lunedì 20 gennaio 2014

Il frutto delle lunghe nottate passate a vedere film indipendenti americani: "Tu più di chiunque altro" di Miranda July. La verità dietro l'assurdo.

Da "Taboo-Gohatto" che peraltro è di Nagisa Oshima.
Molti anni fa, quando ero un giovane virgulto nel pieno delle giovanili forze, amavo stare sveglia fino a tardissima notte alla disperata ricerca di film che avessero una vaga traccia di omosessualità. 
 Ricordo con molta precisione una notte in cui vidi "Poeti dall'inferno" per poi sognarmi Leonardo Di Caprio vestito da Rimbaud che mi spiegava l'Anabasi di Senofonte per la terza prova della maturità, e la visione alle quattro di mattina di "Per favore non mordermi sul collo" del caro Roman P. Altro film che segnò a lungo la mia immaginazione fu "Taboo-Gohatto" un assurdo noir su un gruppo di perversi samurai che si ammazzano tra di loro per possedere carnalmente e spiritualmente un loro collega efebico e malvagio. Poiché tutti i film americani indipendenti devono avere per loro natura una traccia di omosessualità, finii per farmi una vera cultura su quel magico mondo celebrato al Sundance Festival. Tra alieni gay, sudamericani gay cacciati di casa, famiglie borghesi distrutte e la ex moglie di Tom Cruise che fingeva di fare l'alternativa ("Schegge di April" se ve lo siete perso continuate a perdervelo), ecco che spuntò "Me, you and everyone we know" di Miranda July.
 Costei è una di quelle artiste eclettiche di livello elevato che esistono solo in un certo magico mondo statunitense: regista, attrice (è la protagonista del suo film), sceneggiatrice, artista contemporanea con importanti esposizioni all'attivo e ovviamente anche scrittrice.
  In Italia è uscita ormai da qualche anno questa sua raccolta di racconti "Tu più di chiunque altro" ed. Feltrinelli e io da qualche anno gli facevo la corte senza mai convincermi davvero a comprarla. Io non sono una grande fan dei racconti. Un po' perché non riesco a leggerli in modo consecutivo e finisco per confondermi e perdermene puntualmente qualcuno, un po', (motivo più serio), perché mi dà quasi fastidio entrare in una storia, magari ottimamente scritta, e doverne uscire dopo una manciata di pagine. Il tempo di accomodarti che già devi passare ad altro, senza contare che se un libro di racconti è scritto davvero bene, si rimane sempre col rimpianto di quello che l'autore avrebbe potuto farne se avesse avuto voglia o genio di farne un libro.
In via teorica questo era il caso più eclatante in cui aver ragione: i racconti di Miranda July sono appunto deliziose opere in embrione, come cortometraggi di straordinario senso compiuto, pieni di quella che io chiamo una vera variazione sul tema.  Le sue storie  hanno infatti questo grande sottovalutato pregio di raccontare situazioni e vite fondamentalmente banali in modo eccentrico.
  C'è ad esempio la coppia in crisi coniugale che non si ama più e si trascina di routine in routine, prova fricchettonate new age come pensare che ogni giorno può essere il primo giorno della propria vita, ha interessi comuni e fa sesso in modo strano, ma di fatto non gli succede niente. Poi decidono di fare le comparse in un film per vedere un'attrice e lì si consuma la crisi di coppia più struggente e irreale che si possa immaginare (non ve la scrivo perché dovete leggerla!).  Ci sono le amiche lesbiche che vanno a vivere insieme dopo il diploma e dopo aver lavorato come levigatrici di mobili vivono una sorta di crisi giovanile nei confronti nel mondo. 
