martedì 25 febbraio 2020

Letture ai tempi del coronavirus! Parte I (forse)! Romanzi a base di epidemie da leggere nella settimana (speriamo solo una) di pseudoreclusione tra virus selettivi, vampiri, zombie, piante assassine e peste!

Dopo due giorni in balia del traffico ferroviario, sono riuscita infine ad approdare a Milano.

Dal Decamerone...

Ieri, come moltissimi, sono andata a Roma per prendere il treno e me lo sono vista cancellare (voglio sorvolare, ma anche no, sull'assurdo sciopero dei mezzi romani che ha aggiunto casino a casino) e col senno del poi, mi è andata anche bene.

  I treni che sono partiti sono rimasti in balia del caos per ore e ore a causa di una motivazione fantascientifica: la disinfezione della stazione ferroviaria di Casalpusterlengo.

 La situazione è ormai surreale. 

 Sono partita per il Lazio mercoledì sera che era tutto tranquillo e ieri a momenti non torno per il panico

 Devo dire che non mi sento neanche di criticare niente o nessuno, ci troviamo tutti davanti ad una situazione strana, perturbante che ci pone davanti a nuovi comportamenti, nuove domande e nuovi limiti.

...a Decameron Pie
 Che si vada un po' a tentoni mi sembra normale, come, in parte, comprendo i comportamenti esagerati, lo stupore, la sensazione di essere in una situazione nuova e complessa.

 Anzi, potrebbe essere persino una lezione: non possiamo finalmente avere risposte semplici davanti a un problema di difficile e complicata risoluzione.

 Vorrei persino sperare che potremmo trarre una lezione da tutto ciò.

 Mentre così vagheggio e vaneggio, ho scritto, in fretta e furia, forse il post più scontato da scrivere in questa situazione: le letture provviste di epidemia.

 Mi sono accorta che ce ne sono moltissime e magari nel fine settimana che sarò costretta a passare tappata in casa ci sarà una seconda parte!

Leggete e suggerite!


IL GIORNO DEI TRIFIDI di John Wyndham e CECITA' di José Saramago:

 In questi giorni in molti citano "Cecità" di Saramago, libro crudo e assai forte che smaschera l'illusione che coviamo in quella sottilissima patina di civiltà che copre la vera e terribile natura umana, ancora legata a saldissime radici violente.

 Un'epidemia si propaga per la città e oltre con una rapidità sconcertante ed ha una sola, ma nefastissima conseguenza: la cecità. 

 Nel tentativo di contenere il problema, i malati vengono spediti in quarantena, isolati da tutti gli altri. Una di loro però ha ancora il dono della vista: la moglie del medico che si è finta cieca per stare assieme al marito. 

 Sarà unica vera testimone della rapida degenerazione dei rapporti e dell'umanità delle persone in quarantena, presto abbandonate dal governo a causa del dilagare del misterioso fenomeno.

  L'idea dell'epidemia di cecità è possibile (se non altro per la somiglianza nella trama, non certo nello stile) sia venuta da un libro del celebre scrittore di fantascienza Wyndham: "Il giorno dei trifidi".

 Qui una misteriosa pioggia di comete rende cieca gran parte della popolazione, risparmiando solo i pochi che, per le cause più disparate, non hanno assistito al fenomeno. 

 La cecità si aggiunge qui ad un'ulteriore problema: una specie di piante in grado di muoversi e comunicare tra loro.

 Anche qui l'umanità ben presto dà il peggio di sé, ma la soluzione finale è assai intelligente.

 Da leggere entrambi per darci una calmata.


LA LINEA D'OMBRA di Joseph Conrad:


Potente romanzo di formazione dal forte significato simbolico, racconta il passaggio della linea d'ombra che attraversiamo lasciandoci alle spalle le belle illusioni della primissima gioventù, provate dalle prime avversità della vita.

 Il protagonista, alter ego di Conrad che in gioventù fu marinaio, con l'approssimarsi della fine dei vent'anni, ha una sorta di diserzione personale e decide di imbarcarsi su un brigantino nel sud-est asiatico.

 Una volta preso il mare, però, accadono due disgrazie: l'assenza di venti li piazza in mezzo all'oceano senza poter avanzare e l'intero equipaggio, escluso lui e il cuoco malato di cuore, sono preda di un'epidemia di febbri tropicali. 

 I medicinali mancano, la nave non avanza, il cuoco teme di morire per gli eccessivi sforzi e le cose sembrano proprio non ingranare.

