venerdì 31 gennaio 2014

"Guida alla letteratura di fantascienza", fantastico tomo in cui è racchiuso un mondo! Papi premonitori, sexy alieni, futuri apocalittici, Hitler redivivi! Perché questo è un libro da avere e consultare indefessamente.

Ogni tanto (raramente) i desideri si avverano e grazie ad una stranamente fornita biblioteca di quartiere, sono riuscita a venire in possesso di una “Guida alla letteratura di fantascienza” ed. Odoya a cura di Carlo Bordoni. Questo fantastico tomo merita l'abusato aggettivo IRRINUNCIABILE. E' infatti tale per tutti coloro che: 1) Sono appassionati del genere. 2) Amano la narrativa in qualsiasi loro forma senza farsi arditi preconcetti. 3) Amano il cinema, il sogno, il perturbante.
E' un'opera composta evidentemente da appassionati che hanno voluto restituire un testo non eccezionale dal punto di vista filologico (ci sono poche riflessioni davvero profonde) a favore però di una monumentale opera di sintesi. Il grande pregio di quest'opera sta infatti nell'enorme mole di libri, autori, racconti, premi, curiosità e film citati.
Il volume è saggiamente diviso per argomento, in 30 sezioni, al termine delle quali ci sono alcune schede sugli autori più significativi e/o interessanti a prescindere dal successo ottenuto, e curiosità o citazioni di film spesso anni '60-'70 (visivamente abbastanza comici).
Poiché la massa trattata è vastissima ho deciso di usare il discutibile approccio per il quale vi darò conto delle “assurdità che più mi hanno colpito” di alcuni macrosettori (da me decisi e composti).

Inizio con alcune fantastiche curiosità estratte dal capitolo UCRONIE/STORIE PARALLELE, facente parte, del macrosettore dei VIAGGI NEL TEMPO, UTOPIA E DISTOPIA.
Anche la copertina era mitica
Il “cosa sarebbe successo se” è un tema interessante in un mondo come il nostro in cui pare che, effettivamente, qualcosa nel passato sia andato storto. Lo scrittore americano Herbie Brennan, scrisse nel 1977 un racconto profeticamente intitolato “Il dilemma di Benedetto XVI”, in cui un Papa folle, a capo di un potentissimo esercito vaticano, decide di annientare un novello Hitler in preda alla paranoia.
Altra ucronia, stavolta italiana, è “Garibaldi a Gettysburg” di Pierfrancesco Prosperi, in cui si immagina un Garibaldi preso a combattere nella guerra d'indipendenza americana (vinta in questo caso dal Sud) e impossibilitato a unificare l'Italia. Tra le schede degli autori, fa la sua comparsa la scheda biografica di Guido Morselli, prolifico autore di fantascienza italiano che in vita si vide rifiutare tutti i suoi scritti. Solo dopo il suo suicidio (pare causato anche dai continui rifiuti), l'Adelphi decise di editare parte della sua opera. E considerando le trame visionarie mi chiedo con quale coraggio si siano pubblicate negli anni delle vere porcherie, ignorando sinossi come le sue.

Intrecciati e colmi di interrogativi filosofici sono i capitoli dedicati al concetto di ALTRO. Ossia gli ALIENI, il DOPPIO, SESSO e GENERI, MOSTRI. 
 Riflessioni su cosa sia l'umanità, sulla bontà o malvagità della nostra natura (in “L'uomo che cadde sulla terra” si evince chiaramente che siamo una massa malvagia e corrotta che merita di perire), sul vero motivo per il quale “il mostro” ci fa paura (c'è sempre qualcosa di umano in lui, quindi chiunque può essere un mostro potenzialmente) e sulle possibilità genetiche e sessuali possibili all'incontro tra specie aliene diverse, danno vita a infinite trame. Il capitolo sul sesso è interessante perché grazie alla fantascienza, in principio molto puritana, si esplorarono (e si esplorano) taboo altrimenti impronunciabili. La copulazione e la gravidanza che hanno del mostruoso seppur normali in apparenza, negli “Amanti di Siddo” di Farmer uomo ama un'aliena ovipara che per amor suo partorisce alla maniera umana e ne muore, o mostruosi all'apparenza, ma in realtà sentimentalmente umani come “Bloodchild" di Octavia Butler, in cui una razza di insetti giganteschi ha bisogno di ingravidare giovani maschi umani per poter sopravvivere. C'è il vasto mondo degli ermafroditi, come “Venere X” di Sturgeon o il bellissimo “La mano sinistra delle tenebre” di Ursula K. LeGuin, nel quale l'umano mandato dall'alleanza galattica detta Ecumene sul pianeta Inverno, viene percepito dagli abitanti ermafroditi, come una sorta di pervertito. Sempre Sturgeon e Farmer affrontarono il tema dell'omosessualità in “Un mondo davvero perduto” e “Venere sulla conchiglia” (del 1975 che parla anche di amore con Robot, altra frontiera lungamente esplorata dal settore). mentre esempio e curiosità dissacrante fu il racconto di Asimov scritto per “Playboy” e da costoro rifiutato. Lo intitolò polemicamente “Playboy e il dio limaccioso: ovvero cos'è questa cosa che chiamiamo amore?” e parla del surreale rapimento di due esseri umani ad opera di alcuni alieni che vogliono capire come funziona l'accoppiamento sulla terra. I due, terrorizzati, riusciranno a finire comprensibilmente a letto solo quando gli alieni saranno ormai lontani.

Nel capitolo dedicato alla GUERRA veniamo a conoscenza di una sorta di antenato di “Hunger Games”, conosciuto di sicuro dall'autrice Suzanne Collins. Trattasi de “La settima vittima” di Robert Sheckley , profetico film sulla spettacolarizzazione della morte e su quella che viene comunemente chiamata “pornografia dei sentimenti”. In un mondo che ha bisogno di emozioni forti e spettacolo viene istituita (con tanto di ministero apposito) e mandata in diretta tv LA CACCIA. Chiunque decida di farne parte deve accettare di essere cacciato da altri cacciatori per tot volte ed essere a sua volta cacciatore per altre tot. Se riuscirà a sopravvivere e uccidere tutti gli avversari stabiliti avrà ricchi premi e cotillions. Protagonisti del film che ne venne tratto, “La decima vittima”, che sono un platinato Mastroianni e una sexy Ursula Andress. Donne con caschi futuristici e abiti fantaoptical si affannano attorno al Colosseo e sugli acquedotti romani e una domanda sorge spontanea: perché adesso tutto ciò non succede più? Cinema italiano torna a farci sognare!

C'è poi tutta la parte delle SCIENZE/PSEUDOSCIENZE, con ampia attenzione dedicato a Ron Hubbard di Scientology. 
Pare che si debba questa nuova esaltante religione a John Campell, direttore e fondatore di una rivista, Astounding che si vantava di essere scientifica e tecnologica, quando spesso e volentieri lasciava spazio a una serie di ciarlatani. Costui non solo diede corda ad Hubbard, ottimo scrittore di fantascienza, ma gli lanciò l'ideuzza di Scientology. Hubbard in principio voleva solo fondare una sorta di branca fricchettona e new age della psicanalisi, la famosa Dyanetics, ma Campebell gli disse che sarebbe stato molto più interessante farne una religione. Il risultato è che ora Tom Cruise pensa di poter volare e discendere da enormi robot alieni.

I capitoli sulla NEW WAVE, COMPUTER E CYBERPUNK, passano in rassegna tutte le fobie e i drammi contemporanei dell'uomo tecnologico. Dalle distopie “Monnalisa Cyberpunk” di Gibson, sesso con le macchine,“Crash” di Ballard, monaci che dopo un disastro apocalittico copiano con calma e costanza alla maniera medievale, tomi di cui non possono capire il significato perché pieni di una tecnologia perduta come in "Un cantico per Leibowitz" di Miller. Ciò che rende particolarmente interessante questo settore (di cui io personalmente ho letto molto, ma senza entusiasmo) è l'inedita influenza della narrativa di genere “fantastico” sull'alta letteratura. Passaggio e merito dovuti sia ad ottimi scrittori come anche i mitici Gibson e Sterling, ma soprattutto al mutare dei tempi. Il 1984 fu non solo l'anno della distopia di Orwell, ma il momento di svolta di un mondo: il primo pc, l'uscita di “Neuromante” e di “Manifesto cyborg” ponevano le nuove condizioni per un'altra immaginazione.

