giovedì 6 febbraio 2014

Questa libreria non è una pro loco! I più frequenti equivoci sul ruolo della libreria: biblioteca, casa editrice e centralino con ogni risposta!

So che questo post può sembrare assurdo ai più, ma spesso le persone che entrano in libreria non sanno dove caspita si trovino. In genere quando io entro in un supermercato so che sto andando a comprare dei pomodori, se varco la soglia di Intimissimi è perché mi serve un reggiseno e in gelateria potrò gustarmi un cono a due gusti. La libreria non gode del privilegio della chiarezza e molti clienti, per niente vergognosi della loro confusione, arrivano a negare l'evidenza e a combattere assurde schermaglie di parole col libraio. “Senta io ho bisogno di un set di bocce, me lo dia e basta” “Signora ma non abbiamo mai avuto set di bocce!” “Lei vuole proprio farmi arrabbiare! Me lo dia e basta che ho fretta!”
Ma andiamo a vedere quali sono gli equivoci più comuni sulla reale funzione di una libreria.

LIBRERIA/BIBLIOTECA:
Mysteriosamente simili anche nell'aspetto. Mmm. Inganno.
L'equivoco qui è da diventarci pazzi. Molte persone pare abbiano una vaga idea dell'esistenza di posti dove si trovano tanti libri in contemporanea, ma perché essi esistano, dove si trovino e in generale a cosa servano, non li tange.
Un giorno, vuoi che gli serva un libro di cucina, vuoi che necessitino di una cartina per le vacanze o di un libro per la scuola che hanno dato da leggere al figlio, si avventurano in libreria e varcano la soglia. Si assistono in quel caso a domande come “Ma questa è l'unica libreria della città?” e al grande evergreen “Posso prendere questo libro, vi giuro che ve lo riporto tra due giorni?”
Inizialmente si crede di non aver compreso la domanda, poi si scopre di essere davanti al classico cliente che non conosce le regole del gioco a cui sta giocando.
Tenti allora di spiegargli che quella è un LIBRERIA luogo dove i libri sono un bene commerciale e si VENDONO: dare moneta vedere cammello. Il cliente, non convinto, prima ti implora di credergli sulla fiducia, che loro riporteranno tutto, poi qualche reminiscenza nella sua mente gli riporta nozioni come “Libri in prestito gratis” e te le comunica.
Tu gli sveli allora l'esistenza delle BIBLIOTECHE, quei posti dove vai a prendi un libro in prestito gratis: non dare moneta e tu vedere cammello per 30 giorni. A quel punto la confusione sarà assicurata: due posti dove ci sono dei libri ma che funzionano in modo diverso! Ma che stregoneria è mai questa? A quel punto i casi sono due:
  1. Il cliente inizierà a chiederti ove si trovino ubicati questi luoghi misteriosi dove hai cose senza pagare. Come farà ad avere il libro che cerca, se io posso chiamare per farmelo mettere da parte (no, signore, le librerie non sono una grande sorellanza collegata alla grande sorellanza delle biblioteche) ecc. ecc.
  1. Il cliente non si arrenderà e continuerà ad insistere. Come faceva notare un'altra libraia su fb, i peggiori sono quelli che ti accusano di non volergli prestare i libri per i loro cari bambini. Ma come, suo figlio sta leggendo (leggendo!) un libro che gli piace tanto e tu, libraio senza cuore, mi chiedi dei soldi? Ma prestamelo che te lo porto domani! La mia frugoletta di due anni sta festeggiando con un'overdose di Peppa Pig e non vuoi che mi porti i libri a casa per la favola della buonanotte? Mica è oro, te li riporto in settimana!
Sapete i momenti in cui vi vengono in mente le statistiche sull'analfabetismo in Italia? Ebbene questi sono tra quelli.

LA LIBRERIA COME PROLOCO:
Un grande classico. Dopo la confusione con la biblioteca, quella con la proloco è la più diffusa. Per motivi ignoti, in molti pensano che la libreria abbia non solo una conoscenza enciclopedica di tutta la città via per via, ma anche una precisa mappatura dei negozi. Di tanto in tanto chiama qualcuno dall'altro capo d'Italia che vuole sapere da te come arrivare da un posto X a un posto Y.
Il top fu il cliente pugliese che esordì dicendomi: “Salve, vorrei sapere dove si trova l'ufficio comunale xxxx”
Alla mia domanda: “Scusi, ma perché chiama noi? Questa è una libreria, posso anche chiedere agli altri, ma le conviene chiamare il comune o la proloco”, la risposta assurda fu “Mi hanno detto che recentemente la proloco del comune è stata trasferita all'interno della vostra libreria.” O.o
Ohibò e perché? Per quale arcano motivo trasferire un ufficio pubblico in un esercizio commerciale? Mi ci vollero venti minuti per convincerlo che no, non era vero e no, non mi stavo rifiutando di passargli l'interno, doveva chiamare il comune. Alla fine gli trovai io il numero della proloco e attaccai. Tuttavia non puoi attaccare al cliente fisico che si presenta e ti domanda informazioni turistiche pure sui biglietti del museo perché “Qualcuno gli ha detto che in libreria lo sanno” o “Siamo una libreria dovremmo saperlo”. Dal cap per le spedizioni ai recapiti telefonici del negozio di scarpe due vie più giù mi è stato domandato di tutto.

