sabato 25 aprile 2020

No Pasaran! In questo 25 Aprile una carrellata di consigli sulla Guerra Civile Spagnola, tragico, complicato e simbolico conflitto che diede inizio all'abisso della storia europea.

 E anche quest'anno il 25 aprile è arrivato (inter nos, ma solo a me sembra che Pasqua sia stata mille mesi fa? Queste ultime settimane di quarantena sono eterne).

 E' qualche anno che penso di dedicare un post alla Guerra Civile Spagnola, un conflitto sul quale alle superiori, almeno quando ci sono andata io, ci si soffermava brevemente, senza porre l'accento su quella che fu il segnale definitivo che l'Europa non si sarebbe salvata e che sempre più stava assumendo i connotati di un mostro abissale. 

 Una guerra civile che distrusse un paese e lo gettò in una dittatura destinata a durare decenni e la nota iniziale di un conflitto che tuttora agita le basi delle democrazie europee, ancora alle prese coi fantasmi mai sopiti del nazifascismo.

 A questa strana guerra, tragica, complicata, simbolica per troppi versi, ho deciso di dedicare questo post per il 25 aprile.



 Buona Liberazione a tutt*!


MENTRE L'INGHILTERRA DORME di David Leavitt ed. Mondadori:

Uno dei libri meno noti di David Leavitt è secondo me uno dei più belli. 

Racconta la storia di Brian, un giovane di buona famiglia che negli anni '30 ondeggia pericolosamente tra la possibilità di una convenzionale vita borghese e la volontà di vivere secondo i propri desideri, diventando scrittore e amando altri uomini.

 Il nucleo centrale è la forte passione che unisce Brian a Edward, un ragazzo di estrazione sociale minore, la cui famiglia accetta stranamente e straordinariamente di buon grado la loro relazione. Sullo sfondo, l'Europa inizia a dare i segni della malattia che la devasterà: il nazifascismo. 

 La guerra civile spagnola imperversa ed Edward, dopo che Brian ha rotto con lui per cercare un'improbabile vita eterosessuale, parte per combattere come volontario.
Brian volerà a recuperarlo, e ovviamentenon vi dirò come finisce.

 Romanzo a mio avviso splendido per la capacità di ritrarre non un evento, ma un sentimento di oscura catastrofe che pervade una nazione che decide di essere cieca, e di dormire, mentre la Storia si risveglia.

 All'uscita, negli anni, 90, Leavitt ricevette una querela dal poeta Stephen Spender che lo accusò di essersi ispirato in modo troppo incisivo ad un episodio della sua vita, contenuto nella sua autobiografia, "World within world".

 Rimane in ogni caso un libro meraviglioso che vi straconsiglio (una mia recensione più approfondita qui).


LA BREVE ESTATE DELL'ANARCHIA. VITA E MORTE DI BUENAVENTURA DURRUTI di Hans Magnus Enzensberger ed. Feltrinelli: 

Operaio metallurgico, anarchico, sindacalista, costretto all'esilio dopo uno sciopero terminato nel sangue, emigrato in sudamerica e quindi di ritorno in una Spagna sulle soglie della guerra civile, Buenaventura Durruti è una delle figure leggendarie della Guerra Civile Spagnola.

 Per una manciata di gloriosi mesi, nel 1936, ottiene una serie di importanti vittorie sul campo a capo di una colonna del CNT formata da anarchici che da lui prese il nome di Colonna Durruti.

 Morì nel novembre del 1936 per un colpo di arma da fuoco. Le versioni dissentono, ma le testimonianze raccolte da Hans Magnus Enzensberger, sembrano concordare su un tragico errore di Durruti stesso.

 Quanto bruciante e incredibile fu la sua personalità si evince perfettamente in questo splendido libro che raccoglie, come un documentario montato da Tarantino, le voci di chi lo conobbe e lo vide attraversare anche solo brevemente la propria esistenza. Splendido.


