mercoledì 13 aprile 2016

Cosa si balla in libreria? La mia playslist mentale quando battaglio con i clienti, lavoro la domenica, attendo con ansia la fine del turno, danzo tra i tavoli e faccio rifornimento con un motivetto ossessivo nella testa,

 La scorsa settimana, sulla pagina fb dell'Aib (l'associazione italiana biblioteche) si segnalava il blog di un bibliotecario danesehttps://christianlauersen.net/2015/12/08/library-mixtape/ che aveva avuto l'idea di proporre una playlist di canzoni dedicate alla libreria.

Ho pensato fosse un'idea molto graziosa e da ripetere. Mentre però cercavo canzoni dedicate o ambientate in libreria, l'idea è virata più sul personale, ossia sulle canzoni che mi ossessionano per vari motivi quando sono in libreria.
 Non so se avete presente il bellissimo e tragicissimo film di Lars Von Trier che ha per protagonista Bjork: "Dancer in the dark". Nella storia la protagonista, un'immigrata dell'est nell'America capitalista, in procinto di diventare cieca, viene derubata dall'uomo che offre ospitalità a lei e al figlio. 
 Il furto è doppiamente tragico perché i risparmi della donna servono a pagare l'operazione che eviterà al bambino di diventare cieco come sta avvenendo a lei.
 La storia, tra una tragedia e l'altra, è condita da numerose canzoni e momenti di ballo dovuti al fatto che il personaggio di Bjork è una grande appassionata di musical e si immagina, nelle più svariate situazioni, prendere, danzare e cantare come in un vecchio film anni '50.
 Ovviamente nel film la cosa rende ancora più stridente il contrasto tra la drammaticità degli eventi e la leggerezza che la donna cerca di non perdere nonostante tutto, ma lo sto citando per farvi capire in quale modo le canzoni di cui seguito albergano nella mia mente mentre lavoro.

 In alcuni casi sono un sottofondo musicale, come se fossi esattamente in un film, in altri mi vedo proprio saltare sui tavoli coi clienti che mi fanno da ballerini.
 Ci tengo a sottolineare che, nonostante tutto, io detesto i musical. Li trovo noiosi e quando la dolce metà tenta di trascinarmi a vederli, mi contorco come un'anguilla. Eppure.
 Vabbeh, pronti a scoprire su quali note danzo? Go!


EVERYDAY IS LIKE SUNDAY di Morrissey:


 Una delle cose che apprezzo di più dei turni è lavorare anche la domenica (non sempre ovviamente). Lo so che alla lunga, soprattutto con figli, la cosa porta al logoramento della vita familiare, ma nel frattempo mi godo il suo principale effetto positivo: la scomparsa del blue sunday.
 Come moltissimi, sin da bambina ho odiato la domenica con tutte le mie forze, trovando i miei psicodrammi perfettamente espressi da "Buona domenica" di Antonello Venditti (che è invece la canzone che canticchio nelle domeniche di riposo).
 Quel vago senso di angoscia per la fine della settimana, l'ansia per il lunedì che is coming e la sensazione che in fondo stiamo buttando il nostro tempo.

 Il contrappasso, quando si lavora su turni è che Everyday is like sunday per altri motivi.

 Innanzitutto si perde il senso del tempo e dello spazio: che anno è? Che giorno è? Compleanni dimenticati, domeniche che sembrano sabati, lunedì che sembrano mercoledì, ferie che non ti ricordi mai quando sono, settimane che passano senza una reale percezione.
 I fine settimana danno un senso alla vita temporale degli esseri umani, se lavori su turni il senso scompare e ti ritrovi in giornate infrasettimanali cariche di blue thursday o blue wednesday che ben pochi possono condividere con te.
 Così, soprattutto nei momenti di tristezza lavorativa infrasettimanale, nel mio cervello si attiva questa canzone (ma anche le canzoni degli Smiths tutti sono benvenute) e la serotonina precipita ulteriormente.




