Attendo Ottobre tutto l’anno con un
fervore che di solito molti riservano ad Agosto (anche se quest’anno
ho molto apprezzato le mie vacanze agostane, forse per apprezzare
l’estate dovrei semplicemente stare in ferie al mare tre mesi,
chissà) e finalmente è qui!
Cercherò di onorarlo facendo il mio
dovere meglio che posso sul blog e pubblicando qualche consiglio a
tema.
Dopo aver quindi indugiato su vampire e classici horror meno
conosciuti (ma sempre gustosi), ho pensato ad un altro amatissimo
tema che non ho mai toccato (se non in un vecchio post su “L’incubodi Hill House”, prima che la serie Netflix lo facesse diventare
mainstream): le case infestate.
La mia unica esperienza sul tema
(essendo una persona che adora il genere horror e tutto ciò che ci
gira intorno, ma al contempo completamente impermeabile a qualsiasi
genere di fuffologia o paranormale vario ed eventuale) fu quelle
tipiche avventure da preadolescenti sui cui King e simili hanno fatto
fortuna (e che ho sempre diffusamente raccontato nel post citato
sopra).
Sostanzialmente, alle medie, eravamo
una classe così pigra che pur di non fare flauto decidemmo di
scegliere una delle altre due opzioni delle lezioni di musica: canto
e ballo.
In prima media ci dedicammo con scarso
successo al canto (ancora so “Oh mia cara Clementina”) e quindi
virammo al ballo con grande sollazzo e stupore della professoressa
che ricordava una sola altra classe compiere la scellerata scelta una
ventina di anni prima.
Carica di entusiasmo, decise che
avremmo provveduto ad esibirci ad un galà della Croce Rossa locale,
e ci obbligò a fare delle prove pomeridiane in una chiesa
sconsacrata (ora riconsacrata) verso il lago.
Sì lo so, sembra già un racconto
horror, era pure inverno e pioveva se è per questo.
Solo che il fatidico giorno, ci
presentiamo tutti lì e lei non c’è (venne poi fuori che o noi o
lei avevamo confuso martedì e mercoledì).
Dopo mezz’ora di attesa
decidiamo di impiegare costruttivamente il nostro tempo entrando in
una casa a più piani abbandonata, poco distante, conosciuta come
infestata per motivi non ben chiariti. Probabilmente era solo
abbandonata da qualche anno visto che non era particolarmente
diroccata, ma girava qualche voce su impiccati o simili perciò nel
nostro immaginario era un luogo mysterioso e inquietante.
Ricordo che entrammo, terrorizzati più
dal farci beccare da qualcuno che dai fantasmi, e tale terrore di
essere colti in fallo ci accompagnò mentre appuravamo che nelle
quiete stanze non abitava nessuno.
Ogni rumore (compreso quello della
pioggia) ci causava un mezzo infarto e probabilmente il fascino delle
case abbandonate sta proprio lì: l’ansia di essere scoperti mentre
compi qualcosa di proibito.
I racconti sulle case stregate sono
tendenzialmente legati a due terrori diversi:
1) Il fatto che la casa
possa essere infestata dai suoi precedenti abitanti, peggio ancora se
morti in circostanze drammatiche legate alla magione.
2) L’idea
che la casa stessa sia un’entità viva, in grado di assorbire come
una spugna le energie (solitamente negative) del luogo, diventando
una sorta di mostro affamato dei suoi inquilini.
“L’incubo di Hill House” ad
esempio fa parte di questo filone, a mio parere, molto più
affascinante del primo perché, di fatto, crea una nuova idea di
mostro. Ma ovviamente è un mio personalissimo giudizio.
In ogni caso, tra i tanti post che ho dedicato finora ad Halloween, stranamente nessuno è mai stato sulle case infestate/malvagie.
Era ora di recuperare!
