E' molto interessante "Pelle d'uomo", graphic novel di Hubert (prematuramente scomparso da poco, già autore di "Bellezza") disegnata Zanzim (edita in Italia da Bao Publishing) perché interpreta in un modo altro e personale il concetto di Queer.
Un coraggio che, intendiamoci, non prevedeva diserzioni alla Don Abbondio: anche chi non ce l'aveva, se non voleva soccombere (e molti in realtà sono rimasti sul cammino della mimesi eterosessuale ed eteronormata come sopravvivenza) doveva necessariamente farselo. Interrogarsi sulla propria natura, in un mondo che non ti prevede tra le possibilità, è qualcosa di obbligatorio per non morire.
Che il Queer non fosse materia anche per il mondo eterosessuale ed eteronormato era però solo una pia illusione di una società che per millenni si è retta sulla grande menzogna dei ruoli di genere: le donne fanno questo, gli uomini fanno quello, i veri uomini e le vere donne, i difetti delle donne e degli uomini e via discorrendo.
A me viene ancora il sangue al cervello quando sento cretinate come "Gli uomini non sono multitasking sanno fare una cosa alla volta" oppure "Quella donna è diventata manager pur conservando la sua femminilità" (di solito la femminilità sono dei tacchi e una borsetta).Mi sembra di vivere in un grottesco carnevale in cui ognuno è travestito da qualcosa.
Da questa stessa sensazione sembra scaturito "Pelle d'uomo": il genere come travestimento da cambiare senza che esso al contempo cambi ciò che siamo davvero. L'idea di fondo infatti è surreale e geniale: cosa accadrebbe se una donna di un medioevo immaginario avesse a disposizione una pelle d'uomo per cambiare sesso a proprio piacimento?
Non può sfuggire la similitudine con una delle fiabe di Perrault più angoscianti che si possa leggere a una bambina: un uomo, rimasto vedovo, si invaghisce della propria figlia che da adulta somiglia in modo impressionante alla moglie defunta e desidera incestuosamente sposarla.
La poveretta per fuggire chiede al padre degli abiti impossibili, tra i quali la pelle del suo asino magico convinta che lui non lo scuoierà mai. Quando invece lui lo fa, lei si trova costretta a scappare travestita con la sua pelle d'asino.
Quando ero bambina trovavo questa fiaba molto disturbante.
Non capivo assolutamente come facesse e volesse il re sposare la propria figlia e la faccenda della pelle d'asino mi sembrava il meno (semmai ero più affascinata dai vestiti color della luna, del sole e del tempo), comunque evidentemente la storia doveva aver impressionato anche Hubert che l'ha rielaborata a modo suo.
La protagonista di "Pelle d'uomo" è Bianca, una giovane nobildonna in procinto di sposarsi con un bel giovane, Giovanni.
Il loro, come d'uso, è un matrimonio combinato, ma Bianca vorrebbe conoscerlo meglio prima dello sposalizio. Le viene in aiuto sua zia che le svela come le donne della loro famiglia si tramandino una pelle d'uomo di nome Lorenzo che, una volta infilata, permette loro di cambiare sesso (per capirci è una vera e propria tutina di carne, non un travestimento).
Bianca è entusiasta e si getta a capofitto nella nuova vita di Lorenzo.
Essere un uomo, scopre, è bellissimo: è libera di girare come, dove e con chi vuole, con una libertà mai sperimentata prima. Ma. C'è un Ma. Quando avvicina il suo futuro promesso sposo Giovanni capisce infatti che questi è straordinariamente interessato a Lorenzo, fin troppo, e scopre così il suo grande segreto: a Giovanni piacciono gli uomini. Farà il suo dovere in quanto marito, ma Bianca sa che sarà destinata a una vita senza amore e passione, una cosa normale per le sue amiche e la sua famiglia, ma che lei si rifiuta di accettare.
Bianca si ritrova quindi a vivere una vita degna di Viola della Dodicesima notte di Shakespeare (o di Mulan nel forse più equivoco film Disney), uomo e donna allo stesso tempo, con la differenza che le fattezze maschili in questo caso sono reali e le consentono di avere col futuro sposo un'intimità completa.
La storia si fa via via più complicata quando il fratello di Bianca, prete, si scoprirà furioso censore desideroso di imporre costumi morigeratissimi e non solo alle donne, come al solito, ma anche agli uomini.La storia gioca con alcuni lati ben conosciuti, almeno dalle donne: la mancanza di libertà, il ruolo imposto di angelo del focolare il cui unico scopo è far figli e sopportare tacendo, l'ipocrisia di una religione che viene usata dagli uomini per ingabbiare le donne, ma viene defenestrata quando osa ingabbiare anche loro.
Lati che non sono particolarmente originali né nel loro svolgimento né nella loro prevedibile conclusione (il potere dominante non tollera limiti e se ristabilisce un ordine più mite è solo perché ne ricava vantaggio).
La parte più interessante rimane il rapporto tra Bianca e Giovanni, quell'incastro che non trova una soluzione: Giovanni ama Lorenzo che è anche Bianca, (ma non è esattamente Bianca), ma non riesce a trovare il modo di amare lei.
Trovo che l'idea di indagare il mistero dell'attrazione fisica sia affascinante. Giovanni ama Bianca quando è un uomo e Bianca cerca di dimostrargli, ad un certo punto della storia, come anche da donna potrebbe amarlo come lui vorrebbe.Ma i ruoli di genere, almeno nel loro caso, sembrano aver poco a che fare con le regole dell'attrazione e Giovanni, pur avvicinandosi a Bianca, non riesce ad andare oltre l'amicizia.
Tuttavia questo avvicinamento non è vano perché Bianca, pur delusa, acquista qualcosa dal suo coraggio: il rispetto del futuro marito e la libertà, esattamente come lui, di amare chi vuole.
Ammetto che a partire dall'idea originale mi attendevo forse uno svolgimento più peculiare, ma se è vero che il Queer è eccentrico, può essere eccentrico in molti modi.
Ciò che sappiamo noi di questo inafferrabile concetto è una visione propria della comunità lgbt che lo ha scoperto, plasmato e tenuto in vita, in un rapporto simbiotico e osmotico difficile da scalfire in una società ancora patriarcale incapace di mettersi in discussione.
E "Pelle d'uomo" può essere visto come un tentativo di questo genere, semplificare il concetto del Queer concedendo una visione più comprensibile ad occhi non lgbt, districandosi in un sistema complesso del quale sfuggono alcune cose, se ne semplificano alcune, ma ci si permette la meraviglia verso altre.
Di certo però è qualcosa che sembra più avere un occhio rivolto alla commedia del passato (il locale gay per cavalieri sembra un po' una scena del Vizietto) che non ha quell'inventiva post-moderna di autori più giovani in grado di proporre una visione completamente altra, come Tillie Walden.
Resta comunque una lettura splendida, sognante, godibile, che funzionerebbe benissimo anche come base di un rocambolesco film.
Anche i disegni sono perfetti per la storia, non so se Zanzim abbia fatto delle ricerche sulle miniature medievali (immagino di sì), ma alcune decisioni stilistiche indubbiamente riecheggiano le stile e aiutano a inserire idealmente una storia puramente fantastica in un affresco storico.
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