Naoko".

 C'è una puntata di Grey's Anatomy che mi torna sempre in mente. 

 Callie, l'ortopedica che molte puntate dopo si scoprirà lesbica, è stata lasciata dal marito per un'altra e non riesce a farsene una ragione in nessun modo.

 All'ospedale arrivano due donne che si sono ferite in una sorta di battaglia tra spose: c'è un abito nuziale a cui entrambe sono attaccate, quella che rimarrà attaccata per ultima avrà il matrimonio spesato da non so quale sponsor.

 Per tutta la puntata, nonostante le ferite e le preghiere dei compagni, nessuna delle due molla il colpo. Poi a un certo punto Callie sbotta "Basta! Bisogna capire quando è finita! Bisogna lasciar andare!".

 Molte puntate di Grey's Anatomy sono costruite in modo che l'assurda vicenda clinica che fa da ossatura alla storia, sia in realtà una sorta di allegoria dei problemi che attraversano i dottori protagonisti.

 Del resto il successo di questa serie, che potenzialmente è un Beautiful con un tasso di morti ancor più elevato, sta proprio in questo espediente: l'incredibile capacità di usare la medicina come metafora della vita.

 Questo episodio mi è tornato in mente con forza incredibile, leggendo un libro che avevo preso senza, in verità, moltissime aspettative: "La seconda vita di Naoko".

 Le non aspettative erano dovute al fatto che gli autori orientali sono potenzialmente assai morbosi.

 Robe che uno scrittore occidentale affronterebbe con circospezione, ansia  e qualche cicchetto di vodka, per loro (forse c'entrerà il famoso senso di colpa cristiano) è pane quotidiano.

 "La seconda vira di Naoko" di Keigo Higashino (di cui avevo letto un giallo, "Impeccabile" che non mi era piaciuto per niente) aveva tutte le potenzialità per essere la roba più morbosa della terra.

 Narra infatti la storia di Heisuke, un operaio meccanico, che un giorno riceve una tristissima telefonata: sua moglie Naoko e sua figlia di 12 anni, Monami, sono state coinvolte nell'incidente di un bus in montagna.
 Heisuke si precipita sul posto, ma niet, quando arriva, sua moglie Naoko spira mentre sua figlia Monami sembra aver subito dei danni cerebrali irreversibili.

 Invece Monami si sveglia miracolosamente. Ma. C'è un MA grosso come una casa. Monami si risveglia infatti con lo spirito di Naoko. Quindi corpo della figlia, anima della madre.
 Capite voi che c'era da spalancare la porta dell'inferno.

 Invece Higashino dimostra una misura, una gentilezza e una sensibilità incredibili.

 La domanda di fondo è molto potente e inquietante: cosa accadrebbe se vostra moglie si reincarnasse in vostra figlia?

 Higashino trasforma un tema che poteva essere foriero di tabù e inquietudini fastidiose in una metafora del non saper lasciare andare.

 Heisuke infatti è un uomo molto innamorato della moglie, onesto, incredibilmente retto, e decide che tutto quello che può fare davanti a una situazione del genere è fingere di fronte a tutto il mondo che Monami sia viva, ritenendosi tuttavia sempre legato al vincolo matrimoniale con Naoko.

 Capisce anche lui che sua moglie è ormai fisicamente irraggiungibile, pur tuttavia non riesce a staccarsi in nessun modo dal sentimento che la unisce a lei.

 Naoko invece, dopo un attimo di comprensibile smarrimento, decide di sfruttare al massimo questa seconda possibilità. 


Non indugia molto sulla sua passata condizione esistenziale e neanche particolarmente sulla morte della figlia, il suo nuovo obiettivo di vita è pretendere tutto quello a cui come Naoko aveva rinunciato.

Keigo Higashino
 Se come Naoko era stata una studentessa nella media e aveva deciso di sposarsi abbastanza giovane con un operaio, come Monami decide di puntare al massimo: diventare medico, studiare nelle migliori scuole e condurre una vita diversa, migliore.

 Ed è questo "migliore" che Heisuke non riesce a comprendere.

 Per lui la vita che si era costruito con Naoko era già la migliore. Aveva un lavoro che gli permette di vivere dignitosamente, una moglie e una figlia amatissime, dei bravi colleghi, una vita piccola e piena di sacrifici, ma molto amata.

 Per lui, scoprire che Naoko si sentiva infelice è sconcertante.

 Eppure non riesce a lasciarla andare. Inizia a indagare sulle motivazioni per cui è avvenuto l'incidente in bus: perché l'autista era tanto stanco? Davvero faceva straordinari su straordinari? E perché se viveva comunque in una topaia con la sua seconda moglie?

 Per Naoko rinuncia a un nuovo amore e inizia a essere ossessionato dai nuovi compagni, dai ragazzi con cui Naoko va a scuola e con cui condivide la vita piena di soddisfazioni che si sta costruendo.
 E' la cronaca di un disamore raccontata in modo estremamente originale.

 Naoko si allontana freddamente ed Heisuke non vuole lasciar andare.

 Come finisce ovviamente non posso dirvelo, ma fino all'ultima riga tiene sospeso quel senso di tristezza e di profonda contrizione che avviene quando qualcuno che conosciamo ci chiama per dirci: "Lei (o lui) non mi ama più".

 E tu non sai mai cosa dire, perché hai le sue stesse domande: come può qualcuno che prima ti adorava come la luna e le stelle, smettere di farlo? Quale insondabile mistero si cela sotto questo inspiegabile mutamento?

 La freddezza di Naoko lascia supporre che sarebbe avvenuto comunque, incidente o meno, stramba situazione o meno, sarebbe comunque finita così.

Lo si comprende anche dal finale, quando diventa chiaro che nonostante tutto Heisuke non è mai riuscito a lasciar andare e la sua prima e unica vita è andata ormai sprecata.
 Un errore in cui in molti indugiano.

 Qualcuno di voi lo ha letto? Testimoniate!

2 commenti:

  1. Ma è di una tristezza pazzesca! Perchè lui perde non solo la moglie ma anche la figlia! :-(

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    1. Sì, è molto triste, non ho detto neanche come finisce tra l'altro :(

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