Capitoli più raffinati sono quelli che si interessano di PARANOIA, SOCIOLOGIA E SOVRAPPOPOLAZIONE. In modi forse un po' schematici e ai nostri occhi stravaganti, da Huxley ne “Il mondo nuovo”, in cui si affrontano le paranoie e le differenze sociali all'incontro con altre popolazioni o al mutare dei tempi. Ho trovato particolarmente divertente l'esistenza di “Quellen guarda il passato!” di Robert Silverberg e “Il seme inquieto” di Anthony Burgess, nei quali l'omosessualità viene non solo accettata, ma anche incentivata: in un mondo sovrappopolato, la presenza di individui non in grado di riprodursi portava al paradosso di etero costretti a fingersi gay (nessuno aveva pensato all'evoluzione alternativa della questione: tecniche che permettano anche a chi è gay di avere figli).

Antonio Caronia.
E questo senza citare l'ossessione post seconda guerra mondiale su Hitler, le sue conseguenze, le sue ucronie. Cosa sarebbe successo se fosse morto prima? Se non fosse mai morto? Se gli Usa non fossero mai entrati in guerra? E non sono neanche riuscita a citare il capitolo sulla SF italiana su cui da decenni pesa il celebre anatema “Un disco volante non può atterrare a Lucca”, pena il ridicolo (motivo per il quale decine di scrittori italiani hanno ambientato le loro storie altrove e sotto pseudonimi anglosassoni).
Mi fermo qui con le citazioni e il riassunto perché è impossibile racchiudere un libro e un mondo in un post. Compratelo, e se non potete/volete cercatelo in biblioteca! Non fosse altro per gli spunti di lettura continui che dà. Un'operazione editoriale davvero riuscita e che mi ha svelato, tra le altre cose, la prematura dipartita di Antonio Caronia. Durante la tesi avevo letto numerose sue pubblicazioni e tentato di intervistarlo in ogni modo. E' un peccato e una grande perdita.


Ps. Se qualcuno ha letto il mitico “Il dilemma di Benedetto XVI” batta un colpo!

giovedì 30 gennaio 2014

Le maggiori pene dei lettori forti! Libri troppo costosi o introvabili, rumori perenni e blocchi inspiegabili!

In questi giorni mi scuso ma mi vengono in mente elenchi a cascata sulla lettura (sto però preparando una recensione alla Guida della fantascienza che era bella come immaginavo), perciò oggi narrerò le maggiori cause di pena e dolore per i lettori forti.
Sin dalla mia giovanile gioventù, mi sono imbattuta in una serie di psicodrammi propri della nobile razza del lettore, avvezza a pugnare contro mostri di vario genere pur di perseguire la sua opera indefessa acculturamento personale e sogno. Ogni tanto qualcuno nei commenti qui e su fb parla delle varie pene in questione e mi pareva giunto il momento di dar loro voce e sfogo, perciò tutti a lamentarsi insieme!
All together!

IL DENARO:
Il soldo è uno dei problemi principali. In Italia si leggerà anche poco, ma in negozio vedo anche tante persone che poggiano libri su libri una volta giunte in cassa e saputo il conto.
“Me lo farò regalare”, “Ripasserò”, “Ci penso per il mese prossimo”. Il fatto che ci si debba privare di letture a cui teniamo o ci incuriosiscono è una cosa che mi ha sempre indignato. Trovo profondamente ingiusto che esattamente come il cibo, anche il miglior cibo culturale sia sempre appannaggio di chi ha più denaro. Le biblioteche, grande baluardo e modellatore di democrazia (un giorno vi racconterò la loro appassionante e rivoluzionaria storia in tal senso) fortunatamente suppliscono a tali scompensi con tutte le loro forze, prestito interbibliotecario incluso. Tuttavia i budget sempre più piccoli (quando c'è da tagliare qualcosa a livello comunale le biblioteche sono tra le prime a cadere), personale sempre meno formato e di natura volontaria, patrimonio e orari ridotti, impediscono non solo un servizio di livello europeo, ma anche un prestito di livello. Magari il libro che ci interessa è prenotato per cinque mesi, magari un idiota non lo riporta, magari ce l'ha una biblioteca a x che non lo presta o magari lo leggiamo e poi vorremmo tenercelo perché è fantastico, ma costa sui 65 euro.
I libri dovrebbero costar di meno e se non le novità, almeno le edizioni economiche.

IL BLOCCO DEL LETTORE:
Esiste. A me è capitato in un'infernale estate di qualche anno fa. Ero particolarmente piena di cose da fare e a un certo punto ho fuso. Completamente. Una delle cose che ne ha risentito di più è stata la lettura. Per quanto comprassi libri che volevo realmente leggere, anche a costo di spendere di più per andare sul sicuro, dopo cinque pagine mi coglieva prima una noia insostenibile, poi un'emicrania tremenda. Provai a leggere in posti nuovi, all'aperto, nei bar, sul treno, in compagnia e da sola, in biblioteca e al mare, ma niente. Improvvisamente leggere era diventato una patetica noia, non riuscivo più a immaginare niente, a vedere i personaggi e ad appassionarmi.
Feci persino un giro su alcuni forum di internet vedendo se qualcuno soffriva della mia stessa patetica condizione. Scoprii che era un dramma comune (su internet ci sono forum per qualsiasi cosa, un mio amico che anni fa si circoncise diventò un grande appassionato di forum sul tema) e il motivo principale sembrava essere davvero lo stress. In sostanza un cervello surriscaldato non riesce a incamerare nuove informazioni se non fondendo. Come cura si consigliava di dedicarsi ad altro per un tempo imprecisato. Un giorno la voglia sarebbe tornata da sola.
Seguii il consiglio e regalai tutti i libri che avevo comprato senza riuscire a leggere (mi faceva venire mal di testa anche solo vederli), poi mi dedicai ad altro e un mese e mezzo dopo qualcuno mi prestò “Lolita” di Nabokov. Lo lessi e mi reputai guarita, da allora (per ora) non ho avuto ricadute.

IL RUMORE COSTANTE E PERENNE:
Il rumore è ovunque, dentro e fuori. Mi ricordo che persino una cosa ritenuta seria come “studiare” in casa mia era comunque sottoposta al continuo delirio casalingo, figurarsi cosa poteva accadere quando volevo leggere. In casa, madri che passano aspirapolveri, compagni che vedono Zelig, figli che reclamano attenzione e distruggono giocattoli sulla testa dei propri fratelli e sorelle minori, padri che ti dicono “Molla quel libro, esci di casa e fatti una vita”, leggere diventa un'impresa. Non parliamo della lettura sui mezzi pubblici, epica impresa tra chiacchiere da bar e cellulari a grida spiegate o in caffetteria, ormai ritrovo di gruppi di sciure che si prendono la loro ciarliera ora di libertà con le amiche o ragazzini che farebbero meglio ad abboffarsi di patatine da MacDonald. In estate ai giardini, citando Elio grazie ai bonghi e a momenti sociali di vario genere non c'è pace e al mare non va meglio tra racchettonisti, radio, ragazzini perennemente piangenti e aerobica sulla spiaggia. Possibile si debba salire sulla montagna più alta alla ricerca di un eremo?
Il vero lettore ovvia il problema o mettendosi in cuffia con la musica o estraniandosi dal mondo.
La lettura a mente è stata una conquista del IV sec. d. C. prima si leggeva solo ad alta voce. Un vero lettore si evolve.

LA MANCANZA DI LIBRERIE:
Le librerie ora chiudono, ma ci sono una marea di posti dove non hanno mai aperto.
Ricordate il titolo del mitico reportage di Giorgio Bocca su Vigevano? "Mille fabbriche, nessuna libreria".
Nel mio paese ce ne sono tuttora ben tre, ma poi per il raggio di svariati km e svariati posti limitrofi non ce n'è mai stata traccia. Per trovare i libri desiderati, bisogna percorrere distanze considerevoli. Ok, esiste internet adesso, ma non sapete quanta gente in libreria, davanti ai nostri inviti a ricorrere al sito internet, fa segni di spergiuro e rigetto manco stessimo parlando del demonio. Tra chi è terrorizzato che l'ordine vada perduto, chi trema al pensiero del proprio bancomat clonato, chi non è pratico, chi ha avuto esperienze traumatiche, chi è troppo anziano o troppo giovane, l'opzione ordine online non è per tutti. E soprattutto non lo è per alcune delle citate categorie: gli anziani e i ragazzini. Come visto nel post genitori-figli, finisce che l'anziano lettore con la sua lista di titoli reperiti via radio e via Augias, si presenta in libreria con figli una o due volte l'anno con figli che li tiranneggiano stanchi di aver dovuto trasportare l'anziano fin lì. Mentre cose come ragazzini di tredici anni che vengono autonomamente a chiedermi la biografia di Olivetti (è successo, c'è ancora speranza nell'umanità) diventano possibili solo in alcuni posti e fantascienza in altri. La chiamerei libropartheid e secondo me è una delle cause del basso tasso di lettori in Italia.

