Ormai posto vignette a orari sempre più indecenti.
Il fatto è che in realtà avevo un post pronto, ma dopo i fatti di Parigi non lo so, mi sembrava cretino mettermi a fare dei lanci sulla pagina di fb. Inoltre, come se non bastasse, mi era capitato di leggere l'incitamento di Severgnini ai gggiovani europei di prendere, uscire e divertirsi il doppio come risposta alle stragi parigine. Ovviamente lo diceva per far sì che si dimostrasse che no, non ci lasceremo limitare dal terrore, però ecco non è sempre sensato fare i conti senza l'oste, e per oste intendo i ragazzi che nel suo immaginario dovrebbero prendere e uscire (tra cui mi infilo anche io). Ok, non ci lasceremo limitare, però mi pare anche logico che insomma lì per lì un attimo di sconcerto, di riflessione, di "oddio" ti venga e non è che si abbia proprio voglia di uscire pazzamente. Poi ad un certo punto cala il raziocinio, che non è quello del "Eh, vabbeh, ma puoi morire anche se ti cade un vaso in testa. Tutti prima o poi periamo di qualcosa" (discorso che oggi ho ovviamente sentito fare e farmi fare). E' ovvio che morire di morte violenta o a causa di un vaso di fiori pericolante non è che sia proprio la stessa cosa, anche se il risultato alla fine è il medesimo.
Il raziocinio riguarda fatti più semplici della vita. Non si può rimanere sul chi vive per sempre, le scuole parigine non potranno rimanere chiuse in eterno, non si può avere l'angoscia perenne di prendere la metro. La vita che ci piaccia o meno va avanti.
Inoltre, subentrano, perlomeno in me lo fanno, probabilmente con l'intento di ridurre tutto ad una condizione storica esterna, pensieri come: "Eh, ma allora gli anni di piombo? Non avevano forse paura i nostri genitori o nonni? Non era terrore anche quello? Eppure tutto è andato avanti e tutto è passato."
(Sì, lo so che le basi e le ragioni e tutto il resto sono diversi, ma il mio discorso non ha la pretesa della base socio-economico-religiosa, non è quello il senso).
Comunque, per tirare le fila di questo sproloquio delle due di notte, quello che volevo dire è che, alla fine, molto alla fine, troppo alla fine di questa serata, ho pensato che una vignetta ci stesse.
Non postarla non avrebbe cambiato niente. Postarla forse avrebbe fatto almeno sorridere qualcuno.
Perciò, tutta per voi, cose realmente avvenute! Lo giuro! "Folli gare"!
Ps Scusate se il testo è tutto spostato, ma in questi giorni blogger non mi prende bene le modifiche.
Ps2. Il discorso ovviamente è molto più lungo, ci sarebbero mille cose da dire, tra cui l'ovvia e ripetuta e giusta obiezione che in altre parti del mondo, non troppo lontane da noi, queste cose tristissime sono all'ordine del giorno, ma non per questo ci sconcertiamo. Ovvio, nessuno vuole fare l'hit parade del dolore e dei morti che meriterebbero tutti lo stesso cordoglio e rispetto, ma penso sia altrettanto ovvio comprendere la diversa portata emotiva di una tale situazione. Non è una questione di morti, ma di un mondo che credevamo immutabile senza che lo fosse davvero.
E io allora? Ho letto il Signore degli Anelli in 12 giorni! :P
RispondiEliminaVa beh, ci voleva la gara al più veloce. Per il resto sì, l'effetto di questo attentato è diverso rispetto a quello avvenuto a Beirut un paio di giorni prima davanti a un centro commerciale. La notizia è passata tranquillamente tra le altre, perché "in quelle zone succede sempre" (sic).
Quello che fa più rabbia del terrorismo è quanto sia subdolo.
Mi ricordo bene lo sdegno di molti quando anni fa Gino Strada si permise di osservare che per molti popoli ogni giorno è l'undici settembre. Venne considerata una dichiarazione faziosa, terzomondista nel senso peggiore, espressione di una sorta di giustificazione politica ed ideologica del terrorismo islamico eccetera.
RispondiEliminaSi contrapponeva a questa "pericolosa e vergognosa" considerazione l'atteggiamento "forte" di chi "non si piegava al terrorismo", tutti con l'Oriana e vai con la Rabbia e l'Orgoglio (maiuscoli).
Sono passati tanti, troppi anni, e la guerra continua.
Ormai lo sappiamo tutti, lo dobbiamo sapere, che sino a quando questa sarà la normalità di altre persone non può che essere anche la nostra.
Adesso ripetere le parole di Gino Strada è diventato accettabile, chissà perchè.
sino a quando questa sarà la normalità di altre persone non può che essere anche la nostra.
EliminaE' una riflessione scomoda, ma è proprio così.
Fermo restando che il problema non nasce solo "là", ma vista la nazionalità di tanti di questi "martiri", sarebbe il caso di cominciare a farci domande anche sul disagio che alberga pure "qua"...
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