Mentre oggi mi affannavo a cercare appunti per un post che scriverò nel prossimo breve futuro, il mio
occhio è caduto sulla copertina più photoshoppata degli ultimi mesi "Come diventare marchesa ed esserlo in tutte le occasioni della vita" di tale Daniela Del Secco D'Aragona. Cinta in questo abito a sirena di moda non meno di venticinque anni fa, sorride avvolta da cerone, ritocchini e luce sparafleshata in faccia.
E' merito del suo sorriso rossettato se ho partorito questo post sui nobili.
Già da bambina, probabilmente confusa da un'educazione repubblicana e dalla scuola pubblica, quando ti tanto in tanto mi capitava di sentire titoli nobiliari sparati a caso, rimanevo alquanto perplessa. Mai conosciuto un nobile di prima mano, ma i "Gente" di mia nonna erano pieni di queste contesse Serbelloni Vien dal Mare che in un'epoca preanimalista si contorcevano su enormi divani avvolte da sedici pellicce di Annabella, al tempo status symbol indispensabile. Interrogati, i miei genitori, asserivano con furore che costoro fossero solo degli impostori che si ammantavano, in un'epoca che Mazzini aveva desiderato con tutte le sue forze, di titoli nobiliari che non valevano più una benemerita cippa. Ero portata a dar loro ragione, sebbene non capissi, visto che la monarchia era stata abbattuta, da dove venissero loro tutti i denari che gli consentivano di sciare a Cortina in inverno e rotolarsi a Capri in estate.
Non possiamo non menzionarlo. |
Anni dopo, dopo infiniti scassamenti di palle, ecco che finalmente i Savoia potevano rientrare in Italia. Ecco giungere in Italia coloro che avevano seriamente rischiato di governarci: sua maestà, che sembrava un mayaletto dagli occhi porcini, la sua rifatta moglie e l'erede al trono, il quale fece esattamente quello che ci si aspetta da uno di questi nobili repubblicani: si trovò un mestiere da nobile, nel suo caso l'uomo di spettacolo.
Son passati i tempi dello champagne e di Versailles, adesso il nobile deve dire sempre e comunque che tutto è cheap and chic.
E' un mantra. In quanto cheap deve lavorare, ma in quanto chic non è che può fare il primo mestiere che gli capita a tiro e soprattutto non può esimersi dal raccontarci quanto lavorare sia appassionante, fonda entale, meraviglioso, una prova di vita.
Voi pensate che questi se ne stiano lì a mangiare tartine in un giardino all'italiana e siete solo dei poveri comunisti malfidati, venite con me ad esplorare il magico mondo dei mestieri nobiliari secondo quanto costoro scrivono nei maravigliosi tomi che ci spupiamo giornalmente in libreria.
L'ESPERTO DI BON TON:
Aggiungerei al titolo: "Tottò" |
Se sei nobile il bonton lo conosci per forza. Come dice ingenuamente la Dal Secco D'Aragona, loro nel bon ton ci sguazzano, è la loro croce e la loro delizia. Questo intrico mortale di regole di convenienza su chi andare a trovare quando, sugli inviti da fare e rifiutare, sui vestiti da mettere a seconda dell'età, stagione, momento storico, sentimento, evento, le forchette da usare, solo una nobile può sapere tutto ciò e soprattutto solo una che ha molto tempo da perdere può trovarci un senso. Non fraintendiamo, io amo le buone maniere, più cresco più penso che un'educazione come Cristo comanda renderebbe questo mondo assai migliore, tuttavia in questi casi si entra in un ginepraio di assoluto nonsense. Barbara Ronchi della Rocca col suo libro, ci dà un saggio di perfetto galateo e assoluta mancanza di tatto con delle descrizioni agghiaccianti.
Andate a trovare un amico malato per dire? Ecco le regole che tu e lui dovreste seguire:
"Una delle opere di misericordia più gradita e gradevole è la visita a un amico malato, soprattutto se non gravemente e in convalescenza. Da parte sua il malato non si dilunghi a raccontare sintomi e cure, non tocchi e non si faccia toccare se è infettivo, non si lamenti troppo, non si crogioli nell'autocommiserazione e soprattutto prima di ricevere visite, si lavi, si rada e si cambi la biancheria."
LA SALOTTIERA/DONNA/UOMO DI SPETTACOLO:
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Questa Daniela del Secco d'Aragona, che io, non avendo la tv ignoravo completamente, ha scritto un libro che per il bene di questo post mi sono letta TUTTO ed è un vero capolavoro di trashitudine.