I LIBRI FUORI COMMERCIO:
Il santo patrono di questi lettori è San Tommaso:
essi non credono neanche se vedono.
Piaga perenne del lettore forte, i libri fuori commercio rappresentano un mare magnum ricco di preziosità e scoperto tramite consigli e bibliografie scandagliate negli anni. Troppo tardi ci si accorge che nel 2001 una sconosciuta casa editrice di Imola aveva editato il libro dei nostri sogni, la base della nostra tesi, la biografia della nostra scrittrice congolese preferita. L'idea che si esistito un libro del genere e noi ce ne siamo accorti quando ormai è fuori commercio da quindici anni, è talmente insopportabile che il cliente attua la strategia della negazione.
Davanti alle parole “E' fuori commercio”, il cliente risponde nell' 80% delle volte “Ok, me lo ordini.” Ne seguono spiegazioni particolareggiate sul concetto di libro non più reperibile, acquistabile,sparito dai negozi e financo dai mysteriosi magazzini.
Se si riesce a far passare il concetto (cosa comunque difficile), segue il servizio di consulenza gratuita del libraio assurto al ruolo di conoscitore di tutte le librerie della terra: “Dice che la libreria xghd di Via vvvvv di Modena potrebbe averlo? La settimana prossima vado lì”. Chiedono indirizzi, numeri di telefono, siti internet. Non si arrendono, combattono e vogliono vincere.
Qual è il problema principale in questo caso? Col prestito interbibliotecario si può chiedere e ottenere quasi tutto. Il fatto è che un vero lettore appassionato quel libro lo VUOLE. Da lettrice li capisco, io ho fatto carte false per avere alcuni tomi, ma davanti ad altri mi sono dovuta arrendere. Ve lo dico, i casi sono due: o buttarvi nel regno del libro usato o attendere che l'argomento o l'autore tornino di moda e lo ristampino. Se vi sforzate c'è anche la sensazione di giocare a Indiana Jones alla ricerca del libro perduto.


E voi avete avuto altri motivi di pena, pianto e stridore di denti nella vostra lunga vita di lettori?

mercoledì 29 gennaio 2014

Le otto scuse (+ postilla) più diffuse per non leggere un libro! Tra quelli troppo costosi, i traumatizzati della scuola e quelli dai gusti difficili, ecco come lavora la fantasia di chi pur di non aprire un libro si butterebbe da un ponte!

Su fb, non molti giorni fa, avevo postato un articolo su un mysterioso musicista giramondo che in vita sua aveva letto poco e niente (credo non fosse neanche andato alle superiori o avesse fatto il conservatorio perché aveva scampato anche le famose letture scolastiche forzate). Costui diceva che l'aveva trovato noioso e in fondo se ti trovi in tour a Tokyo che senso ha rimanere chiusi in cameretta a leggere?
Ho trovato il suo continuo giustificarsi talmente circonvoluto da commuovermi. Excusatio non petita accusatio manifesta, ossia se ci tieni tanto a giustificarti da qualche parte sai che ti stai arrampicando sugli specchi. Così mi sono venute in mente varie domande.
La prima è stata: perché si legge?
La seconda: com'è possibile accampare un tale numero di scuse piuttosto che provare ad aprire una biografia del proprio musicista preferito? O che so, una monografia illustrata sulla città di Tokyo?
Lo dico subito, per la prima domanda ci sto lavorando. E' ovviamente non solo un ginepraio di scritti, ma anche di opinioni di millanta persone che sto tediando al riguardo.
Per la seconda mi è venuto in mente il forse prevedibile post sulle scuse più usate dai non lettori per continuare a non leggere. Un piccolo decalogo da avvocato del libro in grado di smontare le accuse.

NON SONO ABITUATO ALLA LETTURA (O ANCHE A CASA MIA NON SI LEGGEVA): In genere questa scusa è usata da coloro che ammettono di perdersi qualcosa, ma non è che si sforzino tanto di capire cosa. In un tempo preistorico qualcuno deve aver detto loro la stessa frase e loro devono averla trovata geniale. I genitori leggevano poco, gli amici anche e loro non hanno trovato nessun buon motivo per farlo. Se tenti di dirgli che si può cominciare a qualsiasi età fanno grandi gesti di rimpianto come a dire “Ormai per me è troppo tardi”. Accettano l'esistenza di un mondo parallelo scrittorio, ma vivono pacificamente estranei. Al massimo si degnano di leggere il fenomeno del momento solo perché tutti coloro attorno ne parlano e così si sentono tagliati fuori.
Ultimo libro letto: “Cinquanta sfumature di grigio” (se maschi solo il primo, il resto della storia si può intuire).

I LIBRI COSTANO TROPPO:
Lamento in realtà degno dei lettori forti. Ossia, capisco le biblioteche e il prestito interbibliotecario, ma alcune cose uno vorrebbe averle per sé e ora anche l'economica praticamente non è più tale. Chi si lamenta di ciò però, in genere, è colui che non alza pagina e a stento è mai entrato in una libreria. Adesso tutto costa troppo, c'è la crisi, una bistecca ti sfama, il libro no. Se incontrate la variante demagogica è anche in grado di dirvi che “I politici possono permettersi di leggere visto che guadagnano tanto, noi no, è un komplotto per tenerci ignoranti”.
Se gli suggerisci di prendere un libro in biblioteca usano la scusa igienista “Odio le cose toccate da tante persone” quella temporale “E chi ha tempo di andarci?” quella addirittura da lettore raffinato “Eh, ma non hanno i libri che voglio io”. Se manca la voglia manca tutto.
Ultimo libro letto: quello del catechismo.

ME LO HANNO FATTO ODIARE A SCUOLA:
Eserciti di maestre, armate di frusta e olio di ricino hanno obbligato innumerevoli italiani a leggere “I promessi sposi” e “Candido” di Voltaire, col truce risultato di aver creato crisi di rigetto eterne nei loro alunni. E' talmente diffusa questa scusa che io proporrei una tesi sociologica al riguardo. Capisco che a diciotto anni sei traumatizzato dai “Malavoglia”, ma a trenta, non ti sorge il dubbio che forse qualcuno ha scritto qualcosa che potrebbe interessarti? Cosa pensi? Che si pubblichino solo sommi tomi della letteratura italiana? E come mai gli italiani hanno il trauma della lettura e non della scrittura o della biologia? Qualcuno ha mai sentito dire “Eh, la biologia me l'hanno fatta odiare a scuola!”
Ultimo libro letto: “Ti ho già detto che la mia professoressa del secondo anno delle superiori mi ha traumatizzato con Pirandello, devo parlare ancora del mio dramma personale o ti basta?”

HO ALTRI INTERESSI:
Categoria di cui fa parte il musicista. A quanto pare se uno possiede altri interessi non ha assolutamente tempo per gli altri. Ho letto che queste persone sarebbero totalizzate in un unico ambito. Per carità anche io, come noterete, sono totalizzata dai libri, ma non per questo mi metto il paraorecchie e rifiuto di ascoltare musica o ho evitato di praticare qualche sport o non vado a teatro o non mi piace il cinema. Peraltro così facendo, si danno la zappa sui piedi, perché ignorano l'arricchimento che potrebbero averne anche nei loro famosi campi totalizzanti, se leggessero i libri giusti. Sei un appassionato dell'Inter? Allora potrebbe interessarti la biografia di Zanetti. Ti piace la Montagna? Perché non provi a leggere Bonatti? No, ma che scherzi! Mica posso perdermi l'ennesima litigata su mediaset premium o una passeggiata nei boschi. Avete mai provato a leggere passeggiando?

NON SCRIVONO I LIBRI CHE MI INTERESSANO DAVVERO:
Oibò e di che preziosità parliamo? C'è questa categoria di non lettori che se la tira addirittura: non sono loro che non hanno voglia di farlo, è la letteratura che non è abbastanza per loro. Dicono che in un tempo mitologico ci hanno provato, hanno leggiucchiato qualcosa, ma niente gli interessava, ora sono in attesa come Dante del mitico Veltro che doni loro il mitico libro degno di destare la loro attenzione. Tutti sono o noiosi o stupidi o lunghi o corti o troppo pieni di sangue o buonisti o troppo politici o chissà che altro. Nessuno è il libro giusto per loro. Non sorge il dubbio che manco gli altri lettori prendano il libro della vita al primo colpo e sia nella maggior parte dei casi frutto di lunghe ricerche. Loro non hanno tempo da perdere, con tutto quello che c'è da fare, signora mia!

QUELLI CHE SI SPECIALIZZANO IN UNA MANCIATA DI LIBRI:
In tutta la loro vita avranno letto al massimo cinque o sei libri, uno o due per decennio. In genere dei grandi successi, tipo “Il codice da Vinci” o “La strada verso casa” di Fabio Volo. Immagazzinati quelli, li useranno come pratico scudo difensivo davanti a tutti coloro che cercheranno di convincerli a leggere altro.
“Sei vuoi ti presto questo”, dice loro l'amico lettore. “Guarda, io sono ancora affascinata dal Codice da Vinci. Lo hai letto? Che personaggi! Che trama!”. Se gli si fa notare che lo ha letto cinque o sei anni prima, risponde fiero che è uno di quei libri che ti segnano per la vita e solo qualcosa di altrettanto grande potrà convincerli a offuscarne il ricordo. Ricordo a cui sono talmente legati da evitare accuratamente qualsiasi ingresso in libreria, fosse mai che si innamorasse di nuovo.