VERDAD di Lorena Canottiere Coconino ed.:

 E' una giovane donna a dare il nome a questa bellissima graphic novel di Lorena Canottiere. Verdad: la protagonista, orfana di madre e di padre ignoto, cresciuta da una donna bigotta che le rinfaccia la sua origine illegittima, si unisce alle Brigate Internazionali contro il franchismo per combattere.

 La sua lotta viene bruscamente interrotta da un'azione in cui rimane gravemente ferita perdendo un braccio.

 La guerra civile volge a termine nel peggiore dei modi, i suoi compagni decidono di fuggire in Francia, ma lei rimane a resistere sulle montagne, nascondendosi alla Guardia Civil, ma nel suo cuore ha un pensiero: vedere Monte Verità, il luogo dove i suoi genitori si conobbero.

 Bellissimo, poetico, struggente, una delle migliori graphic novel italiane di quest'ultimo decennio (e non esagero).

 E Monte Verità è esistita davvero: una comunità utopica realizzata nei primissimi anni del '900 in Svizzera, nel Canton Ticino, a opera di un gruppo di giovani che sognavano di vivere in modo ascetico secondo dei nuovi ideali, lontani dal capitalismo sempre più imperanti e più vicini alla natura e ad altri ritmi. A posteriori, credo si possano definire dei precursori del movimento Hippy.

 Vari libri sono stati ambientati in questo posto mitico, tra cui "Monte Verità" si Stefan Bollman ed. EDT che ne ripercorre la storia.


MIKA ETCHEBEHERE:

Grandi personalità femminili emersero nella guerra civile spagnola. Due su tutte: Gerda Taro, fotografa che morì schiacciata da un cingolato, che sta vivendo un periodo di rinnovata luce grazie al romanzo di Helena Janecek, e Dolores Ibarruri, la pasionaria (alla quale si deve la celebre incitazione "no pasarán!").

A loro si può aggiungere anche Mika Etchebéhère, autrice 40 anni dopo la guerra, di un'autobiografia: "La mia guerra di Spagna", passata alla storia (purtroppo non abbastanza) come unica donna a capo di una milizia antifranchista.

Mika nasce nel 1902 in Argentina da una coppia di migranti ebrei di origine russa e a diciassette anni conosce colui che diventerà suo marito: Hippolyte Etchebéhère. 

 Entrambi aderiscono al partito comunista e partono per l'Europa per assistere all'ascesa del nazismo e alla disillusione personale nei confronti del comunismo sovietico che li porterà a virare verso il pensiero anarchico. 

 Sempre insieme nel 1936 partono per combattere come volontari nella guerra civile spagnola dove Hippolyte muore appena un mese dopo il loro arrivo.

 Rimasta sola, Mika riuscirà a diventare capitana della milizia.

Sopravvivrà alla guerra e dopo aver riparato in Francia, a causa delle sue origini ebraiche, è costretta a tornare in Argentina, dove nel 1975 darà alle stampe la sua autobiografia e dove morì, moltissimi anni dopo suo marito, nel 1992.

 Potete leggere la sua autobiografia, pubblicata in Italia dalle edizioni Alegre o il libro scritto sulla sua vita da Elsa Osorio: "La miliziana" ed. Guanda.


NON AVENDO MAI PRESO UN FUCILE TRA LE MANI di Augusto Cantaluppi e Marco Puppini Enciclopediadelledonne.it ed,:

 Una vera chicca, fondamentale nella ricostruzione dell'importanza del ruolo delle donne nella lotta al nazifascismo, questo libro raccoglie le storie delle donne italiane che partirono volontarie per combattere nella guerra civile spagnola. 
  
 Un affresco straordinario che dimostra la trasversalità sociale e culturale di chi decise di partire per una guerra che già non sembrava così distante dalontana, ma appariva già come il primo fondamentale tassello di una lotta che avrebbe sconquassato l'Europa per un drammatico decennio e che ancora si trascina strisciante attraverso il continente.


lunedì 20 aprile 2020

Fontanare tutte le proprie lacrime guardando la puntata sul Lago di Bracciano di Linea Verde. Rai emotional ai massimi livelli.

