Ecco che riesco a postare due nuove piccole recensioni tra amici.
La prima è una graphic appena uscita che ho comprato all'Arf facendomi fare anche bella dedica, la seconda è un romanzo di fantascienza, uno dei vecchi Urania che sono riuscita a recuperare per l'impervie vie dell'usato.
Ora, in questo ponte che per me non sarà ponte, anche se la città già inizia a diventare praticamente deserta, come nella sua miglior tradizione, ho da godermi un nuovo libro che promette di essere alla "Stranger things" (sì lo so, rischia di essere un'esca per gonzi tipo me): "Un'estate da ragazzi" di Richard Cox.
Visto che è quasi passato un anno dalla messa in onda della prima serie, avevo pensato di farci un post a tema e spero di riuscirci la prossima settimana (anche se il libro è bello polposo, quindi devo avere il tempo materiale di finirlo).
Vabbeh, bando alle inutili ciance che è già tardi.
Si cominci!
"UN ANNO SENZA TE" di GIOPOTA e LUCA VANZELLA ed. Bao Publishing:
Per la serie Instagram serve a qualcosa.
Avevo visto postare un po' di tavole di preparazione di questo volume e mi aveva incuriosito.
Proprio come il libro di Alice Socal "Cry me a river", siamo al cospetto di una coppia che si lascia e a quel che succede dopo. I punti in comune però sono tutti qui, proprio come ogni storia d'amore è diversa dalle altre, anche ogni rottura e le sue conseguenze lo sono.
Nella storia della Socal la coppia si lasciava senza un vero perché e continuava a fontanare lacrime dall'inizio alla fine facendo volteggiare sulla testa del lettore un gigantesco: perché caspita vi siete lasciati??
Nella storia disegnata da Giopota e scritta da Vanzella, invece, Antonio, un universitario tenero e un po' paffuto, è stato appena lasciato da Tancredi dopo un anno d'amor.
Un solo anno di storia si sa è una faccenda insidiosa, Valeria Parrella ci ha scritto un romanzo veramente bruttino, "Ma quale amore" in cui una scrittrice si strugge per la fine della sua breve, ma intensa storia con l'uomo con cui, per motivi che non ricordo, è costretta a fare un viaggio in Sudamerica.
Altresì anche Mina cantava "Che significa un anno d'amor?".
Tu stai lì che vorresti piangere tutte le tue lacrime, ma al contempo la gente è poco tollerante perché dice "Vabbeh, è stato solo un anno, mica è un matrimonio" e senti che il tuo amore viene sminuito solo perché è stato troncato troppo presto.
Invece Giopota e Vanzella centrano bene il punto: la fine di una storia breve ma non così breve è stordente perché avviene quando ancora è tutto ancora bello, possibile, fantastico e la quotidianità non ha ancora fatto capolino. Tu sei lì che vivi la tua passione e l'altro di colpo ti dice "Scusa ci ho ripensato".
Antonio, nell'anno senza Tancredi, vive in una sorta di limbo in cui si sforza di uscire, di conoscere nuove persone, di andare ai concerti e bere, tenta, spronato dagli amici, di vivere la sua vita di universitario fuori sede, ma i ricordi continuano a tormentarlo a lungo prima di scemare.
L'idea, davvero graziosa, che catalizza la delicatezza di una storia narrata con molta dolcezza è la continua immissione di elementi fantastici, come se il mondo in cui vive Antonio non fosse davvero il nostro.
Sono piccole cose, come se la sua realtà fosse un mondo parallelo quasi gemello del nostro. Quasi perché nel suo nevicano conigli, volano dirigibili sopra Bologna, gli archeologi scavano ad Atlantide e a Camelot e i padri si ammalano di evaporazioni momentanee.
E' il libro su una rottura, ma non ci sono molte lacrime, piuttosto tanta tristezza e un po' di solitudine necessarie per imparare di nuovo.
Una bella frase di Busi domanda "Che resta di tutto il dolore che abbiamo creduto di soffrire da giovani?".
Antonio sembra avere la risposta: qualche ricordo, la perdita di una certa innocenza e poco più, come del resto è giusto che sia.
