Come saprete se leggete questo blog, io non ho molta simpatia per gli anniversari di morte degli autori. Certe volte, la libreria mi pare listata a lutto come le bacheche con gli annunci mortuari che usano nel mio paese (qui al nord usano invece queste strane coccarde grigie da appendere ai portoni dei palazzi, stile fiocco per le nascite all'incontrario). L'altro giorno ho persino proposto la proposta "I grandi morti del 2013", un libro per ogni defunto famoso dell'anno. Sono stata cassata, ma secondo me poteva avere un senso.
Questo preambolo per scusarmi e dire che non voglio compiere opera di sciacallaggio con questo post. Era già da qualche tempo che pensavo di scriverlo, poiché Fabrizio de André è senza dubbio sin dalla mia politicizzata adolescenza, uno dei grandi miti musicali assieme a Guccini e De Gregori.
Anni fa mi capitò di comprare ad un mercatino una biografia di De André, che trovai orrenda. Cesare Romana, già autore di"Amico Fragile", (che dopo questa prima esperienza mi sono rifiutata fermamente di cercare), fa ciò che un biografo non dovrebbe mai fare: si mette al primo posto.Leggendo "Smisurate preghiere" è praticamente impossibile vedere Fabrizio de André. Quello che si vede è Cesare Romana che fa varie cose, di cui sempre e sempre ci ricorda quanto fosse immensamente bello e stupendo, in relazione a Fabrizio De André. Ricordo che lo terminai con un certo fastidio, molto delusa, tanto che mi ripromisi di non ritentare l'impresa.
Anni dopo però caddi di nuovo nel ciclico tranello(ciclico perché io tendo ad ascoltare De André maggiormente in uno specifico periodo dell'anno, l'autunno. A Guccini va l'inverno, a De Gregori la primavera/estate non chiedetemi perché) e mi arresi a "Non per un dio, ma nemmeno per gioco" di Luigi Viva. Tra le due, senza ombra di nessun dubbio, questo secondo libro è il migliore per vari motivi:
1) Non scade nell'agiografia (ho capito che era un genio, ma anche un essere umano).
2) Ha molto materiale di primissima mano, non rimaneggiato e contestualizzato.
3) Offre un quadro, soprattutto degli anni giovanili, molto coerente e completo.
Ciò che invece proprio non va, ovviamente a mio parere, è la mancanza di un progetto più ambizioso. Ci sono biografie di grandi autori scritte non solo in modo completissimo e molto più approfondito (ci sono degli episodi, come anche il rapimento o la conoscenza di Dori Ghezzi che scivolano via in 10 righe, altri anni che vengono totalmente tralasciati), ma anche con un piglio discorsivo che le rende indubbiamente più affascinanti. Il grande pregio di tali biografi, in genere anglosassoni, è quello di restituirci una vita non romanzata, ma scritta come un romanzo. Spero che un giorno qualcuno si cimenti nell'impresa, perché un personaggio e soprattutto, una persona come De André, meriterebbero in pieno un tale trattamento.
Detto ciò, in corso d'opera di questo post (che rimando da vari giorni appunto per la questione dello sciacallaggio), mi è venuto in mente di far questo gioco che come avrete ormai capito mi sollazza assai: abbinare ad ogni (o quasi) album di De Andrè, un libro da leggere. So che a giocare coi mostri sacri si finisce scottati, ma vabbeh al massimo inveirete funestamente contro di me nei commenti.
Iniziamo!
VOLUME I:
Per questo album molto eterogeneo, avevo pensato ad un libro sul tema della prostituzione, tuttavia, poiché tema delicato est, rischiavo di finire per consigliare uno di quei saggi di tragedia e/o specialistici che non erano nei miei intenti. Infine, ho declinato verso "Menestrelli e giullari. Il medioevo di Fabrizio De André e l'immaginario medievale nel novecento italiano" ed. Edifir, in onore alla famosa "Carlo Martello ritorna dalla battaglia di Poitiers". Infine il medioevo rischia sempre di essere una sorta di ambientazione buona per "Il trono di spade", ma era davvero così? Domanda retorica, ma nel libro rispondono indubbiamente meglio di me.