Ieri la trasmissione Lineaverde su Raiuno ha dedicato la puntata al Lago di Bracciano.

Visto che non si può più girare nulla per ragioni di sicurezza ho pensato fosse una replica, invece era una puntata nuova nuova registrata proprio in questi giorni di quarantena.

 Il mix del vedere casa mia, musiche commoventi, storie strappacuore, mi ha fatto fontanare lacrime per tutta la durata della trasmissione (aggiungiamo pure che l'umore ormai è abbastanza ballerino).
 Ho quindi fatto un fumettino al volo sull'episodio.

Se volete vedere la puntata la trovate qui ----> Raiplay - LineaVerde Lago di Bracciano

La seconda vignetta invece è un ritratto molto veritiero di una scena ormai abbastanza tipica qui a casa mia.




sabato 18 aprile 2020

Piccole recensioni tra amici! "Lo specchio dell'amore" di Alan Moore e "Se i gatti scomparissero dal mondo" di Kawamura Genki

Illustrazione by Tom Clohosy Cole

 Come ho scritto circa cinquecentomila volte, pensavo che in questa quarantena (che ormai ha superato i 40 giorni in Lombardia), sarei riuscita a leggere fino a scoppiare, ma non avevo fatto i conti con le ansie, i pensieri, la scarsa concentrazione.

 Sono quindi riuscita a terminare qualcosina che avevo iniziato e ho provato a leggere circa venti libri che ho abbandonato dopo 20 pagine (sto stoicamente andando avanti con "La nave di Teseo", ma mi sembra un deludentissimo caso di tanto fumo e niente arrosto).

 Faccio anche fatica a scrivere, che è poi il motivo per cui ho fatto pochi post, ma oggi mi sentivo in buona quindi eccovi un piccole recensioni tra amici. 

 Il primo libro dovevo recensirlo da una vita, il secondo lo avevo iniziato durante il mio viaggio dai miei a metà febbraio, interrotto a causa del caos, e terminato ieri sera in un impeto di buona volontà.

 Buona lettura (se ci riuscite)!



LO SPECCHIO DELL'AMORE di Alan Moore e José Villarubia ed. Feltrinelli:

E’ magnificente questa opera di Alan Moore, uscita nel 1988 in un’antologia chiamata AARGH! (Artists Against Rampant Government Homophobia), un'epoca in cui i fumettisti forse non passavano parte del loro tempo a dirsi che erano geni della satira per quattro battute che avrebbero procurato i pruriti ai preti di una scuola privata, ma certo grattacapi a nessuno, loro in primis.

 Era il periodo della grande epidemia dell'AIDS, quella che si era deciso riguardasse solo gli omosessuali come se, per oscuri misteri medico-religiosi potesse esistere una malattia in grado di procedere per orientamento sessuale nonostante l'orientamento sessuale non sia dato biologico.

 Insomma, schierarsi per la causa era davvero un gesto forte e non per forza (anzi, non assolutamente), popolare.

Da poco la comunità lgbt era riuscita ad avere una certa visibilità e stava iniziando a decostruire gli stereotipi e pregiudizi, quando arrivò, come un macigno, l'aids.

 Fu una regressione orrenda che ebbe degli argini solo quando fu chiaro che anche gli etero ne venivano colpiti.
 La maggioranza scoprì di doversene occupare se non voleva soccombere e anche qui, non credo che la scoperta di non essere immuni in quanto splendidi eterosessuali, debba essere stata cocente e deludente.

In fondo, non si era poi gli eletti come si pensava.

Alan Moore, assieme ad altri artisti del fumetto, prese posizione in un momento storico difficilissimo e scrisse quest’opera da noi colpevolmente fuori commercio da anni, con un sentimento, una forza, una passione encomiabili.

