In questi ultimi tempi di libri ne sto leggendo un bel po', se ne recensissi anche qualcuno non è che sarebbe male.
A margine, dopo anni di manga giapponesi non è che io mi stupisca più molto e trovo anzi che questa storia, al contrario di molti manga in cui la violenza è assolutamente gratuita, abbia almeno un'interessante chiave di lettura: lo spietato mondo capitalista.
Tuttavia, poiché è una chiave di lettura un tantino raffinata per dei bambini delle elementari, mi domando quale folle genitore abbia lasciato che il proprio pargolo lo guardasse (mi riferisco all'episodio avvenuto in Piemonte in cui dei bambini di terza elementare hanno attuato una sorta di gioco imitativo).
Fatta questa bacchettonata (ma lo dico anche per i bambini, io lo avessi visto a 8 anni non avrei dormito per settimane, come mi accadde quando i miei cugini mi fecero vedere "Nightmare" a Natale, ancora li detesto), posso lanciarmi nelle mie recensioni!
IL FILO AVVELENATO di Laura Purcell ed. Mondadori:
Il primo libro dell'autrice, "Gli amici silenziosi", mi era piaciuto moltissimo.
Bella l'atmosfera gotica, interessante il finale, bella persino la copertina fatta apposta per suggerire il segreto della trama, avevo perciò grandi aspettative su questo secondo.
In gran parte non sono state disattese. "Il filo avvelenato" è una storia dickensiana che sembra fatta apposta per diventare una serie Netflix: Dorothea Truelove, giovane ereditiera rimasta orfana di madre da bambina, è una grande indagatrice dell'animo umano che sogna di cambiare le menti criminali grazie all'uso della frenologia.Questa stramba pseudoscienza prevedeva che dalla forma del cranio si potesse indovinare il carattere dell'individuo con tanto di inclinazioni malvagie e benevole.
Per avere prove a sostegno della sua teoria, Dorothea si reca in un carcere femminile dove passa del tempo in compagnia di alcune detenute. E' qui che conosce la giovane sarta Ruth Butterham, accusata di aver ucciso la sua padrona tramite un lento avvelenamento.
La storia di Ruth prende presto il sopravvento sulla narrazione. Una lunga serie di sventure, tradimenti e sfruttamento mangia la sua breve vita, ma la verità non è necessariamente quella che Ruth si racconta e racconta.
La storia è molto appassionante, di certo adatta a chi ama i romanzi inglesi d'epoca vittoriana, tuttavia, dopo una lunga e particolareggiata progressione, l'autrice chiude un po' troppo frettolosamente, lasciando non tanto Ruth quanto Dorothea (che ha altri problemi, anche se non sapeva di averne) in sospeso.
In ogni caso è davvero una lettura godibile. Bisognerebbe lanciare un appello affinché gli scrittori evitino di farci queste sorprese sul finale. Se leggiamo un libro, vogliamo un finale soddisfacente.
MUCCHIO D'OSSA di Stephen King:
A proposito di autori che hanno problemi coi loro finali, ecco Stephen King che tuttavia in questo romanzo insolitamente violento, fa del suo meglio per non scadere nel solito trash anni '80.
Su fb, in molti mi avevano messo in guardia contro questa storia (le mie letture di King sono guidate ultimamente da motivi poco studiati: a seconda di quello che trovo alla mia libreria dell'usato) che ritenevano non tra le migliori di King.
Stranamente invece, devo dire che mi ha preso subito nonostante la componente sovrannaturale sia sì presente, ma assolutamente secondaria agli orrori che la realtà può riservarci.
La storia ha per protagonista, come in molti libri di King, uno scrittore Mike Noonan, che, a seguito della morte improvvisa della moglie, perde la sua vena creativa. Dopo qualche anno, nel tentativo di risollevarsi, decide di trasferirsi per qualche tempo nella loro residenza estiva nel Maine, uno splendido villino chiamato Sarah Laughs.
Poco dopo essere arrivato, trova in mezzo alla strada una bambina di tre anni, Kyra, e la salva riconsegnandola a sua madre, la bellissima e giovane Mattie, vedova del figlio di un ricco e malvagio magnate dell'informatica che vorrebbe toglierle la figlia.
Colpito dalla vicenda e attratto dalla ragazza, Mike decide di aiutarla nella battaglia legale e le procura un avvocato che inizia subito a lavorare al caso. Da quel momento in poi, la comunità del piccolo paese inizierà a isolarlo: tutti sono legati a Max Devore e in verità il passato di quella che sembra un delizioso luogo turistico da sogno, non è così limpida.
Ci sono i fantasmi proprio come uno se li immagina a infestare case, spostare lettere dal frigo e lasciare aliti di vento gelido, ma l'orrore vero è crudo, reale e trova nella malvagità umana e nelle sue meschine vendette uno dei finali più agghiaccianti e terribili di King.
Perché finché a far impazzire il protagonista o chi per lui è qualche arcano spirito degli indiani d'America, un'invasione aliena o uno mistico mostro proveniente dalle viscere del tempo, è un conto, ma quando la crudeltà è semplice e lucida malvagità umana, è completamente un'altra storia.
Molto più terribile. Devo dire che a me è piaciuto moltissimo nonostante il finale sia una mazzata considerevole. Lo straconsiglio.
"Mucchio d'ossa" è nella mia piula di libri da leggere e prima o poi devo assolutamente mettermici! Amo Stephen King e, fino ad ora, non sono ancora riuscita a trovare un suo libro che non mi sia piaciuto.
RispondiEliminaPer quanto riguarda Laura Purcell, invece, non la conoscevo. Sarei curiosa di leggere "Il filo avvelenato" perchè la trama sembra parecchio interessante ma... Anche io ho un problema con i finali frettolosi!