martedì 4 febbraio 2014

Le (ig)nobili situazioni di imbarazzo più frequenti in libreria! Ex redivivi, rappresentanti poco cauti, ladri di polli e parenti in incognito!

Volevo scrivere la recensione al piccolo libro per piccolo tragitto, ma slitta a domani causa stanchezza molesta. Questa sera mi dedicherò al nobile argomento dei momenti imbarazzanti che si verificano in libreria.
Nessuno come Manuela Arcuri sa meglio esprimere il concetto di imbarazzo.
L'idea mi è venuta l'altro giorno, quando una coppia di sciuri (esemplare di sciura femmina con marito cotonato annesso), mi hanno chiesto un libro, io non l'ho trovato e dopo essermi scusata sono tornata a sistemare i libri di rifornimento. D'un tratto, mentre cercavo di fare spazio nella lettera G, li sento tubare e insultarmi.
Quella deficiente non ha neanche capito che cosa cercavamo” “Provo a vedere io, aveva una faccia da cretina.” “Ti ricordi com'era la copertina?” “Boh, la scema ha detto rossa.”
Accidentalmente lo sciuro si è voltato e ha incrociato il mio sguardo attonito. Preso da straordinaria freddezza non ha fatto una piega e mi ha detto, “Ci scusi, stiamo ancora cercando il libro, non è che può aiutarci?”.
Io al posto loro mi sarei seppellita, invece non li ho visti fare una piega. Li ho quasi ammirati.

Ma quali sono le (ig)nobili situazioni di imbarazzo più frequenti che si verificano in quel popoloso luogo che è una grande libreria?

LA MANCATA AGNIZIONE:
Essa è tra le cause più frequenti di imbarazzo e può declinarsi in varie forme.
C'è la mancata agnizione tra clienti: Vedi uno che corre incontro ad un altro e l'altro dipingersi in faccia un “E tu chi caxxo sei?” grosso come una capanna. Ne segue in genere una conversazione surreale tra il riconoscitore che si cimenta nella parte dell'amicone col boccale di birra in mano e il riconosciuto che fa di tutto per carpire il nome di battesimo dell'altro e risalire alla sua identità.
La mancata agnizione tra il libraio e lo scrittore: Nel mio caso specifico capita pure quando alle presentazioni si presenta qualcuno di conosciuto. Probabilmente sul luogo di lavoro io disinnesco le mie capacità fisiognomiche e non riconoscerei neanche mia nonna. In genere mi prendono per strana, gli scrittori invece se la prendono. Tuttavia le scene peggiori sono quando uno scrittore (in genere in erba) viene chiedendo mysteriosamente info sul suo libro e tu magari ti lasci andare a qualche sarcastico commento. “Oh, la storia di un cane e un ufo che cadono su marte e sopravvivono nutrendosi di litio e gatti. Ma chi può aver partorito una cosa del genere?”. Ecco quell'unica volta che vi lascerete andare a tale commento, l'autore sarà lì davanti a voi.
La mancata agnizione tra il libraio e il parente di uno dei suoi colleghi: Situazione pericolosissima specialmente se il parente cerca di carpire da te delle informazioni. Le madri dei colleghi maschi sono inquietanti, giungono e sibilline ti chiedono dov'è il caro ragazzo che lavora lì, poi ti tempestano di domande su come sia e non sia, lavori, corra, splenda. Pare una stupidaggine, ma un giorno cantai alla madre di un mio collega in piena tresca che lui quel giorno era a pranzo con la presunta amante. Non sapevo niente di nessuno, tanto meno l'identità della vecchia. Mi odiarono tutti. Nel dubbio, ora. quando uno sconosciuto mi chiede come e quando lavora un certo collega ignoro la domanda e prendo tutti per papabili stalker.

LA SPUTTANATIO:
E' il caso citato in principio, ossia l'infelice momento in cui ti trovi a parlar male di qualcuno e quel qualcuno è dietro di te. Ci sono i clienti che insultano il libraio definendolo un decerebrato salvo trovarselo dietro, il collega sempre sorridente e politicamente corretto che fa la battuta da caserma su gay convinto che tu non sia dietro lo scaffale. Quello lecchinante che, pensando di essere solo con te sull'intero piano, si lascia andare a sarcastici commenti sui grandi capi salvo trovarsene uno dietro la schiena pronto a fargli “Bu!” (realmente accaduto, divenne bianco e rosso e di nuovo bianco, peraltro mi odiò perché convinto che sordidamente avessi taciuto la presenza del capo per mio tornaconto personale, spiaspiaspia).
C'è il rappresentante che viene a presentare il catalogo e tentando di fare il simpatico e piazzare improbabili saggi sulla vita sessuale dei parameci o sulla storia di un ignoto circolo socialista di un paesello della Calabria, adula il libraio nel modo sbagliato. “Tu sì che sei bravo, altro che quella cretina di prima. Scusa se mi permetto, ma non capiva niente. Una vera incompetente” “Fantastico, è la mia fidanzata”.
Mai abbassare la guardia, anche i libri hanno le orecchie.

