mercoledì 18 giugno 2014

Libri perduti. Tra Shakespeare, Eco, sibille e Maya, quando le voci del passato sono bruciate o scomparse per sempre tra roghi e oblio (e talvolta riapparse)!

 Per molti anni il mio film preferito in assoluto è stato "Il nome della rosa".
Prima ancora di leggere il libro e prendere l'infelicissima decisione di dedicare la mia esistenza a questi simpatici amici cartacei, l'idea che potessero esistere oggetti al limite della magia, mi stregò.
Nel film/libro che avrete visto o letto ormai tutti, il motore potentissimo è fondamentalmente lo scontro tra due diverse posizioni ideologiche. L'idea straordinaria sta nel fatto che parte di questo scontro è messo in atto non da un uomo vivo, ma dalle sue parole che riecheggiano nei secoli tramite un libro. Tutti uccidono o vengono uccisi per possedere quella voce che attraversa le epoche e li soggioga nonostante il passare degli anni. Il climax è talmente forte da concludersi con una sorta di olocausto simbolico con tanto di bibliofagia distruttiva da parte del monaco che, attratto e disgustato morbosamente dall'unica copia rimasta del secondo libro della poetica di Aristotele, decide di distruggerlo morendo con lui. Una variante sul tema di eros e thanatos.
 C'è tutto un filone discretamente insopportabile per chi conosca bene la storia del libro, su questi libri perduti, ritrovati, bruciati, proibiti, tenuti nascosti da monaci perfidi, bibliotecari fantasma, librai che tengono aperti anche se nessuno entra a comprare (la crisi nei libri non esiste). Nessuno, a mio avviso, all'altezza del padre del genere (sempre sia lode a Umberto Eco), ma che rivelano come l'aura magica che circonda i libri continui a perdurare.
 Si sa poi che ciò che è andato perduto appare ai nostri occhi migliore di quanto abbiamo ancora, anche se magari non lo abbiamo mai visto.
La prova? Nel fascino dei libri davvero perduti o che abbiamo rischiato di perdere.
  A voi una velocissima carrellata!

ANTICHI TESTI PERDUTI: 
Lo sappiamo tutti che di quanto giunto da antichi greci e romani è pochissimo. Ci è arrivata infatti una selezione accuratamente scremata nel lungo periodo medievale, che con tutte le sue varie credenze di matrice cristiana, avrà sì salvato la civiltà a suon di manoscritti faticosamente copiati a mano, ma con una selezione molto discutibile. Principalmente ciò che venne considerato conforme al pensiero cristiano.
 Ma gli unici rei di censura non furono i monaci, anzi.
 Forse non tutti piangiamo la dipartita degli audaci Annales di Cremuzio Cordo, storico romano del I sec. d.C., ma ci farà strano sapere che Tacito strabiliò davanti alla loro distruzione dopo un processo per un "novo ac tunc primum audito crimine" (crimine nuovo e mai sentito), ossia il "reato d'opinione". Aveva infatti lodato i traditori Bruto e Cassio e per questo i suoi libri furono dati al rogo e lui si suicidò lasciandosi morire di fame.
Libri perduti particolarmente sugosi dovevano essere i "libri sibillini", ossia misteriosi libri oracolari in lingua greca in custodia alla sibilla cumana. Leggenda vuole che in principio fossero nove e la sibilla cercò di venderli al re Tarquinio il Superbo a un prezzo altissimo. Egli rifiutò e lei ne bruciò tre per poi riproporre i superstiti allo stesso prezzo. Tarquinio rifiutò e lei ne bruciò altri tre. Infine egli fu costretto a comprare gli ultimi rimasti al prezzo dell'intero pacchetto.
 Se magari ci sono dubbi sulla leggenda, essi esistettero davvero e bruciarono in un incendio nell'83 a. C.
 Per chiudere questo stringatissimo elenco non si possono non citare i libri Maya. Anche i popoli precolombiani scrivevano e miniavano secondo loro tecniche e con materiali peculiari, eppure in quanti lo sanno? Il lavoro dei graziosi missionari portati dagli spagnoli fu così minuzioso nel distruggere tutto quanto poteva allontanarli dalla conversione, da aver sterminato tutti i loro codici. I pochissimi sopravvissuti sono quasi tutti di dubbia autenticità. Complimenti eh.

