martedì 9 luglio 2013

"Quello che resta", per Stefania Noce

C'è un libro, tra i tanti che stanno uscendo sulla violenza sulle donne che mi preme suggerire.
Si tratta di "Quello che resta" di Serena Maiorana, Villaggio Maori edizioni.


E' la storia di Stefania Noce, studentessa di Licodia Eubea, uccisa nel 2011 a 24 anni dal suo ex ragazzo, coetaneo, assieme al nonno che cercava di difenderla.
 La storia di Stefania Noce, tra le tante che purtroppo solcano le pagine di cronaca di ogni giorno, è particolare ed emblematica e pone uno scudo alle tante obiezioni che si possono fare sulla questione della violenza.
 In tutti gli episodi di violenza sulle donne si cerca sempre di trovare una parte di colpa nella donna: lei era fragile, lei ha scelto male, lei sapeva lui chi era, lei non si è opposta abbastanza, lei era remissiva poi si è ribellata scatenando la furia omicida (?), lei lei lei.
 Raramente si pensa che è lui lui lui che ha preso mano ad un'arma qualsiasi e ha ucciso una persona che non è più lì a difendersi neanche a parole.
 Stefania Noce era una giovane militante politica, scriveva articoli molto intelligenti sull'autodeterminazione delle donne, aveva preso parte attiva del movimento Onda, non era una donna debole, inconsapevole, smarrita e indecisa.
 Era una ragazza esattamente come me.
 Prima di lei avevo sempre pensato che certe cose, come un fidanzato violento, a persone accorte, pronte a combattere tutti i giorni per i propri diritti, non potessero capitare. Credevo ingenuamente che combattere il patriarcato, difendesse almeno in parte dal patriarcato. Rendesse almeno consapevoli della vera natura delle persone incontrate e scelte sul proprio cammino.
 La storia di Stefania Noce ha mandato in frantumi tutte queste convinzioni infantili e dovrebbe essere un monito perenne a tutte le orribili obiezioni sulla colpa di lei lei lei che appaiono ogni giorno su colpevoli giornali. Perciò spero che questo libro giri tra molte persone e a lungo, perché di lei non si perda il ricordo e l'insegnamento che la sua tragica fine ha da darci.
 Perché alla fine è questo quello che resta.

2 commenti:

  1. Gentile Giovane Libraia, hai letto la graphic novel 7° piano? Non sono avvezza alle graphic novel, quindi non so se sia di buona qualità o meno, però so che ci ho pianto sopra un sacco, perché ho vissuto quasi le stesse cose della protagonista (senza i lividi, ma il resto c'è tutto). Li considero soldi ben spesi: quando mia figlia sarà un po' più grande le potrò dare quel libretto e dirle: ecco la vera verità sul perché babbo e mamma si sono separati. Non ripetere il mio errore.

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    1. mamma mia leggo questo commento con tremila mesi di ritardo O.o perdono!!
      Sì, l'ho letta qualche tempo fa. E' una storia molto forte, a me fece un effetto davvero crudo. Tuttavia, un buon libro deve fare anche quello che dici tu: raccontare quello che da soli magari è troppo difficile e crudele dire. Mi scuso ancora per non aver letto il commento. Per quello che vale una mia frase, sei stata molto coraggiosa.

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