 L'epidemia come metafora, da leggere.


STORIA DI UNA CAPINERA di Giovanni Verga:

Storia lancinante di una tristezza devastante, racconta le pene della giovane Maria, ragazza siciliana, orfana di madre, inserita in un convento di Catania da piccola con lo scopo di farne una suora. 

 Quando scoppia un'epidemia di colera lei e le altre novizie vengono spedite in campagna dalle famiglie e lei inizia una fitta corrispondenza con una sua amica, attraverso le cui lettere seguiamo la storia. Maria infatti scopre che c'è una vita fuori casa e che quella vita la vivono serenamente i suoi fratellastri, figli di secondo letto del padre.

Tra una cosa e un'altra lei e un giovane del posto s'innamorano, ma lei, che ha passato la vita chiusa tra quattro mura non è che non sa gestire il sentimento, non sa proprio riconoscerlo!

Finirà male male malissimo, con dolore, follia e la classica sorellastra che si pigghia tutto quello che è tttuo.

 Per anni in tv hanno mandato la riduzione cinematografica e per anni ci ho pianto disperatamente. Recuperatelo.


IL DECAMERON di Giovanni Boccaccio:

 Col fatto che a scuola leggi i racconti senza la cornice, non tutti ricordano che il Decamerone inizia con le peggiori premesse: un gruppo di giovani si ritira nella campagna toscana per lasciare una città invasa dalla peste. 

 Lì, invece di darsi alle orge, passeranno il tempo a raccontarsi storie, alcune anche molto piccanti. 

 La reclusione potrebbe essere un modo per rileggere le storie già conosciute (come la mitica Simona e Pasquino, novella d'amore che ha per protagonisti due inediti giovani di non nobili natali che muoiono orribilmente per aver voluto solo lavarsi i denti) oppure dare una lettura più ad ampio raggio sulle storie meno note.

Altresì si potrebbe recuperare il bel film di Pasolini, mentre lascerei perdere la versione con Elisabetta Canalis nelle vesti di una sexy suora.


I PROMESSI SPOSI di Alessandro Manzoni:

Ahiahiahiahi cantas Manzoneeeees

 Un'adolescenza passata a lamentarsi di un romanzo scritto nell'800, cos'ha questa strana storia di due operai tessili innamorati vessati dal celebre don Rodrigo. Pomeriggi a chiederci: ma non possiamo studiare qualcosa di più moderno? 
 Ma i programmi scolastici non cambiano mai? Ministro della pubblica istruzione facci leggere qualcosa di nuovo!

 E poi ecco che il 2020 ti spariglia le carte e ti fa tornare questa storia attualissima. Ecco a voi madama peste in grande spolvero. 

 Una Milano flagellata dal morbo e due promessi sposi che cercano di ritrovarsi mentre la Lombardia trema. Probabilmente se rileggessimo davvero I promessi sposi scopriremmo che l'epidemia non è l'unica cosa in comune tra il '600 lombardo e quello odierno.

 I ricchi prepotenti non risulta siano stati mai o ancora puniti dalla storia.


L'AMORE AI TEMPI DEL COLERA di Gabriel Garcia Marquez:

 Quando l'epidemia torna utile.

 Florentino e Fermina si innamorano perdutamente nella Cartagena di un secolo fa. 

 Lei è la bellissima figlia di un vedovo poco raccomandabile (mai innamorarsi della figlia unica di un vedovo mai) e lui un telegrafista che non lascia presagire una brillante carriera.

 I due vengono separati forzatamente e lei finisce per sposare un medico più gradito al padre. Florentino non la dimenticherà mai pur concedendosi centinaia di convegni amorosi tra un avanzamento di carriera e un altro.
  Si ritroveranno ormai anziani. Lei vedova con figli, lui celibe e ancora perdutamente innamorato.

 Il colera in questo caso è galeotto visto che la nave sulla quale partono per un romantico giro fluviale viene messa in quarantena. 

 Ai tempi non esisteva smart working quindi non eri costretto a lavorare e potevi dedicarti a cose più piacevoli come un amore atteso per una vita intera.


ZOMBIE e VAMPIRI, "Quella luce negli occhi" di Bennett Sims e "Io sono leggenda" di Richard Matheson:

Non poteva mancare tra i consigli almeno un libro a tema zombiesco. 

