sabato 2 agosto 2014

Le mie personali letture delle vacanze. Il classicone da mille pagine, il noir, la francesata e l'ambigua amicizia virile. Un mondo di possibilità.

Oh, tutti i bookblogger stanno facendo il post su cosa si portano in vacanza da leggere e quindi basta, devo farlo pure io.
So che sembra mi stia riferendo al dopoguerra, ma era non
moltissimi anni fa...
 Dunque, come potrete facilmente immaginare, io sono una di quelle persone che in vacanza legge voracemente, sostanzialmente passo il mio tempo in spiaggia, ma la mia mente è sempre impegnata a vagare da qualche altra parte (e deve essere il motivo per cui non ho il fisico della racchettonista/beach-volleysta e via dicendo). Per poter appagare questa mia sete di conoscenza ho sempre portato con me pacchi di libri che, sovente, non bastavano.
  Facevo parte di quelle ragazzine che venivano infatti prelevate alla fine della scuola e riportate a casa loro tre mesi dopo, passando l'intera estate in un paese (all'epoca isolato dal mondo intero oggi un po' meno) dove non c'era niente. In epoca predigitale ho lungamente sopperito a questo problema semplicemente leggendo qualsiasi cosa mi capitasse sotto tiro.
Per qualsiasi cosa intendo davvero qualsiasi. 

Libri dei miei amici che venivano ogni tanto, libri dei miei parenti, ricordo una biografia di Pocahontas data in allegato con "Gente" di mia nonna e persino una donazione di una vicina di casa. Si prodigò per me portandomi una ventina di libri della sua gioventù, storie che iniziavano con ragazze ribelli (e generalmente orfane di madre) che venivano spedite in collegio dove imparavano l'amore e la carità cristiana di mogli e madri. Tornavano lobotomizzate e pronte al matrimonio, generalmente diciassettenni.
 L'unica mia via di fuga veniva rappresentata dalle paghette di mio nonno che di tanto in tanto mi portava nell'unica (stranamente fornitissima e bellissima) libreria e mi lasciava scorrazzare alla ricerca di quello che volevo. E' stato così che ho conosciuto Haruki Murakami all'inizio del liceo.
 Ora che siamo in un'epoca post-digitale, dove basterebbe risolvere il problema prendendosi un famoso e-reader (chissà se inventeremo mai la parola italiana per chiamarlo), continuo allegramente a portarmi un intero zaino di libri. Rimango convinta che la possibilità di ritrovarsi senza il libro desiderato sia fondamentalmente una grande risorsa. Avere sempre ciò che si vuole quando si vuole, impedisce di scoprire accidentalmente cose nuove, magari meravigliose, magari orrende.
 Fatto questo nostalgico cappello, ecco cosa mi porterò io dietro questa estate:

DON CHISCIOTTE:
Ebbene sì, non l'ho ancora letto. Non mi è mai capitata l'occasione, anche se verso il secondo anno di università ho avuto un focoso periodo Dumas in cui mi era presa a leggere tomi di mille e passa pagine a ruota. 
 Non so perché non abbia mai preso coraggio, fondamentalmente sono impensierita dall'eventuale scrittura barocca e magari dal mito e dalla distruzione del mito. Il caro don è uno di quei personaggi talmente citati, mitizzati e magliettati da risultare sovraesposti e a rischio seria delusione. Vedremo, vi farò sapere, nel frattempo ho scovato in biblioteca la proprio non comoda edizione dell'Einaudi in due volumi.

LA CIVILTA' DELLA CONVERSAZIONE:
 Altro libro della Craveri, sull'importanza della conversazione e dei salotti francesi nell'Ancien regime, sono riuscita a tenermi lontano da esso nonostante la smodata voglia di riprendere a pettegolare sulla corte francese prima di subito dopo la lettura di "Amanti e regine". Spero mi tenga lontana dai pacchi di giornali e riviste che in estate le edicole ti tirano dietro, anche se in genere si scovano informazioni preziose e succulente sui libri in voga tra le sciure.
 Unico rischio: finirlo troppo presto.

IL LUNGO ADDIO: 
Oggi, in un ultimo giro di walzer in libreria prima di partire, mentre cercavo qualcosa che mi ispirasse al volo, l'occhio mi è caduto sull'ultimo pargolo di una promettente pila. Si tratta di "Il lungo addio" di Raymond Chandler. Devo dire che non sono un'appassionata di gialli all'americana anni '50, ma la quarta di copertina era stranamente e straordinariamente accattivante. La storia pare parli dell'amicizia casuale tra Philip Marlowe, lo storico investigatore creato da Chandler, e un tipo dalla storia tragica incontrato ubriaco per caso in una Rolls Royce. Sembra che tra i due, pur con la presenza di varie femmes fatali, si instauri un ambiguo rapporto che cavalca verso la catastrofe.
 Perché, ipse dixit, la quarta: "Nell'amicizia virile come nell'amore bisogna essere in due, ma la quota di amicizia o d'amore non è mai uguale".
 Preso. Vedi che scrivere decentemente una sinossi, cari editori, è un investimento per il futuro?