"Lo specchio dell'amore" è una sorta di poema epico che ripercorre, attraverso cantiche meravigliose, la storia del mondo lgbt. Partendo dalla preistoria, Moore racconta storie, vite, periodi meravigliosi e persecuzioni agghiaccianti, persone, coppie, sogni e incubi di una storia considerata minore all'interno della Storia.

 Un libro splendido e struggente in cui Moore rimarca un concetto a cui in molti sembrano ancora non voler arrendersi: nessun orrore e nessuna persecuzione possono soffocare qualcosa che è insito nella natura stessa dell'umanità, anche se l'umanità preferisce pensare sempre esista un noi e un "altro" e che quell'altro non sia qualcosa che la riguardi.

Unico neo: fotografie non all'altezza, ma del resto per essere all'altezza di Moore avrebbe dovuto esserci Helmut Newton.


SE I GATTI SPARISSERO DAL MONDO di Genki Kawamura ed. Einaudi:

E' ormai evidenti ai lettori nippofili (e ormai credo non solo più a loro) che i giapponesi hanno una vera e propria venerazione per i gatti, una venerazione, oserei dire, quasi egizia. 
 Sembrano considerarli a metà tra divinità e spiriti della natura e nella mia ignoranza non so se si possa azzardare un'influenza shintoista in questo (se, studiosi di letteratura giapponese, pensate abbia detto una castroneria, fatemelo pure notare).

 In questo curioso libro, il gatto come spirito della natura, ma anche cuore della casa, è, come si evince dal titolo, ben presente.

 La storia è l'ennesima variazione sul tema assai esplorato del: cosa faresti se sapessi di avere a disposizione una manciata di giorni prima di morire?

 Il protagonista, un postino solitario, ancora giovane, ma già con una forte sensazione di sconfitta nei confronti nella vita, scopre che gli rimangono poche ore e viene a saperlo dal diavolo in persona. 

 Il diavolo, forse sempre per effetto shintoista, è una sorta di divinità benevola che forse noi occidentali avremmo più personificato nella morte, e inizia una specie di partita a scacchi col protagonista: gli donerà un giorno di vita per ogni cosa che deciderà di far sparire dal mondo.

 Ovviamente non sono bazzecole, ma cose molto importanti che hanno un significato particolare nella vita del protagonista, come, appunto, i gatti.

 Alcuni commentatori su fb, quando ho annunciato che lo stavo leggendo, mi hanno scritto di essere rimasti un po' delusi dall'inconcludenza della storia, ma io penso di aver trovato la chiave in una frase che sembra quasi buttata lì: "Per vivere, dovevo sottrarre qualcosa dal mio futuro"

L'idea che per andare avanti sia necessario lasciare qualcosa per strada, sia in termini di ricordi che di sogni credo sia il modo per interpretare questa storia bizzarra, un po' nera e piena di amore per i gatti e per quello che siamo stati e non saremo più.

 Io ho voluto vederla così, oltre il sovrannaturale, ma bisogna anche dire che è un momento in cui mi sento estremamente nostalgica e mi mancano persone e luoghi tutti i giorni, quindi forse è lo stato d'animo che mi lascia leggere il libro così. Ma non importa. I libri raccontano ad ogni lettore una storia diversa ed è giusto così.


giovedì 16 aprile 2020

Cronache dalla reclusione! "Indipendence day" e "Una lacrima strappastorie"

Continuo a pubblicar le vignette che ho già anticipato su fb e instagram!
 Vorrei dirvi che sto riuscendo a leggere, ma no, ho provato vari titoli e alla fine sono riuscita a concentrarmi solo su "La nave di Teseo", un libro talmente contorto da starci dietro che giusto adesso.
Comunque, a voi una vignetta e una tavola delle Cronache dalla reclusione (che forse chissà sta vedendo una vaga luce in fondo al tunnel).



domenica 12 aprile 2020

Buona Pasqua a tutt*!

