domenica 8 settembre 2019

Le mie letture estive parte I! "Martin Bauman" di Leavitt, l'orrido "Europa Blues", l'ironico Markaris e la gradevole Sue Monk Kidd

Ci sono mesi che sembrano durare 5 volte più degli altri. Sono eterni.

 Il gennaio di quest'anno è stato uno di questi, ma anche agosto non ha scherzato. 
 Le tre settimane di vacanze sono riuscite nella rara impresa di volare eppure di sembrare al contempo infinite, stipate.
Più appassionante di qualsiasi romanzo: le avvincenti nature
del governo italiano
  Probabilmente il fatto di aver iniziato agosto con un governo e averlo finito un mese dopo con un altro in una successione di eventi sempre più improbabili, ha dato al tutto quella strana sensazione di "come andrà a finire, se finirà e quando finirà?".

 E' ovvio che di fronte a una realtà che sfida le leggi del fantastico, il rilassamento rischia di andare a farsi benedire, ma in qualche curioso modo per il momento sembriamo essere sopravvissuti su tutti i fronti. Speriamo non sia un fuoco di paglia.

 Ma come sono andate le mie letture estive? 
 Abbastanza bene! Finalmente, nella pace, ho potuto leggere quanto volevo, non mi è parso vero e già rimpiango quei bei pomeriggi di assoluto nulla sotto l'ombrellone, col libro, l'oceano e la pina colada (quest'anno, crepasse lo stereotipo, l'ho fatto sul serio!).

  Dovrei riuscire a recensirli tuuuuutti in circa tre post (giuro, ci metterò meno di un mese anche perché devo iniziare i miei post halloween/autunno), ecco a voi la prima infornata!


MARTIN BAUMAN di David Leavitt ed. Mondadori:

Non avevo mai sentito parlare di questo libro di Leavitt e sono rimasta molto stupita quando mi è apparso sugli scaffali della biblioteca. Era ben pasciuto e sembrava molto adatto come lettura estiva e, in un modo o nell'altro, non mi ha deluso.

 E' sicuramente un libro particolare e non pienamente riuscito. 
 Non perché non sia scritto benissimo, anzi, si fa leggere e cattura, ma se avete letto anche altri di Leavitt vi accorgerete di una cosa fondamentale: il libro è un po' confuso e lo è perché racconta un periodo della sua vita in cui, assai probabilmente, doveva esserlo anche lui.

 Diceva Calvino ne "Il visconte dimezzato": alle volte uno si crede incompleto ed è soltanto giovane.

 E' un po' quello che succede a Martin Bauman, palese alter ego di Leavitt, che racconta i suoi primi passi nel mondo letterario (similissimo per certi versi a quello italiano, nella parte editoriale, diversissimo nella parte autoriale).

 Martin inizia seguendo le lezioni di un famosissimo editor e, in teoria, Leavitt vorrebbe convincerci che il rapporto tra di loro sia il vero fulcro del libro, invece Stanley Flint non è mai un personaggio realmente tratteggiato, appare piuttosto come una sorta di archetipo editoriale: l'inaccessibile e antico e venerabile mondo dell'editoria vs giovane di belle speranze che spera di avere talento e ce la mette davvero tutta yeah.

 Quello che sembra interessare davvero Leavitt (ma che curiosamente sembra quasi non saperselo confessare nonostante ci stia scrivendo un libro sopra) è la devastante fine di un'amicizia della quale sembra non essersene mai fatta una ragione.

 Un po' lo capisco, ci sono alcuni rapporti che appaiono eterni e finiscono per avvoltolarsi nelle pieghe della giovinezza.

 Tu sei lì che cerchi di capire come essere felice e scopri che per esserlo devi perdere alcune tra le persone che ami di più, è una lezione abbastanza difficile da digerire.

 Così Leavitt tira fuori due "teste di morto" abbastanza ricorrenti nei suoi primi racconti: la prima grande storia d'amore che fondamentalmente era la prima grande palla al piede, e la prima grande amicizia che si rivela un tradimento di aspettative, di coraggio, di opinioni.

 Il libro dà il suo meglio nella parte centrale, quando Martin Bauman si trova a lavorare in una casa editrice tra episodi tragicomici, mentre sembra diventare un altro libro, completamente diverso e avulso dal resto della trama nella terza parte, quando cerca di spiegarsi una cosa che ancora palesemente non si è spiegato da solo: come fanno a mancarmi due persone che erano così incredibilmente sbagliate per me?

 Lo consiglio se amate lo scrittore o volete diventare scrittori, altrimenti rischia di annoiare.


DIFESA A ZONA di Petros Markaris:

Avevo abbandonato Markaris un paio di anni fa dopo aver letto tre libri di seguito, tutti un po' troppo simili tra loro.
 Quest'anno la biblioteca mi ha indotto a dargli una seconda possibilità fornendomi su un piatto d'argento "Difesa a zona" che appariva in una piccola gustosa edizione molto da viaggio (perché non fanno più libri così??).

 Il giallo, uno dei primi della serie, prende le mosse da una vacanza che il commissario Charitos sta facendo sulla moglie sull'isola di Santorini. 
 Un terremoto improvviso causa crolli e smottamenti e fa riemergere un cadavere ritrovato da alcuni giovani dottorandi europei che agli occhi del commissario sono tipo degli Hippie della peggior specie.

 Il cadavere si scoprirà collegato ad un altro omicidio ad Atene, pochi giorni dopo. Com'è possibile? Cos'hanno a che spartire un arbitro di serie C e un imprenditore di successo ateniese?