CATTEDRALE:
Non avevo mai letto nulla di Carver se non "Il mestiere di scrivere" che essendo un saggio non dà pienamente la misura del suo talento. In realtà, nonostante tutti i miei buoni propositi, l'ho praticamente finito e decreto che ovviamente Carver è un grandissimo scrittore, ma che il minimalismo statunitense su di me non attacca. L'istantanea di un momento anonimo eppure fondamentale nella vita di una persona qualunque è incantevole, il mio problema sta nel fatto che io detesto le storie narrate nei quadretti.
 Ho una serie di subdoli preconcetti che mi impediscono di trovare digeribili tutta una serie di "perdenti" o di situazioni. Centri di recupero, alcolisti con due famiglie, provincie americane con pavoni ed aste di frighi, a me non comunicano nulla se non una desolazione di cui francamente preferirei fare a meno. Ovviamente leggerò ancora Carver, ma ecco non è che sia diventato il mio scrittore favorito.

D'ESTATE I GATTI SI ANNOIANO:
L'anno scorso lessi tutti i libri di Sandra Scoppettone sulla detective Lauren Laurano e, malgrado le trame un po' ripetitive, li trovai incantevoli. Contribuirono insomma a farmi passare dei giorni in spiaggia niente male e per questo quest'anno ho voluto puntare su un altro noir.
 Ho deciso di dare una possibilità ad una di quelle serie della E/O e considerandolo abbastanza pasciuto ho afferrato "D'estate i gatti si annoiano" di Philippe Georget. La trama mette insieme una serie di elementi già rivisti: una giovane uccisa turista uccisa in spiaggia, grande canicola (non è certo ambientato in questo disastrato anno), poliziotti disillusi, casini familiari. Fido in una buona scrittura, del resto non è che tocca sempre leggere Tolstoj.


Ecco, ora saprete come passerò le mie ore in spiaggia. Vi sentite rassicurati? Voi cosa leggerete?

 Termino con l'avviso che non aggiornerò il blog almeno fino al 18. Dovrebbe uscire il 5 sulla 27esima ora del Corriere della sera il mio testo: "Ballata in P maggiore". Nel caso dovesse slittare, beh almeno ora sapete quale titolo dovete andare cercando se vi interessa.
 E speriamo che ci sia il sole!

6 commenti:

  1. Le tre settimane di giugno sono volate. Di solito porto troppo con me, quest'anno ho portato troppo poco: Giallo di zucca, di Gaia Conventi, La condanna del sangue, di Maurizio De Giovanni. Finiti troppo presto. (Ho rimediato per caso (in prestito) Sdraiati di Serra.) Per fortuna d'estate continuo la mia folle impresa di leggere la Divina Commedia e quindi mi sono sciroppato qualche canto del Purgatorio, non avendo altro.

    (Ho il lettore digitale, ma non mi fido a portarlo in spiaggia.)

    Sono interessato alla tua opinione sul Don Chishotte, che non l'ho letto.

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  2. Solitamente d'estate mi dedico ai romanzi più poderosi, se non di mille pagine almeno abbastanza lunghi e complessi da richiedere un po' di tempo e calma per essere gustati appieno. Quest'anno però il tempo è poco e la calma è relativa, quindi ho puntato su romanzi corti e leggeri come "Guida galattica per autostoppisti", qualcosa di comico tipo "If chins could kill" di Bruce Campbell e poi saggistica varia. Sono un lettore piuttosto disordinato e incostante, ma spero dal prossimo anno di attaccare mattoni come "Moby Dick", "Il conte di Montecristo" e, anch'io, "Don Chisciotte".

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  3. D'estate leggo un po' di tutto, ma proprio di tutto quindi dal fantasy al noir alle fesserie più blasonate ma anche dei bei mattoni. Quest'anno porto solo letture leggere:

    Le ultime ore dei miei occhiali di Nino Vetri
    L’armata dei sonnabuli del collett. Wu Ming
    Il vento nei salici di Kenneth Grahame da leggere con mia figlia (se finisce il libro scolastico)
    L' ultimo ballo di Charlot di Stassi FAbio
    Uccidi il padre di Sandrone Dazieri
    2 libri di Joe Abercrombie, uno da finire e uno nuovo.
    (e ci sarebbe anche il solito Camilleri ma non credo di avere ancora posto nello zaino )

    Direi che per questa vacanza fino al primo settembre possa bastare.

    Buona vacanze e grazie per la compagnia "virtuale"

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  4. Stavo pensando se portare anch'io in vacanza Don Chisciotte, anche perché per me l'estate è il tempo dei classici. Al di là di questo dubbio, opterò per letture molto voluminose che a casa, fra una distrazione e l'altra, si protrarrebbero più a lungo di quanto non accadrebbe in spiaggia nel dolce far niente. Sicuramente avrò con me Q, I misteri di Parigi, Miele e La verità sul caso Harry Quebert... lascerò all'istinto del primo giorno di vacanza la scelta del primo fortunato!

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  5. una domanda: perché saremmo in "un'epoca post-digitale"? La "digital age" sarebbe già finita?

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    1. no, mi sono semplicemente sbagliata, volevo dire post-analogica -.-"

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