In questo periodo sto passando per la prima volta nella mia vita lavorativa del tempo a contatto coi libri per bambini e coi loro fruitori (o meglio con chi compra i libri per i loro fruitori).
Quando rispondi che non c'è un sesso preciso d'elezione per i libri, ti fissano perplessi, come se non avessi capito bene la domanda e dopo un po' desistono.
Fortunatamente esistono i libri completamente rosa a sostenerli.
Fortunatamente esistono i libri completamente rosa a sostenerli.
Un'altra cosa che mi ha colpito (oh poi magari in futuro scopro che in realtà i genitori con queste paturnie li ho beccati tutti insieme e non sono la media statistica) è che se si propone la lettura di un fumetto, tipo Topolino, la reazione è perplessa: perché un fumetto?
Del resto alla domanda "Mio figlio non legge puoi consigliarmi qualcosa?", come fa la risposta a essere "Perché non Topolino?" e non il ben più ovvio, "Inizi pure con una riduzione dell'Antigone di Sofocle?".
Il pargolo in fondo è un genio, solo che non lo sa e non sarà certo Topolino a farglielo scoprire.
In difesa dei poveri bistrattati fumetti che invece molti ragazzini, a mio parere, potrebbero portare sulla giusta via della lettura, ecco il post interamente fumettoso di oggi.
Fumetti per adulti s'intende, il post dei libri per pargoli lo scodellerò appena posso (sì lo so, direte voi, scodellacelo il 24 ormai, ma vabbeh c'è la befana).
Amanti dei fumetti o amici, parenti e innamorati di amanti dei fumetti, ecco a voi un carico di gustose idee!
"RUGHE" di Paco Roca ed. Tunuè (solo 7,90 e ne vale il centuplo):
E' di qualche anno fa, tuttavia esiste anche una versione extra cartonata graziosa da regalare.
Tuttavia bisogna dire che non è importante quanto questa splendida , commovente e struggente graphic novel sia recente o meno o quanta figura essa faccia perché posso assicurarvi che muove alle lacrime anche i sassi.
L'anziano Emilio, un tempo bancario severissimo, inizia ad avere dei grossi vuoti di memoria e confonde passato e presente, l'alzheimer avanza e il figlio decide di metterlo in una casa di riposo.
Relegato in quello che gli sembra una sorta di riserva prima dell'inevitabile, Emilio oppone resistenza prima di stringere amicizia con alcuni altri ospiti.
Nonostante io giusto e ovvio rifiuto iniziale, Emilio riesce a trovare un senso a quella che gli sembra un'insostenibile reclusione e a trovare dei veri amici, soprattutto uno, Michele.
Ma la malattia continua a sua inesorabile avanzata ed Emilio ha un vero shock quando scopre cosa lo aspetta. Per caso, infatti, capisce di prendere le stesse medicine di un altro paziente, suo amico Modesto ormai quasi totalmente annebbiato e rimane sconvolto.
Nei film e nei racconti c'è spesso un personaggio chiamato "personaggio fantasma", è quel doppio del protagonista che gli mostra quale potrebbe essere la sua sorta futura nel bene o nel male sulla base di alcune scelte.
Modesto è il fantasma di Emilio che si rende conto, osservando il suo declino, di camminare verso un futuro di oblio e confusione.
Spaventato, decide così di ingaggiare un'ultima battaglia, prima contro i medici e poi attuando un piano di fuga dall'ospizio assieme ai due coniugi e al suo amico Michele.
Accadranno molte cose e non tutte finiranno bene.
L'alzheimer è un'infida malattia che consuma le vite e i ricordi, ho spesso idea che quando vediamo una persona anziana l'idea della sua morte prossima sia per noi più vivida e lampante della vita che gli rimane da vivere.
Li pensiamo in preda a quella che riteniamo la rassegnazione di chi non dovrebbe far altro che aspettare la fine.
Eppure, se ci pensiamo, non ha senso attendere docili la calata del sipario, mentre la paura dell'ignoto monta inesorabile.
Così piccolo e così breve, questo fumetto condensa magnificamente tante cose: la vecchiaia, la malattia, il terrore, la disperazione, ma soprattutto il potere salvifico dell'amicizia che non svanisce anche quando non riusciamo più a riconoscere i volti e le voci di chi ci vuole bene.