LA LIBRERIA CENTRO DI RICERCA BIBLIOGRAFICA:
Ci sono questi clienti che si presentano (ma molto più frequentemente chiamano al telefono) perché hanno bisogno di qualche ricerchina. Devono fare una tesi sulla guerra civile spagnola e non hanno trovato niente su internet, hanno visto i libri che abbiamo, ma vorrebbero che gli procurassimo dei cataloghi ragionati, un elenco di siti dove reperire i libri fuori commercio, una lista di biblioteche specializzate e i numeri delle case editrici che devono contattare, se poi potessimo trovare anche il cellulare dello scrittore che vorrebbero intervistare sarebbero proprio wow. Quando gli sveli che al massimo se ti danno dei titoli puoi farglieli arrivare, il cliente strabuzza gli occhi e decreta che “Non hai voglia di lavorare”.
L'alternativa è il cliente che ha un dubbio e ti chiama. Mmm, com'era quel proverbio latino che non mi viene in mente? Dove ho letto questa frase una decina di anni fa? Come si chiamava quel libro che mi era piaciuto tanto e non trovo più? Per qualsiasi dubbio al riguardo chiamano la libreria! Con tutti i libri che abbiamo a disposizione vuoi che non gli troviamo la dicitura giusta di quel fiore di campo coi petali blu e il gambo verde? O che non possiamo dirgli per quale ricerca scientifica la Levi Montalcini ha preso il Nobel? Mah.

LA LIBRERIA COME CASA EDITRICE:
Allora, esistono delle piccole librerie che fanno delle loro pubblicazioni, ma non è questo il caso a cui mi riferisco. Trattasi infatti del casus belli in cui la persona, spesso aspirante scrittrice o autoproduttrice di un libro, si presenta (o chiama al telefono) per proporsi come autore o proporre il suo libro. Tu gli dici, “Guardi noi i libri li vendiamo, non li pubblichiamo” e quello nel panico totale inizia a implorarti, che se gli passerai chi di dovere avrai onore e gloria. Poi passa a minacciarti “Io ho già chiamato altre volte e SO per certo che voi avete un ufficio che mi potete passare. Poi passa a minacciarti ancora “Mi dia il suo nome, lo dirò ai suoi superiori!” e infine decreta furioso: “Mi rivolgerò alla concorrenza e allora vedrete!”

Dovremmo appendere un cartello con le differenze e le spiegazioni della filiera fuori dalla porta. Libreria che è diversa da casa editrice che è diversa da biblioteche che è diversa da archivio.


E tra di voi c'è qualche libraio che ha avuto l'onore di un equivoco lavorativo ancora più assurdo?

10 commenti:

  1. due posti dove ci sono dei libri ma che funzionano in modo diverso! Ma che stregoneria è mai questa?

    Io resto convinta che sia tutta colpa dei false friends dall'inglese, lingua demoniaca in cui Biblioteca si dice Library. Ma si potrà?! è_é

    “Guardi noi i libri li vendiamo, non li pubblichiamo” e quello nel panico totale inizia a implorarti, (...) Poi passa a minacciarti

    Per la serie, QI medio 12? E poi mi dicono di non essere prevenuta contro i wannabe scrittori... ¬_¬

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    1. Adesso non vorrei dire un'idiozia linguistica, ma dalle mie vaghe reminiscenze al riguardo, in realtà il fatto che gli inglesi usino Library per dire Biblioteca e Bookshop per libreria, dipende dal fatto che la parola per definire la colta Biblioteca merita persino una radice latina, mentre il volgare negozio di libri ha quella anglosassone (vabbeh non siamo ancora più avanti che usiamo persino la radice greca, ma è l'unica cosa in cui siamo avanti!)

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    2. Anche te sei troppo avanti, però. Magari fosse questione di radici!
      Imho l'utente medio della libreria ha giusto vaghi, giovanili ricordi di "Mr Peacock in in the library" (Mr Peacock era il barbuto prof di musica nel mio libro di inglese di 1a liceo, pure quello molto avanti - forse - perché ispirato a "Fame". Infatti mr. Peacock era il sosia del prof Shorofsky XD), da lui tradotto prestamente in "Mr Peacock è in libreria" - con grave sconforto dell'insegnante di inglese - ed è da quel dì che conserva confusione in materia. Ne sono fermamente convinta... XD

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  2. Il tuo lavoro comincia veramente a farmi paura. Il pubblico è un mostro.


    PS: perché ci sono i captcha?! :(

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    1. Noooo maledetti captcha!!! Il mio lavoro fa bene ad impressionarti. Tanti pensano che il problema siano solo i simpatici strafalcioni, ma nelle librerie di catena almeno, il problema è l'umanità. Direi che in generale il problema dell'umanità è l'umanità.

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  3. Ciao, sei un libraio di catena? Se ti lascio 300 copie del mio ultimo libro, li puoi distribuire anche alle altre librerie della stessa catena? Ti posso dare il 15% del prezzo di vendita. Grazie.

    (PS: distributore no?)

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    1. Vero, anche se il concetto di distributore è troppo raffinato. Loro vorrebbero usarti come distributore, ma non sanno che lo stanno facendo.

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  4. Alcune cose hanno dell'inverosimile. Non riesco neanche a immaginare gente che scambi le librerie per biblioteche. Le altre opzioni sono quasi plausibili, visto la moltitudine umana, ma non riesco a capacitarmi di persone che in libreria chiedono di riportare il libro dopo 2 giorni!!!!!!!

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  5. Oh, beh, il livello medio è tale che quasi non mi stupisco più di niente. Fatevi un giro su facebook e vedrete quante castronerie la gente dice convintissima e non demorderebbe nemmeno se vi presentaste sottobraccio a Umberto Eco...

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  6. Forse pensano che siccome vendete le mappe cittadine ormai le sapete a memoria

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