martedì 6 giugno 2023

Piccole recensioni tra amici japan edition. Tre romanzi giapponesi di Yoshimoto, Yagisawa e Togawa tra librerie, donne sole, segreti e falsi romanzi di Murakami

  Torno con un piccole recensioni tra amici a tema Giappone.

Ultimamente si traducono parecchi autori giapponesi, ma paradossalmente, a esclusione dei classici, il livello di quando se ne traducevano pochi si è abbassato rispetto a quando arrivavano col contagocce.

 Ora. Mi rendo conto che può sembrare il classico discorso che si fa di più in ambito musicale (e che di solito ODIO) ossia "quando eravamo in pochi a seguire quel musicista o quel genere musicale, le cose erano meglio", ma sostanzialmente è successo proprio questo.

 Dopo anni in cui se andava bene la gente conosceva giusto la più pop Banana Yoshimoto, i più esperti Yukio Mishima, i più undeground Ryu Murakami, adesso la platea di lettori, forse anche per merito del fenomeno Haruki Murakami, si è allargata tantissimo e gli editori traducono storie molto commerciali.

Certo, non si può fare una colpa a una casa editrice se cerca di fare cassa, ma il risultato è che siamo invasi da storie di gatti, cibi caldi, senso della vita, parole giapponesi con cui risolvere l'esistenza (Ikigai e via discorrendo) in una sorta di versione moderna dell'orientalismo.

 L'idea del Giappone e dell'oriente più in generale, come un luogo di trascendenza e meditazione a cui mirare per assurgere a qualche consapevolezza interiore, non è che è dura a morire, è praticamente l'unica idea.

 Le storie che si traducono sono quindi tutte un po' così. Amore per la vita, difficoltà superate scoprendo sé stessi, piccoli grandi miracoli, un po' di animismo, gratitudine, un qualche termine giapponese intraducibile in italiano che dovrebbe aprirci nuovi orizzonti e via discorrendo.

 Onestamente per chi invece apprezzava le storie underground che hanno tradotto per anni forse immaginando un ideale (e non del tutto errato) connubio tra lettori di manga e lettori di narrativa giapponese, è una sorta di catastrofe.

 Di quel vago senso disturbante tipico di molti narratori giapponesi si è persa traccia, del resto se devi rassicurare orde di lettori che bevendo tè verde capiranno cosa hanno sbagliato nella vita, non è che tu li possa turbare.

  Il massimo che si possa avere, ma proprio perché i giapponesi stessi non si tirano mai indietro al riguardo, è un po' di dramma che fa sempre chiedere quale sia il tasso di mortalità in Giappone visto che chiunque è alle prese con una serie interminabile di lutti e tragedie.

  Il mio ovviamente è un discorso generale, so che alcune case editrici continuano a fare un ottimo lavoro, ma il paradosso è che bisogna spulciare i cataloghi, sperando che le sinossi raccontino la verità.

 Questo piccole recensioni tra amici a tema Giappone è nato in modo casuale, con alcune lettore nipponiche che si sono accumulate in quest'ultimo mese. Con due mi è andata male, con una inaspettatamente bene.


LE STRANE STORIE DEL FUKIAGE di Banana Yoshimoto, Feltrinelli:

Mi ostino mi ostino mi ostino a comprare da anni libri di Banana Yoshimoto, malgrado sappia che ne rimarrò delusa. 

Prima il motivo era la nostalgia dell'adolescenza, adesso temo sia la voglia di leggere qualcosa con cui so di andare sul sicuro.

 Dopo una giornata tosta a lavoro ho quindi nuovamente ceduto a "Le strane storie del Fukiage".

 Diciamo che, considerando le storie impalpabili degli ultimi 15 anni, almeno qua c'è stata la voglia di provare a scrivere una trama e un'atmosfera, e non basare tutto su sensazione e gratitudine verso la natura, gli oggetti, le nuvole e qualsiasi oggetto materiale e immateriale della terra.

 Detto ciò la storia, fino quasi al finale di uno stucchevole melenso che la Banana Yoshimoto dei bei tempi che furono avrebbe odiato, è vagamente bizzarra, e non per forza in senso positivo.

 E' infatti una trama di Haruki Murakami standard MA scritta con lo stile di Banana Yoshimoto.

 Ha qualcosa di quegli esercizi letterari tipo: scrivi un testo di Kerouak come se fossi Salinger. Potenzialmente anche una figata, nei fatti una roba abbastanza indefinibile.

 La storia è quella delle giovani gemelle Mimi e Kodachi. Le due vengono da Fukiage, un posto in collina a circa due ore da Tokyo, dove si racconta che esista una porta per un'altra dimensione.

