Se il ciel e soprattutto i gentili autori mi assisteranno, tenterò in futuro di pubblicare le interviste di mercoledì. La settimana scorsa è stato il turno del dott. Silvano Fuso, questa di Ezio Zanini, autore de "Il labirinto dei giochi perduti. Giochi da tavolo dal mondo antico al medioevo" di cui avevo parlato nel post Mysteriosi manoscritti di giochi e scacchi! Il "Libro de los juegos" e il "De ludo scachorum", quando gli antichi ne sapevano già molto più di noi. Il titolo del libro è abbastanza parlante, si tratta di un testo, scritto in modo scorrevole sui giochi da tavolo diffusi nell'antichità, in un mondo che gli attribuiva, oltre che un senso puramente ludico, anche messaggi filosofici.
In quest'intervista, decisamente interessante e sorprendente, c'è tutto un mondo da scoprire. Tra decrescita, giochi che svaniscono, rievocazioni medievali e beat generation, dovete solo leggerla, oplà!
Com'è nata l'idea
del libro?
L’idea è nata nel 2006 dietro
richiesta diretta di un editore. All’epoca, frequentavo molte
rievocazioni presentando un banco didattico ed espositivo con alcune
ricostruzioni di tavole da gioco curate da me, ad ogni tavola avevo
associato un libricino scritto con poche righe di cenni storici e la
descrizione delle regole di gioco. L’editore in questione, notata
la cosa, mi propose di raccogliere tutto quel materiale in un
manuale. Pensai allora che sarebbe stata
un’interessante occasione per esporre quegli aspetti che di rado riuscivo ad approfondire col pubblico. Mi bloccai però in
fase di stesura e non se ne fece più nulla. Poi nel 2011 si
presentò una seconda occasione con le edizioni “Il Cerchio”
a quel punto il libro era praticamente già scritto.
Come hai condotto la
ricerca?
Tutte le informazioni
relative ai giochi sono venute fuori un po’ alla volta, da una
ricerca, sviluppatasi in tempi molto lunghi, dovuta al mio interesse
personale più che alle esigenze di pubblicazione. Sicuramente
l’occasione di pubblicarle è stata utile a riordinare nozioni e concetti, raccolti qua e là, in un pensiero
più consapevole. L’idea iniziale (che mi portò al
blocco di cui ho parlato) seguiva, infatti, una tesi
“strutturalista”, per così dire. Pensavo fosse possibile,
analizzando gli svaghi tipici di una determinata società e
comparandoli con altre informazioni, risalire ai valori ed alle
caratteristiche che accomunavano quella collettività in
particolare. Mi sono però accorto che più mi sforzavo, più affiorava una realtà
“generativa”: i giochi in questione parlavano dell’Uomo
e della sua natura in modo universale, più che delle strutture
che regolavano la collettività in cui viveva. Realizzata
la cosa, ho cercato di rimanere coi piedi per terra convinto che
l’interesse (dell’editore e di possibili lettori) potesse essere
rivolto alle regole di gioco più che ai miei sofismi.
Com'è nata in te
la passione per il mondo medievale?
Sicuramente da un groviglio di pulsioni differenti in cui inizialmente, oltre ad
una continua ricerca di radici, ha prevalso la fascinazione per
l’immagine romantica ed idealizzata del cavaliere medievale. Pian piano, ha preso il sopravvento l’aspetto più concreto:
l’interesse per l’artigianato storico e per tutte quelle antiche
tecniche di lavoro manuale che purtroppo stanno scomparendo.
Cosa leggevi da bambino?
Da bambino leggevo
pochissimo: lo stretto indispensabile impostomi a scuola. Poi verso i
15, 16 anni ho iniziato ad interessarmi alla lettura scoprendo i
testi della beat generation: Jack Kerouac, Allen Ginsberg etc.
Fortunatamente da allora la passione per la lettura e la curiosità
per il mondo dei libri non mi hanno più abbandonato.
Ci sono dei libri che ti hanno
cambiato la vita?
Penso che ogni buon libro
lasci qualcosa dentro ai lettori, ma parlare di quelli che hanno causato svolte significative crea un po’ d’imbarazzo, perché si tratta spesso di letture giovanili, quando si era
più aperti al cambiamento. Per me, almeno, è così.
Uno di questi libri è “Lo zen e l’arte della manutenzione
della motocicletta” di Robert M. Pirsig. Ricordo come l’autore si
arrovellasse nel tentativo di definire uno sfuggevole concetto di
“Qualità” preso tra soggettività ed oggettività.
Ci riuscì interpretando alcune parole derivate, in lingue
diverse, dallo stesso fonema “RT” di origine paleo indoeuropea.
Quelle parole erano: aritmetica, aristocrazia, arte, artigianato,
rito e rituale. Da quando lessi quel libro queste parole hanno sempre
rappresentato, per me, una sorta di “via” da seguire. Con
orgoglio quasi giovanile, mi è scappato un sorriso quando mi
sono reso conto che sono anche i temi attorno ai quali ho intessuto il libro sui giochi.
