giovedì 18 novembre 2021

Letture disordinate di estati ragazzine. I libri casuali delle mie estati interminabili dei tempi che furono tra Pocahontas, baby sitter, donazioni bolognesi e cover anni '70

  Innumerevoli miei post iniziano ormai da anni con la rievocazione delle mie estati in Sardegna. 

Tre mesi l'anno senza tv, all'epoca senza ovviamente cellulare o computer, insomma senza niente di niente: SOLO libri e quaderni e ovviamente mare. 

 Non lo dico per fare come le pagine di fb che ricordano tempi inesistenti in cui i bambini giocavano a calcio per strada mentre dalle finestre splendide nonne dalle crocchie lattiginose lanciavano loro piogge di Rossana e gelati Sammontana, ma per contestualizzare la vicenda.

 Per mia ENORME fortuna, nel posto dove passavamo l'estate, c'era una splendida libreria, ma ciò non bastava comunque a riempire le mie giornate visto che non avevo il budget di Rockfeller da investire in libri sempre nuovi. 
 Il risultato è che quindi per anni ho ingoiato letture completamente casuali e disordinate. 

 Molte erano frutto degli allegati di "Gente", giornale a cui mia nonna è stata storicamente fedele e che amava elargire libri con un dubbio piano editoriale (almeno dubbio per me, mai capita la ratio, se c'era), altre vennero da una donazione che ci fece la nostra storica vicina di casa bolognese.

 Era, la sua, una strana bibliografia per una bambina a cavallo tra gli anni '80 e '90, molto moraleggiante e quasi, devo dire, fantascientifica, ma si faceva leggere (e soprattutto, quando non hai niente da leggere, ingoi TUTTO). 
 In questi giorni ho ricordato una sua perla della quale avevo parlato eoni fa in questo post sui traumi infantili (il blog esiste ormai da taaaaaaanti anni e non lo avevo dimenticato): "Pel di carota".

Questo strano libro autobiografico in cui Renard ricorda la sua infanzia ai limiti dell'orrore,
all'epoca mi impressionò tantissimo ed ebbi, me lo ricordo precisamente, la sensazione che in verità non fosse davvero un libro per ragazzi perché raccontava tutta una serie di faccende con estrema crudezza.

 La trama, per chi non lo sapesse, parla di questo bambino dai capelli rossi che sua madre, per motivi non ben chiari, detesta a morte preferendo i suoi due fratelli maggiori che a loro volta lo vessano. Ovviamente il clima non proprio friendly della casa, tira fuori il peggio da questo bambino che si sente rifiutato e inizia a credere di essere DAVVERO cattivo dandosi ad atti discutibili come il maltrattamento degli animali. 
 C'è persino un pezzo sul finale in cui blandamente si accenna al fatto che tenta al suicidio e la madre, perfida delle perfide, commenta che lo avrebbe sicuramente fatto per attirare l'attenzione.
 Mi ricordo una seria sensazione di perplessità e malessere, e mi stupisco che questo libro sia ancora considerato un classico della letteratura per ragazz*.

 Comunque, ho deciso di deliziarvi con i miei ricordi più lucidi delle letture delle mie estati di isolamento insulare.

Purtroppo, tra i libri molto vecchi e la mia memoria molto labile, non sono riuscita a ritrovare tutti i titoli:


LA BIOGRAFIA DI POCAHONTAS:

Ho cercato di risalire all'edizione che lessi, ma con scarso successo. Posso dire che era l'allegato a qualche giornale ("Oggi" o "Gente") e aveva una copertina rossa con l'immagine di una donna, spero Pocahontas, al centro.

 Vagava per casa di mia nonna (facevamo vacanza in case tutte vicine) e lo lessi attendendomi la storia della Disney, una delle poche devo dire che non mi ha annoiata visto che, ve lo confesso, non sono mai stata tra le fan più sfegatate della Disney neanche da bambina.

In verità scoprii che la vita di Pocahontas che era davvero coraggiosa e ardimentosa del film, era stata assai più complessa.

 Dopo la famosa storia con John Smith infatti, la nostra aveva sposato un altro inglese (Smith infatti era tornato in Inghilterra per curarsi senza mai più far ritorno nelle americhe) ed era poi venuta in visita in Europa, in terra d'Albione, dove poi con un effettivo colpo di scena rincontrò il suo antico amico.

 Non conoscevo ancora molto del colonialismo, ma in generale avevo la sensazione che Pocahontas non avesse fatto un grande affare a lasciare la sua tribù originaria. Ben più del lato avventuroso della vicenda, mi colpì come in Europa la considerassero strana, un fenomeno esotico, e non come una persona vera e propria. La morte per una delle varie malattie non ben definite dell'epoca, mi convinse definitivamente che avrebbe fatto assai meglio a rimanere con nonna Salice e suo padre.