Buona Pasqua a tutt*!
Cerchiamo di essere sereni anche se magari è un po' difficile (a me mancano moltissimo i miei, come immagino a tutti). E mi raccomando, non rinunciamo alle amiche lasagne!




mercoledì 8 aprile 2020

Tre miniepisodi delle Cronache dalla Reclusione! Fumetti a base di valigie, Royals e molte paranoie.

 In queste settimane, su fb e instagram, sto pubblicando dei fumettini chiamati "Cronache dalla reclusione", alcuni sono disegnati in velocità su un quadernetto, altri sono un attimo pensati meglio. 

 I secondi li posto a ondate anche qui che giustamente non tutti amano il grande calderone dei social (nelle ultime settimane ho messo "non seguire più" ad almeno un terzo della gente che ho amica su fb...).
Eccovi tre episodi (i fumetti sono l'unica cosa di questi giorni in cui riesco a essere prolifica!).




giovedì 2 aprile 2020

Ci possono essere delle streghe steampunk in un bosco della Tuscia? Una recensione del libro e della serie Netflix di "Luna nera" di Tiziana Triana.

 Diceva Fruttero, in una frase passata alla storia, che "Un'astronave  non può atterrare a Lucca" intendendo che nessuna trama di fantascienza sarebbe mai stata credibile se ambientata in Italia.


 Certo, in effetti qualche mese fa ho letto "Fammi male", uno strano romanzo un po' scifi con dei cloni ambientato a Vasto. 


 C'erano queste scene hard boiled che facevo fatica a prendere sul serio perché immaginavo tutti avessero l'accento abruzzese, il quale avrà di sicuro dei pregi, ma non quello di essere hard boiled.

 Quindi comprendo pienamente ci siano delle remore e delle riserve a prendere sul serio quanto ambientato di scifi o fantasy nel belpaese.

 Il punto però rimane sempre uno: se da qualche parte non si comincia, non si arriverà mai a un prodotto credibile.

 Faccio questa premessa perché in questa reclusione, ho finalmente finito di leggere il primo volume di "Luna nera" (è una trilogia) di Tiziana Triana ed. Sonzogno e ho anche terminato la visione della prima stagione, uscita in contemporanea, su Netflix.

 Se del libro alla fine non ho sentito parlare se non in recensioni un po' dubbie, avevo avuto modo, nella mia bolla social che conta un elevato numero di nerd, di leggere quelle sulla serie. 

Il grido era solo uno: "Ommioddio ho visto dieci minuti che schifo".

 Siccome sono una che fa fatica ad affezionarsi alle serie tv (ne guardo davvero poche perché preferisco leggere o fare altro), pur incuriosita (avevo anche visto l'installazione fatta a Milano per il lancio, molto bella), avevo lasciato stare.

 Poi la reclusione, l'incapacità di concentrarsi su libri che non fossero fantasy o gialli, ha fatto sì che mi attaccassi all'unico libro fantasy in giro per casa che non avevo ancora finito di leggere e "Luna nera", che avevo iniziato e abbandonato sotto Natale per problemi miei, è tornato sul mio comodino.

 Il libro, devo ammettere, a me è sembrato dell'onestissimo fantasy ben scritto. 

 Certo, non è Tolkien, ma la comunità nerd (che chiamo così per comodità, ma che ovviamente è ampia e varia) soffre di un difetto che è in assoluto contrasto con la propria natura: gente che ama mondi fantastici, ma che non ammette deroghe alle regole inventate da qualcuno decine di anni fa su questi mondi fantastici.

 Inoltre gli standard devono essere elevatissimi, altrimenti ci troviamo davanti allo schifo, il manicheismo insomma è di casa in queste parti.

 E' ovvio che "Luna nera" non sia Tolkien, come non è Tolkien la stragrande maggioranza della narrativa fantasy.

 Per un capolavoro ci sono centinaia e centinaia di onesti prodotti, magari più virati al commerciale, che comunque fanno il loro onestissimo lavoro: intrattenere il lettore.
 "Luna nera" lo fa. 

