domenica 15 luglio 2018

I consigli di lettura per l'estate parte I! Turchia, konbini giapponesi, vite altrove, manga tristissimi e Giorgio Scerbanenco.

 Incredibile, ma vero, all'alba del 15 luglio sto riuscendo a pubblicare la prima infornata di consigli per le vacanze 2018.
Ill. by Cynthia Kittler

 Confido che in realtà andiate quasi tutti in ferie ad Agosto, come usa a Milano, così almeno i miei sforzi avranno un senso.

 Intanto, mentre faccio le ennesime cose matrimoniabili, ieri mi sono imbattuta in una pasciuta bancarella di libri usati al mare e ne ho approfittato per prendere tre libri tra i quali "La collina dei conigli" che, colpevolmente, non avevo mai ancora letto in vita mia.

 Bando alle ciance! Ecco a voi la prima infornata di consigli per le letture estive!


"LA CASA SUL BOSFORO" di PINAR SELEK ed. Fandango:

 Se amate le storie corali e il medio oriente, questo potrebbe essere il romanzo per voi.

  sbagliando tantissimo, ma vivendo secondo i loro incrollabili principi, praticamente come noi non sappiamo più vivere.
In una Turchia a cavallo tra gli anni '80 e la fine dei '90, alcuni ragazzi diventano faticosamente adulti,

 Così Salih, falegname sulle cui spalle pesa il sostentamento della famiglia, per orgoglio rifiuta l'aiuto del proprio maestro e arriva a perdere tutto, anche l'amore della sua Sema che arranca quasi trentenne nel tentativo di diventare farmacista (un serio monito a tutti quelli che "vabbeh non studio ora, ho tempo dopo", no, non sempre c'è tempo dopo).

 Ci sono i colpi di stato, la clandestinità, la giovane Elif che rimane imprigionata nei suoi stessi sogni rivoluzionari senza capire che la vera rivoluzione non la si fa (se non in casi estremissimi) con le armi, ma ogni giorno, combattendo contro la morale comune per essere felici.

 Molti personaggi intrecciano le loro vite in un quartiere povero di Instabul, dove tutti si conoscono e spesso si aiutano, ma da cui tutti vogliono scappare, verso l'Europa, verso l'Armenia, verso il vasto mondo.

 Un bel libro, da leggere sotto un sole nostalgico, che racchiude bene il senso di una bella frase di Rosa Luxemburg che lessi, in una sua raccolta di lettere, anni fa:

 "Allora ero fermamente convinta che la “vita”, la “vera” vita esistesse in qualche posto lontano, laggiù, oltre quei tetti. Da allora continuo ad inseguirla. Ma essa si nasconde sempre da capo dietro altri tetti. Alla fine è stato tutto un gioco crudele con me, e la vita reale è rimasta lì, nel cortile."


"OUR SUMMER HOLIDAY" di Kaori Ozaki ed. Dynit:

La Dynit edizioni sta portando in Italia una serie di volumi autoconclusivi molto molto belli  (I'm waiting for "Blue" di Kiriko Nananan), per gli appassionati di manga il consiglio estivo è il bello, ma assai triste, ve lo dico, "Our summer holiday".

 Due ragazzini di 11 anni fanno amicizia a scuola. Portano entrambi un pesante fardello che non li porta ad essere proprio le persone più socievoli della terra: Natsuru ha perso suo padre per una malattia, mentre Suzumura vive col nonno malato e il fratellino minore perché il padre, pare, si  trova in mare come pescatore.

 A causa di un gattino che Natsuru raccoglie per strada, ma non può tenere a casa e che Suzumura accetta di custodire, i due iniziano a frequentarsi e la solitudine che li avvolge sembra diradarsi leggermente durante l'estate.

 C'è qualcosa però che non torna da subito nel menage familiare di Suzumura e persino Natsuru inizia ad accorgersene, anche se nessuno potrebbe mai immaginare.

  Il finale non posso ovviamente raccontarlo, ma è per condotti lacrimali forti.


"TRADITORI DI TUTTI" di Giorgio Scerbanenco ed. Garzanti e "IL FABBRICANTE DI STORIE" di Cecilia Scerbanenco ed. La Nave di Teseo:


 Scerbanenco è stato un grandissimo giallista morto, purtroppo, all'apice della sua carriera negli anni '60, proprio quando aveva trovato il suo graal personale: il personaggio di Duca Lamberti.


I suoi libri, riletti ora, sono un concentrato di pulp ai nostri occhi politicamente scorrettissimo (e onestamente meno male che certe definizioni di gay, prostitute e stranieri siano diventate ai nostri occhi agghiaccianti), ma pur essendo invecchiato parte del linguaggio, le storie rimangono sorprendentemente belle, vivide e appassionanti.

 Il mio primo consiglio, quindi, è di leggere le sue avventure di Duca Lamberti, medico radiato dopo aver praticato un'eutanasia a una paziente (siamo negli anni '70!!) che si converte in poliziotto grazie a un caro amico del padre.