IL CLUB DELLE BABY SITTER:

 Collana che era famosissima in America, ma che credo e temo non abbia mai preso davvero piede in Italia, parlava di queste amiche, ragazze adolescenti, che per racimolare qualche soldo fanno le baby sitter. Per me, che all'epoca ero loro coetanea e non mi era permesso neanche di dormire a casa delle mie amiche, erano il simbolo dell'indipendenza e dell'emancipazione.

 Lessi infinite volte "Claudia e le lettere anonime" in cui la protagonista è alle prese con un'insufficienza in inglese, ma soprattutto con una specie di protostalker che le invia lettere anonime.  
 
Nonostante tutto lei non dice niente ai suoi e informa solo le sue amiche del club, quindi la storia va avanti al cardiopalma tra babysitteraggi in cui deve continuamente guardarsi alle spalle e improbabili cene coi bambini che le vengono lasciati in affidamento a base di pollo fritto e gelato.

 Pensavo che essere un'adolescente baby sitter americana fosse un sogno.

 Peccato che, visto il mio notorio savoir faire con i bambini, è stato uno dei pochi lavoretti tipici dei gggggiovani che non ho quasi mai fatto.


OTTO GIORNI IN UNA SOFFITTA di H. Giraud:

Libro di incredibili buoni sentimenti, lo rilessi a oltranza perché, esattamente come molti altri libri, mi colpì la straordinaria vividezza col quale veniva descritto il cibo (non credo fossero i motivi più nobili per farselo piacere).

 Una bambina, orfana, riesce a trovare rifugio nella soffitta di una famigliola quasi del mulino bianco. 

 Non ricordo bene da cosa fugge né come finisce nella soffitta, ma viene scoperta dai tre fratellini che abitano in casa e che stanno vivendo anche loro un drammatico momento nonostante gli agi: la loro mamma, un esempio totale di rara bellezza e virtù, è infatti malata. 

 I tre decidono che la bimba è degna di essere accolta quale sorellina e non denunciano a nessuno la sua presenza, bensì per otto lunghi giorni trovano il modo di nutrirla e di renderle più comodo il soggiorno con mille e più stratagemmi.

 Il finale ovviamente non è molto spoiler: la mamma torna, i bimbi confessano, la bimba è un incanto e una delizia e viene adottata. Malgrado la melassa lo ricordo ancora con affetto.


LIBRO AMBIENTATO IN UN COLLEGIO PER SIGNORINE:

 Ecco, questo libro, del quale ricordo la trama anche con precisione (ma niet, non sono riuscita a ritrovare il titolo), era all'epoca per me una sorta di mistero. Il mistero poi si è dissipato negli anni, quando mi è stato chiaro come fosse stato scritto chiaramente per ragazzine di un'altra epoca.

 La protagonista della storia è una ragazzina ricca e tutto sommato abbastanza normale per i nostri tempi. E' vivace, ha interessi che vanno oltre lo spazzolarsi i capelli, corre per casa ed è estroversa. 
 E' orfana di madre, figlia unica e ovviamente è la luce degli occhi di suo padre che le consente tutto FINCHE' la matrigna, che a quanto pare le vuole tanto bene e lo fa davvero solo per il suo bene, convince l'uomo a spedirla in collegio perché non è più una bambina e ha bisogno di un'educazione per signorine.

 Lei parte, ovviamente recalcitrante, e in collegio vive varie avventure dapprima alla Gianburrasca, poi col passare del tempo sempre meno concitate. Al termine della storia infatti, è stata addomesticata esattamente come voleva la matrigna ed è diventata la brava e dolce ragazza composta che tutti desideravano.

 Motivo di profondo mio sconcerto (oltre al lavaggio del cervello ovviamente) era la presenza della sua compagna di stanza: una ragazza del popolo, bella, buona, dolce, composta, un esempio di ogni virtù che con la sua influenza benevola finisce per portarla sulla retta via. La santa Maria Goretti della situazione sposa, infine, un professore assai più adulto (ma tanto vuoi che una diciassettenne cresciuta in un collegio per educande non sia matura? Ma che scherzi?) e la protagonista, ormai ragazza, torna dal padre.

 Sul treno, circonfusa da timidezza (che non conosceva quando è partita ed era una ragazza volitiva) e civetteria, incontra un tizio e insomma, il genitore vedendola arrivare si felicita che sua figlia sia diventata finalmente normale, la matrigna trionfa e probabilmente si stanno per spalancare le porte per un nuovo matrimonio post adolescenziale con un ignoto incontrato sul treno.