"LEDA" di Sara Colaone, Francesco Satta e Luca de Santis, Coconino Press:
Penso spesso che viviamo in tempi orrendamente conformi.
Tutti a dirsi e a ripetere quanto sono speciali e unici e poi appena una persona si azzarda a fare non dico una scelta di vita, ma a dedicarsi che so, a un hobby diverso o a uno sport strano, ecco che si levano gli scudi del perbenismo (e la rete è diventata l'ideale luogo di crocifissione).
In tempi passati, quando l'ardore idealista bruciava con maggior furore e forse era anche più facile riconoscere l'oggetto della nostra ribellione, sono esistite storie che a raccontarle ora travalicano il romanzesco e quella di Leda Rafanelli, splendidamente riportata in questa graphic novel a sei mani, è una di queste.
Negli anni '70 una donnetta che crede alle carte si rivolge a un'anziana maga che vive in un appartamento stipato di oggetti orientali.
Chi è davvero questa donna che dice di vedere nel futuro?
Nata da famiglia poverissima nel 1880, Leda Rafanelli, iniziò, adolescente, a scrivere poesie da totale autodidatta e riuscì a pubblicare grazie all'interessamento di Turati.
Anarchica, lo rimase per tutta la vita, conciliandolo in modo virtuosistico alla sua conversione all'islam.
Perché, ebbene sì, quando si trasferì coi genitori ad Alessandria d'Egitto (alla ricerca di lavoro), rimase folgorata dal sufismo e vi aderì con convinzione anche come rigetto dei valori occidentali sempre più materialisti.
Dopo aver sposato un libraio italiano, Luigi Polli, si trasferisce con lui a Milano dove fonda una casa editrice che pubblica libri e opuscoli anarchici e anticlericali (sì lo so, come possa esistere un'anarchica anticlericale idealista eppur religiosa è una cosa che faccio fatica a comprendere pure io).
Poi ci furono altri amori, quello per il giovane stampatore Giuseppe Monanni col quale fondò una nuova casa editrice ed ebbe un figlio e poi sì, ci fu un giovane (all'epoca socialista) di nome Benito Mussolini che pare fosse follemente innamorato di lei, ma che lei negò sempre di aver ricambiato.
Se sia vero o sia dovuto a ciò che lui diventò e che lei, convinta pacifista, detestò con tutte le sue forze, non è dato sapere.
Certo morì in povertà, eppure indimenticata dai compagni anarchici. E sì, davvero fece lungamente la cartomante per mantenersi.
Una graphic novel splendida per chi ama le vite non conformi.
"UNA VITA CINESE" di Li Kunwu - P. Otiè Add editore:
Storia di un'infanzia e una giovinezza cinese all'epoca di Mao.
Questa graphic novel, molto schietta e molto onesta, nella quale l'autore non si giustifica e non cerca giustificazioni, è davvero interessante per comprendere alcune dolenti e pericolose dinamiche del nostro tempo.
Per molti versi ci illudiamo che tante cose siano nate con l'avvento della rete e che, ad esempio, la viralità, le bufale e le calunnie che fomentano animi rabbiosi siano una novità portata dal wifi.
Non è vero. Gli uomini sono stati capaci di convogliare morbose attrazioni verso singoli personaggi e a sacrificare ogni ragionevolezza e ogni buon senso a slogan e frasi fatte prive di una vera applicazione, ben prima dell'avvento della rete.
Il nazismo è stato un esempio e ormai lo conosciamo bene (anche se, visti gli ultimi rivolgimenti secondo me non così bene), la rivoluzione cinese invece ci rimane colpevolmente misconosciuta.
Una delle domande più interessanti quando parliamo di regimi totalitari è: com'è nascere e crescere quando un certo tipo di regime è già in atto? Come crearsi un'opinione e un senso critico quando cresci in un mondo programmato per "programmarti" in un certo senso?
Li Kunwu tenta di spiegarcelo raccontando la sua storia.