 Quando avevano dodici anni, i genitori hanno avuto un incidente stradale: il padre è morto e la madre è finita in coma, così le due hanno vissuto assieme a due parenti per poi andare a Tokyo a diciotto anni.

 Il romanzo inizia quando Kodachi sparisce dicendo che vuole scoprire un modo per risvegliare la madre perché ha capito che in qualche modo è possibile.

 Mimi, disperata, torna al paese e da lì precipitiamo in un mix molto veloce di tutto quello che contraddistingue un romanzo di Haruki Murakami: gente che parla per enigmi, mondi paralleli, ricchi strani che vivono in case assurde, ragazzine intelligentissime, persino una specie di uomo pecora.

 Leggi e pensi che Banana debba essersi detta che Murakami ha inventato proprio un mondo fighissimo e perché non rubarglielo per farsi un giro? 

 Poi la cosa, che in qualche perverso modo, aveva avuto un qualcosa di intrigante (del tipo: ora capiamo dove va a parare) degenera in poco tempo in una favoletta e lieto fine, vanificando tutto.

 Lo consiglio solo ai veri nippofili perché ha qualcosa di respingente/attraente che contraddistingue gli horror di serie B che vogliono imitare quelli di serie A.


I MIEI GIORNI ALLA LIBRERIA MORISAKI di Satoshi Yagisawa, Feltrinelli:

 Ce l'avevo in sospeso da un po' causa master, ma qualcuno mi ha giustamente chiesto su Fb cosa ne pensassi e l'ho ripreso in mano. Terminato nell'arco di una sera perché alla fine è una specie di novella lunga, una robina incolore, inodore, insapore.

 E' implicato poco cibo, tocca ammetterlo, per il resto è un compendio di tutta l'impalpabilità dei tanti titoli che arrivano in Italia in cui è implicata una delle tre variabili standard "libreria/gatti/cibo".

 In questo caso, come si evince dal titolo, è una libreria dove la protagonista, dopo essere stata mollata dall'oggi al domani da un collega di cui era perdutamente innamorata, si ritrova a vivere.

 La libreria è dello zio, il fratello minore della madre, che dopo una giovinezza da giramondo si era sposato e aveva rilevato l'attività libresca di famiglia, salvo poi essere mollato anche lui dall'oggi al domani dalla moglie.

 Succede tutto quello che vi aspettate: amore per i libri, riscoperta del sé, affetti familiari ecc. Non manca nemmeno il momento dramma del passato a cercare di dare una profondità al tutto.

 E' una storiella proprio così, che forse in una raccolta di racconti avrebbe fatto miglior figura, ma come romanzo non regge anche a causa di uno stile piattissimo. Ampiamente sconsigliato.


RESIDENZA PER SIGNORE SOLE di Togawa Masako, Marsilio (anche nella promozione a 9,90 Feltrinelli):

 Viste le ultime delusioni, non ero molto fiduciosa su "Residenza per signore sole", complice anche il fatto che i gialli giapponesi di solito non mi piacciono (li trovo inutilmente capziosi, iperdettagliati e noiosi ahimé). 

Di ritorno da un matrimonio a Milano e non avevo niente da leggere, (ingenuamente credevo avrei lavorato al pc) e così in stazione ho preso questo che era l'unico titolo giapponese nella promozione dei due a 9,90.

 Ecco, sono stata una vittima dei miei pregiudizi. Il libro mi è piaciuto tantissimo.

 E' forse inesatto dire che si tratta di un vero e proprio giallo, anche se ad un certo punto c'è una sorta di indagine, un bambino scomparso, una chiave che appare e scompare e molti sospetti.

 La storia però, che inizia con un misterioso uomo travestito da donna che muore in un incidente stradale portandosi dietro un grande mistero, si avventura tra i segreti e le vite di un gruppo di donne nubili che abitano una residenza per sole donne a Tokyo.

 La scusa che fa letteralmente riemergere ogni segreto è lo spostamento fisico della residenza (nel senso che viene rialzato il palazzo, miracoli delle fondamenta giapponesi) a causa di una questione urbanistica. 

 Improvvisamente tante delle inquiline temono che i loro segreti, gelosamente custoditi dietro alle porte, vengano a galla perché anche le persone più insospettabili possono nascondere storie inquietanti.

 Scritto davvero bene, l'ho letto d'un fiato. Una lettura ottima, forse penalizzata dal titolo (non so se originale), che non rende l'idea del contenuto. Consigliatissimo.

 

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