NELL'EPOCA DELLE NUOVE TECNOLOGIE LEGGERE E' INUTILE:
Esiste una nuova branca di non lettori che possiede però qualsiasi oggetto hi-tech, anche il celebre e-reader. Tuttavia, la presenza di I-phone, I-pad, pc, internet e compagnia bella, gli consente di dirti che lui non ha bisogno di leggere. Se leggere serve per conoscere, ebbene lui ha già tutto l'armamentario che gli serve! Vuoi mettere la Treccani che pesa un quintale con Wikipedia? E perché dovrei aprire un libro di narrativa di viaggio sul Giappone quando posso collegarmi a millanta blog in contemporanea sul tema? Tecnicamente legge quindi, ma si rifiuta di approcciarsi alla narrativa o alla saggistica più complessa. Tutto ciò che rivela una qualche complessità o profondità è per lui causa di serio urto interiore. Ma ancora stiamo qui a pettinare le bambole? Nel XXI° sec. Stiamo ancora dietro a Proust o alla vita di Einstein? Ma fatti una vita e molla la carta!
Unica lettura lunga ammessa: la vita di Steve Jobs. In genere costoro hanno un libro del cuore, come “Il profeta” o “Siddartha” o “Il piccolo principe”, se proprio gli rompi le scatole loro ti raccontano di quell'unica volta che è stato bello leggere e considerano l'incidente concluso.

LEGGERE NON SERVE A NIENTE:
La vita vera è fuori dalla stanzetta dove leggi, quindi svegliati, dimentica questo stupido vizio e vai a fare quello che davvero ti serve! Bevi, balla, ridi, divertiti, smettila di chinarti su uno stupido libro e trova quello che DAVVERO ti interessa. Questa categoria considera i lettori una manica di smidollati chiusi a sognare mondi impossibili perché non conoscono il vero valore della vita e preferiscono la compagnia di gente morta e mai esistita a tutto il divertimento là fuori. Vanno fieri di non leggere, perché ciò fa di loro dei veri uomini e delle vere donne. Vedrai che dopo aver assaggiato la vita vera non avrai più voglia di chiuderti in casa a leggere! A parte che semmai è vero il contrario, questa fastidiosissima categoria di fieri lettori è piena di quella tipica boria degli ignoranti che sono anche fieri di esserlo.
Non si sa quale trauma li abbia colpiti, probabilmente una granitica convinzione di essere nel giusto, unita a quella boria tipica degli ignoranti. In qualsiasi caso evitate di combatterci e farvi venire il sangue amaro, come si dice non si cava sangue da una rapa.

POSTILLA:
Come più d'uno mi ha fatto notare, manca la scusa principe, anzi LA scusa, ossia: NON HO TEMPO. Non so bene come me la sia dimenticata visto che tutto partiva da lì, ma la aggiungo ora. Anche perché la mitica “Non ho tempo” è la mater scusarum, la conditio sine qua non. Prima viene lei e di seguito tutte le altre: “Non solo non ho tempo, ma leggere è inutile”.
Oppure è la degna chiusa dell'uomo e della donna moderni, artigiani della qualità del tempo: “Ok, magari leggere sarà anche bello come dici tu, ma io non ho tempo”, mettendosi in tal modo come su di una torretta dove vivono solo coloro che hanno una vita vera e lavorano davvero, mentre nelle valli ai loro piedi, perdigiorno che acchiappano farfalle trovano anche il tempo per cose superflue come leggere. Raramente qualcuno non ha tempo per vedere la tv, la partita, varie porcherie televisive o scrivere una perla su fb. Il tempo come si dice sempre, se si vuole davvero si trova, anche per venti minuti al giorno, anche sui mezzi.
E comunque ci sta una degna chiusa a tutto ciò:

“Quanto meno mangi, bevi, compri libri, vai a teatro, al ballo e all'osteria, quanto meno pensi, ami, fai teorie, canti,dipingi, verseggi, ecc, tanto più risparmi, tanto più grande diventa il tuo tesoro, che né i tarli né la polvere possono consumare, il tuo capitale”

Karl Marx


E a voi hanno rifilato qualche altra sordida scusa?

Mi scuso per la mancanza di foto, le innesterò quando riavrò la connessione, semmai succederà. Ormai non so se sentirmi in un racconto di Pirandello o in un romanzo di Kafka e vi assicuro che non è una sensazione piacevole.


lunedì 27 gennaio 2014

Il cliente appassionato degli anni '60-'70! Nostalgico al ricordo e sfracassatamente pedagogico e/o giovane, invidioso ed enciclopedico? Tutto questo e anche di piùùù.

E' un po' di tempo invece che volevo parlare di una tipologia diffusa in libreria: il cliente appassionato degli anni '60-'70. Ciò che lo rende davvero speciale è che non è solo un cliente, ma una vera specie sociale. Si definisce tale infatti, colui (o colei ovviamente) che ha verso quello specifico periodo storico un'adorazione/venerazione/ricordo struggente/invidia ruggente e imposta le proprie letture, interventi e conversazioni al solo scopo di ricordartelo. 
Ne esistono due varianti:

1) Il cliente che gli anni '60-'70 se li è effettivamente fatti: 
Se non ha appeso la protesta al chiodo negli anni '80,
ancora guerreggia attivo, ma non è più come una volta.
Cristallizzato nel ricordo imperituro di un'irripetibile giovinezza, non fa che riandare alla memoria ai tempi in cui il Pci non era stato suicidato da Achille Occhetto, in cui ok c'erano la Dc e Andreotti, ma almeno quello sì che era un vero partito. Tempi in cui l'università era davvero maestra di vita, si discuteva e si apriva la mente, i giovani erano impegnati e non lassisti, gli operai erano una vera classe e quindi facevano la lotta di classe, la Fiat era a Torino, i cellerini facevano i cellerini e andare alle manifestazioni era davvero pericoloso, in cui ok, la lotta armata era da condannare, ma almeno c'erano degli ideali. 
 Tutti costoro hanno una storia da raccontare e sentono che DEVONO farlo perché le giovani generazioni finalmente si sveglino, prendano i forconi e diano alle fiamme qualche banca. Le stesse banche dove loro hanno attualmente un cc.

2) Il cliente che non c'era e si maledice per non esserci stato: 
Tipica espressione assunta dalla seconda variante
 quando incontra la strabordante prima: ansioso e ammirato.
Costui viaggia sui venti/trenta/ora anche quasi quarant'anni e non fa altro che ingozzarsi di film e letture su quei magggici anni, quasi potesse assorbire l'atmosfera che per uno sciocco errore del destino si è irrimediabilmente perso. Quelli che soffrono di più in genere sono coloro che all'epoca erano degli infanti e quando sono arrivati all'età giusta per guerreggiare si sono ritrovati in mezzo agli anni '80 tra Tony Manero e gli Yuppie. In genere ha una conoscenza praticamente enciclopedica del periodo: è in grado di recitare a memoria l'intera formazione delle brigate rosse e l'esatta sequenza dei governi democristiani che cadevano ogni tre per due. Si stupisce che tu libraio non conosca tali fondamentali basi e davanti alla tua ignoranza rimpiange ancora di non possedere una macchina del tempo pret à porter.

Ma cosa legge il cliente anni '60-'70?

AVEVAMO VENT'ANNI: 
C'è tutto un filone di libri in cui reduci del passato ci ricordano con occhi sbrilluccicanti quanto magici fossero stati quegli anni. Sorvolando sulle possibilità di memorie corrotte dal tempo, ciò che rende davvero insopportabile il cliente che ne fa uso, è la sua volontà pedagogica nei tuoi confronti. Egli ti identifica quale libraia giovane, ergo probabilmente disinteressata alla politica e dedita solo a dipingersi le unghie, ignara della storia d'Italia e intenta a passare i suoi pomeriggi con l'I-phone 5. Non sprecherebbe neanche il suo tempo, ma considerando che di sicuro in quanto libraia almeno leggi, si sente in dovere di tentare l'impossibile e renderti politicamente consapevole. Inizia perciò un intrecciarsi di ricordi (Ci alzavamo la mattina e l'università era un campo di battaglia!), recriminazioni (State perdendo  i diritti, noi avevamo fatto del nostro meglio per voi), considerazioni generazionali (Del resto ci sono delle generazioni storicamente passive) e generali (Il benessere Vi ha rovinati, non avete nulla per cui lottare). 
 Quando finalmente se ne va, promette di tornare a parlare con te che è stato tanto bello. Dio ce ne scampi e liberi.