 Preferisco altre creature sovrannaturali, gli zombie esercitano su di me davvero scarso fascino ma si prestano alla situazione. 
 Esistono infatti due tipi diversi di zombie: i revenant, ossia i morti che tornano in vita, e gli zombie per contagio.

  Le caratteristiche sono simili, le origini, anche simboliche, assai diverse.

 Qualche anno fa lessi un bel romanzo di Bennett Sims, "Quella luce negli occhi", in cui l'epidemia zombie era trattata alla stregua del terrorismo col quale aveva molte caratteristiche in comune.

 Siamo nella fase del dopo-epidemia, quando il grosso del problema è stato domato, ma qui è lì ci sono focolai sporadici, attacchi che ricordano il terrorismo che qui e lì attraversa l'Europa quando meno ce l'aspettiamo.

 Perché anche le idee malate sono mortali e invasive quanto un morbo.
 A margine non si può non citare "Io sono leggenda", precedentemente intitolato, "I vampiri", la storia di una sorta di ultimo uomo rimasto in un mondo in cui tutti sembrano essere ormai in preda ad un'epidemia vampirica (con caratteristiche zombie).

 Di giorno è l'unico a potersi aggirare, ma la notte le creature lo cercano per farne uno di loro. Il finale è assai interessante.

 L'epidemia come mutazione, la resistenza senza compromessi ad un nuovo presente malato come la fine di un'era e della propria vita.


BONUS TRACK, LE EPIDEMIE nella fantascienza femminista:

 Ho scritto ben due post sulla ricorrente presenza nella fantascienza femminista di epidemie in grado di sterminare il genere maschile.

 Solitamente sono involontarie, nel senso che non c'è premeditazione: semplicemente un morbo arriva e falcidia il genere maschile. 

 Che sia presente nella scifi femminista ha in realtà varie motivazioni non per forza riconducibile ad un'insita malvagità.

 In primis è più semplice pensare ad una società di sole donne rispetto ad una società di soli uomini per motivi riproduttivi (con le donne la risolvi con la partenogenesi o altre tecniche scientifiche et voilà il bebè è servito, con gli uomini beh, la faccenda si fa più complessa per ovvi motivi), sia di interdipendenza (è complesso immaginare una società di soli uomini che non vada in para all'idea di non risolvere la questione sessuale con l'omosessualità punto). 

 Inoltre è improbabile immaginare una sorta di distopia femminile se gli uomini non vengono estromessi con la forza in qualche modo (e l'unica forza in grado di farlo tout court è un morbo).

Dulcis in fundo, un mondo patriarcale è già esistito, non bisogna immaginarlo, uno matriarcale apre a ben altre possibilità immaginifiche. 

 In tant* ci hanno pensato: potete leggere il mio post: "La mysteriosa fantascienza femminista" (rimane uno dei miei preferiti sul blog).

E per la seconda parte: SUGGERITE SUGGERITE SUGGERITE!


4 commenti:

  1. Gli unici contenti di tutto questo sono gli studenti: i miei figli qui si stanno ammazzando di Playstation.
    Già li sento da grandi:"AAAH, ma ti ricordi che bello quando c'è stata l'epidemia e noi non abbiamo fatto un c...o per settimane?"
    Se non li riprendono a scuola alla svelta li mando a sfalciare il bosco
    Ciao
    Betty

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  2. Mi viene in mente L'ombra dello Scorpione di S King, là alla mattina starnutisci e alla sera sei già morto, altro che quarantena....

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  3. Ebbene sì, Manzoni è sempre terribilmente attuale, ora come due secoli fa - e ciò è triste, perché non descrive della bella gente, ma anche molto istruttivo.
    Il problema è che Manzoni descrive una realtà che non può biologicamente entusiasmare i giovinetti: un modo cupo, di paura e di oppressioni, dove non c'è posto per l'amore ma al più per il sesso, ma vissuto in modo tenebroso, dove dionfa quello che cazzo gli pare e devi pure chiamarlo Provvidenza, dove la grandezza d'animo ha fatto le valigie ed è andata in vacanza da tempo... prima di avere almeno vent'anni è davvero difficile coglierne luci, ombre e indubbia bellezza e capire che il mondo che descrive non è poi così deprimente. La mia classe ci è riuscita grazie ad una insegnante di bravura incomparabile, ma eravamo un caso raro. Non andrebbe fatto a scuola se non a spizzichi, e dovremmo trovarci qualcos'altro come Grande Testo Nazionale da leggere a scuola.
    Comunque la coppia di capitoli dedicati alla peste sono i miei preferiti.

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