martedì 7 gennaio 2014

Ciò che nascondono le serie tv! Interviste ai creatori di quei magggici mondi televisivi che ci ipnotizzano facendoci perdere una marea di tempo e regalandoci mondi! (Post col countdown)


Ok,ho tipo i minuti contati in biblioteca per scrivere un post. Oggi grazie ai maledetti tecnici del telefono dei miei vicini di casa mi si è interrotta la linea telefonica e con essa la civiltà e internet. In appena 3 giorni ristabiliranno l'ordine, intanto sono qui che faccio il countdown con la clessidra nella speranza di farcela a scrivere un post decente e di senso compiuto in un'ora. Oggi volevo fare un lungo discorso sui libri dedicati alla sceneggiatura, che sono molto sottovalutati e spesso difficili da scovare. Anni fa era praticamente impossibile trovare delle sceneggiature stampate, adesso noto che le cose stanno migliorando visto che la Neri Pozza ha persino stampato lo script della prima intera stagione di "Downtown Abbey". La domanda è: perchè leggere una sceneggiatura, se non siete degli addetti ai lavori? La risposta ve la darò quando mi sarà tornata la linea adsl, intanto però posso consigliarvi un ottimo libretto di interviste ai più famosi sceneggiatori americani. Sempre relegati in secondo piano rispetto ai registi (secondo me idolatrati un po' troppo rispetto a chi crea il copione da cui il sommo giratore di scene può tirare fuori i suoi capolavori), sono stati sempre abbastanza defilati. Se volete sapere le origini di "Mad Men", i particolari della stesura de "Il trono di spade", se ancora non avete dimenticato "X files" e non potete fare a meno di "How met your mother", "Serial Writers" ed. RTI è il libro che fa per voi. Personalmente io mi sono sempre posta un argine ai telefilm e alle serie da seguire perché so benissimo che passerei tranquillamente la giornata davanti al mio pc a vedere puntate su puntate. Mi ha fregata "Il trono di spade" che ha aperto le porte a "Scandal" (che sta decadendo già a metà della seconda serie), a "Downtown Abbey" e a "New Girl". Confesso peraltro di seguire con ardore "Glee" dalle origini. Anche ora che la serie fa davvero schifo, non riesco ad abbandonare questo inesistente mondo di adolescenti queer canterini e felici. Craig Thomas, tra gli autori di "Futurama" e "The big bang theory" iniziò il suo apprendistato direttamente al David Letterman.Come? Mandando 20 pagine di prova!
Mi permettono di distaccarmi da una realtà dove maledetti tecnici del telefono mi staccano la linea, promettendomi pomeriggi luminosi a base di stacchetti da musical. Siccome stento a credere che ormai esista in Italia qualcuno che ormai non sia vittima di qualche fissazione seriale, non mi faccio remore a consigliarvi questo libro, reo di mostrarci, peraltro, un mondo lavorativo moooolto diverso da quello italiano.
La nuova maravigliosa vita delle bellissime serie tv americane, mettendo spesso in secondo piano i registi, in questo caso spesso considerati ineditamente "addetti ai lavori", ha permesso di gettare una giusta spettacolare luce sui creatori di storie.
  "Avevo diversi amici dell'uni in quel settore, così ho cominciato chiedendo in giro se conoscevano qualcuno che lavorasse per quella trasmissione. Ne ho trovato uno che mi ha concesso un'entratura e ho scritto una ventina di pagine di battute e idee per lo show. Dopo sei mesi mi hanno dato il lavoro."
Son cose che in Italia, mondo dove anche il regno degli sceneggiatori è spesso in mano a potenti famiglie, diciamo che faticherebbero ad accadere. Ce lo vedete un ventenne assunto in un programma megaimportante in prima serata solo per aver mandato venti pagine tramite qualcuno? In un posto dove le risorse umane trovano faticoso anche leggere un cv di due pagine, come minimo quelle venti sarebbero finite nel tritadocumenti. Ci sono poi gli aneddoti gustosi, spesso legati al rapporto tra sceneggiatori e produzione. In America si può dire che il vero padrone di un film e di una serie non è mai né l'autore, nè l'attore star nè tanto meno il povero sceneggiatore. Il padrone incontrastato è la PRODUZIONE. Persino Hitchcock passò giorni d'inferno con David Selznick, gigaproduttore americano molto invasivo a tutti i livelli della creazione del film. Il produttore paga e pesa tantissimo su tutte le scelte, anche artistiche, talvolta con tale invasività che Benioff, uno degli autori de "Il trono di spade" svela nella sua intervista come sia tale intromissione sia il vero motore all'origine della saga.
"L'adattamento della saga era un lavoro titanico e Martin ci aveva fatto sapere che l'aveva costruita di proposito così complicata per rendere impossibile una trasposizione. Ce lo disse quando ci ha raccontato quello che ha passato quando lavorava alla serie "Beauty and the Beast". Le ingerenze della produzione che giudicava i suoi episodi troppo lunghi e costosi lo avevano persuaso a non rimettere più piede a Hollywood. Con i romanzi (Martin) avrebbe potuto spiegarsi come voleva senza che nessuno stravolgesse i suoi progetti."
Talvolta però l'invasività dà anche risultati insperati, come nel caso di "Breaking Bad".
 Lo sceneggiatore Vince Gilligan, aveva pensato la serie a Los Angeles, per poter vivere e lavorare agilmente nello stesso posto dove si trovava la sua famiglia. Poiché lo stato del New Mexico, esattamente come la Calabria e la Sicilia, dava fondi alle produzioni che avessero girato serie e film dalle sue parti, il produttore impose lande desertiche e sconfinate al posto della grande città. Gilligan non era entusiasta all'inizio, ma nell'intervista ammette come uno dei punti di forza della serie, oltre alla grande bravura degli attori, sia proprio l'ambientazione così particolare e apocalittica. C'è poi il creatore di "Mad men" (che a me non piace personalmente, ma forse non lo comprendo boh) che svela come l'idea gli sia nata post 11 settembre, pensando alla grande vitalità della generazione dei suoi genutori, in quegli anni '60 dove tutto sembrava possibile. E...ci sono un sacco di altre interviste e citazioni che vi risparmio sia perché il libro vale la pena per tutti gli appassionati, sia perché il mio tempo in biblioteca sta per scadere. Scusate le condizioni grafiche del blog, ma ho pure dei problemi con la formattazione! Se volete spedirmi dei corni e dei portafortuna saranno graditi!!