TUTTI MORIMMO A STENTO:
Se il tema dell'album è la morte interiore che si attraversa a piccole dosi durante la vita, la canzone, per me più bella è "Tutti morimmo a stento" che ho sempre interpretato come una delle maledizioni più potenti mai descritte. Il libro che propongo è perciò il letto e strariletto, ma mai abbastanza letto "Noi, i ragazzi dello zoo di Berlino". Leggevo in un'intervista all'autrice, di cui dovrebbe prima o poi uscire finalmente la traduzione della recente autobiografia, che tutt'ora considera inspiegabile il motivo del grande successo del suo libro. La signora, per quel che mi riguarda, ci marcia molto, perché il motivo è evidente. E' un libro che ha una sua grandissima potenza per i protagonisti che descrive: ragazzi giovanissimi figli di artisti potenti, genitori assenti, in preda ad amori che sembrano impossibili muoiono a sciami in un mondo politicamente stravolto. "I ragazzi dello zoo di Berlino" è un grande romanzo cyberpunk che però è accaduto sul serio.
VOLUME III:
Poiché sono presenti due ballate medievali, più il famoso "Sì fossi foco" di Cecco Angiolieri, la mia mente perciò è portata a trovarci nessi logici con oscuri poeti trobadorici, trovatori e trovieri. Siccome la mia conoscenza al riguardo si ferma, per ora a Chretiene de Troyes, il libro da me letto che più mi pare adatto alla circostanza è il bellissimo "Le gesta di re Artù e dei suoi nobili cavalieri" by Steinbeck. Per costoro, va detto, all'inizio dell'università avevo una vera passione (leggete la storia di Galeotto e Lancillotto e ditemi se non ci si può fare della dietrologia gay).
LA BUONA NOVELLA:
E' scontato il consiglio, ma non la lettura. I vangeli apocrifi, concept dell'album, sono praticamente i libri di miti e leggende del cristianesimo. Il bue e l'asinello vengono da lì, come Gesù che da bambino plasma passeri vivi col fango delle strade e Maria Maddalena che gli dà copiosi e non casti baci senza che questo sia un parto della mente di Dan Brown. Se non li avete letti, metteteli nel futuro paniere delle letture estive ( prego notare che il vangelo di San Tommaso, in teoria testimone presente è apocrifo, quello di Luca, che non ricordo neanche bene chi fosse è ufficiale. Misteri della fede su rieduchescional libraia).
NON AL DENARO NON ALL'AMORE NE' AL CIELO:
Anche qui il consiglio è più che tautologico: leggere l'antologia di Spoon River. Probabilmente l'unico libro di poesia che abbia apprezzato con piena cognizione di causa (faccio fatica ad apprezzare le poesie se non seguo davvero il percorso anche biografico dell'autore e spesso non ho la pazienza di farlo), è da leggere da cima a fondo. Io ce l'ho in una fantastica edizione della Fabbri Editore, in cui il curatore si era smazzato l'immane lavoro di rimando tra una poesia e l'altra, collegando tutte le storie anche alla lontanissima. Se l'avete già letto, vi propongo in onore a Fernanda Pivano "Mostri degli anni venti", in cui la per me donna più fortunata del mondo tratteggia la vita e il mondo di vari geni americani, tra cui il caro Edgard Lee Masters.
STORIA DI UN IMPIEGATO:
Il disco preferito dal cliente nostalgico degli anni '70 (preparatevi psicologicamente al futuro post), fu in verità tra i meno amati da De Andrè. In effetti è un po' verboso e un po' troppo paradigmatico in alcuni momenti, ma contiene la sempre meravigliosa "Canzone del padre", forse la mia canzone preferita in assoluto. Di libri al riguardo potrei consigliarne praticamente a bizzeffe, e allora ve ne consiglio uno che ne contiene 100. La Unicopli ha iniziato a pubblicare questa collana "100 libri-100 fiori" in cui propone una bibliografia ragionata a tema. A dicembre è uscito "Terrorismi" a cura di Cinzia Venturoli, 100 titoli sui terrorismi degli anni di piombo da scorrere, scegliere e cercare.
Visto l'alto contenuto di canzoni tradotte e riadattate del famoso Brassens ho pensato di cercare un titolo su di lui, ma la bibliografia in italiano e soprattutto in commercio non è particolarmente generosa.
Dalle mie ricerche pare reperibile con una certa facilità "Le strade non portano a Roma. Riflessioni e massime d'un libertario" Coniglio editore. L'ho messo nella cesta dei miei futuri acquisti, son curiosa di vedere cosa scrivesse costui.