LA BIBLIOGRAFIA DI SERGIO FLAMIGNI: 
 Questo ormai anzianissimo signore è stato lungamente uno degli storici avvocati (nonché deputati) del Pci. Grazie ad un archivio personale decisamente cospicuo ha sfornato una bibliografia enorme soprattutto riguardo al caso Moro, interamente edita dalla Kaos. E' la gioia di tutti quelli che cercano a posteriori di ricostruire in modo affannoso quanto accadde in quei tragici giorni del rapimento, pronti a sfornare la loro ineluttabile verità (in genere è sempre stato lo Stato).
Talvolta ho il sospetto che molti clienti abbiano a casa una sorta di plastico stile Bruno Vespa, in cui ricostruiscono con attenzione l'evento facendosi in tal modo quadrare ogni cosa: l'appartamento affittato dai servizi segreti, il nascondiglio forse sulle rive del lago di Bolsena e non al centro di Roma, i depistaggi, i comunicati delle Br, i titoli dei giornali che se annagrammati con la sequenza di Fibonacci possono dare la soluzione del caso. 
Un grande evergreen per i complottisti CIA/Br/Infiltrazioni dei servizi segreti.


MA L'AMOR MIO NON MUORE MAI:
 Filone diffuso tra i clienti giovani e invidiosi. Costoro prediligono i tomi in cui sono raccolte ristampe anastatiche, materiale d'archivio, inediti documenti del periodo e carte segrete della polizia.
 Anche qui immagino che ci sia un desiderio di immedesimazione estremo per il quale più conosci più riesci a calarti nel personaggio. Il cliente in questione ama chiedere libri stampati per un'unica volta negli anni '70 da una di quelle case editrici che nascevano e morivano dall'oggi al domani (come la mitica "Limenetimena") o da alcune contemporanee altrettanto introvabili (come "Sensibiliallefoglie") per poi lanciarsi in accorati appelli affinché tu con la tua saggezza libresca possa aiutarli. Poiché sei un'amica libraia della sua età, ti considera praticamente una compagna e ama intessere conversazioni sul valore intrinsecamente migliore degli scritti di Trovsky su quelli di Lenin. L'unico modo per toglierseli di torno è chiedergli se hanno letto qualcosa di Rosa Luxemburg. In quanto donna l'avranno sicuramente ignorata, ma per non ammetterlo diranno di avere un impegno improvviso allontanandosi con la loro sportina e i loro quindici ordini che non arriveranno mai.

CASI CONTROVERSI:
E' un po' un "testiamo che tipo di persona sei"  così ti faccio vedere che "persona sono io". Il cliente in questo caso vuole dimostrare una sua tesi, elaborata durante lunghe notti di studio, nonché testare quanta ingenuità ci sia nel mondo rivolgendoti domande trabocchetto a cui sarà ben felice di darti la vera risposta. Il casi principe sono: le stragi e il caso "Pinelli/Calabresi". Iniziano con lunghe circonvoluzioni che partono dall'ultimo libro divulgativo della Newton dall'inquietante titolo, per poi finire con la fatidica domanda: "Ma secondo te, Pinelli si è suicidato o l'hanno ucciso?".
 La successiva risposta determinerà il modo in cui passerai la successiva mezz'ora, se difendendo le tue convinzioni o elaborando un quadro storico credibile assieme al tizio che, non avendo nulla da fare, non ti molla. L'unica via di salvezza è la fuga in un'altra sezione.

L'ACERRIMO NEMICO DEL CLIENTE DEGLI ANNI '60-70: 
A metà tra il revisionista e il qualunquista è colui che ama i trucidi libri in cui si dice pane al pane e vino al vino. Non ci sono state cospirazioni, i comunisti e i fascisti erano uguali, Calabresi era un santo, Pinelli si è suicidato, Guido Rossa è stato ucciso dai suoi amici, questa gente che si ammazzava ti impediva di vivere decentemente piazzando bombe random. In genere hanno vissuto per sbaglio qualche evento storico che li ha traumatizzati a vita e ci tengono a raccontarti. Un giorno stavano camminando e hanno assistito ad una manifestazione terminata a manganellate, un loro cugino era stato cacciato da una riunione universitaria diventata collettivo improvvisamente, nel posto dove lavoravano da giovani un sindacalista si faceva palesemente gli affari suoi. Cose che non si dimenticano e determinano le convinzioni di una vita.

I FIGLI DI: 
Dovrebbe esserci una moratoria che dopo un po' impedisce ai figli di, di scrivere libri. Tutti i figli di qualcuno che ha avuto un ruolo negli anni '60-'70, hanno sentito il bisogno di raccontarci la loro storia. Il fatto che, storicamente e filologicamente, ci possano essere delle falle non solo storiche, ma anche di obiettività al riguardo, sfiora pochi. E', secondo me, ovvio che non ci si possa fare un'idea su quegli anni leggendo tali libri. Cosa vuoi che ti raccontino i figli di (non parlo solo degli uccisi, anche la figlia di Toni Negri ha scritto un libro "Con un piede impigliato nella storia")? Non solo nessuno può parlare male di suo padre o sua madre, ma soprattutto in caso di morte sopraggiunta, avrà quella sensazione di meraviglioso che si attribuisce sempre alle cose perdute irrimediabilmente. Genere molto amato dalle sciure, sempre pronte alle storie di vita vissuta e alla commozione, trova poca sponda (se non in casi eccezionali) nel filologico cliente anni '60-'70.

 Attendo ora il classico commento "Tutto vero, tutto giusto, grandi risate, PERO' se tu avessi davvero vissuto quei tempi sapresti che...". E' l'argomento principe di un'intera generazione che non lascia campare adeguatamente in pace quelle successive. Abbiamo capito è successo, è stato bello, c'erano condizioni storiche diverse, ora qual è il modo migliore di cambiare il mondo?

domenica 26 gennaio 2014

Cose realmente accadute! Lo giuro! "Il Gul"

Talvolta accade che il cliente erri nella pronuncia di parole straniere e andrebbe anche bene, lo faccio anche io, tuttavia la loro sicumera al riguardo mi fa perdere una marea di tempo in ricerche senza senso. Ciò avviene principalmente perché, non essendo io onnisciente e riponendo al contempo sempre troppa fiducia nel prossimo, non penso ad un suo errore. Non solo, ma la mia mente inizia a viaggiare immaginando campi di ricerca inesplorati, tomi che peraltro se esistessero sarebbero anche interessanti!
 Devo dire che leggerei un titolo come quello della vignetta!



E voi a cosa avreste pensato?

sabato 25 gennaio 2014

I dolori della giovane (non ancora) libraia! "Latinismi".

Come ogni sabato, ecco i dolori della giovane (non ancora) libraia.
 Oggi fa la sua comparsa Anna Olmi, una delle secchione della classe, non secchiona per i suoi ottimi voti (o almeno non solo), ma per il grado di estremo sfacchinamento che faceva per ottenerli. Studiava da mane a sera e durante il ginnasio mi chiamava non meno di due volte ogni pomeriggio per confrontare le versioni. Tale fissazione per lo studio la portava a momenti di completo straniamento, come quello di cui sotto, in cui la realtà attorno non aveva più un senso logico, ma faceva capo solo al mitico Castiglioni-Mariotti (per i non liceali, il mitico vocabolario di Latino più in voga).
 L'evento a cui si fa riferimento ovviamente era una delle infinite fricchettonate pubblicizzate sulla bacheca del liceo. Ovviamente non ci sono andata.


venerdì 24 gennaio 2014

Un percorso di lettura sul Femminismo. Perché non tutti gli ismi sono uguali. Dichiarazioni storiche, postporno e Simone e anche uomini, perché no?