 "Tutto ciò che avevamo considerato come il Mondo altro non era che il prodotto del lavoro di qualcuno. Ogni giuntura del marciapiede, ogni salatino. Tutti avevano moquette mezze marce e porte per cui pagare. Sbigottite, ci licenziammo. Doveva pur esserci un modo più dignitoso di vivere. Avevamo bisogno di tempo per capire noi stesse, per elaborare una teoria su chi eravamo e metterla a frutto."
 E cosa elaborano due giovani lesbiche in cerca di un senso nel mondo? In qualsiasi telefilm farebbero le cameriere in qualche locale gayo, qui no, prima si danno ad una sorta di prostituzione per signore anziane, poi si dividono e vivono in un crescendo di decisioni senza direzione alcuna: perché non fare lap dance? Percé non girare mezza nude per la città? Per quale motivo non ballare seminude per una giornata e una notte di seguito? Indossando una parrucca si può davvero diventare qualcun'altro? 
Miranda July in una foto in cui è venuta
eccezionalmente bene.
C'è poi  la quarantenne che sogna il principe William d'Inghilterra ed elabora virtuosistici piani per riuscire ad incontrarlo, il padre che muore lasciando in punto di morte alla figlia la migliore, a parer suo, delle eredità (eredità che non credo nessun padre sano di mente lascerebbe a sua figlia), l'insegnante che crede di vedere in uno studente una forma aliena con cui aveva lungamente fatto sesso alle superiori (sì avete letto bene) e la segretaria che si innamora della moglie del capo per interposta persona. 
 Quello che a sua volta rende questi racconti bizzarri in realtà estremamente umani, è la nota di solitudine che li percorre tutti quanti. I protagonisti sono eccentrici al limite del folle, eppure in qualche modo posseggono una nota di estrema verità: possiamo vederli, capirli, soffrire con loro. Se potessimo, vorremmo poter vivere nei loro racconti e aiutarli, abbracciarli, guardarli con tenerezza.
 Tutti vorrebbero che chiunque altro, qualcuno un po' di più, si accorgesse di loro e li guardasse con amore, perché tutti gli sguardi che si sentono rivolgere sono di disprezzo, di tristezza, di indifferenza, di scherno, di paura, di incomprensione. E non è casuale (o almeno io non voglio vederci una casualità), se l'ultimo racconto si chiude con l'incontro amarissimo di  sguardi tra due persone che molto si erano amate prima che una precipitasse l'altra nella completa indifferenza.
 "Poi con noncuranza, Lyon sfilò la mano da sotto quella di Ed e mi passò le patate, sebbene non le avessi chieste. Presi il piatto, ma lei non lo lasciò andare e per un momento tenemmo il piatto insieme, sospeso sopra la tavola dei suoi genitori. I miei occhi si allontanarono piano dal piatto per avventurarsi sul davantino della sua camicetta sui suoi occhi. Cosa temevo di vederci? Una gioia meschina? Furbizia? Vergogna? Brillavano del vecchio amore, il più grande amore della mia vita. Ed erano trionfanti."
 E' come un quadro, il frammento della tua vita nei momenti in cui nessuno ti vuole più, e finisci per vedere una logica solo nelle cose più assurde, senza trovarne più alcuna in quelle normali.