 Vi consiglio caldamente tutti i quattro libri: "Venere privata", "I milanesi ammazzano al sabato", "I ragazzi del massacro" e "Traditori di tutti", ma proprio "Traditori di tutti" è, a mio parere, un capolavoro assoluto.

 La storia intreccia un delitto contemporaneo a una colpa antica nell'antico diktat delle colpe (ma anche delle vendette) dei padri che ricadono sui figli.

 Tuttavia, ciò che rende questo libro davvero speciale non è tanto la trama, ben combinata, quanto il messaggio: nelle giuste circostanze tutti possiamo tradire tutti.

 Ma soprattutto non tutti abbiamo bisogno delle giuste circostanze: dietro la maggior parte di noi ci sono delle belve pronte a tutto per la sopravvivenza, un tornaconto personale, avidità.

 Un messaggio sempre attuale.

 Come è sempre attuale il messaggio delle colpe che prima o poi si pagano perché i crimini rimasti impuniti non scompaiono, prima o poi esplodono, come una granata che deflagra uccidendo chiunque vi capiti a tiro.

 La biografia di Scerbanenco, "Il fabbricante di storie" scritta dalla figlia Cecilia, si prospetta entusiasmante, se non altro perché è difficile non trarre un bel libro dalla vita che lui ebbe: figlio di un professore ucraino e di una ragazza italiana, nacque a Kiev per poi trasferirsi in fasce a Roma.

 Quando scoppiò la rivoluzione russa (ebbene sì) suo padre fu dato per disperso e la madre rientrò improvvidamente in Ucraina per cercarlo. Appresa la morte, riuscì miracolosamente a fuggire su una nave messa a disposizione dallo stato italiano che fortunosamente non affondò sotto i bombardamenti.

 Visse quindi una giovinezza romana particolarmente povera, per poi trasferirsi a Milano dove partecipò alla resistenza e la storia è ancora lunga.

 Io ho letto la ventina di pagine autobiografiche che scrisse e che si trovano alla fine di una delle storie di Duca Lamberti (perdonatemi, non ricordo quali). Venti pagine folgoranti, in cui mi colpì un dato che sembra essere sparito dalle biografie degli scrittori contemporanei: la consapevolezza non tanto di classe, quanto di alcuni segnanti differenze sociali.

 Scerbanenco, che visse in povertà per buona parte della sua vita, (motivo per il quale si fece poco scrupolo intellettuale a produrre materiale scritto di ogni genere e per un pubblico considerato medio-basso) ebbe sempre chiara la differenza tra chi si trova dalle differenti parti della barricata.

 E la consapevolezza è il primo passo per distruggerla, la barricata.
 Magari la figlia sarà riuscita a restituirci la magia, io ci spero.


"LA RAGAZZA DEL CONVENIENCE STORE"  di Sayaka Murata ed. E/O (e uno Sconsiglio: "LE SORELLE DONGURI" di Banana Yoshimoto":


Anche quest'anno non mi sono fatta mancare il nuovo libro di Banana Yoshimoto. 

 Mentre mi chiedo perché non traducano una raccolta di racconti dal titolo "Occulto" che ormai la nostra perduta autrice giapponese ha scritto anni fa, vengono portati in Italia libri che onestamente avrebbero poco valore anche come racconti.

 "Le sorelle Donguri" parla di due sorelle molto attaccate, vittime di un'allucinante serie di sventure personali che, ad un certo punto, decidono di aprire una sorta di sito internet in stile posta del cuore dove dare conforto alle persone che vivono momenti difficili.

 Lo spunto è anche carino, peccato che la trama svanisca nel niente perdendo qualsiasi sostanza e finendo così, in una nuvola di fumo. 

 Peraltro la cosa assurda è che, volendo, un aggancio per dargli un minimo in consistenza c'era anche (una donna scrive di aver perso il marito proprio mentre una delle sorella Donguri sogna un fidanzatino del liceo morto da poco, bastava raccordare le cose), ma Banana rifiuta anche quello.

 Per noi orfani della Banana Yoshimoto che fu, però, potrebbe esserci un barlume di speranza: ad agosto esce "La ragazza del convenience store".

 I convenience store, konbini, sono una sorta di drogheria aperta h24 molto diffusa in Giappone il cui concetto è: trovare tutto quello che ti potrebbe servire, subito, ovunque.

 Keiko, un'anticonformista in una società rigidissima come quella giapponese, trova lavoro a diciotto anni in uno di questi konbini nella speranza di adattarsi al mondo e smetterla di essere un pesce fuor d'acqua.

 Diciotto anni dopo ancora non ce l'ha fatta, poi incontra Shirara, un nuovo dipendente che viene licenziato quasi subito e lì qualcosa scatta.

 Cosa? Non lo so perché attendo trepidante di leggerlo anche io. Magari abbiamo trovato la nostra Banana Yoshimoto in seconda.

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