 E' molto di moda al giorno d'oggi dire che tutti gli -ismi dovrebbero essere banditi, che femminismo e maschilismo sarebbero la stessa cosa in nome di questo suffisso comune.
La finezza linguistica porterebbe a pensare che quindi anche l'omofobia e l'aracnofobia abbiano le stesse conseguenze sociali, come anche l'aulofobia (la paura dei flauti) o l'oenofobia (la paura del vino), ma mi pare evidente che un tizio che ti picchia perché sei omosessuale, sia più socialmente pericoloso di uno che corre via gridando se vede un flauto. Allo stesso modo il femminismo e il maschilismo condividono questo ismo, ma non la parte iniziale che dovrebbe essere quella che ci interessa.
 Svariati anni fa, quando ero una giovane rincoglionita, iniziai a frequentare per estremo caso, molti luoghi femministi a Roma. Erano i tempi in cui Storace era diventato, per motivi fantascientifici ministro della sanità. Ovviamente il suo primo problema quale fu? Facile: rivedere la legge sull'aborto! A seguito della sollevazione popolare, ci furono diverse manifestazioni e io conobbi il maggggico mondo del femminismo. L'idea che ne avevo prima era quella generale: mucchio di donne, sicuramente lesbiche, che fanno cose strane come bruciare reggiseni (per quale motivo non si sa), donne si nasce non si diventa, e tante preteste linguistiche a voler esser buoni bizzarre, a voler essere cattivi, folli.
 Leggere un libro al riguardo non mi aveva neanche sfiorato, in casa non si trovavano certo tomi sul tema e in biblioteca tutto faceva capo agli anni sessanta. Dopo, quando ebbi una certa ansia di conoscere e mi accorsi dell'abisso della mia ignoranza, iniziai una lettura discretamente bulimica e forse un po' troppo anarchica.
 Per dimostrarvi che il femminismo, non solo non è una pratica inutile e neanche superata e che chiunque sia un essere umano civile e civilizzato non può non dirsi femminista, ecco che vi proporrò un percorso di lettura su questo bistrattato argomento.

LE BASI STORICHE:  
Andando indietro nel tempo, già la povera Medea si lamentava della sua infelice condizione ed Eloisa, costretta in convento dai parenti, scriveva ardenti lettere ad Abelardo, che dimentico dei loro fuochi  (o forse un attimo urtato dall'evirazione subita), le rispondeva dicendo di pregare e sublimare il tutto. Nel 1400 ecco spuntare una più reale e meno drammatica Christine de Pizan scriveva "La città delle dame". Era lei giovane, vedova e sola in un mondo in cui essere una donna era davvero una disgrazia, e per sopravvivere "divenne un uomo" ossia divenne ciò che solo loro potevano essere: indipendente e autonoma. Insegnò, scrisse tantissimo e sognò questa città utopica dove le migliori donne del passato vivevano secondo leggi rette e giuste. Voleva rispondere a tono ai vari misogini in giro e lo fece così bene che rimane ancora attualissimo. Niente emancipazione in corso comunque: due secoli dopo Artemisia Gentileschi trascinava in tribunale il suo stupro, Agostino Tassi, e non ottenendone giustizia pensò bene di sgozzare uomini in varie tele.

ILLUMINISMO E '800: 
Alcune coraggiose, convinte magari di essere circondate da uomini più aperti di mente o comunque evoluti, si lanciavano in rivendicazioni quasi sempre destinate a tragici destini. Mary Wollstonecraft, madre di Mary Shelley, morì femminilmente di parto, OLympe de Gouges venne direttamente decapitata come anche Eleonora Fonseca Pimentel. Tutte erano attive politicamente e militanti per i diritti delle donne, le prime due scrissero due splendide dichiarazioni per i diritti della donna, entrambe attualmente edite a 3,50 euros dalla casa editrice Caravan. Le idee per l'emancipazione erano mature, i tempi un po' meno. Servirono due guerre mondiali, Virginia Woolf e svariati milioni di morti per convincere gli uomini che tutte le donne erano in grado di intendere e volere.

L'AMATA SIMONE: 
Qualche anno fa, per celebrare l'anniversario della sua nascita (almeno credo) un giornale non trovò niente di meglio da fare che pubblicare una sua foto nuda. Una donna, anche se  una filosofa e si chiama Simone de Beauvoir, non è altro che un tocco di carne, è bene ricordarlo (se pensate che esageri, è mai venuto in mente a qualcuno di schiaffare in copertina Sartre in costume adamitico?). Costei, che visse una lunga vita all'insegna dell'indipendenza in tutti i sensi, scrisse uno dei testi fondanti del femminismo: "Il secondo sesso" in cui descriveva la sua teoria di donna non come uguale, ma diversa dall'uomo, ma percepita come "altro" e in quanto tale sempre inferiore. Nel lunghissimo testo, c'è anche la celebre frase "Donne si diventa, non si nasce" travisata in ogni dove. Era una frase amara sulla costruzione culturale della donna che appunto non nasce tale, ma viene modellata per essere come la società (maschile) richiede. Il senso si è perso, ma del resto non è questa la prova migliore per comprovare la sua tesi? Interpretazioni maschili per tesi femministe.

SPUTIAMO TUTTI QUANTI SU HEGEL: 
Ortica editrice, 2,60 euro.
Ce la potete fare.
Giunse il femminismo e accaddero molte cose. Dicunt che fu l'unica rivoluzione riuscita del XX secolo, altre dicono che fu una fregatura perché ora tocca lavorare e sfacchinare a casa insieme, altre che fu una disgrazia, altri che non c'era niente da liberare. Come fu come non fu mi pare che con l'approvazione de l'aborto, il divorzio e una serie di altre leggi cardine (non ultima la riforma del diritto di famiglia) le nostre vite sono diventate migliori. Un testo da leggere assolutamente è "Sputiamo su Hegel" di Carla Lonzi, una delle madri del femminismo italiano. Una delle fondatrici del pensiero della differenza sessuale (che ancora va per la maggiore in Italia), scrisse anche "Il manifesto di rivolta femminile" con Elvira Banotti e Carla Accardi, altro testo fondamentale per comprendere la teoria, ma soprattutto la pratica del femminismo italiano.


MOSTRE SACRE:
Citare tutti i mostri sacri del femminismo non sarebbe possibile, ma di sicuro leggere "L'eunuco femmina" di Germaine Greere e tentare "In volo" di Kate Millett (ve lo dico è un libro difficile da sostenere, è lunghissimo, pieno di riferimenti culturali a noi estranei, molto carico, io non ce l'ho fatta a finirlo) non può fare che bene. Consiglio indubbiamente "La mistica della femminilità" di Betty Friedan, un libro che Miriana Costanzo, la cattogiornalista reazionaria dovrebbe imparare a memoria assieme alle sue seguaci e "La condizione della donna" di Juliet Mitchell. Dove eravamo, dove siamo arrivate e dove stiamo andando? Stupirà sapere che in fondo ci siamo mosse sì, ma c'erano i presupposti per pretendere e giungere a qualcosa di indubbiamente migliore.


SIAMO DONNE SIAMO CYBORG O FORSE NON SIAMO NIENTE? 
Niente nichilismo ma tanto poststrutturalismo. I tempi moderni puntano a teorie ovviamente in totale contrapposizione. Torna di nuovo la grande hit della costruzione culturale della donna, in totale contrapposizione al pensiero della differenza, ma c'è la grande novità di un mondo in cui anche la tecnologia si carica di significato ed ecco che il cyborg, come il mostro nel passato, diventa l'alter ego naturale della donna. Il cyborg come altro dall'umano, la donna come altro assoluto. Il cyberfemminismo è una corrente vasta e sfuggente come il mondo virtuale. Vuole craccare il sistema e al usare l'ironia per farlo. Definire un mondo così complesso è difficile e se volete farvi un'idea di quanto bolla nell'immanso pentolone, provate a leggere "Manifesto cyborg" di Donna Haraway.

POSTPORNO:
Forse a molti sarà sfuggita questo sfuggibile nuovo pensiero del femminismo contemporaneo: il grande interesse per la pornografia e il desiderio di renderla adatta anche all'immaginario femminile. E' possibile mai questa cosa? Secondo me no. Per motivi lunghi e casuali ho conosciuto un po' l'ambito e l'ho trovato personalmente inquietante nonché inutile visto che la pornografia contemporanea è, secondo me, il frutto dell'immaginario maschile e bisognerebbe ripensarla completamente, non riplasmarla. Comunque, questa è una mia opinione personale. Se volete conoscere qualcosa di questo mono molto vicino per certi versi alle arti performative, vi consiglio la lettura di qualcosa di Beatriz Preciado, oltre ai libri, soprattutto gli interventi slegati facilmente reperibili nel web.


E GLI UOMINI? 
Durante l'ultima giornata contro la violenza sulle donne, ho visto fiorire in ogni dove, manifesti con attori e sportivi nerboruti pronti a giurare con sguardo torvo che i loro simili di genere, rei di violenze, non erano uomini degni. Tuttavia siamo nel 2014 e diciamo che la facile connessione logica che se la violenza è commessa dagli uomini forse dovrebbero essere principalmente gli uomini tutti a fare una riflessione sul tema della parità di genere è giunta un po' tardi. Non faremmo però giustizia a quelli che da anni già ci lavorano, come gli uomini di Maschile Plurale. Tra i libri (pochi) che si occupano del tema, sono usciti "Il silenzio degli uomini" di Iaia Caputo ed. Feltrinelli e "Uomini che amano le donne" di Monica Lanfranco. Il primo parte da famosi sanguinosi fatti di cronaca italiani e si interroga su ruolo degli uomini come parte attiva e al tempo stesso passiva (perché le donne difendono le altre donne in quanto vittime, ma gli uomini tacciono sugli altri uomini violenti?). Il secondo inveceè una raccolta di risposte maschili ad alcune domande sul tema della virilità e della violenza poste alla Lanfranco sul blog de Ilfattoquotidiano.