Scritto in Sardegna assieme a un giovane De Gregori, mi ha suggerito una barca di titoli, alla fine ne ho scelto uno sul suo illustre coautore. Figlio di un notissimo bibliotecario (ogni anno assieme al fratello De Gregori bandisce un premio di laurea sui temi biblioteconomici, cosa che me lo rende ancor più simpatico), De Gregori ha quel certo piglio da intellettuale ermetico che rende la decriptazione delle sue canzoni un esercizio di stile molto gradito. Io bramo e consiglio "Parole e canzoni" ed. Einaudi, libro+dvd, testi commentati e le migliori esecuzioni dei brani. Cura l'agiografico Vincenzo Mollica, ma vale la spesa.
RIMINI:
Probabilmente traviata dalla versione dal vivo in cui De Andrè, forse non completamente presente a sé stesso, ripete varie volte presentandola che si è ispirato ai "Vitellini" di Felloni, il libro che più mi viene in mente di collegare a tale album è il bellissimo "Libro dei sogni" di Fellini, frutto dell'incessante fantasia del regista che per decenni disegnò registrando fedelmente tutti i sogni che le notti gli mandavano. Il tomo è ben pesante, anche dal punto di vista economico (45 euro ed. Rizzoli), ma acquistandolo comprate un mondo.
CREUZA DE MA:
Poche città hanno avuto l'onore di essere cantate così, ma secondo me anche perché poche città sono belle come Genova. Resta da chiedersi cosa avrebbe detto De Andrè del grande sfacelo del 2001 che ha segnato molto nel male la mia generazione. Quando si fece quell'assurdo G8 in una città per sua natura impossibile da controllare, si rimestò negli ideali di una generazione che doveva per forza rimanere senza, costasse quel costasse, anche numerose botte e un sacrificio. Mi trovavo ai tempi in una Sardegna invasa da genovesi in fuga che leggevano i quotidiani con crescente disperazione. Poiché Genova da 13 anni a questa parte è anche questo, consiglierei "Non lavate questo sangue" di Concita De Gregorio. Chissà davvero cosa avrebbe detto.
LE NUVOLE:
Un album di cui probabilmente non afferro ancora tutta la grandezza, ha però al suo interno una delle canzoni più famose di De André: "Don Raffaè" dedicata a quel Raffaele Cutolo, camorrista detenuto in un'epoca senza 41bis in modi se non altro all'acqua di rose. Nella storia del secondino accondiscendente, De André individuava la non resistibile ascesa di un'organizzazione che arriva dove lo stato in tante zone si ferma: dal lavoro per il cognato disoccupato, al cappotto per fare bella figura al matrimonio. Si potrebbero consigliare tanti libri sulla camorra, io inizierei da questo librettino di metà '800 edito dagli Editori Riuniti "Natura e origine della misteriosa setta della camorra" by Anonimo.
ANIME SALVE:
Tutti i libri che mi venivano in mente su questo bellissimo ultimo album erano del mysterioso e davvero splendido settore di Antropologia. Tra le formule contadine di "Ho visto Nina volare" e Khorakanhé col finale in lingua rom, Pricesa e Disamistade nell'amato sardo, alla fine il titolo che più mi convinceva era "Sud e Magia" di Ernesto De Martino, mapoiché il disco si rifà a un'antropologia molto più vasta, opterei per "Nonluoghi" di Marc Auge. Nulla è più straniante della lettura di questo saggio sull'alienazione dell'uomo dai suoi luoghi, sulla creazione di posti che non sono di nessuno e di nessuno potranno mai essere perché non esistono davvero se non come inutile transito sempre uguale, mentre si ascolta questo album così forte, pieno di tutto il mondo.
E con questo concludo. Post più faticoso del previsto, spero apprezzerete! Voi avreste fatto altri abbinamenti? E quali? Scrivete e consigliatemi e consigliate!!
Anche per me La canzone del Padre è la preferita in assoluto, nel mondo :)
RispondiEliminaE ovviamente l'album tutto è stato quasi consumato dagli ascolti durante il periodo in cui lo scoprii.
Mi piacciono i tuoi abbinamenti, mi fanno scoprire libri di cui non sospetterei neanche l'esistenza (inducendo quindi ulteriori desideri inappagabili al momento, ma grazie lo stesso, per gli spunti)...