IL FURTO SVENTATO:
Nelle librerie si ruba. Ma tanto. Ma tanto tanto. In “Tutta colpa di Freud” ho visto Vittoria Puccini fare la libraia e uscire pazza perché le sparivano tre libretti d'opera. Cara Vittoria, non hai visto niente. Beccare un ladro coi fiocchi, a meno che non sia un idiota (ci sono pure quelli) è difficile. Di solito quelli che vengono pescati con le mani nel sacco sono i ladri di polli, quelli che secondo me manco lo sanno perché si stanno cimentando in tale cavolata. Sono i ragazzini taccheggiatori che si infilano la gomma nella manica e voltandosi verso i tuoi occhi inquisitori diventano lividi o i deficienti più su d'età che si intascano libri low cost con la noncuranza di un topo morto. Ricordo il pomeriggio in cui impilando scorte sotto un tavolo, vidi una coppia di universitari mettersi due libri della Newton da 0.99 in borsa. Li fissai un po' attonita, uno di loro se ne accorse e divenne bordeaux, poi, quieto, estrasse lentamente il maltolto dalla borsa e lo rimise al suo posto. Uscì meccanicamente con l'amico. Chissà che caspita gli era venuto in mente, se la prova di coraggio, la perdita di una scommessa o l'idiozia totale.

L'ARRAMPICATORE SUGLI SPECCHI:
Tutti si arrampicano, pure io lo faccio. Se giochi ad un trivial pursuit vivente tutti i giorni della tua vita è ovvio che cadi in fallo pure te. Siccome io ODIO cadere in fallo davanti a gente che mi chiede libri di Socrate o mi cita Nelson Mandela come la propria bibbia personale, io nego i miei errori e attribuisco le mie distrazioni al catalogo. Il cliente però è più fallace e arrampicatore di me. Egli sa di non avere le idee chiare, ma alcuni pur di non ammetterlo si farebbero tagliare una mano. I momenti salienti di imbarazzo si raggiungono quando l'altro nega l'evidenza e rinuncia persino a comprare il libro che gli interessa per non dover dire mai “Ho sbagliato”. Stanno cercando un libro di cui hanno letto una recensione sul corriere e si chiama “Storia di Giovanna”. Ti fanno fare pacchi e pacchi di ricerche ovunque pur di trovare questo titolo, lui è sicuro, tu sei un'incapace, chiamate qualcuno, risolviamo questa indegna situazione ecc. ecc. Dopo quaranta minuti, passa un altro cliente col giornale e la famosa recensione. Glielo chiedi per carità per uscire dall'impiccio e scopri che il titolo è “Storia di Caterina”. Ebbene NO. Il giornale si sbaglia, la recensione è un'altra, il giorno è un altro, in che mese ci troviamo, forse non stava cercando neanche un libro, ma un cd, un dvd, un soprammobile. Le ragioni della pantomima sono ignote, ma lui si sente in dovere di farla.

GLI EX:
Gli ex ci perseguitano, sempre e dovunque. Può essere l'ex fidanzat* storic*, l'ex padrone di casa con cui ci siamo tirati gli stracci e minacciati reciproche querele, gli ex amici che ci hanno accoltellato alle spalle e/o rubato ex fidanzat* storic* con cui si sono alfin sposati e riprodotti, ex parenti con il quale condividiamo infinite cause per eredità, ex mariti ed ex mogli che vorremmo poter teletrasportare su un altro pianeta. Ex ex ex.
In libreria i casi sono due: gli ex tuoi o di colleghi che giungono freschi e tosti di proposito per molestarti lì dove sanno che ti annidi e lavori, o gli ex che cerchi in tutti i modi di evitare eppure non fai che incrociare urbi et orbi.
Nel primo caso si assistono a scene penose in cui il libraio si chiude in magazzino, cambia settore, si arrampica sugli scaffali come l'uomo ragno tentando di attaccarsi al soffitto, diventa improvvisamente disponibilissimo col cliente e si intrattiene con lui per intere mezz'ore nel disperato tentativo di trovarsi qualcosa da fare. Lancia segnali di fumo e disperazione agli altri colleghi perché creino un diversivo che accompagni la mina vagante il più lontano possibile dalla propria aria vitale e successivamente apre le cataratte delle sue disgrazie passate.
Nel secondo caso i clienti non dispongono del vantaggio territoriale del libraio e se i due ex si incrociano possono scegliere tre strade per affrontare l'imbarazzo:
1)Non salutarsi.
2) Fingere cordialità e maledirsi in silenzio.
3) Gridare e tirarsi gli stracci in pubblico.
Grazie a dio vanno per la maggiore le prime due, ma davanti a questioni di denaro ho visto entrare in azione anche la terza. E allora l'imbarazzo cala complessivo su tutta la sala.


E voi? Avete mai avuto momenti d'imbarazzo puro in libreria? E perchè?

3 commenti:

  1. Una volta ho salutato un'amica e quella ha fatto finta di non vedermi e di non sentirmi. Ho insistito e a quel punto mi ha riconosciuto. Poi ha detto che mi aveva ignorato perché pensava che fossi uno che l'aveva vista lì e voleva provarci con lei.

    Io le ho detto che potevo sempre rimediare.

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    1. Penso sia il commento più esilarante mai comparso sul blog :D

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    2. Mi sopravvalutava, io sono un ragazzo timido, sensibilissimo :D

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