mercoledì 19 marzo 2014

"Perché non era previsto che noi sopravvivessimo". Tra anarchiche giapponesi e texane, poetesse ambigue e garibaldine coraggiose, bozzetti biografici di donne che hanno fatto la storia e la storia non ricorda.

Cartolina contro le suffragette.
 In occasione della festa delle donne ero in altre faccende affaccendata (primariamente avevo un grandissimo sonno per un attacco di cosmica insonnia della notte precedente), perciò il post commemorativo sulla grandezza, la magnificenza, lo splendore e tutte quelle cose lì del genere femminile, venne saltato a piè pari.
 Come ho detto varie volte amo molto le biografie per quel senso di magnificenza e onnipotenza che ti donano dopo averle lette. Ti rendi conto che Giovanna D'Arco era una contadina che ha guidato le armate francesi alla vittoria mentre tu all'età sua eri al massimo una matricola universitaria che piangeva sul suo ultimo esame non dato per codardia.
 Ci sono vari libri che riportano bozzetti di avventurose vite al femminile. 
 C'è un motivo se furoreggiano e spopolano ben più di quelle degli uomini: è la quantità di avversità storiche, familiari e sociali contro cui tutte loro hanno dovuto combattere. Anche gli uomini hanno avuto i loro problemi per carità, ma come cantava Audre Lorde: "Per tutte noi questo istante e questo trionfo, perchè non era previsto che noi sopravvivessimo".
 E se guardate alla storia del mondo davvero è incredibile come siano sempre esistite donne che non si sono fatte schiacciare.

Iniziamo con "Americane avventurose" di  Cristina De Stefano ed. Adelphi. Nell'indice di scrittrici, fotografe, attrici e giornaliste,  sono due le vite hanno attirato la mia attenzione:

HILDA DOOLITTLE:
Nonostante il cognome che ormai io (come molti altri penso) assoceremo per sempre al veterinario in grado di parlare con gli animali, la cara Hilda fu una poetessa e soprattutto una di quelle classiche persone che non ti spieghi come, ma in vita loro hanno conosciuto solo personaggi straordinari.
  Innanzitutto quindicenne ebbe un breve fidanzamento con Ezra Pound, poi iniziò la sua lunga carriera di bisessuale saltabeccante con Frances Gregg assieme alla quale partì per l'Europa, dove rimase praticamente per tutta la vita. Qui si sposò, ebbe una figlia da un altro uomo, poi una relazione con D.H. Lawrence, poi ebbe una lunga storia con un'altra poetessa, Bryher, con la quale fondò una rivista di cinema. A quel punto si infilò in una complessissima storia a tre, prima con una terza donna, poi con un terzo uomo che sposò la Bryher. Al colmò della mosaica complessitàm quest'ultima e il neomarito adottarono la figlia della Doolittle, la quale aveva deciso di andare in analisi nientemeno che con Sigmund Freud in persona. Tra poesie, ispirazioni alla mitologia classica e interesse per la psicanalisi ebbe vari esaurimenti e infine morì nel 1961. 
Se i bisessuali cercano una santa patrona, posso assicurare che mai persona ha avuto le carte più in regola. 

DOROTHY DANDRIDGE: 
 Forse tutti non sanno che (ma non lo sapevo neanche io prima di leggere il libro), questa bellissima attrice fu la prima afroamericana candidata all'oscar, precisamente come migliore attrice. Cantante e intrattenitrice precocissima assieme alla sorella, il suo inizio di carriera è la più classica delle storie del grande sogno e riscatto americano. Sua madre, povera, ma con vena artistica, le lancia come cantanti nel circuito delle chiese, la loro fama si spande e pochi anni dopo Dorothy inizia la sua carriera d'attrice. 
 Non erano però tempi adatti per un'attrice di colore, tanto meno per lei, che raffinata e bellissima, usciva fuori da tutti gli stereotipi hollywoodiani allora in voga. Il suo aspetto non la rendeva credibile nè come schiava nè come domestica (non c'erano parti altre parti per le attrici afroamericane se non stravaganze come la regina della giungla che infatti impersonò). Tuttavia ebbe la fortuna e il talento di incappare in uno dei pochissimi ruoli buoni adatti a lei: protagonista nel musical "Carmen Jones" per cui e be la nomination. Fu il picco della sua carriera che iniziò poi una rovinosa parabola discendente. La sua vita privata fu un disastro, la sua unica figlia nacque malata, si coprì di debiti e non trovò più nessun ruolo che le si addicesse (continuando strenuamente a rifiutare tutti gli altri). Morì per overdose a 42 anni.