Ps. Lo so che leggenda vuole che tutte le femministe siano lesbiche e il fatto che io abbia scritto questo post potrebbe avvalorarne l'idea, tuttavia, semmai è vera la frase inversa, ossia che quasi tutte le lesbiche sono femministe (il che ne fa un sottoinsieme di un insieme molto più grosso). Femministe varie, prima di accanirvi sui miei giudizi affrettati tenete presente che è un post in cui dovevo racchiudere un mondo.

mercoledì 22 gennaio 2014

Nuova rubrica: "Rieduchescional libraia", di storia del libro, della stampa e di tutto ciò che ci gira intorno. Poca ironia, ma tanta cultura, che male ogni tanto non fa.

In "Magnifica presenza" Elio Germano esce pazzo perchè
non riesce a trovare la mitica figurina di "Garibaldi"
Pensa che ti ripensa, poiché nei buoni propositi per l'anno nuovo avevo espresso la duplice intenzione di rendervi edotti su parti della storia del libro e al contempo inaugurare qualche nuova rubrica, ecco che ho unito le due cose sfornando "Rieduchescional Libraia" rubrica sulla magggica storia del nostro caro amico quadrangolare.

Per dimostrarvi che essa non è solo noia e tedio inizierò con quel misconosciuto e bistrattato argomento che sono le figurine. 

 Durante lo stesso esame universitario che mi portò a studiare la nascita del pop-up (a proposito mi scuso per non aver ancora dato indicazioni più precise sul saggio che citavo, ma mio padre ha pensato bene di far spazio in casa impacchettando tutti i miei libri universitari e ficcandoli in cantina ove nessuno può raggiungerli, un giorno mi lancerò alla ricerca), comunque, durante questo esame studiai anche la storia delle figurine.

 Io non sono mai stata una grande appassionata, ma come tutti i bambini/ragazzini ho avuto qualche album (di cui ricordo solo quello de "La bella e la bestia") e l'incessante ritornello del "Ce l'ho! Non ce l'ho!" (che qui al nord storpiano indegnamente in "celo non celo").

Esempio di cromolitografia.
Esse ci sono, ma non ne siete
coscienti.
 Magari in molti pensano che certi argomenti non vadano studiati nelle somme aule universitarie ed equiparano le mie fatiche al famoso corso di studi sul benessere del cane e del gatto (vi ricordate la prima epoca di delirio post riforma Moratti?), ma essi dovranno ricredersi alla notizia che le figurine sono il miglior esempio d'impiego della cromolitografia

 Cos'è? Trattasi di una stampa che usa una matrice di pietra su cui viene disegnato con una matita grassa, dove, dopo vari trattamenti, si versa dell'inchiostro che aderisce solo al disegno a matita.

 Pur potendo usare un colore per volta, (quindi per otto colori otto matrici), rispetto a tanti metodi per produrre stampe, era decisamente più semplice, cosicché divenne la tecnica principe con cui produrre da metà '800 i cartoncini pubblicitari. 

 Il primo tassello verso la mania della collezione fu fatto da Aristide Boucicaut, proprietario dei Bon Marché (grandi magazzini parigini) che, per pubblicizzarli, fece stampare una prima serie di cartoncini. Fu il delirio, erano praticamente uno dei primo gadget regalo della storia e la moda si espanse in breve a tutta l'Europa.

Notiamo la fantasia con cui le scatolette di carne venivano
infilate nelle stampe.
 Il secondo passo verso la serializzazione dei cartoncini fu però fatto Justus von Liebig l'inventore dell'estratto di carne.

 Costui, che in verità non aveva bisogno di una vera pubblicità visto che il successo della sua invenzione fu fulmineo (si parla di 2000 bovini uccisi al giorno), iniziò comunque a infilare cartoncini nelle confezioni, arrivando, a tirature di tre milioni di copie.

 Quale fu però il balzo in avanti di Liebeg, (oltre la diffusione planetaria)? L'idea di passare da una serie di cartoncini ad argomento vario (ovviamente le donnine erano sempre il piatto forte), a delle vere e proprie serie tematiche a sfondo pedagogico con fiabe, segni zodiacali, architetture dei vari paesi del mondo.

 Come fu e come non fu, il collezionismo e la pubblicità trovarono nelle figurine questo strano connubio.

  Era tale la loro diffusione che persino Goebbles, il ministro della propaganda del terzo reich, ne fece produrre delle serie da infilare nei pacchetti di figurine, temi favoriti: la biografia di Hitler e la rinascita tedesca.

Cosa succedeva in Italia? Volevamo forse rimanere noi fuori da tale delirio?

 Ovviamente no! Anzi, demmo prova di particolare attaccamento alla questione con la famosa figurina del feroce Saladino, un trauma nazionale talmente profondo che ne abbiamo tuttora memoria benché senza cognizione di causa.

 Nel 1934, in pieno fascismo, durante il programma Radio "I quattro moschettieri" venne lanciato questo concorso Perugina- Buitoni che prevedeva ricchi premi per chiunque riusciva a terminare uno specifico album da 100 figurine.

 Ciò che fece dell'Italia una nazione di collezionisti accaniti fu però il super premio: chiunque fosse riuscito a terminare 150 album avrebbe vinto una FIAT topolino!

 Errore di distribuzione volle però che la mitica figurina mancante, quella del feroce Saladino, fosse stata inviata solo in alcune sperdute località del sud scatenando non solo un mercato nero delle figurine, ma anche la regolamentare i concorsi successivi (c'era il sospetto, direi fondato, che tale errore fosse stato studiato a tavolino per non regalare a nessuno 'sta benedetta macchina).

 Solo dopo la guerra finalmente le figurine si distaccarono dalla pubblicità divenendo un oggetto autonomo. 
La prima figurina Panini
 Nel 1949 Lotario Vecchi, (nato piazzista morto editore nonché inventore della rivista "L'Audace" acquisita poi da Bonelli che ne fece il primo mattone della sua casa editrice) fu il primo a mettere in commercio in edicola figurine ed album slegati da un prodotto pubblicitario.

 Poi nel 1961 giunse finalmente, al termine di una lunga storia, ciò che noi identifichiamo davvero con la parola figurina: la Panini.

 Furono infatti costoro, che introdussero anche la novità dell'adesivo (prima rimanevano ancora cartoncini sciolti) ad avere la geniale idea di unire un fenomeno di massa ad un altro fenomeno di massa: figurina + calcio = amore.

Nella rigogliosa città di Modena peraltro, prospera il  Museo della figurina, creato con lo storico lascito di Giuseppe Panini, a cui spero di far visita prima o poi.

 Ecco, spero di non avervi appallato troppo. Il tono in effetti è un po' di Philippe Daverio, ma a questo punto spero piuttosto di fare la fine del figlio di Piero Angela. Di catacomba in catacomba anche se è pure lui un 'figlio di', mi sta più simpatico.


 Se volete saperne di più, consultate il saggio "Invenzione e storia delle figurine" di Lucia Masina, all'interno del libro "Le tecniche in piano. Litografia e serigrafia" ed. Istituto nazionale per la grafica.

martedì 21 gennaio 2014

Le vergogne dei clienti. Quali sono i libri che più ci si vergogna a chiedere? Chi detiene la palma del rossore? Ma soprattutto, perché non si vergognano gli unici che dovrebbero?

 Nella fausta giornata di ieri, mi è successo uno spiacevole fatto di cui ho già dato conto su fb.Un cliente mi ha chiesto dei libri per uscire dall'omosessualità. Davanti alla mia perplessità e al mio sconcerto, invece di mettersi paciosamente davanti al settore a tematica glbt (in cui comunque non teniamo niente del genere), notando che l'argomento mi dava fastidio, ha iniziato a punzecchiarmi, forte del fatto che il povero libraio di catena mai e poi mai può mandarti a quel paese.
 Prima ha iniziato a dire che era una malattia mentale visto che molti psicologi dicevano così, poi davanti alla mia domanda "Quali psicologi?", mi ha nominato quel Nicolosi già da me citato in precedenza e qui in Italia cristianamente pubblicato dalla San Paolo. Di seguito mi ha detto che tanti suoi amici erano usciti dall'omosessualità per poi cercare di intavolare con me una conversazione con un sorrisetto da schiaffi piantato in faccia. Ora, qualcuno mi accusa di essere malvagia coi clienti in questo blog, ma posso assicurarvi che molti clienti sono molto più malvagi di me. Per un'ora non ho avuto pace. Si ripresentava sempre col suo sorrisetto e nuove domande a cui cercavo di sfuggire scappando in un'altra sezione col sangue al cervello.
 Poiché in libreria passano e spassano tante persone è ovvio che si creino talvolta delle condizioni di imbarazzo tra i due fronti. Generalmente, a meno che non si abbia a che vedere con un sadico, come quello di cui sopra, è il cliente a vivere personali momenti di imbarazzo. In tanti pensano che il malvagio libraio sia una sorta di lepriacano giudicante con un enorme libro mastro in cui mettere il loro nome e accanto il libro che cercano. In genere le vergogne dei clienti sono assolutamente insensate, quelli che chiedono cose di cui vergognarsi davvero (come l'omofobo sopra), non hanno nessuna cognizione del fatto che dovrebbero seppellirsi seduta stante. Se anche voi vi siete mai vergognati in libreria ecco di seguito i casi più comuni e come farsi passare la voglia di avvampare.