7 commenti:

  1. Bel post! Colgo l'occasione per farti sapere che da te mi aspetto un fanatismo sconfinato per Scrubs. Se non ti piace, ti rigo la macchina U__U

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  2. Impossiball grazie di trovare carino un post oggettivamente scritto di corsissima.Dico sul serio mi tiri su il morale!"Scrubs"mi piaceva,ma se escludiamo rari casi io sono sempre stata più un tipo da cartoni animati (anche in età veneranda). Comunque con le serie non finisce qui.A presto un post decente!

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    1. Ehi, Scrubs E' un cartone animato. Cioè, è un telefilm, ma per il resto è praticamente un cartone animato! :D

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  3. Si vede che hai scritto di fretta.
    A parte questo, capita che uno sceneggiatore renda migliore il libro da cui è tratto un film, colga particolari o migliori i personaggi.
    E' vero anche che le serie troppo lunghe perdono mordente. Glee è una di queste: le prime 3 serie sono decisamente più belle.
    Io seguo "Il trono di spade", "Boardwolk Empire" e poco altro. Sono morbosamente attaccata alle serie tipo CSI e Criminal Minds, ma ultimamente stanno perdendo pure loro.
    A presto con un post 'completo'!

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  4. Poche serie mi hanno attirato. Una è la già citata Scrubs prima che non sapessero più che inventarsi e riciclassero la relazione tra JD e Elliott, l'altra è Dr House ma solo la prima stagione. Mad men, per dire, la trovo bella solo a livello di fotografia.

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    1. "Scrubs" è stata uccisa dall'ultima serie, così inutile che boh

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  5. sono riuscito a farmi piacere la prima metà della nona stagione. Pensa come sto! ^^'''

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