Libro dal tono più politico, foriero di insolite storie di sangue, fatica e politica è invece "Anarchiche" di Lorenzo Pezzica ed. Shake.

NOE ITO: 

La storia di questa donna, morta ad appena 28 è straordinaria. Nacque alla fine del 1800 in un'agiata famiglia giapponese e si sposò giovanissima con la speranza di emigrare in America. Quando le fu chiaro che non sarebbe avvenuto, lasciò il marito per un suo insegnante da cui ebbe due figli. L'insegnante in questione non era l'ultimo degli sconosciuti, ma il traduttore giapponese di Max Striner e assieme a lui iniziò una presa di coscienza politica a seguito della quale inizierà un'incessante produzione giornalistica. Femminista ante litteram, traducendo un'opera di Emma Goldman, conobbe il suo nuovo compagno, l'anarchico Sakae Osugi per cui abbandonò il marito e dal quale ebbe quattro figlie (non so se potete immaginare le proporzioni dello scandalo in una società come quella giapponese e a inizio '900). Assieme diedero una forte spinta alla costruzione del movimento anarchico in Giappone.
La loro fine fu di una tale epica tragicità da sembrare un romanzo. Nel caos completo che seguì al terribile terremoto nella regione del Kanto,  furono entrambi uccisi (assieme ad un loro piccolo nipote) da un gruppo di militari e gettati in un pozzo.  L'omicidio (più precisamente lo scempio successivo all'omicidio) creò grande impressione nel paese e vi fu un processo con tanto di condanne. Comminate non appena le acque si furono calmate.

LUCY PARSONS:
Donna dalla genealogia complessissima che vedeva fondersi origini indiane, afroamericane, statunitensi e messicane insieme, nel dubbio fu discriminata da tutti per tutto.
 Ciò non la rese una piccola donna insicura, ma forgiò in lei una fede politica inattaccabile. Sposò Albert Parson, bianco e antischiavista col quale dovrà scappare dal Texas a Chicago a seguito delle minacce del Ku Klux Klan. Nella nuova città i due radicalizzarono le loro convinzioni politiche e iniziarono un'incessante partecipazione alle lotte sindacali dell'epoca. Albert venne licenziato e Lucy aprì una piccola sartoria per sostentare la famiglia. Poi, avvenne l'irreparabile. Durante le lotte per ottenere le 8 ore lavorative, in un'azione anticrumiraggio davanti ad alcune fabbriche ci furono degli scontri con la polizia. Ci furono quattro morti tra i manifestanti. Il giorno dopo ci fu un nuovo assembramento a cui partecipò anche Albert Parson, la polizia intervenne di nuovo, qualcuno fece scoppiare una bomba che uccise alcuni poliziotti. Ne seguì un processo che condannò a morte sette anarchici tra cui Parson. Lucy non si perse d'animo e fino alla morte continuò la sua lotta sindacale, scrisse articoli e litigò con altri appartenenti al movimento. 
Celebre la sua antipatia con un'altra grande anarchica Emma Goldman. Il quibus del loro odio appartiene ad un'altra epoca: la discriminazione delle donne è legata solo al regime capitalista o ci sono altri fattori?

