lunedì 29 agosto 2016

Le regole di Bechdel e un procelloso polpettone. "L'isola dei cacciatori di uccelli" di Peter May, un giallo (?) virile che pare un fotoromanzo tra disgrazie, morti, tradimenti, figli segreti e poveri uccelli dalla carne tenera.

 Forse non molti conosceranno le cosiddette "Regole di Bechdel".

 Alison Bechdel è una fumettista americana autrice della meravigliosa graphic novel "Fun home" e di una longeva serie purtroppo tradotta in Italia solo in minima parte, "Dykes" che narra le vicende di un gruppo di amiche lesbiche e bisessuali nel corso di trent'anni.

 In una delle tavole più famose, due delle protagoniste escono dalla visione di un film e discutono della solita scarsa  presenza femminile nel film.
 Essendo la faccenda assai ricorrente, una rivela di aver creato tre regole minime che un film dovrebbe superare per essere visto, ossia quelle passate alla storia come "le regole di Bechdel".

Quali sono?

1) Nel film ci devono essere almeno due personaggi femminili di cui si conosca il nome.

2) Le due donne di cui si conosce il nome devono parlare almeno una volta tra di loro.

3) Ciò di cui queste due donne parlano quando si incontrano non deve avere a che vedere con altri personaggi maschi.

 Provate ad adattarle ai film che avete visto (e a fare l'esercizio a sessi invertiti) e vedete quanti li superano.
 Coi libri, bisogna dirlo, va un po' meglio, ma non sempre, specialmente quando ci troviamo al cospetto della narrativa di genere (in proposito bisognerebbe fare a Martin un monumento vista la gigantesca presenza femminile nei suoi fantasy), non ultimi i gialli.

Se l'investigatore è uomo farà misteriosamente parte solo di commissariati maschili, avrà solo informatori maschi, aiutanti maschi, confidenti maschi e le uniche donne che incontrerà saranno in genere avvenenti indagate o morte stecchite. 

 Capisco che immaginare le trame a tavolino per parità di genere non ha alcun senso logico, ma bisognerebbe se non altro rispettare le statistiche. 

 Sarebbe come girare solo film o scrivere libri con attori e personaggi bianchi quando il 25% della popolazione è di colore: possibile mai che i protagonisti incontrino magicamente solo caucasici? Succede anche questo lo so.

 Questo ragionamento nasce dalla lettura di un giallo che mi ha lasciato molto perplessa: "L'isola dei cacciatori di uccelli" di Peter May, libro che ha due pregi e infiniti difetti.

 Pregio 1: E' scritto in modo da farti arrivare alla fine nonostante la trama.
 Pregio 2: Descrive un mondo a me ignoto, quello dell'isola di Lewis, sperduta nel gelido mare scozzese, in balia di preti protestanti estremisti e di una povertà estrema.
 Fine.

 Per il resto la trama, a mio parere, non lo rende neanche un vero giallo quanto una sorta di feuilleton in salsa virile.

Isola di Lewis
 Ma parliamo della trama, nella quale, appaiono tre donne e mezzo (due mogli, una figlia e una zia nel passato) e qualche decina di uomini, in una statistica che forse esiste nel popolo dei nani dei mondi fantasy, dove le nane donne sono rare come i quadrifogli.

 Il bellissimo (come viene ripetuto di continuo) ispettore Fin MacLeod vive a Edimburgo dove un tizio ha sbudellato (termine forte, ma calzante) un suo concittadino in modo particolare. 

 Mentre Fin sta indagando, un'auto pirata uccide il figlio dandogli un motivo per mollare la moglie per la quale  non avrà un pensiero né un rimpianto per l'intero libro.

 Poiché non si può stare a casa a lutto per sempre, il suo capo lo spedisce sull'isola di Lewis a indagare su un secondo omicidio che sembra identico al primo.

 Fin che è originario di quei luoghi procellati dalle tempeste e dalla chiesa protestante, dove a quanto pare vivono solo uomini perennemente intenti in qualche mansione virile, torna lì a malincuore.

 Molte cose ha lasciato in quei luoghi o sarebbe più esatto dire che ci ha lasciato una lunga sequela di disgrazie.

 Lì, dopo un'autopsia da voltastomaco dettagliatissima (e tu dici, vabbeh la subisco, servirà a qualcosa, invece no), il giallo diventa la scusa per raccontare, tramite infiniti flashback, una vita da fotoromanzo.
 Veniamo a scoprire che Fin è rimasto orfano da bambino ed è stato cresciuto da una zia hippie inspiegabilmente tornata a vivere in capo al mondo in mezzo ai bigotti (per inciso Fin MacLeod non ha una parola buona per nessuno, manco per sua zia che se l'è preso a carico) e sin da bambino è stato perseguitato da Marsaili, una graziosa coetanea che rimpiange come un amore perduto, malgrado in nessun punto del libro sembra sia stato effettivamente innamorato di lei.