Ce le ha tutte: il doppio matrimonio con doppio nobile, la figlia adorata, lei principessa dei salotti ribattezzata l'ottavo re di Roma nientepopodimeno che da Bruno Vespa (titolo che ama tenersi stretto). Organizza feste monumentali in quel della capitale e riesce a regalare persino un momento di totale follia quando ammette che a Roma tra i nobili è usanza leggere i necrologi de Il Messaggero e andare in massa ai funerali della gente che conta (se non è felliniano questo non so cosa lo sia). Parla dell'università come di un fatato periodo in cui si è trovata a contatto con la gente comune e del suo caro amichetto dell'asilo Robertino che era figlio della governante eppure non lo avresti mai detto (un bambino che si adattava a tutte le situazioni, come lei del resto). Questo tripudio di quanto sono bella, magnifica e salottiera la spinge a prendersi il merito di aver reso Roma meno provinciale e più frizzante e la rende autrice della frase più fantastica degli ultimi anni: dovendo decidere se partire per Pechino Express o meno, davanti ad un suo iniziale spavento si dice "Daniela, tu discendi dai Goti, non puoi avere paura di niente!"
Voto 10 e lode alla follia, e 10 e cinque lodi per me che ho letto questa roba.
Ah, il libro finisce con l'arringa che tutte le nobili amano: la vita è bella, siate felici, trovate la felicità nelle piccole cose, nulla è brutto tutto splende.
L'ESPERTA DI GIOIELLI/MODA:
Una vera nobile sguazza tra i rubini, esattamente come Patrizia di Carrobio che secondo me, tra i libri trovati, è la migliore.
E' proprio la nobile che è non solo felice e orgogliosa di esserlo, ma te lo dice. Tu sei solo un plebeo che vuoi capire di quel mondo magico in cui tutto luccica ed è ricoperto di diamanti? Patrizia, in questo libro che ti spiega tutto tranne come riconoscere i gioielli, ci spara tutta la tiritera della donna che ha combattuto per il proprio lavoro, che insomma fare il metalmeccanico e vendere gioielli richiedono lo stesso duro lavoro.
Inizia questo suo libro con un'infinita tiritera sulle origini, lei come sua nonna, una marchesa o contessa o chissà che altro Di Robilant che faceva la personal shopper in pieno dopoguerra.
Continua parlandoci della sua vita, lei che obbliga il primo marito a mettersi i gemelli anche se non vuole (ah, sappiate che ogni vera nobildonna deve avere almeno due mariti) e questi orridi intermezzi in cui parla del suo lavoro raccontandoci amene storielle che lei trova commoventi e sono solo ridicole.
Prendiamo il caso della sua amica che, sposatasi ben oltre i trenta, non trovava conveniente chiedere al futuro marito un anello con un diamante spaziale. Sotto suo suggerimento l'amica si reca da un gioielliere e sceglie un infimo anello sottilissimo, poi con un tranello ci spedisce il marito e glielo fa comprare. Un anno dopo il matrimonio la sua amica si sente abbastanza in confidenza col marito (sic!) per chiedergli un anellazzo più grande e tutti vissero felici, contenti e diamantati. Altra storia degna di nota è quella della giovane moglie del vecchio industriale costretta a mettersi dei gioielli da vecchia perché il marito si rifiutava di prendergliene altri.
Sò problemi.
Merita una menzione d'onore l'esilarante frase sull'agitazione in cui erano cadute le donne della sua famiglia nel dopoguerra:
"Non a caso però quando in Italia scoppiò la psicosi del comunismo (ndcs. Non sono riuscita a capire se si riferisse alla psicosi del popolo italiano che votava Pci, o al terrore dei nobili che arrivasse il comunismo pure da noi) , chi possedeva qualcosa si affrettava a venderlo per paura di vederselo confiscare. La nonna stabilì che l'investimento migliore era il platino."
Perché il platino? Avrebbe dato meno nell'occhio in caso di fuga dall'Italia in mano al soviet.
LA CUCINA:
Due i nostri caposaldi: Alessandro Borghese e Csaba Dalla Zorza.
Un tempo i nobili mangiavano dolcetti, ora che è cool li fanno. |
Prima era la plebe che cucinava, ora che fare lo chef è cool, i nobili hanno spodestato la sòra Lella dai suoi legittimi fornelli e se ne sono appropriati con forza.
