venerdì 7 marzo 2014

Intervista ad Alberto Madrigal autore della graphic novel "Un lavoro vero", la storia di uno solo che è quella di un'intera generazione.


Nell'ormai lontano ottobre dell'anno scorso, mi trovavo in uno di quei classici momenti in cui sembra che la tua esistenza stia per subire un repentino rivolgimento in grado di scompaginare l'ordine monotono della tua vita.
 Siccome la mia mente ama essere perversa e dimentica che nel 99,99% dei casi questo scompaginamento non avverrà mai rimanendo solo sulla carta o un parto della mia immaginazione, ero andata in profonda crisi iniziando a farmi molte domande sul senso della vita, in particolar modo lavorativa.
 Proprio in quei giorni, il caso mi fece capitare tra le mani la graphic novel di Alberto Madrigal "Un lavoro vero" ed. Bao Publishing.
 Per chi si fosse perso il post con tanto di riassunto e angosciata elucubrazione, questo è il link
Alberto Madrigal
 La storia, autobiografica, narra le disavventure tedesche e autobiografiche dell'autore, di origine spagnola, trasferitosi a Berlino per tentare il grande sogno del fumetto. 
 Davanti agli insuccessi iniziali inizia a farsi la domanda su cui si sta rovinando il cervello un'intera generazione in crisi: 
CHE COS'E' UN LAVORO VERO?
 Il processo, le tensioni, i tentennamenti e gli sbagli che portano alla fatidica risposta, sono così semplici eppur veritieri che non rispecchiarsi è impossibile.

Perciò dopo aver letto la storia e averla recensita, ecco a voi l'intervista che Alberto Madrigal mi ha gentilmente concesso (peraltro in italiano, una cosa che per me che sono negata nelle lingue sfiora il miracolo)!

Cosa leggevi da bambino?

I fumetti di Dragon Ball e qualcuno di supereroi.

Un autore e un libro e/o graphic novel che vorresti assolutamente consigliare?

 Autore di fumetti, Gipi, special “Una storia” o “S.”. Autore di narrativa, Niccolò Ammaniti con “Ti prendo e ti porto via” o “Io non ho paura”.

 Dalla tua graphic novel si evince che in Germania hai avuto vari coinquilini italiani, quali sono, secondo te, i tratti più frequenti degli italiani all'estero?

 Ho tanti amici italiani a Berlino, ma in realtà non ho mai avuto nessuno di loro come coinquilino. I tratti più frequenti dipendono dal tipo di persona, ma sopratutto se parliamo di turisti o di gente che ci abita. I turisti solitamente fanno casino, come gli spagnoli. Quelli che ci abitano, sono di solito circondati d'altri italiani. Anche come gli spagnoli.

 Quando hai deciso che saresti diventato un fumettista?

 Dieci anni fa, quando lavoravo come grafico in una ditta in Spagna. Ho pensato che dovevo provare o mi sarei pentito quando sarei diventato vecchietto.

 Quali sono le tue fonti d'ispirazione?

 Sopratutto il cinema, i romanzi, fotografia e la città. Le strade e i luoghi pubblici come i café, sono sicuramente la cosa che più mi ispira, sia per raccontare delle storie che per disegnare.

 Qual è il tuo metodo di lavoro?

 Cambia in continuazione, perché mi piace fare delle prove e finisco cambiando metodo. In generale, sarebbe scrivere una storia che può partire da un’idea, da un’immagine oppure da una singola frase. Provo a capire come fare la divisione in pagine, facendo a volte uno storyboard, e finalmente disegno ogni pagina per poi colorarla con il computer.

 Hai deciso di fare una scelta di vita condivisa da molti ragazzi italiani andando via dalla Spagna, per quale motivo hai scelto proprio la Germania?

 Per casualità. Anni fa, ebbi l’opportunità di andare in Germania per qualche mese. Siccome volevo lasciare il lavoro come grafico e provare a fare il fumettista, non ci pensai due volte.

 E-reader o carta stampata?

 Tutti e due. Abitando in un altro paese, l'e-reader mi toglie molti problemi legati alla spedizione. In generale, in digitale acquisito dei libri che magari stampati, essendo più costosi, non avrei mai comprato. Se invece, un libro o un fumetto mi piace specialmente, lo compro (o sopratutto, regalo), in cartaceo.

 Pensi che la nostra generazione abbia un atteggiamento vittimistico nei confronti della crisi?

 Non lo so. L’atteggiamento vittimistico l’ho sempre visto in tante persone anche molto prima della crisi. È una cosa troppo personale per poter rispondere con una frase. Io, per come sono fatto, preferisco “lottare” (anche se non piace questa parola, molto epica) per inseguire i miei obiettivi.

 Quali sono le maggiori critiche e i maggiori riscontri che hai ricevuto dai lettori della tua storia?

La critica maggiore è sul fatto che sia autobiografica, perché la gente ha letto ormai troppe storie di di questo tipo, dove “non succede niente”. Paradossalmente, il maggior riscontro è stato il fatto che “non succede niente” e comunque ti fa sentire qualcosa di profondo.

 Progetti prossimi venturi?

Sto lavorando a un altro libro che uscirà per BAO, all’inizio del 2015.

 La cosa più strana che ti è accaduta ad una fiera del fumetto o ad una presentazione?

Che la gente mi chieda consiglio se lasciare o meno il suo lavoro in ufficio!

 Ringraziando ancora Alberto Madrigal per l'intervista, vi segnalo anche il suo blog  nel caso voleste seguirlo e/o avere qualche informazione in più:  albertomadrigal.tumblr.com!

2 commenti:

  1. "I fumetti di Dragon Ball e qualcuno di supereroi"

    il punto più basso delle produzioni fumettistiche giapponese e americana, a mio modesto avviso. Meno male che ne è uscito bene :D

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    Risposte
    1. Beh, però si nota tutta l'età. Anche io ho letto e riletto e straletto "Dragon Ball", anche se adesso lo considero un manga non eccelso.

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