 La storia tra Fin e Marsaili che poi, ai fatti, dura pochi mesi alla fine delle superiori dopo che lui l'ha vista in topless in spiaggia, si potrebbe tradurre nei versi della celebre canzone:
 "Prendi una donna, trattala male, lascia che ti aspetti per ore, non farti vivo e quando la chiami fallo come fosse un favore".

 Tuttavia Fin rosica molto quando scopre che Marsaili è diventata la moglie del suo ex migliore amico Artair, vicino di casa dall'infanzia e il cui padre, insegnante di inglese, lo aveva aiutato a studiare per accedere all'università.
 Anche lì, Artair, esattamente come Marsaili, sembra essere stato sempre vissuto come un fastidio: "Sì, questo mi si è appiccicato perché abitiamo vicini, ma non è che lo sopporti molto".
 I due hanno un figlio, cosa che ogni tanto ricorda all'imperturbabile Fin che anche lui fino a un mese prima ne possedeva uno anche lui (la moglie come starà? Ce lo chiediamo noi, lui no).

 Poiché la vittima sull'isola di Lewis si rivela essere un bullo di estrema periferia coetaneo di Fin, la trama diventa un fotoromanzone a scatole cinesi che prevede i seguenti step:

Le povere Guga
1) Rievocazione di anni scolastici in cui Fin era un figone che rimorchiava chiunque e portava regolarmente sfiga ai suoi amici, (uno, il cui ruolo nel libro è senza senso, cade anche da un tetto spezzandosi la schiena), mentre il figlio del prete era dedito alle orge.

2) La figlia del figlio del prete (ora prete anche lui) asserisce di essere stata violentata dal morto, ma nessuno le crede.

3) Marsaili lo limona appena il marito si gira, chiaro segno che nonostante le vessazioni passate non l'ha mai dimenticato.

4) Si scopre che il figlio di Artair e Marsaili forse è di Fin, cosa che lo fa felice perché così ha un figlio di riserva (e un po' sticaxxi del suo amico)

5) La caccia delle guga.

 Perché il titolo ha un senso. In questa isola sprocellata, esistono degli uccelli, le guga, il cui sapore è a metà tra la carne e il pesce e che ogni anno vengono mattate a migliaia per due settimane da un gruppo di uomini dell'isola.

 La cosa viene vista come un rito di passaggio virile a cui è doveroso partecipare altrimenti gli altri maschi smettono di riconoscere il tuo odore e le donne chiudono gli accessi al talamo.
 Anche Fin ha partecipato anni prima ed è lì l'origine di tutto, compreso il catastrofico finale.

 A QUESTO PUNTO LEGGI SOLO SE NON LO VUOI LEGGERE PERCHE' E' SPOILER

Cosa accade?
 Marsaili svela a Fin un piccolo particolare: anni prima, arrabbiata col marito, gli aveva rivelato che il figlio non era suo, ma di Fin (cosa che potrebbe essere vera), e questo ha spinto Artair a ricoprirlo di mazzate dall'infanzia.
 Lei non è mai fuggita perché "lui ci avrebbe ritrovato".

 Intanto l'autopsia svela sostanzialmente che l'assassino è Artair, il quale ha perversamente messo in scena un omicidio uguale a quello di Edimburgo per far tornare Fin e potergli uccidere il figlio mentre lui è lì.

 Fin capisce tutto mentre la spedizione per la caccia alle guga dell'anno è partita con Artair e figlio al seguito per l'aspra isola della mattanza, così non gli resta che rischiare la vita dell'equipaggio di un peschereccio per poter salvare il ragazzo, certo che Artair lo ucciderà mentre sono a mattare povere bestie.

 Una volta a destinazione Fin ricorderà altre due sfighe random (dimenticate a seguito di una caduta quasi mortale): durante la sua caccia alle guga, per salvarlo, il padre di Artair era morto.

 Ma no, non è un eroe, perché il padre di Artair aveva abusato per anni di lui e del figlio, cosa che aveva spinto il gruppo di cacciatori di guga a processarlo e infine a prendere per i fondelli Artair per il resto dei suoi giorni (faccenda che aveva minato le sue capacità psichiche).

 Mentre ti aspetti che prenda fuoco l'isola o uno tsunami si abbatta su di loro, vista la fortuna che si porta dietro il bellissimo Fin, essi riescono a salvare il ragazzo il quale, da test del dna a cui l'intera isola si è sottoposta in stile Brembate di Sopra, si scopre essere davvero figlio suo.

 La storia quindi si conclude vittoriosamente: Fin ha un nuovo figlio e può dire addio all'ex moglie (anche se non sembra voglia riprendersi l'ormai sciatta Marsaili).