L’OSPITE di Sarah Waters ed. Tea e GIRO DI VITE di Henry James:
L’idea che la sola idea di una casa
infestata possa avere conseguenze catastrofiche e drammatiche è
assolutamente geniale.
Quanta suggestione esiste dietro le storie di
poltergeist che si tramandano da secoli?
Quante coincidenze
incredibili, predisposizione e fragilità personale, quante disgrazie
davvero improbabili (ma non impossibili) e accidentali lavorano
lentamente nella nostra mente per portarci a credere che una casa sia
abitata da esseri sovrannaturali?
L’incredibile romanzo “Il giro di
vite” di Henry James, da questo punto di vista, è un assoluto
capolavoro.
Scritto nel 1898, riprende una struttura classica di
molte novelle di fantasmi (e non solo) : in una casa nella brughiera
vivono due bellissimi bambini rimasti orfani dei genitori e affidati
alle cure di un caro zio scapolo che però vive altrove e non ha
tempo di occuparsi di loro.
Li affida quindi alle cure di una giovane
governante che, si intuisce, è vagamente invaghita di lui e della
possibilità che si accorga di lei e la impalmi.
Nella brughiera,
nonostante pioggia, vento e nebbia, i bambini crescono felici, ma
l’inquietudine inizia a salire: la donna infatti asserisce di
vedere due persone, un uomo e una donna, che vagano attorno alla casa
e che vengono identificati come la defunta governante dei bambini e
il suo amante.
A quel punto il gioco si fa sottile: la
ragazza si convince infatti che i due bambini siano in qualche modo
infestati dai defunti, coi quali s’intrattengono, ma è vero oppure
è una suggestione della sua mente per riuscire ad attirare
l’attenzione dell’avvenente zio/potenziale marito lontano?
Nel secondo dopoguerra, la famiglia Ayres un tempo nobile e ricchissima, inizia a sprofondare nelle
viscere della storia: è finito il tempo dei latifondisti e delle
famiglie alla Downton Abbey ed è arrivato il mondo moderno.
Nella
loro meravigliosa magione vivono l’anziana (anche se non troppo)
matriarca che s’illude, in un crescendo di decadenza, di poter
conservare almeno la parvenza dei fasti del passato, e i suoi due
figli: Caroline, ex infermiera dell’esercito, nubile e
insoddisfatta e Roderick, sopravvissuto alla guerra, ma con gravi
ferite alla gamba, incapace di riuscire a risollevare le sorti
familiari.
La storia inizia quando il medico del
posto, il dottor Faraday, da sempre fortemente attratto dalla casa
degli Ayres e dalla famiglia (sua madre era bambinaia lì) inizia a
frequentare la famiglia a causa del banale malore di una giovane
cameriera.
Più o meno in concomitanza con tale evento, la casa
inizia a dare segni di stranezze varie: campanelli che suonano,
passi, rumori, il cane di casa, buonissimo, che aggredisce una
bambina e Roderick che inizia a dare segni di squilibrio adducendo a
una misteriosa entità che cercherebbe di uccidere lui e anche la
madre e la sorella.
Mentre la storia procede le spiegazioni
potrebbero essere tante e convincenti al tempo stesso: potrebbe
esserci effettivamente un fantasma (la prima figlia della famiglia
morta bambina) come tutto potrebbe essere spiegato in tanti modi
tutti credibili senza tirare in ballo i fantasmi.
E’ bello, anche se, a mio parere, se
passeggi un lettore per 400 e passa pagine dovresti avere il
buongusto di un finale decente (“Giro di vite” è assai più
breve e conciso).
LA CASA DELLE BAMBOLE INFESTATA di James Rodes Montague e PICCOLA GUIDA TASCABILE DEI LUOGHI DA NON FREQUENTARE Abeditore ed.:
Se vi piacciono i deliziosi racconti
d’epoca su case infestate e luoghi proprio da non frequentare, non
potete privarvi di questi due volumetti dell’Abeditore (che anche
solo con la straordinaria grafica fanno atmosfera in un nanosecondo).
