martedì 28 settembre 2021

Le recensioni del ritorno! Come sono andate le mie letture estive? Un ottimo un pessimo, qualche certezza e un così così.

  Dopo un tempo che ormai è abbondantemente oltre la decenza, riesco a fare il post delle recensioni del ritorno, ossia dei libri che quest'anno ho portato con me al mare.

Quest'anno ho compiuto una serie di scelte involontariamente azzeccate: scegliere di andare in vacanza in Sardegna (e non in Puglia, pugliesi non me ne abbiate, ma avevo scelto la parte meno da mare e avrei pianto per due settimane) e fare una selezione di titoli offerti dal fornitissimo negozio dell'usato non lontano da casa mia.

 Questo tipo di approccio, oltre a rendermi la beniamina del movimento del riutilizzo (che comunque ho involontariamente sempre supportato nell'area libri per motivi di povertàh), mi ha offerto un catalogo molto particolare da cui attingere: molti libri fuori commercio, tante vecchie glorie del passato, tanti gialli, pochissime novità.

 Continuerò, a parte i libri che punto con ardore, a usare questo approccio per un bel po' (per i motivi etici, di povertà, ma anche perché è divertente), intanto ecco a voi una parte delle mie recensioni estive.

 Evviva, sono quasi in tempo per il mese di Halloween!!


MILANO CALIBRO 9 di Giorgio Scerbanenco ed. Garzanti:

 Che autore stratosferico che è Scerbanenco!

 Un uomo dalla vita romanzesca, figlio di un ucraino e di una romana (conosciutisi a Roma) nato a Kiev, vissuto a Roma fino alla sua giovinezza per poi approdare nella grigia, ma poliziottesca, crudele e affascinante Milano.

 E' per me in assoluto uno degli autori italiani più bravi del '900, poco stupidamente considerato perché si dedicò ai soli generi di mass market, su tutti il giallo, il giallo all'italiana, il poliziottesco all'italiana.

Nelle sue storie si vede la mala lombarda, lo scintillio crudele dei gangstar spietati, cupe vendette, ragazzi senza morale, la borghesia che ammazza per mantenere intatto il suo volto più falso, gli emarginati che diventano gli assassini più efferati, contrabbandieri, ragazze dal viso ingenuo pronte ad accoltellarti alla schiena, ingegneri che adescano giovani innocenti. 

 Nel mondo di Scerbanenco c'è la parte oscura della società raccontata in modo pulp, ma non disturbante, con intelligenza, ma anche con una proprietà di linguaggio e una capacità di narrazione eccezionali.

 "Milano Calibro 9" è un concentrato di assoluto splendore narrativo. Piccoli racconti che arrivano come pallottole, inaspettati, terribili, spaventosi. Non fanno sconti a nessuno, non prendono di mira nessuno in particolare, siamo tutti dentro all'orrore, come in una delle vecchie storie di Dylan Dog, quelle che scriveva lo Sclavi dei bei tempi.

 Bellissimo-issimo-issimo il racconto gangsta-partigiano, "Ricordati di cuore infranto", così insolito che quasi sarebbe da dare a scuola: un delinquente stanco che lavora al confine tra Svizzera e Italia riconosce il tedesco che torturò i suoi compagni di brigata coi lanciafiamme fino a ucciderli o a farli impazzire di paura.

 Di colpo la stanchezza dei suoi anni di emarginazione scompare e torna ad essere il comandate di brigata, giovane, pieno di ideali, la persona piena di vita che era prima di quel drammatico giorno, torna ad essere il partigiano "Cuore infranto". E ha una vendetta da compiere.

 Non so se sia abbastanza beneducato per il programma scolastico (temo di no), ma merita di girare, come merita anche il suo capolavoro, "Traditori di tutti", in cui la soluzione si nasconde anche qui molto lontano, nei peccati degli anni della guerra.

 LEGGETETELO. FATELO LEGGERE. 


L'ALBERO DEI GIANNIZZERI di Jason Goodwin ed. Einaudi:

 Ricordo quando uscì questo libro, il primo di una serie. Vendette moltissimo, ma non so perché aveva qualcosa che non mi convinceva. Stupida me.

E' uno dei gialli più belli letti in questi ultimi anni. La trama, soprattutto verso la fine, mostra qualche cedimento, ma è in tutto e per tutto un gustosissimo giallo d'ambientazione e avventura, tanto che mi stupisce non ne sia stato tratto un film.