MEMORIE COMPROMETTENTI:
Alcuni autori, spinti dalla "sindrome del Savonarola", dopo aver passato settimane, mesi o anni a scrivere ecco che hanno una crisi mistica e pam distruggono la loro opera in un rogo casalingo. Lovecraft distrusse tutte le sue opere giovanili ritenendole orrende (il personaggio di Virginia Woolf Orlando nell'omonimo "Orlando" fa la stessa cosa) mentre Newton, dopo essersi adoperato per mandare al rogo i libri tale Feeldman, fisico da lui ampiamente saccheggiato, fu vittima di un accidentale rogo domestico causato dal suo cane. Nell'incendio andarono persi numerosi suoi appunti soprattutto nel campo dell'ottica.
 Ma le memorie compromettenti più  famose in assoluto sono quelle del buon Byron che se le vide distruggere dal suo editore e dall'esecutore testamentario che le giudicarono scandalose e "buone per un bordello" (probably furono scandalizzati dalla storia incestuosa che ebbe con la sorellastra Augusta). Un caso più recente è quello di Sylvia Plath, che dopo il suicidio si è vista rimaneggiare completamente i suoi "Diari" dal marito Ted Hughes, che, peraltro, bruciò arbitrariamente i suoi ultimi due quaderni di memorie, con la scusa che se mai i figli li avessero letti sarebbe stato per loro troppo doloroso. Lo stesso destino, quello di un uomo manipolatorio anche post mortem, lo condivide con Antonia Pozzi, della quale molte poesie furono occultate e/o rimaneggiate dal padre dopo il suicidio in quanto ritenute compromettenti e inadatte ad una donzella borghese.

ESSERE O NON ESSERE. LA COMMEDIA DAVVERO PERDUTA DI SHAKESPEARE:
 Due estati fa, presa dalla voglia di non fare niente, comprai uno di quei libretti della Newton su libri proibiti, medioevo, templari e misteri, si trattava de "Il libro segreto di Shakespeare". Non so cosa mi aspettassi di trovarci, ma da un certo punto di vista la trama era esattamente l'unica possibile: il classico uomo di mezza età (un giornalista) aiutato dalla giovane figlia si mette alla ricerca di un misterioso libro a seguito della scomparsa di uno studioso che asseriva di avere tra le mani lo scoop letterario del secolo. Circa cento pagine dopo morivo di noia e di ridicolo e non ho mai saputo com'è andata a finire (ma mi pare di ricordare che la teoria fosse che Shakespeare o non era mai esistito o in realtà non era mai stato capace a scrivere).
 In realtà esiste davvero una commedia del bardo che si riteneva perduta fino a qualche anno fa, (ce ne sarà più d'una, ma di questa si hanno notizie più certe). Trattasi del "Cardenio" messa in scena solo due volte in onore di re Giacomo, in cui il protagonista era ispirato ad uno dei personaggi del Don Chisciotte di Cervantes, che pare colpì molto Shakespeare e il suo allora coautore John Fletcher.
 L'opera andò distrutta nell'incendio del Globe theater e non se ne seppe niente finchè, l'editore e drammaturgo Lewis Theobald nel 1727 la rimise in scena col titolo "Doppio inganno". All'epoca disse di essere in possesso di una copia del "Cardenio" e di averla riadattata al gusto settecentesco. Non venne creduto e morì impostore. Creduta per secoli una bufala, nel 2010 gli è stata ufficialmente riconosciuta la paternità del bardo. "Doppio inganno" non è effettivamente il "Cardenio" scritto da Shakespeare, ma ne contiene una gran parte, e per essere un libro che doveva aver bruciato accidentalmente quattro secoli fa, non è poco.

