mercoledì 4 giugno 2014

'N omo 'na donna 'na donna 'n omo. Uomini e donne che nella letteratura si sono finti rappresentanti dell'altro sesso nascondendosi dietro pseudonimi. Poetesse scandalose, soldati femministi, fantascienza bigotta e tanti tanti timori!

La mania dello pseudonimo è una cosa che ho sempre condiviso. 
 Trovo che ci sia talvolta una crudeltà nei genitori nel voler deliberatamente complicare la vita ai figli donandogli nomi inquietanti senza pensare che insomma poi con quel nome ci dovranno combattere per tutta la vita.
I nomi e cognomi sono importanti. "I soliti sospetti" non avrebbe
mai funzionato se Keyser Soze si fosse chiamato Bob Smith
 Nel mio liceo c'era una nutrita comunità di figli di fricchettoni dia nomi più assurdi, si partiva da Siddharta, si passava per Mahael, si arrivava ad Ara Coeli e Attica Athena. Le sorelle Marzia e Venusia e triadi di pargoli dai nomi ispirati al ciclo di Camelot, un Cristallo e improbabili accoppiate di doppi nomi (Gordon Marino), da una parte rendevano tutto molto interessante, da un altro ti portavano a ringraziare i tuoi genitori di aver puntato su un santo del calendario conosciuto.
 Certo,  il nome Prem, che indicava genitori amanti dell'induismo, era sempre meglio di Brenda, che indicava genitori amanti di Beverly Hills, ma insomma era una bella lotta.
 Certo, vale anche la possibilità inversa, quella di possedere il nome più anonimo del mondo, tanto che per fare le pubblicità dell'8 per mille lo usano impunemente a indicare il signor x, tipo "Giulia Rossi" o "Mario Bianchi". In quel caso un nome come Artemisia o Cassandra potrebbero se non altro impedirti di condividere il codice fiscale con altre migliaia di persone.
 L'anno scorso (se non erro) uscì un grazioso libro della Laterza "Dimmi come ti chiami e ti dirò perché" di Enzo Caffarelli. Lo leggiucchiai, mi piacque molto. Fa parte di quei tomi che morbosamente bramo, ma che per ovvi motivi economici (se dovessi comprare tutti i libri che voglio non basterebbero dieci stipendi) almeno per ora non posseggo.
 Andando avanti col discorso se almeno in Italia cambiare nome è praticamente impossibile, ci si può sempre sfogare, in casi artistici, con pseudonimi elaborati e parlanti. Molti l'hanno fatto per vezzosi motivi, ma altri, soprattutto altre, vi sono state costrette dagli eventi e dalla società che mai e poi mai altrimenti li avrebbe presi sul serio.
 Vogliamo vedere i casi più celebri? E vediamoli!

SORELLE BRONTE: 
 Le tre scrissero una raccolta di poesie (che andò malissimo) sotto gli pseudonimi di Currer Bell, Ellis Bell e Acton Bell. Nonostante la vendita di sole due copie Charlotte pubblicò Jane Eyre sotto lo pseudonimo di Currer e aprì la strada anche a sua sorella Anne che perseverò con Acton. Solo successivamente si decisero ad abbandonare gli pseudonimi. Perché li usarono? I soliti due motivi: maggiore credibilità in quanto autori maschili e minori critiche per gli scandalosi (soprattutto per Emily) temi trattati.

GEORGE SAND: 

Classico caso di donna che nella sua turbolenta vita conobbe tutti, si fidanzò coi grandi (nel suo caso, tra gli altri, Chopin) e riuscì, ovviamente con le spalle ben coperte dal denaro, a danzare tra gli eventi del suo tempo.
  Aurore Dupin si fece George Sand quando prese una penna in mano. Figlia e nipote di una ricchissima e nobile famiglia francese, contrasse un frettoloso matrimonio che ovviamente la renderà infelice al punto da scappare in città col suo amante, un giornalista assieme al quale prese il nome di Jules Sand. Successivamente se ne appropriò lei sola mutando Jules in George iniziando a pubblicare romanzi di successo. Ben lungi dal firmarsi col suo nome a causa della minore credibilità che le avrebbe dato la sua identità femminile nei confronti di pubblico e altri autori, la Sand si vestiva comunque sovente da uomo ed ebbe varie relazioni amorose con altre donne, la più famosa delle quali fu con la bellissima attrice Marie Dorval.


GEORGE ELIOT:
Vero nome Mary Anne Evans. L'autrice di "Middlemarch" ebbe ulteriori validi motivi per adottare uno pseudonimo maschile. Ricordata per la sua bravura nonché leggendaria bruttezza, la Eliot visse in realtà una complicata nonché scandalosa vita sentimentale al fianco di un intellettuale dell'epoca, George Lewes, già sposato benché in coppia aperta (da Byron e co. passando per Virginia e amici, gli intellettuali inglesi erano pare parecchio libertini). 
Né i benpensanti, né la cerchia intellettuale bene, né tanto meno il pubblico avrebbero perdonato alla Evans (o almeno così lei credeva) tale comportamento scandaloso, così prese vita George Eliot. Fu solo quando un tipo rivendicò la sua identità e i suoi successi letterari che venne infine allo scoperto e, con suo grande stupore, il pubblico non le voltò le spalle.
 Da ricordare il suo secondo assurdo matrimonio a sessant'anni. Tanto per cominciare il marito, molto più giovane, cadde misteriosamente dal tetto durante la luna di miele, infine nell'arco di dieci mesi lei si ammalò e morì. Forse era il caso di rimanere vedova.