WHAT'S MY AGE AGAIN dei Blink 182:

 Mi succede, soprattutto nei pomeriggi in cui sono presa particolarmente bene(sapete quelle giornate in cui, inspiegabilmente, sprizziamo gioia da ogni poro per essere a lavoro?) di essere carica di energie e buona volontà. 

 Consiglio libri ai clienti meglio di Corrado Augias, sono felice di dare le pause ai cassieri per liberarli momentaneamente dallo schiavismo della macchina e faccio rifornimento alla velocità della luce.
  Con grande probabilità se fossi una magazziniera, quindi al riparo da sguardi indiscreti, mi lancerei in balletti da Glee coinvolgendo i fornitori di Bartolini e DHL.
 Visto che nei miei momenti di delirio interiore sono invece in pubblico allora ballo dentro di me e in genere lo faccio sulle note di "What's my age again?" dei Blink 182.
 I motivi inconsci penso siano vari: innanzitutto mi ricorda la mia adolescenza, quando ero più spensierata e fiduciosa (e quindi i giorni di saltellamento in giro erano esponenzialmente di più), secondo poi nessuno può negare il ritmo che può dare al lavoro.
  Infine ha di certo la sua parte il video collegato: loro tre che corrono felicemente nudi per le strade. Ovvio, non correrei nuda da nessuna parte, ma mi sento altrettanto pimpante.



I WANT TO BREAK FREE dei Queen:

 E' la canzone riservata all'ora prima della fine del turno, quando il traguardo dell'uscita è così vicino eppure così lontano. I minuti improvvisamente passano lentissimi e la libertà appare irraggiungibile.
 Soprattutto quando la fine del mio turno coincide con la chiusura della libreria nella mia testa partono i Queen con I want to break free.
 Anche in questo caso mi vedo danzare sui tavoli spiegando ai clienti che devono completare i loro acquisti perché I want to break free. Subito dopo, loro si uniscono a me in un coreografico balletto che io, la scoordinazione fatta persona, non sarei mai in grado di riprodurre.
 Complice il fatto che collego questa canzone ad un assurdo musical spagnolo con protagonista una transessuale narcolettica ("20 centimetri" , mi vedo, tra l'altro, ballare esattamente come lei, avvolta in un vestito verde acqua in un improbabile luogo che finisce per essere un incrocio tra una libreria e un ospedale.




CONTESSA di Paolo Pietrangeli (nella versione dei Modena City Ramblers):

 Spesso il lavoro del libraio, soprattuttissimo se di catena, è ritenuto uno di quelli di serie b/c.

Si suppone che se tu fossi davvero una persona di valore saresti altrove, in un ufficio (a fare quale mansione è irrilevante), non certo ad un bancone a sorbirti le paturnie altrui (a cui, nell'immaginario comune sei anche troppo stupido per rispondere).
 Premesso che per me qualsiasi lavoro è ugualmente dignitoso e che farei un cappottone a tutti coloro che ritengono le proprie mansioni superiori a quelle del prossimo, facesse questi anche il lavoro meno qualificato del pianeta, (lavorare non è mai vergogna), quando è abbastanza chiaro che i clienti sono nell'animo di trattarti come uno sguattero di Downton Abbey, nella mia mente parte un trip che mescola socialismo, luddismo, scioperi, forconi, bandiere rosse, manager prigionieri di operai inferociti, focolai urbani e molto altro. Perdono. Sottolineo, sono solo i trip momentanei di chi è stufo di vedersi trattato come un decerebrato da gente che non ricorda manco l'ordine alfabetico.
 In quei momenti, tra le mie canzoni rivoluzionarie favorite, c'è "Contessa".
 Canticchiarla mi rilassa e permette di mantenere il sorriso fino al prossimo cliente.