LIBRI INCIDENTALMENTE SALVATI DAL ROGO:
Non pochi autori in punto di morte pregarono che le loro opere fossero bruciate e morissero con loro. 
Vittime di quest'ansia insensata furono tra gli altri Emily Dickinson, Kafka e Virgilio. La prima, non paga di aver vissuto una vita da reclusa, ordinò alla sorella di bruciare le sue poesie. Ella ci mise tutta la buona volontà per esaudirla, ma, ad un certo punto, crollò di fronte alla massa e decise che forse sarebbe stato meglio leggerla e riordinarla. 
 Tutti gli adolescenti ricordano con ardore l'episodio che voleva Virgilio desideroso di dare alle fiamme l'"Eneide" da lui considerata imperfetta e incompleta. In tanti pur di non tradurre fino allo sfinimento la storia della vergine Camilla o di Didone suicida su una pira, avrebbero tanto voluto essere gli esecutori testamentari del poeta mantovano. Fortunatamente per noi, adulti ormai consapevoli, i suoi allegri compagni di bevute dai nomi improbabili, Flozio Tucca e Vario Rufo, si rifiutarono e consegnarono l'opera (destinata a divenire una grande hit tra gli amanuensi), all'imperatore.
 Altro caso di "ti prego dai alle fiamme il lavoro di una vita" fu Kafka, che pregò l'amico Max Brod di bruciare tutta la sua opera, peraltro praticamente inedita. Egli invece gli fu devoto in modo lodevole e non solo non la bruciò, ma la portò in salvo durante il periodo nazista e ne curò la pubblicazione.
Vittima di un caso di zelo post mortem fu invece Schopenhauer i cui scritti più spinti, furono bruciati dal suo esecutore testamentario, certo che pur non avendo egli lasciato indicazioni, avrebbe di sicuro preferito non essere ricordato come un vecchio porco.

 Siete curiosi di saperne di più di più di più?
 Spulciatevi: "Libri proibiti" di Mario Infelise ed. Laterza (solo 7,90 euro!), il fondamentale "Storia universale della distruzione dei libri" di Fernando Baez ed.  Viella e  "Il manoscritto" di Stephen Greenblatt (sulla storia del ritrovamento quattrocentesco del "De rerum natura" di Lucrezio che si credeva perduto) tanto per iniziare!

5 commenti:

  1. Bellissimo articolo! Il fascino dei libri perduti è, in fondo, all'origine della disciplina che ho scelto di approfondire, la filologia (anche se in questo caso, più spesso, si tratta di ricostruire singoli versi o paroline mancanti o compromessi). Si tratta di una fascinazione che deriva dall'amore stesso per i libri: siamo tanto coinvolti dal piacere e dalla ricchezza della lettura che afferrare ciò che ci è stato sottratto diventa quasi un'ossessione... e mi viene in mente Petrarca, che incitava tutti i conoscenti in giro per l'Italia e l'Europa di trovargli dei manoscritti sconosciuti e perduti per saziare la sua fame di libri! In fondo, anche Manzoni, con i suoi Promessi Sposi, ha cercato di rendere più accattivante (per i criteri ottocenteschi, s'intende, perché oggi l'effetto è spesso opposto) il romanzo con l'artificio del manoscritto obliato e riportato alla luce con gli opportuni rammendi.

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  2. "...la crisi nei libri non esiste." Meditate, gente, meditate... ;) Comunque, alla minibibliografia finale, aggiungerei: "Inchiostro proibito. Libri censurati nell'Italia contemporanea", Pavia, Edizioni Santa Caterina, collana "Quaderni del Master in editoria": http://www.mastereditoria.it/index.php?option=com_content&view=article&id=230

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  3. Ho imparato a conoscere Eco leggendo il nome della rosa, che dire, meraviglia! L'ultimo libro che ho letto con un riferimento ai roghi, nazisti però, è stato "La bambina che salvava i libri" avrei tanto voluto leggere il libro che questa bambina salva dal rogo... Ah il fascino di ciò che ci è proibito sapere (e leggere) !

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  4. Per avvicinare i più piccoli a Shakespeare sono assai utili gli adattamenti, e le riduzioni teatrali. Mi permetto di segnalare questa rara edizione del "Sogno di una notte di mezza estate" curata da una mestra elementare...
    http://goo.gl/wRniNM

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