Siccome la mia mente ama essere perversa e dimentica che nel 99,99% dei casi questo scompaginamento non avverrà mai rimanendo solo sulla carta o un parto della mia immaginazione, ero andata in profonda crisi iniziando a farmi molte domande sul senso della vita, in particolar modo lavorativa.
Proprio in quei giorni, il caso mi fece capitare tra le mani la graphic novel di Alberto Madrigal "Un lavoro vero" ed. Bao Publishing.
Per chi si fosse perso il post con tanto di riassunto e angosciata elucubrazione, questo è il link
Alberto Madrigal |
La storia, autobiografica, narra le disavventure tedesche e autobiografiche dell'autore, di origine spagnola, trasferitosi a Berlino per tentare il grande sogno del fumetto.
Davanti agli insuccessi iniziali inizia a farsi la domanda su cui si sta rovinando il cervello un'intera generazione in crisi:
CHE COS'E' UN LAVORO VERO?
Il processo, le tensioni, i tentennamenti e gli sbagli che portano alla fatidica risposta, sono così semplici eppur veritieri che non rispecchiarsi è impossibile.
Perciò dopo aver letto la storia e averla recensita, ecco a voi l'intervista che Alberto Madrigal mi ha gentilmente concesso (peraltro in italiano, una cosa che per me che sono negata nelle lingue sfiora il miracolo)!
Cosa
leggevi da bambino?
I
fumetti di Dragon Ball e qualcuno di supereroi.
Un
autore e un libro e/o graphic novel che vorresti assolutamente
consigliare?
Autore
di fumetti, Gipi, special “Una storia” o “S.”. Autore di
narrativa, Niccolò Ammaniti con “Ti prendo e ti porto via” o “Io
non ho paura”.
Dalla
tua graphic novel si evince che in Germania hai avuto vari
coinquilini italiani, quali sono, secondo te, i tratti più frequenti
degli italiani all'estero?
Ho
tanti amici italiani a Berlino, ma in realtà non ho mai avuto
nessuno di loro come coinquilino. I tratti più frequenti dipendono
dal tipo di persona, ma sopratutto se parliamo di turisti o di gente
che ci abita. I turisti solitamente fanno casino, come gli spagnoli.
Quelli che ci abitano, sono di solito circondati d'altri italiani.
Anche come gli spagnoli.
Quando
hai deciso che saresti diventato un fumettista?
Dieci
anni fa, quando lavoravo come grafico in una ditta in Spagna. Ho
pensato che dovevo provare o mi sarei pentito quando sarei diventato
vecchietto.
Quali
sono le tue fonti d'ispirazione?
Sopratutto
il cinema, i romanzi, fotografia e la città. Le strade e i luoghi
pubblici come i café, sono sicuramente la cosa che più mi ispira,
sia per raccontare delle storie che per disegnare.
Qual
è il tuo metodo di lavoro?
Cambia
in continuazione, perché mi piace fare delle prove e finisco
cambiando metodo. In generale, sarebbe scrivere una storia che può
partire da un’idea, da un’immagine oppure da una singola frase.
Provo a capire come fare la divisione in pagine, facendo a volte uno
storyboard, e finalmente disegno ogni pagina per poi colorarla con il
computer.
Hai
deciso di fare una scelta di vita condivisa da molti ragazzi italiani
andando via dalla Spagna, per quale motivo hai scelto proprio la
Germania?
Per
casualità. Anni fa, ebbi l’opportunità di andare in Germania per
qualche mese. Siccome volevo lasciare il lavoro come grafico e
provare a fare il fumettista, non ci pensai due volte.
E-reader
o carta stampata?
Tutti e due. Abitando in un altro paese, l'e-reader mi toglie molti
problemi legati alla spedizione. In generale, in digitale acquisito
dei libri che magari stampati, essendo più costosi, non avrei mai
comprato. Se invece, un libro o un fumetto mi piace specialmente, lo
compro (o sopratutto, regalo), in cartaceo.
Pensi
che la nostra generazione abbia un atteggiamento vittimistico nei
confronti della crisi?
Non
lo so. L’atteggiamento vittimistico l’ho sempre visto in tante
persone anche molto prima della crisi. È una cosa troppo personale
per poter rispondere con una frase. Io, per come sono fatto,
preferisco “lottare” (anche se non piace questa parola, molto
epica) per inseguire i miei obiettivi.
Quali
sono le maggiori critiche e i maggiori riscontri che hai ricevuto dai
lettori della tua storia?
La
critica maggiore è sul fatto che sia autobiografica, perché la
gente ha letto ormai troppe storie di di questo tipo, dove “non
succede niente”. Paradossalmente, il maggior riscontro è stato il
fatto che “non succede niente” e comunque ti fa sentire qualcosa
di profondo.
Progetti
prossimi venturi?
Sto
lavorando a un altro libro che uscirà per BAO, all’inizio del
2015.
La
cosa più strana che ti è accaduta ad una fiera del fumetto o ad una
presentazione?
Che
la gente mi chieda consiglio se lasciare o meno il suo lavoro in
ufficio!
Ringraziando ancora Alberto Madrigal per l'intervista, vi segnalo anche il suo blog nel caso voleste seguirlo e/o avere qualche informazione in più: albertomadrigal.tumblr.com!
"I fumetti di Dragon Ball e qualcuno di supereroi"
RispondiEliminail punto più basso delle produzioni fumettistiche giapponese e americana, a mio modesto avviso. Meno male che ne è uscito bene :D
Beh, però si nota tutta l'età. Anche io ho letto e riletto e straletto "Dragon Ball", anche se adesso lo considero un manga non eccelso.
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