giovedì 20 giugno 2013

"Perché Milano è meglio di Roma" (sì vabbeh ve piacerebbe..)

Dunque, l'altro giorno stavo trasportando le solite pile di libri sul papa (da quando il papa vecchio ha dato le dimissioni per noi non c'è più pace, tutto il mondo s'è scoperto vaticanista e saranno arrivati 68898989 libri al riguardo), quando sono inciampata nel librazzo di cui sopra, "Perchè Milano è meglio di Roma (se ci devi vivere)" by Micol Arianna Beltramini.
 Spinta da un piglio campanilista ho mollato le pile del papa e ho deciso di leggere questi incredibili motivi per cui Milano sarebbe meglio di Roma.
 Chiariamo. Per chi ha vissuto in entrambe le città una cosa è splendente come il giorno: Roma è una capitale, Milano no. Milano è quella che si definirebbe una grande città europea, che è sempre un titolo di merito, ma non è la stessa cosa. Dovrebbe mettere in saccoccia il risultato e portare a casa.
 Invece no, da un secolo e mezzo bisogna questionare su questa storia della capitale morale e della presunta superiorità. E questioniamo.
 L'autrice, che peraltro è sarda, fa un rapido elenco delle differenze tra romani e milanesi passando per tutti i luoghi comuni. 
I romani sono: arraffoni, aggressivi, menefreghisti (ma in piena contraddizione se la prendono anche per tutto. L'editor non ha notato questa lieve svista?), parlano solo il loro truce dialetto, non si innamorano, raccomandano a destra e a manca e vivono in borgate subumane.
 I milanesi al contrario sono: elegantissimi, raffinati, si innamorano ma con criterio e discrezione, gran lavoratori, non se la prendono per nulla perché son signori (non perchè sono menefreghisti o badano solo ai fatti loro eh, giammai), parlano italiano corrente e sono meritocratici.
 Quando ho letto questo ironico sunto antropologico ho esclamato nel mio volgare idioma originario: "Ma che davero?" e ho gettato il libro alle ortiche. 
 Mi attendevo più una disamina, sempre ironica per carità, sulle effettive differenze tra le due città, come nell'unico capitolo che mi sono trovata a condividere: quello sui mezzi pubblici.
 Se avete vissuto a Roma, quando vi diranno che Milano è una grossa e caotica città, potrete ben ridere per ore. Milano è una città a misura d'uomo!
 I mezzi filano, le distanze sono sopportabili e se calcoli di metterci mezz'ora per arrivare in un certo punto, all'80% ciò avverrà. Roma è gigantesca, priva delle metropolitane che le servirebbero (ma anche per colpa di Mario Silla), incontrollabile, incontenibile e con una viabilità sconfortante. 
 Tuttavia vi assicuro che se Milano fosse costretta giornalmente a patire quello che patisce Roma (raduni mondiali, manifestazioni giornaliere, visite di qualunque capo di stato straniero, visite di vari capi stranieri, sortite del papa ecc ecc), si scatenerebbe l'apocalisse cittadina in neanche tre ore.
 Questo nel libro, per correttezza, avrebbero dovuto scriverlo.

2 commenti:

  1. Ho vissuto due mesi a milano nel 2001 e altri tre nel 2009. I pregi che dici sono tutti veri, PECCATO CHE: il clima fa cagare, la pizza a taglio non esiste (chi dice il contrario mente sapendo di mentire), costa tutto di più (soprattutto il cibo), buttare l'immondizia se sei per strada è impossibile (non ci sono cassonetti), la gente lavora troppo (e soprattutto inizia a farlo troppo presto la mattina), l'acqua delle fontanelle è imbevibile, e appena cliccherò su Pubblica me ne verranno in mentre altre dieci.

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    1. Oh, ma chiariamo, io sono d'accordissimo con te: Milano non può permettersi di fare nessun paragone con Roma. Il neo principale di Roma, quando ci si vive, è che devi affidarti a Iddio e alla Madonna quando saltabecchi tra i mezzi pubblici perché si sa quando si inizia, ma mai quando si finisce. Il libro invece dice che Milano è stupenda e Roma un posto turistico abitato da trogloditi. La tizia che l'ha scritto che, sottolineo ancora, è sarda, pure secondo me non capisce nulla. Hai ragione tu, qui a Milano la gente è in preda ad uno stakanovismo psicotico, sotto un cielo grigio e pensa pure che il bollito e il riso (cibi che da me si danno solo ai malati) siano delle prelibatezze.

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