 Ambientato in un paese immaginario dell'Italia centrale (posso ragionevolmente dire, venendo da quelle parti, che ci troviamo in  Tuscia) del 1600 nel pieno dell'Inquisizione e della caccia alle streghe, ha per protagonista l'irritantissima giovane levatrice Adelaide detta Ade, nipote di una guaritrice/levatrice del luogo, Antalia. 
 La storia inizia, nel libro, quando un parto va male e Ade viene accusata di aver ucciso il bambino e in seguito di stregoneria.

 La ragazza, che vive sola col fratellino Valente dalla morte della nonna, inizia a essere perseguitata dalla popolazione locale, aizzata dai Benandanti, (storicamente congreghe di origine pagana che si adoperavano per sconfiggere le streghe e credevano di avere alcuni specifici poteri, poi dichiarati eretici dalla Chiesa. in "Luna nera" sono un po' diversi). 

 La ragazza viene prima salvata da Pietro, il figlio di Sante il capo dei Benandanti, tornato da Roma dove studia medicina (infatti al contrario del padre non crede alle streghe ed è un protoilluminista) perché la madre sta morendo, poi viene portata via dal paese da un gruppo di misteriose donne: le città perdute.

 Le città perdute, che è anche il titolo di questo primo libro, sono delle donne che per vari motivi sono state costrette a fuggire e a nascondersi e sono in attesa di una prescelta che salverà le donne di tutto il mondo, come scritto in un'antica profezia contenuta in un libro che possiedono. La nonna di Ade era una di loro.

 A questo punto la storia va avanti tra Ade che fa qualsiasi insensata cosa per vedere il suo amato Pietro del quale è perdutamente innamorata (ricambiata) mettendo a repentaglio la vita e la sicurezza di tutte, e le Città perdute che sono convinte sia lei la prescelta e quindi sopportano tutte le sue follie (compresa la perdita del prezioso libro). 
 E' evidentissimo che l'autrice ha un enorme debito di riconoscenza verso Marion Zimmer Bradley visto che la comune in cui vivono le Città Perdute è precisa spiccicata una casa delle Libere Amazzoni di Darkover: stesse regole, stesse dinamiche, addirittura stessi episodi (quello in cui Ade e Persepolis vengono legate). Non è un rimprovero, anzi, è bello rivedere quella che rimane secondo me una delle invenzioni migliori di MZB.

 Alla fine, ho trovato il libro del buon fantasy, soprattutto in considerazione del fatto che in Italia se ne fa o comunque se ne pubblica ben poco. 
 Incuriosita, ho quindi deciso di dare una chance alla serie.

 E' vero, è una serie piena di difetti, funziona benissimo a livello visivo dove fotografia, ambientazioni e costumi sono davvero notevoli, (anche gli effetti speciali, davvero non me li aspettavo di quel livello), ma la sceneggiatura e la recitazione di alcuni attori (uno in particolare) sono davvero moleste.

 Il libro non conferisce ai personaggi una profondità alla Tolstoj anche perché non è quello il genere e neanche l'obiettivo, ma il passato dei personaggi viene spiegato, alcune dinamiche anche sono assai meglio pensate e, non si capisce bene il perché, completamente appiattite nella serie.

 Il personaggio di Pietro, il protagonista maschile,  è quello che ne soffre di più per due motivi: l'attore, che sarà anche un bel ragazzo, recita come se stesse in un baretto di Centocelle, con un accento e un pathos che dio santo. Davvero una roba inguardabile.

 Inoltre, nel libro aveva molte più sfumature.
Innanzitutto non esisteva il personaggio di Cesaria, messo lì per un triangolo amoroso senza senso visto che lui non la considera nemmeno come decima scelta. Cesaria nel libro era Cesare, il discepolo preferito del padre di Pietro, Sante.