"IL SEGRETO DELLE AMAZZONI" di Mack Reynolds ed. Mondadori (fuori commercio da trilioni di anni):
Avevo scovato il titolo scrivendo il primo post sulla fantascienza femminista e mi era rimasta la curiosità per quella che sembrava una trama francamente assurda anche per un libro di fantascienza: una spia terrestre viene inviata a indagare sulla natura di Amazzonia, misterioso pianeta dove nessuna nave interplanetaria accetta di attraccare.
Narrano le leggende infatti che su questo pianeta le donne dominino gli uomini e li asserviscano ai propri voleri, praticando la poliandria e riducendoli ad uno stato di asservimento psicologico.
Gli uomini, dal canto loro, si comportano come lo stereotipo di un gay estremamente effeminato e a trovare sconveniente qualsiasi comportamento "virile" mostrato dalla disorientata spia.
La storia scorre su binari un po' didascalici, ma interessanti per alcuni motivi:
1) Per tutto il tempo proviamo un vivo senso di fastidio verso le amazzoni ree di ridurre gli uomini a vere e proprie prede sessuali prive di volontà. Poi ad un certo punto ci rendiamo conto che, se ribaltassimo i sessi, ossia tornassimo a quella che è la nostra percezione comune, forse il fastidio rimarrebbe, ma non così accentuato perché percepito come più "normale" e "socialmente accettabile".
2) Molta parte del romanzo è composta da discussioni tra la spia e le amazzoni, vicendevolmente stupiti del modo in cui funzionano i rispettivi mondi, soprattutto a livello non tanto sociale (lì la differenza viene data per assodata) quanto economico.
Le amazzoni trovano il sistema capitalista in voga nell'universo folle e parassita e ne contrappongono uno completamente diverso (Amazzonia è diviso in due continenti, in uno applicano un sistema più o meno marxista, nell'altro una versione meno stretta) in cui nessuno soffre la fame e ognuno lavora secondo le proprie possibilità.
Ve ne sto facendo un sunto molto stringato perché le conversazioni sono davvero lunghe e articolate, anzi, forse anche troppo lunghe e articolate tanto che distruggono il ritmo della trama.
Tuttavia, è al contempo una cosa quasi affascinante da notare con 50 anni di distanza. Quale scrittore adesso si prenderebbe il disturbo di infarcire il proprio romanzo di lunghe ed elaborate considerazioni socioeconomiche?
Potrei dire che il desiderio di discutere dei massimi sistemi economici, cercandovi appassionanti alternative e intessendo laboriosi dibattiti, sia ciò che davvero risuona fantascientifico nel nostro nuovo, assai poco interessante mondo, tutto proteso a semplificare le questioni invece che affrontarle nella loro complessità.
C'era, ecco, una percezione della complessità del mondo e anche, direi, un sano senso di sfida nell'affrontarlo.
Ecco, adesso Reynolds non perderebbe più tempo e si direbbe "A chi interessa tutto questo. I buoni sono i buoni che decido io, i cattivi i cattivi che penso io" e sarebbe un uomo moderno, con la capacità di ragionamento di una scimmia.
3) Purtroppo il finale è la parte peggiore. E' assurdo e inutile. Viene spiegato cosa succede davvero ad Amazzonia e tutto ciò è davvero encomiabile, ma la gambola usata da Reynolds è surreale e senza senso. Sembra quasi avesse in mente una traccia e poi a un certo punto (troppo tardi però) si fosse reso conto di amare troppo Amazzonia per darle un'infausta fine. Molto meglio usare dei mafiosi intergalattici e buttarla in caciara.
Se lo trovate, interessante e istruttivo.
E voi? Qualcuno li ha letti? Piaciuti? Spiaciuti? Testimoniate!
Ma perché Tancredi? Non c'erano altri nomi?
RispondiEliminaSe mi trovassi davanti anche la più raffinata, potente, profonda e poetica graphic novel dell'universo temo che per tutta la lettura sarei disturbatissima da quel "Tancredi" :/
Il segreto delle Amazzoni è veramente interessante proprio per l'esaustivo confronto fra i personaggi proprio come indice dell'importanza delle letteratura fantascientifica nell'affrontare argomenti socialmente molto interessanti con estremo anticipo sui tempi. Consiglierei anche i coloni di Morrow e la civiltà del vento di Van Vogt
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