Figlio di un quadro di partito e di una ragazza di campagna, passò gran parte della sua infanzia alle prese coi "grandi sforzi" cinesi per superare la produzione industriale americana: enormi boschi sacrificati al carbone, passeri sterminati per preservare raccolti che così morirono definitivamente, caccia alle singole mosche (giuro) e ai topi.
La carestia conseguente agli insensati sforzi causò milioni di morti, eppure il padre dell'autore ancora credeva, come milioni di altri cinesi, come la maestra di Li Kunwu.
Tutti spinti da un mistico sforzo, non potevano sapere che sarebbe arrivata una piaga maggiore: la rivoluzione culturale cinese.
Tutto il vecchio doveva essere sostituito dal nuovo, ogni persona avesse avuto un ruolo di potere (o addirittura parenti con ruoli di potere), ogni quadro di partito, chiunque avesse svolto un mestiere qualificante o specializzato o ritenuto socialmente superiore, ogni insegnante (quindi anche chi si riteneva intellettualmente superiore) doveva essere punita.
In Cina esistevano i Dazibao, sorta di murales a cui chiunque poteva appendere aperte critiche (anonime e non) nei confronti del governo.
Divennero in breve tempo anche modi per inventare calunnie, ostracizzare persone, denunciarle e farle rinchiudere nei campi di rieducazione.
Chiunque poteva essere colpevole e poteva essere punito sulla base di una diceria a prescindere dalla veridicità.
Perché era il popolo che doveva avere il potere, un popolo fomentato e inquadrato dall'alto che si accaniva contro i suoi stessi vicini, in un delirio e una frenesia che lasciò sul campo milioni di vittime.
Famiglie smembrate, delatori pentiti, insegnanti suicidi per la vergogna, pubbliche gogne, sparizioni, calunnie. Il potere al popolo.
La storia, è una grande insegnante, diffidate da chi dice che non ne avete bisogno e comprate e regalate a pacchi questa graphic novel.
"GUIDA AI SUPER ROBOT" di Jacopo Nacci ed. Odoya
Cito ogni tanto il mitico canale tv Super3 visibile solo nel Lazio (e pare a sud della Toscana) che ha svezzato con decine di cartoni animati giapponesi almeno una generazione fortunata (la mia).
Tra le varie serie, è stato lì che ho visto Mazinga, Daitarn, Daltanius (ricordo che anni dopo alla radio un ragazzo chiese cosa mai volesse dire il verso della sigla "Per Daltanius bimbumbalegiù" ignorando che fosse una conta diffusa nel centro Italia), Ufo Robot (anche lì, sigla da applausi) e Jeeg Robot di cui leggende narravano la sigla fosse cantata da un Piero Pelù pre-komplotti.
Non erano i miei preferiti e a dire il vero l'unico che mi piaceva era Ufo Robot, ma erano, si potrebbe dire, la fantascienza dei miei tempi: giganteschi robbottoni che tentano di salvare l'umanità.
Dovevano passare anni per arrivare ai robot problematici all'Evangelion, anime splendido dal finale orrendo, che per me poteva finire alla penultima puntata col drammatico scontro criptogay, ultimo cartone a tema robotico da me veduto (ma in realtà, negli ultimi anni sono riuscita a vederne ben pochi).
Se anche voi siete dei trentenni coi ricordi d'infanzia tarati sui cartoni giapponesi il saggio di Jacopo Nacci "Guida ai super robot" by Odoya editore è il vostro libro da regalo ideale.
Scoprirete il perché della fissazione tutta giapponese per i robottoni, incredibile strascico della visione della seconda guerra mondiale nel popolo nipponico.
E rifarete un tuffo in un passato in cui la nostra principale preoccupazione era la speranza di essere ospiti della posta di Sonia pasteggiando con cornetti cerbiatto, cedrata Tassoni e sciroppo Pallini (se non siete laziali cliccate qui).
"DYLAN DOG E SHERLOCK HOLMES: INDAGARE L'INCUBO" di Luigi Siviero ed. Npe:
Col ritorno di Tiziano Sclavi con "Un grande silenzio", quest'anno Dylan Dog, che tra i personaggi bonelliani è sempre stato il mio favorito, ha avuto una vampata di rinnovata gloria.
