venerdì 4 agosto 2017

Intervista a Luca Vanzella e Giopota, autori di "Un anno senza te", splendida graphic novel sulla lenta e poetica ricomposizione di un cuore spezzato.

 In extremis, poco prima delle ferie, riesco finalmente a postare l'intervista che mi hanno rilasciato, poco più di un mese fa, Luca Vanzella e Giopota, autori della bellissima "Un anno senza te", graphic novel che racconta molto bene quel complicato anno dopo la rottura di un amore.

 Il protagonista, Antonio, universitario bolognese, tenta di rimettere insieme in modo coerente i pezzi di una vita che vede dissolta dopo un anno di relazione, tanto breve quanto intensa, con Manfredi.

 La storia, si sviluppa in brevi episodi, uno per ogni mese dell'anno e, soprattutto, si svolge in una sorta di variazione del nostro presente. 

Antonio e i suoi amici si muovono in una realtà che è quasi come la nostra, ma differisce per alcuni elementi, storici e surreali: Atlantide è stata scoperta, nevicano conigli, lo spirito del tempo viene estratto di una sorta di lotteria la notte di Capodanno e altri piccoli e grandi elementi.

 La mia recensione potete trovarla qui.

 Per il resto vi lascio con Luca Vanzella e Giopota che ringrazio enormemente (oltre all'ufficio stampa Bao)!


Il libro è un'opera a quattro mani, Vanzella sceneggiatore, Giopota disegnatore, ma da chi è partita l'idea?

V. : L'idea è nata da me. 
 Conoscevo il lavoro di Giopota e pensavo che il suo modo disegnare, molto tenero, si addicesse al libro, che doveva trasmettere anche una certa emozione malinconica.

Tutto poi è nato in realtà da una prima storia, quella del mese di “Gennaio”, in cui il protagonista vive l'avventura di una notte con un altro ragazzo mentre fuori nevicano conigli.

Dopo quel primo nucleo si sono sviluppati gli altri 11 mesi.


La storia racconta il modo in cui Antonio vive il suo anno di vita dopo aver vissuto una storia breve, ma intensa, con un altro ragazzo. Una storia che gli ha spezzato il cuore. La trama era stata pensata sin dal principio con un protagonista gay?

V. Sì, era nata già così, anche per questo avevo pensato a Giopota come disegnatore, perché disegna dei begli omini!


Avete trovato delle resistenze, non tanto per motivi di discriminazione, quanto per il fatto che questa storia avrebbe potuto essere bollata solo come "storia gay"?

V. : No, non abbiamo assolutamente trovato nessun problema né nella proposta in casa editrice né nel lavoro di editing. Anche perché non siamo neanche stati i primi a toccare l'argomento, prima di noi c'erano stati altri, come Flavia Biondi con "La generazione" o Giulio Macaione con il suo “Basilicò”.

G. : Anche se il protagonista è gay non volevamo che fosse assolutamente visto come un libro solo "arcobaleno". E' una storia comune che ha per protagonisti, casualmente, due uomini, dovrebbe far parte di un processo di normalizzazione, che non c'è e che andrebbe fatto.

Nel libro i personaggi si muovono in una realtà che è quasi come la nostra, ma non è esattamente la nostra. Ci sono alcuni elementi surreali (le nevicate di coniglietti, le note musicali che si attaccano ai vestiti ecc) e altri storici (la scoperta di Atlantide) che non coincidono con il nostro universo.
Sono elementi da leggere in chiave metaforica o la storia è effettivamente ambientata in una realtà alternativa?

V. : La realtà in cui si muovono i personaggi è assolutamente "vera", non ci sono metafore. La storia è stata pensata come se ogni elemento "fantastico" esistesse davvero.


Giopota e Vanzella
Avete avuto dei feedback particolari dai vostri lettori?

V. : Abbiamo avuto un paio di momenti da “posta del cuore”. Ci sono stati vari racconti autobiografici, anche molto intimi.

G. : Ricordo in particolare il lettore che si rivedeva molto nel rapporto che il protagonista aveva col padre.


Come mai avete deciso di ambientare la storia in una Bologna universitaria?

V. : Il periodo universitario è un momento particolarmente pieno di possibilità, ansie, aspettative. 

 C'è una forte componente di indecisione e confusione, come una sorta di post adolescenza. E forse rimane l'ultimo periodo della vita in cui senti verso le cose uno slancio fortissimo, come se tutto avesse delle reali possibilità.

A proposito del padre di Antonio, in realtà l'elemento che più mi aveva fatto pensare a una realtà metaforica era proprio la sua malattia: sembrava un modo molto delicato per parlare dell'Alzheimer (il padre del protagonista ha una malattia che lo porta a scomparire di colpo per un tempo imprecisato ndr).

G. : In realtà non ci avevamo pensato, ma in effetti può sembrare.

Nuovi progetti? Prossime collaborazioni insieme?

G. : Ora mi concentrerò su progetti personali, da autore completo.

V. : Io ho vari lavori come autore da smaltire, vari progetti da edicola, quindi per il momento non è previsto nulla di nuovo insieme.

E, dulcis in fundo, la mia dedica, ottenuta con strenua coda all'Arf!




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