Il primo, discendente di una gloriosa stirpe di papi che si starà rivoltando nelle tombe, ha deciso di piacioneggiare tra di noi rendendo la panzanella un piatto da brunch (visto coi miei occhi quando ancora disponevo di una tv). Nulla di male, anche perché nel suo trafficare tra mille programmi televisivi, il suo accento da borgata per niente Oxford ti fa pensare che non sei davanti all'ultimo dei marchesi improvvisati, ma a uno che potrebbe persino servire una bruschetta in un centro sociale, se volesse. Dico ti fa pensare, non che abbia l'effettivo coraggio di farlo, notare bene. Ma non è manco detto, il Marchese del Grillo ci insegna che costoro di tanto in tanto ameno mescolarsi al pueblo.
La cara Csaba invece non sono riuscita ad evincere se sia veramente nobile o meno, anche perché, nonostante le mie ricerche, trovo solo straordinari muri di gomma, ma le mie prove indiziarie mi indicano che questa chef che non smette di ripetere "Amo Parigi" "W la Francia" "L'accademia Cordon Bleu mi ha salvato la vita" e ti propone il giusto modo di far sembrare chic due servizi di porcellana spaiati, non abbia origini plebee.
Il nome e il cognome: Nessun essere umano non nobile si chiama Csaba Dalla Zorza se non in possesso di genitori megalomani o nobili.
Ovviamente pubblica con le edizioni Luxury Books |
Origini mysteriose: Nulla si sa di questa donna, se fosse nata e cresciuta in un ristorante lo sapremmo per certo. Sonia Peronaci di GialloZafferano non fa che mettere i manifesti su quanto sia stata influenzata da sua nonna che aveva 'sto benedetto ristorante, che è mezza nordica e mezza no, ecc. Se non parli hai qualcosa da nascondere.
Parigi: Nessuno squattrinato fugge a Parigi a ritrovare se stesso frequentando l'accademia Cordon Bleu (e ricordandocelo nel libro ogni tre righe).
Cheap and chic: Il concetto di cheap and chic per i nobili e i ricchi in generale è molto relativo. Il ricco si ritiene cheap se non può comprarsi la borsa che vuole, se per un mese deve rinunciare a qualche uscita serale e soprattutto se ripete fino allo sfinimento che c'è la crisi e ci sono pochi soldi. Come confessa lei candidamente nell'introduzione dopo averci detto che sin da bambina ha nutrito un grande amore per il bello (alcuni pensate dicono persino fuori dal comune!) ci rivela che a 19 anni, sola e squattrinata, coi primi soldi invece di una borsa si era comprata una tovaglia di fiandra! Allora, io non so vuoi cosa fareste coi primi soldi, ma io non comprerei né una borsa né una tovaglia di Fiandra, li metterei da parte per il conguaglio della Tarsu e non perché mi manchi il senso estetico.
Le ricette del libro sono anche carine, ma sono intervallate da lei che fa picnic coi figli, che compra formaggi con la borsa di paglia, che passeggia col marito alla ricerca di forchette nei mercatini. Senza contare questi interminabili spiegoni sulla sua vita che trovano un senso quando infine confessa che il suo vero desiderio era sempre stato di fare la scrittrice e finalmente lo aveva realizzato.
Dite che qualcuno le spiegherà mai la differenza tra un libro di ricette e un romanzo?
Anche lei, come la gioielliera di lusso è sempre tanto felice, segno che ce l'hanno sempre raccontata come magra consolazione la famosa storiella che i soldi non danno la felicità. La danno eccome.
(C'è da dire che son sempre meglio dei nobili che fingono di comprendere il mondo del pueblo. Prima rappresentante tra tutte quella Beatrice Borromeo che finge empatia con gli operai che fa sempre fico fingersi giornalista impegnata prima di passare all'adulta vita dorata).
Paura.
RispondiElimina"se non è felliniano questo non so cosa lo sia" :D riderò fino a capodanno.
Quando ho letto quel pezzo ci ho visto tutto quel trash romano che il resto d'Italia non potrà mai capire.
Eliminase non metti la copertina della marchesa in grande, non si apprezza il lavoro del photoshoppatore: http://refusietc.altervista.org/wp-content/uploads/2014/02/Marchesa-Ridotta.jpg
RispondiEliminaE cmq è Serbelloni MAZZANTI Vien dal Mare
RispondiElimina- Capo varo, vado?
Elimina- Vadi, contessa!
http://www.youtube.com/watch?v=rcwkP2w4vB4
EliminaE' vero, i soldi non danno la felicità, ma riescono a darti una buona imitazione.
RispondiEliminaA dire il vero nel Libro d'Oro non trovo i Dalla Zorza né li ho rinvenuti nel Registro.
RispondiEliminaQuanto a Luigi Borghese non mi risulta facesse parte di alcuno dei mille rami dei nobili Borghese. Temo quindi che, come al solito, siamo portati a odiare atteggiamenti snob che, infatti, per nulla pertengono ai nobili veri.