I LIBRI SUL SESSO:
Pace all'anima sua.
 In assoluto sono i libri che causano più traumi e crisi mystiche nel cliente. Innanzitutto c'è sempre qualche maniaco piantato davanti a questa immaginifica sezione dove convivono giochi sul sesso da fare in coppia, manuali di educazione sessuale illustrati, il Kamasutra, vari testi tantrici, l'autobiografia di Califano e tutti quei libri su come far soffrire gli uomini da vere stronze. E' uno scaffale che è letteralmente impossibile da tenere in ordine, ma del resto è pure inutile visto che sono rarissimi i casi in cui il cliente vuole essere fisicamente accompagnato lì davanti. Improvvisamente servizievole, dopo averti chiesto un Kamasutra illustrato, annuncia che se lo cercherà da solo (nell'80% dei casi deve da te ritornare mesto e penitente). Poiché il 90% dei fruitori di tali libri è di sesso maschile, ha questo rapporto di simil cameratismo col libraio maschio, mentre fissa con odio la libraia femmina, magari dell'età di sua figlia, che gli spiega in un crescendo surreale, quale libro sul sadomasochismo sia in effetti più completo. Per evitare tali imbarazzanti momenti ho visto qualsiasi cosa. Clienti che venivano direttamente con l'isbn del libro pur di non pronunciarne il titolo, clienti che omettevano le parole considerate xxxx dalla frase col risultato che cercare il benedetto libro diventava impossibile, clienti che scrivevano il titolo su un foglietto rifiutandosi ostinatamente di rispondere a voce a qualsiasi mia domanda, altresì clienti che chiedevano espressamente la presenza di un simile del loro sesso pronto a consigliarli. In tutti i casi costoro erano uomini. Le donne non comprano apertamente libri sul sesso se non nell'adolescenza, dai 18 anni in su sanno già come procurarseli senza che il mondo venga a saperlo (sono già allenate coi sex toys). Il risultato ottenuto dai vari clienti vergognosi è solo uno: mettere in tale evidenza il loro imbarazzo da renderlo praticamente comico.

L'UOMO CHE LEGGE ROMANZI ROSA:  

Esistono. Sono ben nascosti ma ci sono. Il loro nume tutelare è Federico Moccia, che ha cercato inutilmente di invitarli al coming out raccontando in ogni dove quanto San Valentino sia per lui la festa nazionale, ami sua moglie e vorrebbe avere di nuovo 15 anni per amare e correre in moto in libertà, ma niente: i veri uomini non piangono e non leggono romanzi rosa. Tuttavia in libreria c'è una nutrita schiera di uomini che non leggono romanzi rosa, ma li comprano spesso. Tutti costoro hanno delle pigrissime mogli che non schiodano il sedere da casa e li mandano in giro a compiere spiacevoli missioni come fargli prendere pacchi di assorbenti con e senza ali, ma soprattutto pile di libri pieni di amore e torte a NY. Di tanto in tanto, questi mitologici esseri, che continuano a ripetere a gran voce, scandendo bene le parole "E' per la mia fidanzata" o "E' per mia moglie", arriva a farsi consigliare dal libraio. Ovviamente il libraio deve aver sempre ben presente che lui non sa nemmeno esattamente di che parlano, sono cose che non lo riguardano, è solo una vittima degli eventi. Lo sappia, la prego, mi creda, glielo giuro. C'era un cliente in una precedente libreria dove ho lavorato che tornava più volte in settimana, faceva man bassa di romanzetti rosa e se li faceva impacchettare uno ad uno ripetendo che erano regali. L'uomo più generoso del mondo.

L'ADULTO CHE CERCA LIBRI PER BAMBINI: 
Chiariamo, come ho già detto ci sono dei libri da adulti che in effetti vengono sistemati nella sezione dei ragazzi per puro pregiudizio. Tuttavia esistono anche degli adulti che, appassionati di libri per adolescenti (di cui alcuni son splendidi, leggetevi "Wonder" di R. J. Palacio o "Quando mi troverai" di...) o di fiabe illustrate o di autori come Bianca Pitzorno, stazionano nella sezione per bambini con crescente panico interiore. Quando gli viene il dubbio che tu lo stia giudicando o fissando male in genere si rivolta come una biscia e lancia un'invettiva contro i librai rei di infilare perle meravigliose nella sezione per ragazzi. Ma li leggiamo davvero i libri? Con che criterio decidiamo gli spostamenti? Altresì si lancia in complicate elucubrazioni su come "La guerra dei bottoni" sia un libro per adulti, "Harry Potter" pure (gli harrypottiani rappresentano l'80% della comunità) e chiedendosi perché mai i giochi di prestigio dovrebbero essere appannaggio dei soli seenni. Tutto giusto, tutto condivisibile. Solo che togli qui, annuisci là, dai ragione lassù, praticamente i bambini dovrebbero leggere praticamente solo Peppa Pig e una manciata di altri libri. Tutto il resto è CHIARAMENTE per adulti. Ammettere che piace leggere cose di età trasversali non è un'opzione prevista.

IL CLIENTE CHE SI LANCIA IN ACCOPPIATE VIRTUOSISTICHE:
E' quel distinto cliente dai raffinati gusti letterari che ogni tanto vorrebbe tanto leggere un libro di Fabio Volo o magari una biografia su Marilyn Monroe. Altresì è il tizio che vorrebbe comprarsi "The little book of the big penis" o "The big butt book", siccome teme lo sguardo indagatore del libraio o del cassiere, usa la vecchia tecnica dell'edicola. Per comprare l'unico libro che gli interessa, ma di cui intimamente si vergogna, ne prende altri dieci di tenore completamente diverso. Ecco quindi "Organon" di Aristotele, "L'uomo in rivolta" di Camus, "Perché leggere i classici" di Calvino e "Amore, zucchero e cannella" apparire nella stessa cesta. Grazie a questa vergogna si raggiungono picchi di assurdità considerevoli. I migliori avvengono quando il cliente non trova il libro vergognoso e deve chiedertelo. Alcuni, nel disperato tentativo di non gettare il discretito su di loro arrivano a mostrarti Tolstoj e Sveva Casati Modigliani in contemporanea chiedendoti "Sono indecisa tra questi due libri, non è che potrebbe darmi un suggerimento?"
 Certo signore, certo, guardi cassi Tolstoj, sopravvalutato, la Casati Modigliani invece è quello che le serve, si fidi di me.

IL GAY VELATO: 
Giunge, agitato come se stesse per farti una fatidica dichiarazione o fintamente noncurante mentre in realtà suda le proverbiali sette camicie. Vuole un libro a tematica, il titolo lo dice a bassa voce, ti chiede vergognoso se esista la sezione Glbt, finge di stupirsi se gli dico che un saggio sui matrimoni gay si trova nella sezione dedicata all'omosessualità e se proprio è nel panico aggiunge che non è per lui, ma per un amico, anzi, glielo hanno consigliato, anzi non sa proprio di cosa parli. Ragazzi e ragazze ve lo dico, io sono una di voi, quindi magari c'ho l'occhio clinico e non conta quello che dico, ma davvero, quando state per chiedermi un libro io lo so già che siete gay. Lo so pure se mi chiedete una cosa che non c'entra niente, tipo "La storia dei servizi segreti". Non è che si capisce che siete gay solo se domandate al libraio "Apocalissi queer". Vi dirò di più, al libraio non importa niente, egli vuole solo vendervi il libro e che possibilmente lo disturbiate il meno possibile con domande cretine come "Per uscire devo usare la porta?". Nel caso sfortuito incontraste un libraio omofobo (ma considerando il grado non solo sinistrorso, ma anche glbtq del mestiere mi pare difficile), ricordate che siete voi il cliente e in quanto tale avete il coltello dalla parte del manico. Pensate al caso inverso: al libraio gay che se la deve vedere col cliente omofobo senza potergli dire niente. Quelli sì che sono drammi.

 E voi cosa vi vergognate a chiedere in libreria? E perché, soprattutto?
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