SCRITTRICI DI FANTASCIENZA: 
C. L. Moore
Per lunghissimo tempo il fantasy e la fantascienza sono state considerate appannaggio degli uomini al punto che tantissime scrittrici erano costrette a firmarsi con uno pseudonimo maschile.
 Il pregiudizio è invalso fino all'altroieri. A J. K. Rowking (il cui K non esiste in realtà) fu consigliato di firmare col nome di battesimo puntato perché si riteneva che un'autrice donna sarebbe stata presa meno sul serio di un uomo dai ragazzini. In Italia il caso più noto è quello di Roberta Rambelli, vittima peraltro del doppio pregiudizio: italiana e donna. Numerosissime le sue doppie identità: Robert Rainbell, Joe C. Karpati, Rocky Docson, Hunk Hanover.
 Alle americane non andava comunque meglio. Scoprii questa loro tendenza leggendo il primo libro della saga del giglio, "Il giglio nero" firmato da Marion Zimmer Bradley e i misteriosi André Norton e Julian May. Entrambi erano donne.
  La prima si chiamava Alice Mary ed era una bibliotecaria poi libraia poi scrittrice molto prolifica, la seconda aveva in realtà uno di quei fortunati nomi che negli Usa valgono sia per uomini che per donne. Altri due casi celeberrimi: C. L. Moore e James Tiptree jr.
 La prima, proprio come la Rowling, in realtà si limitava a puntare i due nomi di battesimo, ma ufficialmente era conosciuta al grande pubblico come un uomo. Divertente al riguardo il modo in cui conobbe il suo futuro marito, altro famoso scrittore di fantascienza: Henry Kuttner. Colpito dalle sue opere lui le scrisse una lettera indirizzata a mr. Moore, si sposarono pochi anni dopo.
 Caso molto particolare quello di James Tiptree jr che per lungo tempo tenne nascosta la propria identità sessuale. Da un lato temeva che la sua carriera potesse esserne danneggiata, da un altro la affascinava la libertà che questa ambiguità le donava in termini narrativi, da un altro ancora la usò come valvola di sfogo per il suo complesso rapporto con la propria sessualità. Infine il suo segreto venne alla luce, sconcertando non tanto i fan quanto i colleghi, certissimi del fatto che fosse un uomo.
 Il suo è un esempio da manuale sul fatto che una cosiddetta "scrittura femminile" e "scrittura maschile" potrebbero essere in realtà frutto di un'inconscia attribuzione di talune caratteristiche al sesso dell'autore.

MASSIMINA ROSSELLINI FANTASTICI: 
Poetessa forse non esaltante e conosciuta, fu una notabile fiorentina molto apprezzata da Alfieri e Foscolo (che aveva per lei più di una simpatia), principalmente conosciuta per le sue opere teatrali per ragazzi. 
 Fu costretta dal marito ad utilizzare lo pseudonimo maschile di Attilio Trotti in occasione della messa in scena della sua opera "Il compare", che narra la scandalosa seduzione di un conte ai danni di una contadina. Malgrado il suo grande successo non era ammissibile che una donna di tale rango firmasse spudoratamente un'opera con una trama simile.

YASMINA KHADRA:
Ed ecco un caso di uomo che usa un nome da donna.
 Trattasi dello scrittore algerino Mohamed Mulessehul che usa per i suoi bei noir pubblicati anche in Italia lo pseudonimo della moglie. Perché? Per due motivi.
Il primo riguarda il suo background: ufficiale dell'esercito, arruolato praticamente bambino, con le sue prime opere, molto coNtroverse in patria, ha suscitato subito i malumori dei suoi superiori.
  Il secondo spiega in realtà perché abbia deciso di scegliere, tra tanti, uno pseudonimo femminile e specificatamente il nome di sua moglie:
"Yasmina Khadra è il nome proprio di mia moglie. Ho la fortuna di condividere la mia vita con una donna dotata di un coraggio e di una lucidità eccezionali. E’ grazie a lei che ho avuto l’audacia di sfidare la censura. Usare il suo nome è per me un modo per ringraziarla. Ma ancora una volta vorrei sottolineare come l’essenziale è nello stile, nel messaggio fraterno che cerco di lanciare, l’apporto culturale che i miei romanzi veicolano attraverso i popoli. Nel mondo arabo-mussulmano è sconveniente che un uomo usi nome di donna. Io l’ho fatto per provare l’assurdità di questo modo di concepire le cose. In un certo modo cerco di sanare certe mentalità e sostengo le donne nella loro battaglia per l‘aquisizione di quel rispetto totale che meritano." (da un'intervista del 2007 al festival delle letterature di Mantova by Luca Covri).