Vi giuro è difficile non vederlo recitare e immaginare al
contempo René Ferretti alle prese con Corinna. Un attore
diverso avrebbe migliorato di molto la serie
 Tra i due c'era competizione, antipatia, desiderio di primeggiare agli occhi di Sante, anche discordia perché Pietro disprezza i benandanti e la loro follia religiosa, mentre Cesare disprezza il suo ateismo.

 Questo rapporto che fondamentalmente definisce il personaggio di Pietro anche nel conflitto col padre (viene poi segata anche una parte riguardante la madre di Pietro e un segreto su di lui, ma quello magari è stato messo nella seconda serie), è stato sacrificato per cosa? 
Lei ama lui che ama lei? Ma che originalità!

 Anche altri personaggi esistenti nel libro vengono spazzati via nella serie contribuendo a rendere meno credibile e complessa una trama che tutto sommato filava bene (ho visto un'unica miglioria nel creare la storia d'amore tra Spirto e Persepolis, anche lì potevano inserire un personaggio di colore e se ne sono guardati bene preferendo il solito tirapiedi di buoncuore perché orfanello).

Davanti a una sceneggiatura con dialoghi assurdi e cambiamenti poco comprensibili, gli attori fanno quello che possono.

 Alcune attrici, invece, sono molto teatrali (e infatti sono attrici di teatro) e all'inizio la faccenda disturba parecchio, anche se devo ammettere che nel corso delle puntate, la sensazione di straniamento si attenua e anzi conferisce una certa serietà a una sceneggiatura con troppe frasi fatte.

 La protagonista è irritante nel libro, ancor più irritante nella serie e temo che la recitazione carichissima dell'attrice, che è sempre incazzosissima o sull'orlo della tragedia, non aiuti.


 A tutto si aggiunge una colonna sonora moderna e un po' goth che all'inizio sembra messa a caso e alla quale poi ti abitui, facendo pace col fatto che ok, forse sarà anche l'immaginifica Tuscia del 1600, ma in realtà siamo in una specie di medioevo un po' steampunk.

 Quindi non mi è piaciuta? Ebbene non posso dirlo. Alla fine delle sei puntate a me onestamente rimane la curiosità per la seconda serie e tutto sommato l'ho trovato un prodotto buono per essere italiano.
 Perché noi dobbiamo partire da questo presupposto: cosa abbiamo prodotto di fantasy prima di "Luna nera"? 

"Fantaghirò" o "Sorellina e il principe del sogno" che per carità a posteriori erano anche delle scelte coraggiose e delle idee diverse e hanno segnato, anche se non ci piace ammetterlo, un'epoca.

 Questo per dire che attendersi un prodotto privo di difetti al primo colpo dopo decenni di nulla, mi sembra un po' pretenzioso. 

 Si procede per tentativi e ovviamente con sceneggiatori che non sono abituati al genere e in ogni caso appartengono sempre alla fiction italiana che è nata per creare prodotti standard per tv generaliste e tendono ad aver paura della propria ombra.

  Si capisce che procedere per tentativi agli occhi di un pubblico capace di discutere a oltranza nei forum se l'attrice scelta per un determinato ruolo possieda o meno i capelli dalla sfumatura ramata descritti nei libri (l'ho visto accadere), è un'impresa impossibile.

  Inoltre gioca di certo il non poter contemplare l'idea di un'astronave a Lucca e di battaglie magiche in Italia.

  Insomma le guerre tra streghe e cacciatori di streghe si fanno nella Foresta Nera non nel bosco di Vitorchiano o nella città fantasma di Canale Monterano (tutti luoghi che quando sarà finito questo incubo vi invito a visitare perché sono bellissimi).

 Il mio è quindi un sì soprattutto al libro e un consiglio di dare una chance alla serie (che ha dei momenti notevoli comunque, come il finale o la puntata in cui recuperano le altre streghe torturate nelle prigioni) che avrà anche un seguito: come accennavo in un post precedente, ho intenzione di fare un fumettoso riassunto della serie! 

 Se non ora che ho tempo, quando?
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