FINE SPOILER

 Ecco, questo libro ha anche due seguiti che  non leggerò. 
 Non è un buon giallo e l'avesse scritto una donna non sono neanche convinta che  l'avrebbero messo nei gialli vista la polpettonaggine (ho saltato altri pezzi da telenovela, tipo che la figlia del prete è incinta del figlio di Fin e ha finto la gravidanza perché se no il padre la randellava).
 So che ha problemi ben più gravi delle regole di Bechdel, ma ho trovato la palese mancanza di donne (possibile che non ci sia manco una poliziotta? Possibile che non ci sia manco una donna coinvolta se non in funzione delle sue gravidanze?) abbastanza inverosimile e irritante dall'inizio alla fine.
 Forse se la trama avesse retto meglio non ci avrei fatto caso, chissà.

Qualcuno di voi l'ha letto? Provate mai il test di Bechdel sui vostri libri? Pensate che non sia un polpettone, ma un capolavoro? Siete in pena per povere Guga? Testimoniate!

10 commenti:

  1. A me dispiace quando qualcuno si imbatte in libri così brutti. Davvero, sento una sorta di legame da lettore a lettore, so come ci si sente e provo molta pena per quel/la poveretto/a a cui tocca l'immane schifezza.
    Però c'è una piccola parte di me che è anche molto contenta: un titolo da depennare con decisione dalla lista dei "forse", un errore evitato. Grazie per questa grossa dritta!

    E a proposito della regola di Coso... Bechdel... è mezz'ora che penso a tutti i film visti nell'ultimo mese e non me ne viene in mente NEANCHE UNO che le rispetti O_O

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    1. La situazione è nera ma sta migliorando.

      Esiste un sito che tiene traccia dei risultato dei test di Bechdel per molti film: http://bechdeltest.com

      In particolare, alla pagina http://bechdeltest.com/statistics/ , c'è una statistica fatta sui 6686 file censiti sul sito. Dal grafico si nota un lento miglioramento con il passare degli anni.

      Se dovesse continuare così, forse per il prossimo millennio ...

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    2. Utilissimo quel sito, grazie! :)
      C'è da notare che se togliamo i film della Disney, che hanno sempre avuto tanti personaggi femminili (anche se spesso trattate maluccio) e i film tratti da fumetti Marvel, che sono sempre pieni di bellissimi personaggi femminili... non resta molto :(

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  2. Il bellissimo Fin porta sfiga che neanche "il bellissimo Jean-Claude"! E' la cosa che mi da fastidio di Camilleri, tranne Livia (nei libri) le donne di Montalbano sono tutte uscite da film anni 60 americani. Le tre regole sono difficilissime da applicare O__o

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  3. un po' OT: ti capisco quando dici "forse se non avessi notato 'sta cosa che le donne sono inesistenti e quando ci sono, sono soprammobili o peggio mi sarei goduta un po' di più il libro". Recentemente mi è succcesso con il film Jeeg Robot, quello con Santamaria. Non faccio spoiler, ma posso dire che la regola di Bechdel non viene rispettata, e peggio, e dopo aver notato questo il film non sono neanche riuscita a finirlo, nonostante per il resto mi piacesse molto (attori, trama, dialogo, fotografia). Ma quando si trattava del personaggio femminile.... :'(

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  4. sembrerebbe una merdaccia. Ce ne fossero di più di cotante recensioni così uno non perde tempo in cacchiate.

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    1. pessimo pessimo non è, nel senso che l'ho finito (quindi si fa leggere anche perché è lunghetto). Detto ciò, aveva troppa carne al fuoco e il protagonista era insopportabile: freddo, con aria di sufficienza su tutti, un filino misogino e intento a ricordare il suo triste passato, invece di investigare. Comunque ecco sì, me lo sarei riccamente risparmiato

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    2. "il protagonista era insopportabile: freddo, con aria di sufficienza su tutti, un filino misogino e intento a ricordare"

      Ecco, sì, chiediamoci come sia questo mistero: come mai i protagonisti di tanti gialli classici erano tutt'altro che mostri di simpatia (penso a Sherlock Holmes, o a quel dandy narcisista di Philo Vance, ma la lista potrebbe essere lunga), ma funzionavano perfettamente, facendo affezionare tanto il lettore - indipendentemente se maschio o femmina, mentre ora siamo invasi da questi personaggi arroganti sì, ma che finiscono per risultare insopportabili?
      Sarà la patina del tempo che ci fa amare gli uni, ma non gli altri? Sarà che quelli recenti non uniscono all'antipatia anche un'intelligenza raffinatissima che farebbe perdonare i loro difetti?
      Non so quale sia il problema, fatto sta che ho un culto per alcuni detective "antipatici" della vecchia scuola, mentre certi soggetti seminati in gialli o thriller più recenti mi paiono solo arroganti solipsisti insopportabili. Come sarà 'sto fenomeno? °_°

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  5. Io ho letto tutta la trilogia. I primi due mi erano abbastanza piaciuti, l'idea di errori presenti che devono essere risolti scavando nel passato... Il terzo, in cui doveva chiudere le fila, un po' una delusione... Ci prova, chiude tutte le storie aperte, ma tu rimani lì e pensi: come, tutto qui?
    Godibilissime le tue recensioni!

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  6. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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