E a voi viene in mente qualche altro esempio? Rendetemi/ci edott*!



18 commenti:

  1. Olindo Guerrini usò, tra gli altri, lo pseudonimo di Argia Sbolenfi.

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    1. Dalle Rime di Argia Sbolenfi: Ad un orologio guasto (disclaimer: Argia Sbolenfi era una zitella piuttosto licenziosa) http://it.wikisource.org/wiki/Rime_di_Argia_Sbolenfi/Libro_secondo_-_Le_decadenti/Ad_un_orologio_guasto

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  2. A me son venute in mente due gialliste notevoli, Ben Pastor (italiana ma scrive in inglese) e Fred Vargas (nome 'latinoamericano' ma lingua francese).
    Genere fittizio e nazionalità scambiate...:)

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    1. io sapevo che Fred è l'abbreviazione di Frederique, ma non che si sia spacciata per uomo.

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  3. E dimenticavo l'enorme sòla che ci rifilò J.T. Leroy... Ingannevole il cuore...e anche gli intenti, direi...

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    1. Mamma mia che truffa. Io tentai di leggere "Sarah" e lo trovai tremendo. Conservo nel mio cuore l'intervista in cui Asia Argento si arrampicava negli specchi nel disperato tentativo di spiegare come fosse finita a letto con la tipa che lo impersonava senza accorgersi che fosse una donna.

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  4. Da ragazzina ho letto e riletto un libro per ragazzi di mio padre, "Piccoli detectives" (A Chiken for Christmas), il cui autore si chiama Jo Hatcher. In 4a di copertina si spiegava che in realtà il libro era opera di una scrittrice, che lo compose da adolescente. L'editore che aveva visionato e accettato il romanzo pare cadde dal pero scoprendo la verità... XD

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  5. "...J. K. Rowking (il cui K non esiste in realtà)..." Ma lei, per esteso, non si chiama forse "Joanne Kathleen Rowling"? Perché dici che il suo "K." non esiste?

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    1. Pare che il "K" sia fittizio. Un omaggio a sua nonna Kathleen.

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  6. Non sono sicurissima, ma mi sembra di aver letto in un'intervista di qualche anno fa che la K l'abbia inserita in onore della nonna che si chiamava Kathleen. ; )

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    1. Kathleen è il nome di sua nonna, ma lei ha solo un nome di battesimo: Joanne.
      Fu una trovata dell'editore, come per le lettere appuntate. Voleva collegarla a scrittori come J.R.R. Tolkien e C.S. Lewis.
      Tra l'altro la Rowling ha pubblicato un romanzo, andato malissimo, con lo pseudonimo di Robert Galbraith. Ovviamente quando ha svelato che era un suo libro c'è stato un boom di vendite.

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    2. Scusate ho visto dopo le vostre risposte! :D

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    3. Tra l'altro la Rowling ha pubblicato un romanzo, andato malissimo, con lo pseudonimo di Robert Galbraith. Ovviamente quando ha svelato che era un suo libro c'è stato un boom di vendite.

      Oh, comunque diciamolo: "Il richiamo del cuculo" a me è piaciuto. E' lentissimo, molto british, tutto parlato, ecc., ma è un sacco coinvolgente e i protagonisti sono due chicche. Il pochissimo successo pre-svelamento della Rowling era immeritato, così come lo è, forse, l'enorme volume di vendite dopo. Imho è semplicemente un buon giallo, con qualche pecca, ma d'ottimo intrattenimento. E non è poco, in realtà.

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  7. Bruno Sperani ovvero Beatrice Speraz

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  8. bel post! Molto interessante come sempre :)

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  9. Manca Isak Dinesen alias Karen Blixen

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  10. Per quanto riguarda l'uso delle iniziali in luogo del nome per celare il genere delle autrici, ricordo che Diabolik dal giorno in cui è uscito in edicola la prima volta, nel 1962, risulta essere "di A. e L. Giussani". Il personaggio di un cattivo vincente era già parecchio rivoluzionario per l'epoca, l'idea che fosse pure stato inventato e scritto da due donne (due sorelle, Angela e Luciana) era forse davvero troppo.
    Però loro riuscirono a coniugare una scrittura di genere (noir, agli inizi pure molto sanguinoso, e a fumetti quindi, in teoria, un prodotto per un pubblico rigidamente maschile) con una sensibilità femminile (specie nel ruolo di Eva Kant e nel tipo di rapporto tra lei e il protagonista) fatto sta che Diabolik, pur non essendo noto che fosse opera di due donne, è stato il primo fumetto italiano a essere letto anche da una consistente fetta di pubblico femminile.

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  11. C'è Carolyn Janice Cherry, scrittrice statunitense di fantascienza e fantasy, che dovette pubblicare come C.J. Cherryh.

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