Per ultimo viene un recentissimo libro della Sinnos editrice ad opera di Assia Patricelli e Sergio Romani, "Cattive ragazze. Quindici storie di donne audaci e creative". A differenza dei precedenti due non solo è in forma di fumetto, ma racconta storie di donne famosissime e storie di donne che hanno fatto la storia, eppur sono rimaste nell'ombra.

ELVIRA CODA NOTARI: 
Ancora adesso le registe donne sono poche e quelle affermate e rispettate ancora di meno, ma anche loro hanno avuto un'antesignana salernitana: Elvira Coda Notari.
  Costei ebbe pochissimi anni dopo l'invenzione del cinematografo, una serie di straordinarie intuizioni che la portarono a fondare una casa di produzione propria e a dirigere più di sessanta film. Assieme al marito colorava la pellicola manualmente, si aggiudicava i diritti delle canzoni napoletane da cui poi traeva i soggetti e le sceneggiature dei film che dirigeva. Le sue storie raccontavano i drammi e le sventure della popolazione più indigente, proponendo però una recitazione naturale e non enfatica (come di moda all'epoca) e una visione della donna non stereotipata. I suoi film ebbero un immenso successo in Campania e nella comunità italiana in America, dove aprì persino una succursale della casa di produzione. 
 La fase calante avvenne con l'avvento del fascismo che osteggiò grandemente la circolazione e l'esportazione dei suoi film. Accusati di non proporre un'immagine consona della donna e della patria vennero censurati, costrinsero Elvira alla semiclandestinità. L'avvento del sonoro e dei suoi costi diedero il colpo di grazia all'attività di questa pioniera che si ritirò in provincia.

ANTONIA MASANELLO:
Nata in veneto durante la dominazione austriaca, a 15 anni partecipò attivamente ai moti del '48. Sposatasi con Bartolo Marinello che condivideva i suoi ideali patriottici, si imbarcarono assieme su una delle spedizioni che partivano per la Sicilia a dar man forte ai Mille di Garibaldi. 
 Qui si travestì da maschio, diede false generalità spacciandosi per Antonio Masanello e combatté valorosamente non risparmiandosi niente e gettandosi nella mischia. Nessuno si accorse del suo travestimento (leggenda vuole che Garibaldi invece sì avendole visto i capelli lunghi sotto il berretto) e fu congedata con onore quando i mille entrarono a Napoli. Ritornata a casa, morì appena un anno dopo in miseria e sconosciuta, per tisi, probabilmente contratta a seguito dei patimenti subiti in battaglia.
 La sua storia ebbe grande eco, anche in America e sulla sua tomba troneggia l'epitaffio che Francesco Dell'Ongaro compose per lei:

 "L'abbiam deposta la garibaldina,
all'ombra delle torre di San Miniato
colla faccia rivolta alla marina
perché pensi a Venezia e al lido amato.
 Era bella, era bionda, era piccina,
ma avea cuor da leone e da soldato!
E se non fosse che era nata donna,
porteria le spalline e n on la gonna,
e poserebbe sul funereo letto,
colla medaglia del valor sul petto.
Ma che fa la medaglia e tutto il resto?
Pugnò con Garibaldi e basti questo!"

Oh, poi magari voi queste storie già le conoscevate tutti e solo io vivevo nell'ignoranza, ma ci tenevo a farci un post. Alla fine sembrano tutte non vite vere, ma romanzi.

3 commenti:

  1. Appena ho visto la Dandridge ho pensato: ma questa è Beyoncé!

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    Risposte
    1. Secondo me è più bella di Beyonce! Somiglia a Halle Berry (che ho scoperto l'ha interpretata in un biopic).

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  2. Leggere di queste donne mi fa sentire un'incapace. Queste donne sono tra quelle persone che ti fanno analizzare la tua vita e ti fanno pensare "io finora che ho fatto?".
    A buon rendere!

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