Beccatevi il trailer del film. A me è piaciuto più il libro devo dire, se qualcun'altro l'ha visto mi faccia sapere che ne pensa! Il libro costa solo 7,50 e pesa pure poco. Piccolo tragittate insieme a lui, non ve ne pentirete!

12 commenti:

  1. Ho adorato Me and you, quindi non posso che immaginarmi bene del libro, anche se la minaccia di solitudini mi inquieta... d'altronde già i personaggi del film sono parecchio peculiari (una tra tutte: la bambina di otto-nove anni che usa le sue paghette per farsi il corredo nella cassapanca...brivido).
    Anche se non c'entra molto - Miranda July è sicuramente molto più solare e divertente - mi fa venire in mente Simona Vinci, scrittrice nostrana di solitudini devastanti però. Il mio preferito è Come prima delle madri, ma i suoi racconti di In tutti i sensi come l'amore sono strazianti.

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    1. LaPi secondo me il libro può piacerti! Peraltro ha molti riferimenti glbtq per niente stereotipati! I racconti della segretaria a cui piace la moglie del capo e della coppia lesbica sono davvero peculiari. Simona Vinci non l'ho mai davvero esplorata devo dire.

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  2. Temo che non potrei mai venire al cinema con te: a me "Me You and Everyone We Know" è sembrato una ca*ata pazzesca, pretenziosissimo, ma senza avere in realtà alcunché da dire o che qualcun altro non avesse già detto molto meglio; in compenso ho trovato piacevole "Schegge di April" (c'è una Patricia Clarkson fantastica!) XD
    Ma io sono una che ama godersi i racconti senza mai chiedersi che romanzo potevano essere o rimpiangerlo (se succede una cosa simile, è perché l'autore non è capace di scrivere racconti. Fisso!) :P

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    1. Quello dei racconti credo sia un problema davvero mio. Infatti leggo pochissime raccolte. Il film della July l'ho trovato carino, forse un po' troppo studiato per essere un film indie (peraltro manca pure la parte omosex), preferisco come scrive. "Schegge di April" aveva il grande difetto di avere Joey di "Dawson's creek" come protagonista. Nel mio immaginario che diventasse una fricchettona spostata non era credibile. L'attrice che dici tu era quella che impersonava la madre?

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    2. Sì sì, la madre era. Bravissima attrice la Clarkson, particolarmente in forma e indie all'inizio dello scorso decennio :)
      "Joey" a me non ha dato molto fastidio, ma forse perché io sono una che Dawson's Creek non l'ha mai seguito granché, me ne beccavo degli stralci ogni tanto giusto perché lo guardava mia sorella (Pacey era un sacco carino, però XD)...

      Il discorso che fai tu coi racconti non è una tua esclusiva, lo sento fare da molti, e lo condivido poco. Scrivere racconti imho è un'arte a parte rispetto allo scrivere romanzi (tant'è che secondo me, salvo rari casi, gli scrittori riescono sempre meglio in una cosa o nell'altra, difficilmente in entrambe allo stesso modo). Un racconto fatto bene deve riempirti, saziarti e meravigliarti tanto quanto un bel romanzo. Se non succede... qualcosa non ha funzionato, semplicemente ^^;

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    3. Eh, ma ti darei anche ragione se non fosse che i racconti di tutti mi danno questa sensazione, anche quelli più lunghi. Faccio eccezione solo per quelli di fantascienza o per le raccolte in cui tutti i racconti hanno un unico comune determinatore (che in quel caso però per me sono romanzi a tutti gli effetti e non raccolte...). La sublime arte del racconto mi sfugge, ho cercato di cogliere tutta la magia di Flannery O'Connor per dire, ma non ci sono riuscita, anche se lì il fatto che sia idolatrata dai cattolici è per me un elemento di eccessivo disturbo.

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  3. Risposte
    1. Nel linguaggio degli informatici questo segno cosa vuole dire?

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    2. Era nel film. Era un messaggio sessuale, uno scambio di... be', chi l'ha visto se lo ricorda :^D

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    3. Speaker, con tutto il bene l'ho visto mille anni fa. E' quel messaggio inquietante che il bambino non abbastanza supervisionato dai genitori manda alla direttrice della galleria?

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    4. Bingo! Eh lo so, mi ricordo le cose più alte...

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  4. Ho letto la raccolta di Miranda July qualche anno fa - il libro non è di primo pelo, insomma - ma non mi colpì un granchè, anche se mi ricordo una frase: "Questo è il primo giorno del resto della mia vita..."o qualcosa del genere?
    Riguardo ai film, anni fa persino la rai, a fuori orario - stiamo parlando di moooolti anni fa, visto che vivevo in una casa che aveva la tv - mandarono in onda "Go-fish". Mi piacque molto, all'epoca mi colpì, mi sembrava originalissimo - anche se adesso, mi rendo conto, sarebbe valutato piuttosto convenzionale...però continua ad essere inbtrovabile, almeno da noi, guarda un pò...

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