 L'indagine è abbastanza complessa, ben suddivisa tra intrecci familiari e corruzione (uno dei grandi crucci di Markaris) e ha un'altissima dose di ironia che rende Charitos formidabilmente simpatico (perla uber alles il fidanzato della figlia laureato in agraria che il commissario continua a chiamare "Il fruttivendolo laureato").
 Se volete affontare un Markaris è quello da cui iniziare!


LA VITA SEGRETA DELLE API di Sue Monk Kidd ed. Mondadori:

 Non so perché, ma questa estate mi era presa una voglia pazza di leggere un libro in stile "Pomodori verdi fritti".

 Ho chiesto aiuto su fb e, tra gli altri titoli, mi era stato proposto questo che oscuramente ricordavo per via di un film con Dakota Fanning e Queen Latifah.

 In effetti l'ambientazione è proprio da "Pomodori verdi fritti": sud degli Stati Uniti, a noi parrebbe fine ottocento, ma in realtà siamo negli anni '50.
 Una ragazzina, Lily, orfana di madre, vive con un padre violento e menefreghista e viene sostanzialmente cresciuta da Rosaleen, una bracciante di colore che il padre ha messo in casa quale governante dopo la morte della moglie.

 Un giorno, a seguito di una rissa durante la quale Rosaleen viene picchiata da alcuni tizi ancor più razzisti dei razzisti, le due decidono di scappare e fuggono nell'unico posto che viene in mente a Lily: un paese a qualche ora di distanza, il cui nome è segnato dietro la curiosa icona di una Madonna nera, uno dei rari ricordi della genitrice defunta.

 In questo caso il cuore immacolato di Maria funziona e invece di finire sotto un ponte le due trovano ricetto presso la grande casa di alcune sorelle apicoltrici che, oltre ad avere i nomi dei mesi primavera-estate, tengono anche un curioso circolo religioso che mescola cristianesimo e sincretismo animista/matriarcale.

 Il libro è grazioso, mai ai livelli di "Pomodori verdi fritti", ma ha una sua poesia e una certa visionarietà in alcuni punti: gli incontri religiosi, il nascere dell'attrazione fisica di Lily verso un suo coetaneo di colore, la drammatica follia di una delle sorelle.
 Devo dire che mi è piaciuto, molto insolito rispetto alle immagini sempre identiche restituite dai libri statunitensi.
 Adesso sono curiosa di vedere il film.

EUROPA BLUES di Arne Dahl ed. Marsilio:

Ogni anno provo a dare una possibilità a un nuovo autore di gialli, meglio se scandinavo. L'anno scorso ho toppato alla grande con Asa Larsson, quest'anno l'ho fatto con Arne Dahl.
 Un libro incomprensibilmente orrendo da leggere, dall'inizio fino a ben oltre la metà inoltrata quando ho deciso di abbandonarlo.

 Una sorta di task force svedese i cui personaggi non sono mai tratteggiati come Cristo comanda (suppongo lo siano stati nei libri precedenti, ma di solito si ha il buon gusto di dire due parole anche ai poveracci che prendono la serie da un numero a caso) sono alle prese con una specie di gruppo di vendicatori (forse vendicatrici) che usano tecniche di tortura degne di un film horror di serie Z.

 Non so se per colpa dell'autore o del traduttore buona parte del libro risulta incomprensibile a causa di alcune fissazioni, come la parola "ghiottone" stante a indicare una specie di marmotta vorace che all'inizio divora il corpo di una vittima (che va bene, ma lo ripetono tipo 200 volte) o modi di dire come "femministe ninja" che non riesco bene a capire che caspita dovrebbero essere (sembrano delle terf con strane manie di vendetta, ma nel libro viene usata come espressione colloquiale accreditata che dovremmo capire).

 In più, a peggiorare il tutto, c'è uno di questi poliziotti che sta facendo una lunga vacanza in Italia coi soldi di uno zio defunto e che fa tutto quello che ti aspetti faccia uno straniero in Italia: affittare una villa nel Chianti, bere vino sotto il portico, coltivare erbe odorose in giardino e, già che c'è, collaborare coi carabinieri locali (che a quanto pare si offendono se non dividi della grappa con loro in ufficio) in indagini non ben definite su vendicatrici mascherate, tratta delle bianche e prostituzione nei centri di raccolta migranti.

 Un libro assolutamente illeggibile che non ha tensione MAI e appare solo grottescamente ridicolo.
Statene alla larga.

3 commenti:

  1. Non ho mai letto Europa Blues, e dopo questa recensione non lo leggerò neanche in futuro, ma - tanto per essere giusti - il ghiottone (Gulo gulo) non è un'invenzione e non è neanche una specie di marmotta. È il più feroce e il più grosso dei mustelidi, che sono già di loro una famiglia di animali molto feroci (solo che la maggioranza, per fortuna, sono piccoli). Sono animali artici, e sono ben presenti nell'immaginario dei popoli del nord. Il nome del supereroe Wolverine è il nome inglese del ghiottone.

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    1. No, ma lo so che non è un'invenzione. Che fosse una sorta di marmotta era il modo in cui te la vendevano nel libro (in cui i ghiottoni diventavano particolarmente feroci dopo aver anche ingerito cocaina).

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  2. Posso dirti per certo che questo tipo di gialli svedesi sono spesso o tradotti dall'inglese o comunque tagliati basandosi sulla versione inglese.

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