CARMINA BURANA:

 Una delle cose più difficili da fare quando si lavora a contatto col pubblico, è mantenere perennemente un livello di sorriso e sopportazione elevato.
Se non è necessario girare con un sorriso plastificato, certo andarsene in giro con la faccia appesa non è quello che si considera un buon servizio (e del resto è pure comprensibile, chi vuole avere a che fare con qualcuno che ti guarda in cagnesco per problemi suoi che in fondo non ti riguardano?).
 Col passare delle ore e dei giorni consecutivi di lavoro la cosa diventa esponenzialmente più difficile, una vera e propria opera teatrale direi, che conosce i suoi momenti critici.
 Essi arrivano quando alcuni clienti, convinti di essere esenti da quell'antico obbligo che è la cortesia, riescono a minare una pazienza forgiata in anni di lavoro.
  Tu pensi che ormai niente possa turbarti e invece no, il cliente in grado di trovare il tuo tallone d'achille arriva sempre e sfuggirgli può essere impossibile quando non hai un collega meno provato di te a cui rimpallarlo.
 Un buon sistema per abbassare il livello di nervosismo è caricarsi mentalmente con la Cavalcata delle valchirie e i Carmina Burana. Per qualche processo psicologico che di sicuro può essere spiegato, immaginare che la conversazione si stia svolgendo con quel sottofondo riesce a distendere un minimo il mio animo. Fino alla prova successiva.



CANZONE CHE TI OSSESSIONA SENZA MOTIVO PER SETTIMANE:

 Uno dei successi degli ultimi anni è il "Manuale di pulizie del monaco buddista". 
 In molti si sono stupiti del suo successo, ma io e altri miei coetanei già conoscevamo le mille risorse che si possono trovare nei lavori ripetitivi e potenzialmente noiosi. Il terribile allenatore di Mila, costringeva lei e Yoghina a pulire i pavimenti della palestra per farle dimagrire e temprare il loro carattere (ciò che mi sfuggiva, semmai, è perché dovessero farlo perennemente con la divisa della squadra e mai in tuta).
 Il punto è che ci sono delle mansioni come il rifornimento standard che hanno bisogno di una loro dose di concentrazione, ma dopo un po' diventano anche automatici e, soprattutto nei momenti in cui i clienti non ti saltano al collo con richieste di vario genere, si finisce per sprofondare in una sorta di trance dove i pensieri si rincorrono l'uno dietro l'altro.
 Il monaco buddista ha ragione: meditazione e lavori ripetitivi possono avere una profonda correlazione. Le migliori idee per i miei post mi sono venute facendo il rifornimento in ordine alfabetico (quando faccio quello dei generi le trame di libri che bramo in modo esponenziale mi distraggono). Tuttavia c'è un terribile nemico: la canzone ossessiva.
 A tutti capita. Si sente un motivetto nuovo o si risente un motivetto antico e, per qualche misterioso motivo, se ne cade preda. Basta che si faccia un po' di silenzio e zak la canzone parte in automatico nel proprio cervello. A nulla serve pensare ad altre canzoni, canticchiarla a voce bassa per esorcizzarla, concentrarsi su altro: lei torna sempre.
 E' una cosa anche carina, ma diventa insopportabile quando, complice il rifornimento ripetitivo, ti martella senza tregua le sinapsi. Attualmente sono flagellata da "Hymn for the weekend" dei Coldplay.



E voi avete una particolare colonna sonora a lavoro? Cosa immaginate di ascoltare, splendidi protagonisti del vostro musical delirante? Testimoniate! Almeno mi sento meno sola -.-"

3 commenti:

  1. ...non chiedetemi perchè...questo motivetto non so quando si è insinuato ma non me lo tolgo dalla testa, da decenni...quando sono al lavoro! Potrebbe andare bene per una libreria?
    https://www.youtube.com/watch?v=b1z4JfxFb6c

    RispondiElimina
  2. Da qualche giorno ho ricominciato ad ascoltare i Sum41, dopo anni. Alcune canzoni fanno così tanto teenager ribelle! :D ma penso che mi piacciano perchè mi fanno venire in mente le estati delle superiori, quand'ero (abbastanza) spensierata...

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Avril Lavigne ancora non aveva iniziato a macinare matrimoni <3

      Elimina

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...