mercoledì 24 marzo 2021

Piccole recensioni tra amici. "Patria" di Bruna Martini, "Tolkien" ReNoir edizioni e "I gatti non ridono" di Mukai Kosuke. Tre libri tra guerra, fumetti e finali che prima o poi bisogna scrivere.

  In  questi primi tre mesi dell'anno le letture sono state solo parzialmente fruttuose.

 Un po' io ho perso nuovamente la concentrazione, come durante il lockdown dello scorso anno, un po' ho fatto fatica a trovare titoli, soprattutto di narrativa, con quel più che li rende coinvolgenti al punto da far risorgere la mia concentrazione (ora ho grandi aspettative su un libro ambientato dalle mie parti che sta girando molto, "L'acqua del lago non è mai dolce" di Giulia Caminito, dovrebbe arrivarmi la prossima settimana) e un po' boh, è un periodo strano.

 Lo è per tutti, ma per me lo sarebbe anche senza la piccola complicanza del Covid.

 COMUNQUE. Qualcosa in questi mesi ho letto e ho anche documentato sui social, ma a me piace sempre continuare a lasciarne traccia sul blog, sia perché mi piace scrivere e scriverne, sia perché so che molti i social giustamente non li seguono e quindi magari si chiedono che fine abbia fatto.

 Ecco qui quindi tre mie piccole recensioni tra amici!


PATRIA di Bruna Martini ed. Becco Giallo:

 Come vissero la guerra i bambini italiani? Cosa videro? Come fecero ad andare avanti e sopportare? Cosa capirono davvero del conflitto e delle dinamiche in gioco? Avevano la sensazione che ci fosse, talvolta, qualcosa di sbagliato nel modo di ragionare degli adulti?

Sono domande interessanti in generale, forse ancor di più adesso mentre ci chiediamo cosa capiscono e cosa ricorderanno i bambini di questo periodo (nella viva speranza che finisca).

 Bruna Martini ha provato a rispondere attraverso la storia della maggiore delle sorelle di sua nonna: sua zia Graziella, una bambina molto intelligente e volitiva (devo dire che sin dalla foto in copertina mi ha ricordato molto mia nonna, i bambini dell'epoca erano di un'altra pasta).

 Ne viene fuori una piccola epopea personale in rima, in cui la piccola Graziella cerca di discernere il bene e il male attraverso un amico immaginario incarnato da un parente antifascista in esilio. 

 La gravità del momento è chiara a Graziella, anche se non l'entità dell'orrore ovviamente, e il dubbio che ci sia qualcosa di più grave della fame e delle privazioni, le arriva una sera attraverso quella che sembra di colpo la cosa più bella da molto tempo: una meravigliosa tavola imbandita da ogni ben di Dio. 

 Ma da dove viene quel meraviglioso cibo che sembrava scomparso con l'inizio della guerra? Chi è stato sacrificato per quell'abbondanza?

Un libro per parlare del periodo della guerra ai bambini. Non so se le intenzioni dell'autrice fossero esattamente queste, ma l'ho trovato molto adatto per raccontare il tema ad un pubblico dei primi anni delle elementari, sia per via dei disegni che del modo di narrare, come fosse una lunga filastrocca.


TOLKIEN di Willy Duraffourg e Giancarlo Caracuzzo ed. ReNoir:

 Quando ero bambin, per casa girava (non certo senza il dubbio che, sotto sotto, fosse una cosa losca) il volumazzo della Bibbia a fumetti. In verità era molto appassionante e ricco di potenzialità attrattive anche per ragazzini ben lontani dal subire il fascino della religione. 

 Alla fine, letta da un certo punto di vista, e i fumetti in questo senso aiutavano, la Bibbia è anche un grande libro di avventure, pieno di battaglie, eventi magici, maghi, profeti e profetesse, malvagi e mostri.

 Questa biografia a fumetti di Tolkien mi ha molto ricordato l'impostazione della fu Bibbia a fumetti.

 La storia racconta le vicende dell'infanzia, ma soprattutto della gioventù di Tolkien, funestata dalla grande tragedia collettiva della seconda guerra mondiale.

 Rimasto orfano abbastanza presto di entrambi i genitori, ripudiato (almeno aveva un fratello con cui condividere il tutto) dalla famiglia della madre a causa della conversione religiosa della donna al momento del matrimonio, cresce sotto la tutela di un prete che si occupa dei suoi studi e alloggi.

 Proprio da una delle varie affittacamere conosce la sua futura moglie, Edith, di qualche anno più grande di lui che riuscirà a sposare solo molti anni dopo.

 Ma la storia si concentra principalmente sul rapporto tra Tolkien e un gruppo ristretto di suoi carissimi amici conosciuti durante gli studi. Il destino collettivo che li portò a doversi arruolare e a partire per una guerra crudele nella quale alcuni di loro morirono fu tra le spinte principali che portarono Tolkien ad elaborare il suo grande universo fantastico, che albergava da tempo dentro di sè.

 Forse in tempi normali una storia del genere, raccontata con un tratto e un ritmo didascalici non mi avrebbe colpito particolarmente, ma è difficile non provare empatia in questo momento per un qualcosa che parla anche di noi che, anche se chiusi in casa, siamo come dispersi in una strana guerra che non capiamo, cercando di resistere aggrappati alla forza dei sogni.


I GATTI NON RIDONO di Mukai Kosuke ed. Atmosphere Libri:

Ne verrebbe fuori un grazioso film (se non lo hanno già fatto, non so) su questo lieve romanzo che racconta un piccolo finale.

 Il titolo lascerebbe intendere che il finale sia quello della vita di Son, gatto amatissimo dalla sua padrona Renko, malato e sul crinale della morte.

  In realtà è il suo ex co-padrone Hayakawa, ex compagno di Renko a poter mettere fine, grazie a lui, ad una parte della sua vita rimasta in sospeso per troppo tempo.

 Hayakawa pensa che il suo problema sia l'alcolismo, ma come spesso avviene, l'alcolismo è l'effetto e non la causa di un malessere che non riesce a identificare, tra il lavoro che non ama più e nuove compagne a cui riesce ad appassionarsi poco (o almeno così gli piace credere).

 Quando Renko, regista con la quale aveva avuto una lunga relazione, lo contatta perché venga a dire addio al gatto che avevano adottato insieme, Hayakawa pensa sia qualcosa che non lo riguarda più, ma scoprirà di non aver mai detto addio né a Son né a Renko.

 Non la ama più, ma non le ha detto addio, e sappiamo tutti che un passato col quale non abbiamo fatto i conti è un fantasma in grado di divorare l'esistenza.

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