 Alcuni dettagli della trama potrei non ricordarli con esattezza, se qualcuno sa il titolo mi faccia sapere, fortunatamente non credo sia più in circolazione.


LIBRO PER RAGAZZE ANNI '70:

Questo romanzo del quale purtroppo ricordo pochissimo nonostante lo abbia letto millemila volte (non c'erano abbastanza traumi per incidermelo nella mente evidentemente) è probabilmente interessante come segno del cambiamento dei tempi e dei costumi. 

 Dai miei ricordi molto vaghi della copertina sono riuscita a capire che doveva trattarsi di un romanzo "per ragazze" delle ed. Malipiero.

Per farvi capire
 Se vi fate un giro su google capirete anche come faccia ad avere questa certezza: l'illutrastore o illustratrice dell'epoca ha fotografato alla perfezione la moda anni '60-'70, e io ho questo ricordo di una ragazza in abiti assai simili (purtroppo non mi è sembrato di riconoscerla in quelle che finora ho scandagliato nel webbe).

 La trama non la ricordo quasi per niente, come al solito mi sono rimaste impresse solo le cose che mi impressionarono. La protagonista, esattamente come nel caso del libro precedente, è una studentessa vivace e sfrontata, con poca voglia di studiare e, come si direbbe, un po' guascona.

 Ovviamente tutti cercano di insignorinirla con scarso successo e lei non trova mai la voglia di studiare nonostante le continue insistenze che riceve. Non ricordo neanche come si chiamasse MA aveva un paio di cugine odiose, di cui una si chiamava NIVES.

 Lo ricordo perché all'epoca non ero convinta si trattasse davvero di un nome. Non avevo mai sentito nessuno chiamarsi così (ammetto di non conoscere nessuno neanche ora) e non so perché ero davvero dubbiosa sul fatto che fosse un nome proprio di persona e non un soprannome o un cognome.
 Se qualcuno lo ricorda, mi faccia sapere.

 Ecco, queste sono le letture di ragazzina che ricordo con maggior definitezza, oltre ovviamente a Minnie & Company che stranamente i miei genitori comprarono di loro spontanea volontà in edicola.

 Credo che ogni tanto si sentissero rassicurati dal fatto che mi piacesse qualcosa considerato da femmine e in effetti Minnie & Company mi piaceva sul serio. 

Mi sembrava finalmente che Minnie e le varie personagge femminili avessero finalmente la loro giusta attenzione senza che la loro presenza fosse per forza subordinata a Topolino e Paperino (che del resto vivevano tante avventure a prescindere dalla loro esistenza, quindi non si spiegava perchè non potesse accadere il contrario).

 Se qualcuno riconosce le storie senza titolo di cui ho parlato faccia un fischio, mi piacerebbe ritrovarle, purtroppo quei libri sono andati perduti ormai anni fa!

5 commenti:

  1. Io conosco una signora ultraottantenne di nome Maria Nives 😂

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    Risposte
    1. Io una persona molto più giovane, è quella che mi ha venduto i libri quando sono entrato al liceo. (comunque andrà per i 50) 😁

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  2. Io (bambina negli anni 70) ero altrettanto vorace, ricordo di aver letto "Centomila gavette di ghiaccio", di mio papà (alpino) commuovendomi moltissimo, e di aver tentato un "Arcipelago Gulag" di Solženicyn, chissà come finito in casa mia (no intellettuali)trovandolo incomprensibile.
    Per il resto mi accontentavo degli estratti pubblicati sulla Enciclopedia della Donna ed alla bibliotechina del mio paesino che esaurii in pochi anni
    Ciao
    Betty

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  3. Dell'epoca delle elementari/medie, le letture che ricordo con più affetto sono i romanzi di Roald Dahl. Uno dei miei preferiti è la pesca gigante. Tutti rigorosamente presi in prestito in biblioteca a causa del budget più inesistente che scarso 😅

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  4. Il titolo della storia sul collegio dovrebbe essere "un collegio in subbuglio", l'ho letto anche io!

    Mia mamma era piena di libri delle edizioni Malipiero, da bambina/ragazzina li ho letti tutti perché c'era solo quello a disposizione...

    Ricordo quelle letture con tenerezza per la me bambina, ma con la giusta consapevolezza mi rendo conto che sono storie agghiaccianti: ogni donna vivace e/o sicura di sè deve essere schiacciata dal maschione forte e tenebroso di turno per diventare una santa piena di virtù ed essere considerata una "vera donna".
    Che ansia...

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