"La casa delle bambole infestata" è una
gustosa variante sul tema.
Premetto che a me le case delle bambole
hanno sempre fatto effettivamente inquietudine (non le trovavo
affascinanti neanche quando ero bambina) e in realtà il motivo è,
credo, abbastanza ovvio: tutto quello che in qualche modo “riproduce”
in modo posticcio la vita degli esseri umani reca un potenziale
orrorifico.
Riproduciamo dei nostri simbionti che, in un mondo
horror, non avrebbero nessun motivo per non prendere vita o non avere
un’influenza sulla nostra.
Grazie a “La casa delle bambole
infestata” di Montague, ho scoperto l’esistenza di una
meravigliosa e preziosissima casa delle bambole reale, quella
appartenuta negli anni ’20 alla Regina Maria d’Inghilterra.
E’
una casa curata nei minimi dettagli, con luci e tubature funzionanti e
una piccola biblioteca con racconti scritti apposta da grandi
scrittori dell’epoca tra i quali Conan Doyle, Barrie e Kipling. E,
appunto, James che pensò di riciclare un suo precedente racconto "La mezzatinta" acconciandolo per l'occasione.
Se volete continuare sul crinale,
potete dedicarvi a “Piccola guida tascabile ai luoghi da non frequentare in
letteratura”, antologia di racconti classici ambientati in posti ad alto tasso di terrore.
LA CASA INFESTATA di Walter Hubbell ed. Golem:
La Golem edizioni ha parecchi titoli
che possono affascinare i devoti alle case infestate.
Il mistero di
Amherst ad esempio fa parte di quelle tradizioni infestanti più
recenti.
Era semplice trovar fantasmi all’epoca
dei castelli tra congiure, buio, umidità, omicidi e avvelenamenti,
ma ci voleva di certo la fervida immaginazione del periodo vittoriano
per partorire gli episodi paranormali che trovavano terreno assai
fertile nello spiritismo nascente.
Il mistero di Amhrest, raccontato in
prima persona dall’investigatore che se ne interessò, Walter
Hubbell, racconta un caso d’infestazione in Nuova Scozia, in Canada,
ad Amhrest appunto.
A casa della famiglia Cox iniziano ad
avvenire inspiegabili fenomeni paranormali: una misteriosa entità
particolarmente violenta sembra concentrare il suo odio sulla giovane
Esther che rimane vittima di ferite e percosse. Chi si nasconde
dietro questa infestazione che produce effetti nefasti ancorché
incendi?
Interessante documento da leggere
ovviamente con occhio critico, ma ad Halloween tutto è concesso.
Ah, magari sareste anche curiosi di visitarne una! Stay tuned per il prossimo post!!
Aspetto ottobre per avere tuoi nuovi spunti di letture a tema Halloween!! Grazie a te ho letto Hill House e un bellissimo libro di racconti di fantasmi di cui purtroppo ora non ricordo il titolo!
RispondiEliminaEccomi qui dopo aver finito di leggere "L'ospite": l'ho divorato in due giorni con annessi problemi di insonnia perché mi ha fatto davvero inquietare, anche se l'autrice secondo me è molto brava a dosare questi momenti inserendoli nel flusso della storia, che scorre davvero molto bene. Non voglio fare spoiler, ma devo dire che ho adorato le descrizioni di questa immensa casa e mi sono molto divertita ad immaginarla. Oltretutto, mi piace molto che non sia stata data nessuna interpretazione univoca: il finale lascia molti dubbi, ed in fondo è giusto così. Penso mi sia piaciuto anche più di Giro di vite, perché cerca di indagare di più nella psicologia dei personaggi (parliamo anche di romanzi scritti in epoche diverse). Ora, sempre su tuo suggerimento, attaccherò con "La casa dei fantasmi" e con "Gli amici silenziosi" (sperando di non avere troppi incubi). Grazie ancora! Francesca.
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