Entrambi ben più di semplici investigatori, hanno incarnato con numerosissimi punti in comune (la dipendenza, la solitudine, un carattere estremamente originale, uno struggimento personale insondabile) l'eroe moderno che getta uno sguardo nell'abisso troppo a lungo, lasciando che l'abisso getti uno sguardo su di lui.
Ben prima degli ambigui eroi negativi delle serie tv contemporanee, sono stati la dimostrazione che si possono creare personaggi non agiografici eppure indubbiamente positivi.
La bravura di uno scrittore e la sua capacità di cogliere il lato oscuro degli esseri umani non sta negli spettacolari virtuosismi che finiscono per convincerci a parteggiare per il male, ma nel saper cogliere le debolezze e le fragilità che ci trascinano nei nostri incubi peggiori.
Perché colui che combatte i mostri deve stare molto attento, perché lui stesso potrebbe diventarlo e spesso, essere eroi vuol dire saper comprendere come resistere al male.
Splendido saggio per amanti del mysterioso mystero.
MARVEL VAULT di Roy Thomas e Peter Sanderson ed. Panini Comics:
Si tratta di un tomo sulla storia della Marvel dal 1939 e ha un plus irresistibile: al suo interno ha delle schede che contengono copertine, francobolli, disegni, cartoline, sistemate dentro de fogli di plastica a mò di raccoglitore.
Appena l'ho visto, l'ho bramato immediatamente: storia più materiale documentario in fac simile, ma pur sempre fruibile e non solo stampato su carta è una combo micidiale.
Altro che e-book, questo è il vero brivido della carta.
Fidatevi, se qualche appassionato di vostra conoscenza vale la cifra, lo farete molto felice.
The end.
Ve ne interessa qualcuno? Ho prolissato troppo e vi siete persi alla seconda recensione? Ne bramate qualcuno per voi? Testimoniate orsù!
Che bella lista!
RispondiEliminaBramo moltissimo "Una vita cinese", ma penso che nessuno me lo regalerà esattamente come nessuno mi regalò, qualche anno fa, "Pyongyang" di Delisle :(
Sono venticinque-trent'anni che non faccio che leggere e MAI, giuro mai, nessuno mi ha regalato un libro per Natale, per San Valentino o per il mio compleanno. Mah!
Mio parere, molto meglio "Una vita cinese", con tutto il rispetto per Delisle che cerca di descrivere un mondo di cui non sa niente e ci tengono a non fargli sapere niente, questo di Li Kunwu è davvero potente.
EliminaSemina indizi sui tuoi social o a cena sperando che qualcuno colga!
Pensa che io leggo volentieri, ma odio ricevere libri in regalo. Non so, ma ho bisogno di scegliermelo io, altrimenti resta là :)
EliminaOttimi spunti per i regali che farò a Natale! Grazie mille
RispondiEliminaDi niente! :D
EliminaLa smetti di farmi comprare regali?? Mia cugina sarebbe stata perfetta per Leda, ma le ho comprato la favola di natale della Lyndon Travers, l'altro giorno, perché non ho trovato La volpe nella mangiatoia!
RispondiEliminaE a mio marito ho preso quello dei Beatles, mentre adesso vorrei comprargli anche Dylan dog o Una vita cinese.
Abbiamo un mutuo da pagare, noi!! :) :) :)
(w i libri! io ho un blog sui libri per l'infanzia, non curatissimo e super profescional, ma mi diverto quando ho due minuti per scriverci dentro qualcosa, se ti va, poi ti lascio il link)
Ahahah malvagità regalosa :)
EliminaLinka pure!
eccolo: www.olietita.wordpress.com
Elimina
RispondiEliminaConfermo che Rughe è dolorosamente meraviglioso o meravigliosamente doloroso. Da non perdere.
rughe è meraviglioso!
Molto bello pure il film d'animazione che ne hanno tratto. Fra l'altro, a conferma della qualità dell'opera, leggo ora che in Giappone è stato distribuito dallo Studio Ghibli.
EliminaCiao, carina l'idea 😀mi hai dato dei buoni spunti per la calza della Befana di mio marito.
RispondiEliminaUna precisazione però: Evangelion NON è assolutamente un anime robotico 😉 per stessa dichiarazione del regista.