 1836. Impero ottomano. Il protagonista è Yashim, un eunuco di alto livello (non chiedetemi i livelli degli eunuchi perché è una di quelle cose per le quali l'Einaudi avrebbe dovuto investire in un apparato di note, visto che non è pensabile che un lettore medio sia esperto di impero ottomano), si trova a investigare su due questioni diverse e parallele: la scomparsa dei gioielli della valide, la madre del sovrano, e sulla scia di omicidi che vedono vittime la nuova guardia imperiale.

 Si teme in una recrudescenza dei Giannizzeri, un corpo militare secolare divenuto talmente potente nel tempo da diventare una minaccia per il sovrano stesso. Una volta sciolti, in un bagno di sangue, i Giannizzeri sembrano però essere tornati a cercar vendetta.

 L'ambientazione è insolita, esotica, favolosa, interessante e affrontata con una perizia che Goodwin evidentemente possiede. Vi verrà voglia di sapere tutto sull'impero ottomano, di mangiare in un ristorante turco, di scoprire la storia della Polonia e molto altro.

 E soprattutto vi rimarrà al voglia, come me, di leggere i successivi.


IL GIALLO DI MONTELEPRE di Gavino Zucca ed. Newton&Compton: 

 Si tratta del secondo libro di una serie gialla ambientata a Sassari nel 1961

 Il protagonista è un commissario trasferito da Bologna per qualche motivo che probabilmente spiegano nel primo libro, ma non nel secondo (comunque sti commissari combinano sempre qualche casino).

 Ecco, questo è già uno dei difetti della serie: siccome può capitare che gente come me non legga la serie in serie, magari spiegare chi quando cosa e perché dei vari personaggi non è male.

 Certo, per chi ha letto il primo sa di spiegone per mezza pagina, ma succede spesso e il lettore medio di gialli lo sa.

 Per il resto la trama è una robetta leggerina e già rivista (un paio di omicidi, un segreto nel passato, due gemelli identici), l'ambientazione sarda boh rimane un filino molto sullo sfondo.

 I protagonisti sono tutti molto borghesi, ma non gli riesce il gioco di De Giovanni che sa parlare della miseria della Napoli di Ricciardi anche se punta l'obiettivo principale su nobili e notabili. Qui tutto rimane a livello estremamente superficiale e potremmo essere un po' ovunque sostanzialmente.

 Diciamo che trama leggera, personaggi poco caratterizzati, un'ambientazione poco sfruttata, anche gli anni '60 che boh ci sono, ma non ci sono. Non mi sento onestamente di consigliarlo, ma ci sono molti altri gialli assai più gustosi a cui dedicarsi.

 Di sicuro è stato un plus portarmelo in Sardegna, ma lì l'ho lasciato, nella bibliotechina del B&B.


TISANA LETALE di Brigitte Gasler ed. Emons: 

Quale cocentissima delusione.

 Quando cerco nuovi autori, so che c'è sempre la possibile possibilità che mi vada male. Quello che mi sconcerta è che, quando mi va male, va veramente molto male. Mi era capitato qualche anno fa con il terribile "Tempesta solare" di Asa Larsson e mi è ricapitato quest'anno con l'altrettanto terribile "Tisana letale".

 Eppure, vi assicuro, c'erano tutti gli ingredienti perché fosse un bel giallo estivo: una vacanza detox, una spa, tisane, una cuoca in vacanza. E invece.

La cuoca Katrina ha la tendinite perché, come tutti gli chef, lavora troppo (e come tutti gli chef non trova ci sia qualcosa di profondamente sbagliato nel minare il proprio fisico per lavorare). La sua amica Adela ha vinto un buono per due da passare in una sorta di spa nei boschi dove si digiuna ingerendo solo tisane, passati e frullati in minima quantità. Un sogno insomma.

 L'idea sembrava un po' alla Agatha Christie, tipo "Dieci piccoli indiani". E invece.

 La Gasler si ficca in una serie di scene scombinate, ridicole e sopra le righe: nei boschi attorno alla spa vivono infatti degli uomini tipo incel che sono per la dominazione del maschio alpha, ingurgitano carne per far vedere quanto sono maschi e odiano i vegani. Ovviamente tra gli ospiti della spa ci sono 2 o 3 vegane che a un certo punto cercano di salvare un maiale destinato alla macellazione dagli incel.

 In tutto ciò muore gente, ma non sembra fregare a nessuno. La spa continua a rimanere tranquillamente aperta e non viene posta sotto sequestro, una poliziotta (evidentemente pazza) dice alla cuoca di indagare lei perché tanto hanno un amico in comune e sa quanto sia in gamba, tutti bevono tisane e a più di metà del libro non si sa ancora quale sia la trama.

 Un libro davvero brutto che vi sconsiglio con calore. Non l'ho finito e l'ho ricondotto all'infinito ciclo dell'usato.

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