Un altro romanzo che ha
significato molto è “Ishmael” di Daniel Quinn, anche in
questo caso, è stata la lettura adatta a descrivere un
mutamento di cui, forse inconsciamente, sentivo già
l’esigenza. Fu il libro che mi dette la spinta a ritrovare un forte
contatto con la natura, maggior consapevolezza ecologica, e mi spinse
a fare le scelte che mi hanno portato al genere d’attività e
di vita che conduco tuttora.
E-reader o carta
stampata?
Un po’ per deformazione
professionale, un po’ per convinzioni personali, vivo in un mondo
volutamente obsoleto per cui non posso che affermare: carta stampata!
Di un E-reader (so a malapena di cosa si tratti) posso sicuramente
apprezzare le possibilità di ricerca rapida che immagino possa
dare, oltre alla grandiosa capacità di immagazzinare dati. Tuttavia penso che il grosso fascino di un libro risieda proprio nel
fatto di non necessitare di altre fonti di energia, se non quelle
fornite dal cervello che interpreta i segni tracciati, per
ricostruire i mondi immaginari ed i concetti descritti.
Il tuo gioco medievale preferito e il tuo gioco moderno preferito.
Le immagini sono tutte tratte dal sito http://www.viduquestla.it |
Per quel che riguarda il
gioco medievale, sono fiero sostenitore dei giochi di dadi.
Per me la promozione dei dadi è un’autentica crociata: si
tratta probabilmente dell’attrezzo ludico più antico
inventato dall’uomo (sicuramente tra quelli in uso ancora oggi) ed
era anche il più diffuso prima che i giochi di carte gli
soffiassero il primato. Se si riprendessero in
considerazione i dadi come attrezzi ludici indipendenti da altri giochi
(e non, come spesso accade, solo parte di essi) si favorirebbe una loro più corretta conoscenza, e la riscoperta
dell’importanza del loro ruolo svolto nella storia dell'uomo.
La graduatoria dei giochi
moderni preferiti, a parte i giochi di dadi, invece, subisce continue
variazioni dovute a ritorni di fiamma, mode, frequentazioni etc. In
generale preferisco giochi immediati, che favoriscano l’interazione
senza supporti o regole troppo voluminose. Attualmente in testa alla
classifica metterei “Bang!” e “Saboteur”.
Cosa stai leggendo
adesso?
Mi dedico sempre a più
letture contemporaneamente e, pur sentendone la mancanza, sto un po’ trascurando i romanzi per dedicarmi alla saggistica. Sto
leggendo “Gli scacchi di Luca Pacioli. Evoluzione rinascimentale di
un gioco matematico” e rileggendo “Il bosco nel medioevo” a
cura di Bruno Andreolli e Massimo Montanari e “La vita di bordo nel
medioevo” di Jean Merrien. Sono monotematico, lo so…
Che libri consiglieresti
a chi vuole avvicinarsi alla magia del medioevo?
Se dovessi dare un consiglio privato ad una persona
completamente a digiuno sull’argomento probabilmente propenderei
per “Le nebbie di Avalon” di Marion Zimmer Bradley oppure la
lettura della collana “Il mistero del Graal” di Jean Markale.
Insomma penso siano adatti ad appassionare un neofita quei romanzi di
indirizzo vagamente “fantasy” che ricalcano un po’ le trame
eredi della letteratura dell’epoca (mi vengono in mente anche
“I Mabinogion” di Evangeline Walton o differenti testi Morgan
Llywelyn). Sono tutti libri che, senza avere la pesantezza di romanzi
storici più accreditati, trovo emotivamente, d’impatto
e non rischiano di deludere chi volesse, poi, approfondire la questione.
Puoi parlarci brevemente
del tuo particolarissimo mestiere?
Mi occupo di artigianato
artistico cercando, per quanto possibile, di ricostruire repliche di
oggetti storici realizzate in modo coerente con le tecniche e le
tecnologie conosciute nel passato.
Si tratta di un’attività
interessante, per quanto poco remunerativa, basata su concetti di
ecosostenibilità e decrescita. I ritmi produttivi sono spesso
lenti a causa dell’alta percentuale di processi manuali e non è
assolutamente possibile conteggiare il tempo dedicato alla ricerca,
che ricopre un ruolo fondamentale, né prevedere in anticipo
la qualità del risultato finale (che spesso, per me non è
il vero obiettivo di tutto il lavoro). Bilancio il tutto
partecipando, con dimostrazioni d’artigianato o esposizioni delle
mie realizzazioni, ad eventi rievocativi. In tal modo, l’importante
vocazione storico-turistica del territorio italiano aiuta la mia
attività che altrimenti collasserebbe, priva di risorse.
La ricostruzione di
giochi (regole, supporti, attrezzi) rientra nell’ambito d’interesse
della mia attività sotto più aspetti: non si tratta
solo dei prodotti da proporre al pubblico, ma di una vera e propria
raccolta di “tecniche di sopravvivenza”. Rappresentavano, infatti, l’unica importante via d’evasione facilmente accessibile a tutti, nelle epoche passate, quando i libri non avevano ancora la diffusione
di cui godono oggi.
Ringrazio ancora moltissimo Ezio Zanini per quest'intervista, che, anche memore delle mie passioni universitarie per il medioevo, ho trovato interessantissima. Mi raccomando, un'occhiata almeno il suo libro se la merita tutta!
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